Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: carachiel    24/12/2022    0 recensioni
Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta dal forum Siate Curiosi Sempre.
Raccolta di one shot e flashfic disordinate su Faker e Byron, il loro travagliato rapporto e tutto ciò che hanno imparato dopo la fine di Zexal
– Parzialmente legato alla mia long Impulso, sebbene leggibile a prescindere –
[Post WDC, Decieveshipping]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Byron Arclight/Tron, Dr Faker
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Impulso–verse'
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φιλία – philia


Faker era convinto, radicalmente, che quella serata sarebbe stata tranquilla. Doveva esserlo. Kite aveva deciso di portare Hart a cena da Yuma, dove restavano a dormire e di conseguenza lui sarebbe stato solo fino all'indomani.
E gli andava benissimo così, onestamente. Abbioccarsi sul divano dopo una giornata di lavoro, con del cibo cinese da asporto non era granché come programma, ma era più che abbastanza, dopo il caos scoppiato con Heartland il suo carico di lavoro era raddoppiato, costringendolo a liquidare quell'incapace e a cercare un sindaco più capace e, si sperava, meno eccentrico.

Di conseguenza, quando suonò il citofono Faker si alzò alquanto irritato al pensiero che qualcuno potesse interrompere la sua perfetta serata in solitaria. E fu ancora più irritato quando sentì la voce dall'altro capo gracchiargli nei timpani, amplificando un piccolo e fastidioso principio di mal di testa. Voce che, tra le altre cose, non avrebbe mai accettato un no come risposta.
E quando andò ad aprire con sommo fastidio la porta fu con pochissima sorpresa che si trovò davanti un Byron Arclight sorridente e chiaramente deciso a irrompere nella sua oasi di pace e serenità. E con un borsone a tracolla, il che non prometteva niente di buono.

"Ti ho portato la cena!" eruppe, porgendogli una busta. "Ah e ti spiace se mi fermo a dormire? Thomas mi ha praticamente sfrattato, assieme ai suoi fratelli, ospitava una festa..."
"Chi te lo ha chiesto..." borbottò Faker spostandosi in cucina mentre l'altro lo seguiva "E in più non avevi nessun altro da importunare? Amici, parenti...?"
L'altro non raccolse la provocazione, grattandosi distrattamente il collo "Beh, casualmente un uccellino mi ha detto che eri da solo a cena e ho pensato che..."
"Sparerò a quell'uccellino... E per tua informazione, avevo già la cena" disse, indicandogli il dépliant di un ristorante cinese.
"Cibo da asporto?" domandò Byron con un'espressione mezza schifata.
"Sai com'è, non posso mica pasteggiare ad ostriche, caviale e champagne tutti i giorni come fai tu" replicò tagliente, ma non riuscendo a cancellare il sorriso dalla faccia da schiaffi dell'altro "E in più, non mi ammazzerà un piatto di riso con pollo fritto e salsa teriyaki in più o in meno..."
"No, ma..."
"Ma?"
"Ma non sarà mai buono e fatto in casa quanto il cibo del sottoscritto!"
"Fammi indovinare... È opera di Thr-Michael?" domandò incuriosito, tirando fuori dalla sporta due contenitori accuratamente impacchettati e ancora caldi, ricordando quanto amasse vantarsi delle doti culinarie del figlio più piccolo.
E non appena alzò gli occhi, trovando il collega che sembrava sempre di più un pavone che faceva la ruota, e non solo per i vestiti eccentrici, sospirò pesantemente.
"Tutta opera mia!"
"Sono assolutamente e ineluttabilmente fregato..." pensò Faker, memore degli innumerevoli e disastrosi pasti preparati dal collega, evidentemente convinto che per preparare del cibo bastasse avere un palato raffinato.
"Rilassati, è tutto commestibile" ridacchiò l'altro "E ho portato anche un film."
A quel punto Faker perse il poco colorito che lo classificava come essere vivente, finendo per assomigliare a una statua del museo delle cere di Madame Tussauds, in un non così ipotetico scenario in cui veniva avvelenato e costretto a guardare chissà quale orrido film mentre si decomponeva lentamente.

"Dovrebbe essere bello, me lo ha consigliato Four, dice che è... sorprendente" disse, tirando fuori da una custodia assolutamente anonima un DVD con su stampigliata la scritta "L'esorcista".
"Se lo dice tuo figlio..." borbottò Faker permettendo al collega di sistemare le sue cose e togliersi la giacca.
Una volta che ebbe recuperato le diottrie offese da quella che il collega definiva "alta sartoria", rivelando sotto di essa una ben più sobria camicia bianca, anche se accostata a un gilé blu pavone, il suddetto decise che era ora di mangiare e mentre disponevano i piatti e facevano le porzioni Faker pensò per una frazione di secondo che forse non sarebbe stato troppo male stare in compagnia, pensiero rapidamente archiviato quando gli tornò alla mente che stava per pasteggiare allegramente con l'uomo che aveva tradito e quasi ucciso.
"Tutto okay?" lo riscosse gentilmente Byron che, evidentemente, pensò, si era accorto del suo sguardo assente mentre mangiava.
"Sì, sto... bene. Non è male" borbottò, infilandosi in bocca un'altra porzione di riso con l'ausilio delle bacchette, mentre Byron, da occidentale, si era munito di una forchetta.
"Tu lavori troppo, caro mio" dichiarò il suddetto "Mai pensato di prenderti una vacanza?"
"Sì, così la città si fermerebbe e potrei metterci una pietra tombale sopra..."
"...Sempre meglio che non la mettano su di te" replicò per poi ridacchiare "My bad, black humour"
Faker represse a malapena un brivido e, non visto, incrociò le dita sotto al tavolo* per poi tossicchiare, alzandosi dal tavolo "Bene, abbiamo finito, quindi direi che puoi... Andartene?"
Byron ridaccchiò di nuovo, grattandosi la nuca "Hey, non abbiamo nemmeno visto il film che ti ho portato!"
"Garantito che mi addormento dopo manco mezz'ora..."

Alla fine dopo un'oretta scarsa di film Faker si ritrovò sul divano con accanto il collega che russava beato e l'ansia alle stelle.
Quel film... Era disturbante, a dir poco e nonostante fosse passata appena metà della pellicola Faker iniziava ad avere i sudori freddi, nonostante nella stanza la temperatura fosse mite.
Le vicende di Regan, che una parte di lui si dovette ripetere più e più volte non essere reali solo per tentare di calmare il battito cardiaco accelerato, pur ricadendo decisamente nel sovrannaturale gli ricordavano troppo, nelle prime fasi, Hart e tutto quello che aveva cercato di fare per salvarlo. Incluso giocare col potere di esseri sovrannaturali... Si strinse un po' più vicino a Byron e, quando la ragazzina vomitò un getto di bile verde, non riuscì a reprimere un gemito di puro terrore.
"Che... Che succede?" domandò l'altro, aprendo di scatto gli occhi e trovandosi il collega stretto contro, irrigidito e con le braccia strette al petto.
"Niente" borbottò Faker, allontanandosi di scatto, quasi si fosse bruciato.
"Come sarebbe a dire?" replicò.
"Sto... bene" insistette, sebbene Byron fosse certo che anche alla poca luce del televisore il collega, anzi, l'amico, fosse praticamente cereo.
Senza domandare oltre, si limitò a cercare a tastoni il telecomando e a mettere in pausa, vedendo al contempo l'altro afflosciarsi come un palloncino bucato, come se avesse trattenuto il respiro fino a quel momento. Non avendo bisogno di chiedere se fosse tutto okay, dato che era palese non lo fosse, si limitò a riavvicinarglisi.
"Paura?" domandò cautamente e Faker si limitò a guardare lo schermo con sguardo vitreo, le sopracciglia ancora contratte sotto un'unica ruga.
Byron non sapeva cosa pensare, con la vaga consapevolezza di aver dormito per la maggior parte del tempo, limitandosi a cingere con un braccio il collega e tirandoselo più vicino, al punto che avrebbe potuto contargli i capelli uno per uno.
"Byron..." borbottò Faker, il viso affondato contro il petto del collega, al punto da poter notare i minuscoli ricami dorati che ne adornavano il gilé, per poi aggiungere qualcosa a malapena percepibile sull'avere una dignità e l'essere ex colleghi.
"Era solo un film."
"Non... Avevo paura" replicò staccandosi da lui e a Byron ricordò per una frazione di secondo Thomas, in una situazione del tutto identica e speculare.
"Ridimmelo quando non starai tremando come una foglia" replicò con un sorriso e Faker, consapevole di essere stato beccato, si lasciò stringere, mentre il collega con il braccio libero gli carezzava gentilmente la spalla.
Era quasi... piacevole, si ritrovò ad ammettere, dopo lo spavento.
"Giuro che non guarderò mai più un film horror!"
"Non senza di me!"


(1244 parole)


*gesto di scongiuro. Nella mia personalissima serie di headcanon Faker è mooolto superstizioso.

Angolo Autrice: Massalve, e bentornati nella fiera dell'angst e dei personaggi maltrattati ingiustamente, con quella che oramai è la mia OTP di sfigatelli preferiti, ovvero Byron e Faker~ (nonché comoda scusa che utilizzo per far piovere su questi due poracci tutte le sfighe di sto mondo e pure dell'altro)!
Il titolo di questa raccolta, ovvero Philia, è uno dei vocaboli che il greco antico utilizzava per riferirsi a un tipo specifico di amore, ovvero quello riferito all'amicizia, a quel legame fraterno che si stabilisce in un rapporto di complicità, di affiatamento, intimità e di comunità di intenti. Breve info inutile, da amante di film horror mi sono divertita troppo a immaginare Faker tremare di terrore e a abbracciare a mò di koala poliposo Byron, che invece se la dormiva beato~
Breve info inutile parte due, questa originariamente doveva essere una flashfic, poi ha superato le seicento parole e non ero ancora arrivata al clou... However, se questa storia vi è piaciuta lasciatemi una recensioncina e non perdete d'occhio questa raccolta per altre storielle su questa ship~!
   
 
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