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Autore: Padme_90    25/12/2022    0 recensioni
" Ma...vuoi dire che siamo tornati indietro nel tempo? E loro non sanno che siamo qui?"
" Non possono vederci, nemmeno sentirci. Io sono venuto da te sottoforma di spirito per mostrarti alcuni episodi del passato"
" Tu? Perché proprio tu? E perché ricordare queste cose?" Chiese Vegeta senza staccare, nemmeno per un secondo, lo sguardo dalla scena innanzi a lui.
" Perchè io sono il tuo passato e se continui cosí, saró il tuo futuro"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nuovo personaggio, Radish, Re Vegeta, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Saiyan's Carol poster- Credits @acupofmich on Twitter
Vegeta ascoltò le parole del padre senza riuscire a credere come, proprio lo spietato uomo che lo aveva generato, gli stesse dando quella lezione di vita.
Da che aveva memoria lo aveva sempre profondamente detestato, ma dopo quell’esperienza qualcosa iniziò a smuovere il suo animo. Infatti, a distanza di anni iniziò per la prima volta a comprenderne le azioni.
Riflettè qualche istante prima di rispondergli e nel momento esatto in cui si girò, non lo vide più.
Era rimasta solo una nuvoletta di polvere svolazzante ed il giovane principe istintivamente allungò una mano per sfiorarla, un pò pentito di non aver toccato il genitore prima che sparisse per sempre.
Nel buio della grotta, a qualche metro di distanza, si udì improvvisamente un tonfo ed una voce squillante gridò un “Accidenti!” che a Vegeta sembrò parecchio familiare.
“ Avrei riconosciuto quel tono odioso ovunque” esclamò il saiyan incrociando le braccia al petto, stavolta meno sorpreso e più abituato a quella serie di bizzarri eventi che gli stavano capitando.
“ Oh per tutte le divinità, tua madre aveva proprio ragione quando ti guardava compiaciuta mentre lavava quel tuo piccolo culetto sporco: sei uguale a tuo padre!” esordì la giovane donna a cui apparteneva la voce e allungò una mano per farsi aiutare a mettersi in piedi “ ti dispiacerebbe?”
“ Sei la solita imbranata Michelle!” Vegeta stranamente obbedì e quando la ragazza si mise in piedi, continuò a osservarla in modo curioso “ se sei qui suppongo che tu, beh sia…morta?”
“ Però, non sei solo bello come il tuo papà, ma anche sveglio come lo era lui” la giovane saiyan gli passò una mano tra i capelli scompigliandoli, come quando da bambino, per metterlo in imbarazzo glieli arruffava.
Michelle era stata, ai tempi in cui viveva sul suo pianeta, la dama di compagnia di Padme. Era una seconda classe simpatica e rumorosa, con lunghi capelli castani ed espressivi occhi scuri da cerbiatta. Probabilmente fu l’unica amica sincera della regina e aveva aiutato quest’ultima a occuparsi di lui quando lei era impegnata ad adempiere ai suoi doveri.
“ Cosa mi mostrerai stanotte?” domandò il principe ritornando immediatamente serio, forse anche un pò spaventato per l’ignoto che lo aspettava.
“ Vieni con me” la giovane allungò la mano e gli sorrise “ ehi moccioso non farti strane idee. Ti permetto di toccarmi solo per portarti dove devo!”
Di nuovo, Vegeta si ritrovò in un luogo diverso dalla grotta in meno di un battere di ciglia; tuttavia, l’atmosfera non era quella passata del suo pianeta ed infatti ebbe la sensazione di non aver viaggiato nel tempo, ma di aver solo cambiato posto.
“ Che ci faccio qui?” chiese nervoso guardandosi intorno.
“ Dovresti essere felice di essere a casa tua” rispose Michelle divertita, soprattutto perchè conosceva bene il suo principe e sapeva perfettamente come pizzicarlo.
“ Non è casa mia, voglio andarmene!” il saiyan si girò per andarsene, ma lei lo afferrò dalla vita dei pantaloni e lo bloccò.
“ Dove credi di scappare ragazzino? Hai affrontato il tuo passato e ora devi riflettere sul presente”
 
***
Nella stanza buia si accese improvvisamente la luce ed entrambi i saiyan si voltarono verso la donna che vi aveva appena fatto capolino. Era pallida, la fronte imperlata di goccioline di sudore e si massaggiava la pancia avanzando lentamente verso il letto.
“ Questa è la tua compagna?” domandò Michelle e si soffermò sul buffo colore azzurro di cui erano tinti i suoi capelli “ queste terrestri sono strane ,però sembrano abbastanza simili a noi”
“ Non è la mia…beh, quella cosa che….insomma, quello che hai detto! E poi scusa, dovresti saperlo meglio di me: lo spirito di mio padre era già al corrente di tutto. Smetti di giocare, lo so che vuoi farmi perdere la pazienza” Vegeta incrociò le braccia al petto e arricciò imbarazzato il naso.
“ Come si chiamano su questo pianeta allora le donne con cui si concepiscono dei figli? Da noi erano concubine o mogli, ricordi?”
“ Senti sciocca seconda classe, arriviamo al dunque, perchè sto perdendo la pazienza!”
“ Se Padme ti sentisse, se le sue povere orecchie ascoltassero con quanto disprezzo stai parlando della madre di tuo figlio, credo che, sebbene tu ora tu sia un uomo adulto, ti sculaccerebbe a sangue!”
“ Tsk!” Vegeta si contrariò parecchio e fissò la vecchia dama di compagnia della regina con una punta d’odio “ mia madre veniva trattata anche peggio e  comunque guardava mio padre come fosse il suo dio”
“ Credo che tu non abbia mai davvero compreso nulla dei tuoi genitori: tuo padre aveva un rispetto di lei immenso, soprattutto quando gli ha dato te e tuo fratello, nonostante ha agito come ben sai. Tua madre moriva d’amore per lui ed è stata una moglie esemplare. Sei solo un moccioso che non capisce nulla, stupido zuccone!” Michelle gli tirò un affettuoso pugno in testa e avrebbe continuato volentieri a picchiarlo se non avesse smesso di dire sciocchezze.
Il litigio tra i due si interruppe quando Bulma, dal letto, si mise immediatamente a sedere in seguito ad una dolorosa fitta al ventre. Respirò affannosamente, digrignò i denti ed emise un gemito, che da solo, sarebbe bastato a spezzare anche il più duro cuore di pietra.
Istintivamente Vegeta corse verso di lei, ma non aveva consistenza materiale, quindi quando provò ad assisterla, la sua mano la trapassò come fosse vapore.
“ Che sta succedendo?” Chiese spaventato il principe e lo spirito avanzò placidamente verso di loro.
“ Nulla di particolare, è tutto normale. Ho visto tua madre tante volte così, soprattutto quando aspettava te. Le hai dato parecchio filo da torcere ancor prima di venire al mondo e lei era una saiyan d’elite, immagina cosa sta soffrendo invece questa povera donna terrestre.”
Bulma, posso entrare?” la voce di un uomo, che Vegeta suo malgrado conosceva bene, si udì dalla porta socchiusa e senza aspettare un cenno d’assenso dall’altra parte, entrò.  Era Yamcha, l’uomo che, fino a poche settimane prima, era stato il fidanzato di Bulma e che, in silenzio facendo finta di non accorgersi di nulla, aveva sopportato persino che la sua donna avesse strani atteggiamento con una bestia aliena come un saiyan.
“ Che cosa ci fa quel verme qui?” ringhiò il principe, ancor più seccato dalla soddisfazione sul volto di Michelle, quella tipica di una persona che aspetta con ansia di poter dire di avere ragione.
Si, vieni pure Yamcha” lo invitò flebilmente Bulma, addirittura facendogli cenno di sedersi accanto a lei.
Sei scappata dalla cena dopo esser diventata pallida. Qualcosa non va? Stai bene?
Io…” la turchina deglutì abbassando lo sguardo e scoppiò in un pianto disperato dopo essersi presa il volto tra le mani.
Sei incinta, vero?” domandò Yamcha con un misto di odio e rassegnazione, ma mantenne la calma per evitare di agitarla ulteriormente.
Come lo sai?
L’ho sentito…da te viene un’aura simile a quella di quel maledetto saiyan e come la percepisco io, suppongo la senta benissimo anche lui. Mi domando come mai non sia qui al tuo fianco
Ti prego Yamcha, smettila. Lui non è…
Un mostro? Un essere spietato incapace di amare null’altro che se stesso ed il suo smisurato ego?
“ Che ne sa quel maledetto terrestre di come sono io?” Si arrabbiò Vegeta, ancor più frustrato dal non poter intervenire per chiudere definitivamente, a Zanna di Lupo, le fauci.
“ Non credo tu abbia dato di te un’immagine da angioletto in questo periodo” fece spallucce Michelle, sempre gonfia ed in attesa di prendersi le sue soddisfazioni da spirito guida.
Cosa devo fare Yamcha? Ho paura, ho dolore, mi sento perduta” completamente distrutta psicologicamente e fisicamente, Bulma si lasciò andare tra le braccia dell’oramai ex fidanzato e fu in quel preciso istante che qualcosa, nel cuore dello spietato principe dei saiyan, si spezzò. A Vegeta caddero le braccia lungo i fianchi ed una goccia di gelido sudore gli cadde dalla fronte alla guancia rovente, come l’acqua che evapora a contatto con il fuoco.
La scelta è tua Bulma. Mi hai fatto soffrire, ma per me sei importante e non ti lascerò sola nel tormento con in grembo il figlio di quell’essere immondo” seppur piene di buoni propositi, le parole di Yamcha non sembravano sincere, erano melliflue, dal tono disgustoso, dette più per cercare di far colpo che per il desiderio di voler sinceramente offrire aiuto. Persino i suoi gesti confermavano le sue azioni e la mano che le accarezzava la testa era più viscida del tentacolo di una piovra.
“ Che ne sa quell’insulso terrestre? E quella maledetta donna gli da anche retta!” La rabbia del principe era sul punto di esplodere e nemmeno lui seppe spiegarsi il perchè.
“ E a chi dovrebbe dare ascolto? Chi dovrebbe rassicurarla spiegandole come funzionano certe cose quando si tratta di un cucciolo di saiyan? Oh aspetta…” Michelle fece dell’amara satira, un pò per goliardia, un pò perchè aveva a cuore il bene di Vegeta ed aveva, come il re prima di lei, tutte le migliori intenzioni di aiutarlo ad aprire gli occhi sul vero se stesso “… chi avrebbe dovuto farlo, ha preferito scappare ad allenarsi lasciando la futura madre di suo figlio da sola nel dolore. Puoi essere migliore di così ed io ti ho mostrato questo lato del tuo presente per darti una possibilità. Cambia finchè sei in tempo!”
“ Basta, voglio andare via di qui!” Urlò Vegeta, ma nessuno lo udì e le sue grida lacerarono i contorni della visione del presente.
Fu riportato immediatamente nell’oscura grotta dove aveva deciso di rifugiarsi per fuggire dalle responsabilità e, soprattutto, dalla paura di scoprire che il suo cuore apparteneva ad una creatura che per lui era infima.
   
 
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