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Autore: taniabello03    24/12/2022    0 recensioni
La leggenda narra che nel mezzo del deserto dove il sole cade con le stelle cadenti ci sia un villaggio, dicono che sia disabitato, ma altri affermano di averlo visto illuminarsi a festa di notte e di aver visto comparire delle figure fatte completamente di sabbia..
Razim è nata nel deserto di Jakeli o almeno cosi credeva.. amori, magia e un lungo viaggio alla scoperta delle sue origini..pericoli e nemici che affronterà con vecchi e nuovi amici..
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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-La leggenda narra che nel mezzo del deserto dove il sole cade con le stelle cadenti ci sia un villaggio, dicono che sia disabitato, ma altri affermano di averlo visto illuminarsi a festa di notte e di aver visto comparire delle figure fatte completamente di sabbia con vesti di seta e argento lunare, i capelli d’oro solare e la voce soave e dolce come l’acqua più pura e la sabbia più morbida, gli occhi come gemme di fuoco e ambra, leggeri e intoccabili come il vento;
un tempo erano i padroni del deserto e la loro magia è tanto potente da creare tempeste di sabbia che possono seppellire interi villaggi…- i quattro marmocchi ai suoi piedi emisero versetti di stupore e paura;
-Non spaventare i tuoi fratelli Razim!- la rimproverò sua madre entrando nella stanza a controllare la situazione;
-Ma’, è solo una leggenda- rispose lei scrollando le spalle con noncuranza;
-Ti prego, finisci la storia? -  chiese uno dei ragazzetti facendole il labbruccio, lei sorrise intenerita;
-Ok, ma prima tutti sotto le coperte- i quattro bambini corsero nei rispettivi lettini imbacuccandosi sotto alle coperte, che alla fine non erano altro che un vecchio materasso a due piazze con dei teli vecchi e logori.
-Dov’ero rimasta? –
-Alle tempeste di sabbia – rispose la sorellina, la femmina più giovane famiglia;
- Ah si, la loro magia è tanto potente da creare tempeste di sabbia che possono seppellire interi villaggi, ma si dice che sia così belli da incantarti e da renderti chiavo di tale bellezza e l’unico modo per poterli toccare sia ferirli con dell’oro.
Sono creature molto astute e veloci questo rende difficile vederle anche perché sembra che ne siano rimaste veramente poche, sterminate dall’avidità dell’uomo che voleva il loro potere;
Secondo i racconti che si sono tramandati di generazione in generazione esse si mostreranno solo quando il sole e la luna si troveranno alti nel cielo sul punto di sfiorarsi, solo in quel preciso istante gli Sharin si mostreranno e purificheranno la terra da tutti i mali- concuse con voce grave il racconto;
-Wow! - esclamò la bambina rapita dalla storia della sorella maggiore,
-Bah io non ci credo! - affermò deciso uno dei fratellini , Razim non se n’è stupì più di tanto per quanto avessero affascinato anche lei quelle storie non ci aveva mai creduto fino in fondo, ma le piaceva raccontarle per questo aveva trovato l’impiego alla locanda come cantastorie, e ci guadagnava bene, gli abitanti del villaggio la apprezzavano e non perdevano occasione per complimentarsi con lei o per darle laute mance per quel che la povertà dilagante consentiva loro, così aiutava suo padre con il mantenimento della casa, anche se lui non voleva ammetterlo gli era di grande aiuto, per un’ uomo che si spaccava la schiena nelle cave di argilla dodici ore al giorno e che veniva pagato una misera era una benedizione che la figlia contribuisse al mantenimento della famiglia seppur fosse una cosa che andava contro alle tradizioni del popolo; anche per sua madre era stato un sollievo che la figli avesse trovato un lavoro salvandosi così dal matrimonio combinato e che avesse trovato una sua indipendenza e autonomia ;
dal canto suo Razim sperava di mettere da parte abbastanza denaro da poter lasciare la cittadina e poter visitare il paese in lungo e in largo, ma la guerra che il sultano si ostinava a portare avanti avrebbe portato alla rovina il paese oltre a renderlo un posto pericoloso e instabile, pieno di scorribande militari e criminali;
le sarebbe piaciuto diventare un soldato, ma solo per poter porre fine alla guerra;
Si alzò dal tappeto impolverato, essendo il suo villaggio al confine con il deserto, spesso la sabbia passava per gli spiragli delle porte e finestre della vecchia casa, questo costringeva sua madre a spazzare casa tutti i giorni e a sbattere i tappeti almeno tre volte la settimana;
Si diresse nella stanza accanto dove teneva il flauto a traverso di legno e il suo violino, prese il primo e si avvicinò alla finestra che si trovava di fronte a lei, si sedette sul cornicione con le gambe che penzolavano nel vuoto sottostante;
Iniziò ad intonare la sua solita melodia notturna che suonava per far addormentare i suoi fratelli, l’estate precedente sua madre aveva deciso di scrivere un testo da adattare alla melodia e lo cantava ogni sera seguendo le note dello strumento, anche quella notte la voce di sua madre le giunse alle orecchie delicata e soave come lo era sempre stata, vide la sua sagoma affiancarla e sedersi al suo fianco per poi percepire il calore della sua mano che si posava sulla sua schiena;
Il testo della canzone parlava di un fuoco che invece di bruciare, curava le ferite, per trovarlo dovevi guardare dento te stesso e dentro alle altre perone, quel fuoco si chiamava Amore;
Razim smise di suonare e alzò lo sguardo verso il cielo per guardare l’infinità di stelle che lo punteggiavano, come sempre lo trovò stupefacente e immenso, riuscì ad individuare l’orsa maggiore, quella minore e la via lattea, gliele aveva mostrate suo padre qualche anno addietro e da allora si esercitava nella loro ricerca; 
-Lo sai che sono fiera di te vero? – le disse di punto in bianco sua madre, le i la guardò impassibile aspettando che continuasse;
-E che ti voglio un mondo di bene, ne voglio a tutti voi- affermò voltandosi a guardare i suoi fratellini addormentati, Razim non capiva il senso di quel discorso, ma in quel momento entrò suo padre.
-E’ qui il dottore- disse rivolgendosi alla moglie, la ragazza notò il tono teso e quasi sofferente nel pronunciare quella semplice frase;
-Vieni tesoro- disse rivolta alla figlia alzandosi dal cornicione e dirigendosi verso la cucina dove era sparito suo padre;
lei ripose lo strumento nella sua custodia e la seguì in silenzio, il dottore era un uomo dalla pelle chiara con un fisico magro e slanciato, la capigliatura folta a ben pettinata iniziava a imbiancarsi sulle tempie e le prime rughe gli solcavano il volto; 
aveva con sé una grossa borsa di cuoio nera sbiadita e rovinata dal tempo. 
-Ciao, io sono il dottor Karin, tu devi essere Razim- si presentò cordialmente l’uomo porgendole la mano, lei gliela strinse guardandolo con diffidenza non capiva perché il dottore del villaggio fosse a casa loro, non l’avevano mai chiamato più di una o due volte l’anno per la visita generale della famiglia a cui mancavano ancora tre mesi, allora perché era lì? E lei cosa c’entrava? Aveva qualcosa che non andava? Troppe domande le vorticavano nella mente e suo padre cogliendo la sua confusone la tranquillizzò;
-Tranquilla, ora ti spiegheremo tutto- lei annuì poco convinta. 
-Siedi, prima che il dottore inizi a lavorare è giusto che tu sappia la verità- le disse sua madre, lei la guardò interrogativa con un sopracciglio alzato.
-Hai notato qualche cambiamento nel tuo corpo ultimamente? - le chiede sua madre con una punta di tensione nella voce, Razim si accigliò pensandoci, si aveva notato dei piccoli cambiamenti,
-qualcosa si, ma non mi sembrava rilevante- le rispose con un’alzata di spalle 
-sono spesso molto impolverata anche se non sono uscita di casa, trovo molta sabbia sui vestiti, sul letto e sul fondo della vasca dopo la doccia- spiegò incerta.
-Come immaginavo, e i tuoi occhi? - le chiese ancora porgendole uno specchio, lei guardò il suo riflesso, erano di un giallo ambrato, sapeva di avere degli occhi particolari che attiravano l’attenzione ma non ci aveva mai dato peso, almeno non prima di quel momento, si guardò un’ultima volta prima di posare lo specchio e rivolgere nuovamente l’attenzione su sua madre; 
-Devi sapere … che tu non sei figlia nostra… -fece una pausa , lei la guardò senza capire di cosa parlasse, ma sua madre le fece cenno di aspettare;
-Non biologicamente, ma sei comunque nostra figlia, ti abbiamo cresciuta come tale e tale ti consideriamo- le disse con tono ansioso temendo la sua reazione alla notizia, in fondo era una bella batosta ,lo era per lei raccontarglielo non immaginava nemmeno come potesse sentirsi lei che riceveva la notizia, doveva essere a dir poco sconvolgente pensò, 
-Diciotto anni fa durante un viaggio con tuo padre ci ritrovammo nel mezzo di una tempesta di sabbia, non c’erano ripari e saremmo morti sepolti e soffocati dalla polvere, ma ci apparve lo spirito del deserto: uno Sharin, ci disse che ci avrebbe salvati entrambi ma che io avrei dovuto portare in grembo suo figlio e che l’avrei cresciuto fino alla maturazione del suo corpo umano poi lo avrei dovuto rimandare al suo popolo, quel bambino eri tu…- concluse con voce grave e piena di dolore.
Razim era sconvolta, come avevano potuto nascondere le la sua vera natura per tutti quegli anni? Tra una settimana esatta sarebbe stato il suo diciottesimo compleanno, cosa le sarebbe accaduto allora? L’avrebbero cacciata? Gli Sharin erano spesso descritti come abomini della natura nelle favole, erano soprannominati come i demoni del deserto che spargevano morte e distruzione senza pietà, ma lei preferiva vederlo come la luce in fondo al tunnel, la salvezza finale dell’umanità e della terra.
-Va avanti- disse ostentando una sicurezza che non aveva, perché in realtà sentiva il panico attanagliarle le viscere, seppur sua madre non sembrasse stare meglio non riuscì a compatirla;
-Ora il problema è l’arrivo del principe, gli Sharin sono considerati una minaccia per l’impero e vengono uccisi e chi ne dovesse nascondere o aiutare uno riceverebbe il medesimo trattamento, sarà qui tra tre giorni e sceglierà le ragazze da portare con sé a palazzo, se dovesse sceglierti, cosa di cui sono sicura, potrebbe scoprire la tua natura e ti farebbe giustiziare seduta stante- spiego con voce strozzata e Razim capì il pericolo che correvano lei e tutta la sua famiglia, doveva andarsene prima che arrivasse il principe, se fosse partita quella notte stessa avrebbe avuto almeno due giorni di vantaggio sul principe e la sua carovana, contando che avrebbe fatto tappa per almeno un paio di giorni ne avrebbe avuti quattro; 
incrociò casualmente lo sguardo del dottore e realizzò, volevano sopprimere lo spirito Sharin che era in lei, anche se non sapeva il come, così fece la domanda che pesava nella stanza come un macigno;
-come lo farete?- decise di soddisfare quel dubbio tra i molti che le vorticavano  in testa.
-Fare cosa?- le domandò il padre con sguardo cupo, anche la madre sembrava non capire ma il dottore la guardò quasi impietosito il che accese una scintilla di fastidio nei suoi confronti;
-Come sopprimerete lo Sharin?- 
-Non si può sopprimere, perché lo sei geneticamente, posso solo limitare e delle rare il processo di trasformazione- le rispose il medico pacatamente 
-per farlo ti metterò due piastrine d’oro sotto pelle , all’altezza delle clavicole- le spiegò brevemente sfiorandole il punto indicato;Razim sbatté le palpebre analizzando velocemente ciò che le aveva detto e arrivò alla sola conclusione che non aveva scelta se voleva proteggere la sua famiglia.
-Ok, facciamolo- affermò cercando di celare la paura che permeava ogni singola cellula del suo essere.
Stesero un telo nero sul tavolo dove si stese, mentre il dottore recuperava il materia per operarla;
Razim sentí sua madre stringerle la mano, era più nervosa di lei e anche il padre era molto irrequieto.
-metti questo in bocca, il contatto con le piastrine ti farà male - la avvisò mettendole un bavaglio in bocca che lei strinse con tutta la sua forza, poi sentì la punta fredda della lama posarsi sulla su pelle poi il dolore del taglio e il sangue caldo che le colava sul petto e sul collo, mugugnò contro la stoffa e si agitò ma il padre la tenne ferma saldamente per le spalle; impiegarono mezz’ora per concludere l’operazione, a metà della quale la ragazza aveva perso i sensi, era un reazione normale , aveva spiegato il dottore ai coniugi, dovuta al contatto delle piastrine con il corpo della ragazza che le rigettava, unito allo shock del dolore e alla tensione psico-fisica l’aveva portata allo svenimento, il giorno dopo sarebbe stata solo leggermente spossata, raccomandava un giorno di riposo, un’ impacco di erbe curative due volte al giorno per un paio di giorni, per favorire la cicatrizzazione e di tenere coperta la ferita in modo che non entrasse a contato con polvere o calore solare; dopodiché si era congedato lasciando la famiglia a riposare.
 
   
 
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