Per
NekoRika, con tanti auguri di buon Natale e buone feste!
Personaggi:
Ryou, Marik, Yami Marik (qui
chiamato Amir), Thief King Bakura (Kek in questa storia)
Un
calore improvviso era sempre stato un
pericolo per un Omega, ma da quando il mondo era stato invaso
chissà come da
demoni provenienti da un’altra dimensione era pure peggio. Se
prima bisognava
preoccuparsi “solo” del rut di eventuali Alpha
nelle vicinanze, da qualche mese
c’era anche il rischio di essere divorati se il malcapitato
si trovava in
strada da solo nel momento in cui i sintomi lo rendevano più
vulnerabile. Per
questo motivo partner, amici e familiari avevano preso
l’abitudine di
accompagnare i loro Omega durante le rare uscite per procurarsi il
necessario,
ma Ryou non aveva più nessuno e doveva quindi arrangiarsi
con le sue forze.
Per
fortuna il suo ciclo era sempre
stato abbastanza regolare e da quando i governi di tutto il mondo
avevano raccomandato
ai cittadini di rimanere il più possibile nascosti e in
gruppo nel tentativo di
arginare il numero delle vittime in attesa di una soluzione definitiva,
aveva
calcolato con cura le possibili date per essere sicuro di passare quel
delicato
periodo nel suo rifugio ma quella, evidentemente, era una delle rare
volte in
cui il problema si era presentato in anticipo, cogliendolo impreparato.
Certo
che il calore non sarebbe arrivato per altre due settimane come minimo,
non
aveva nemmeno con sé i soppressori per alleviare i sintomi e
nascondere l’odore
afrodisiaco dei suoi feromoni e appena si accorse, nel giro di poco,
che il
malessere improvviso non era dovuto all’ansia di girare da
solo in una città
all’apparenza deserta ma all’incubo peggiore di
qualsiasi Omega ancora privo di
compagno, si sentì perduto. Il rifugio che aveva trovato da
quando casa sua era
stata distrutta dall’attacco di un demone non era molto
lontano ma le vampate
di calore gli rendevano difficile anche solo respirare e la nausea e il
dolore
al ventre, rispondendo probabilmente all’agitazione, erano
già molto forti.
Sapeva bene però che quello era solo l’inizio e si
sforzò di proseguire
augurandosi che nessuno nelle vicinanze si accorgesse di lui. Di solito
era in
grado di badare a se stesso ma al momento era del tutto vulnerabile e
il
terrore di finire come tanti altri Omega, brutalmente aggrediti da
uomini o
demoni, peggiorava sempre di più la situazione.
Trattenendo
a fatica lamenti di dolore e
paura, si trascinò per qualche centinaio di metri
finché una fitta più forte
delle altre non lo costrinse a rannicchiarsi a terra in ginocchio nella
speranza che passasse. I sintomi peggioravano con una
rapidità spaventosa e
l’istinto di trovare al più presto sollievo in
qualunque modo si scontrava con
la ferrea volontà di non cedere finché non fosse
stato al sicuro nel suo nido.
In uno sprazzo di lucidità si ripromise di non uscire mai
più senza il flacone
di pillole in tasca, ma chissà se ci sarebbe stata una
prossima volta?
Nel frattempo, a poca distanza da lì, un
giovane Alpha di nome Amir si aggirava guardingo per le strade deserte
diretto
alla vecchia stazione della metropolitana all’estrema
periferia di Domino in
cui lo aspettavano suo fratello gemello e il suo compagno. Di solito
uscivano insieme
ma Marik non era ancora guarito del tutto dalla ferita che si era
procurato
l’ultima volta, e dopo una breve discussione quel pomeriggio,
Kek era rimasto
al suo fianco per proteggerlo da eventuali pericoli mentre lui andava
in cerca
di provviste nei campi abbandonati poco fuori città.
In
realtà era difficile che quei mostri
attaccassero i rifugi sotterranei – divenuti per questo la
scelta migliore per
la gente rimasta senza casa –, ma i due Alpha, già
poco inclini per natura a
stare vicini, erano molto protettivi con la persona più
importante per loro.
Nonostante i dissapori, Amir aveva sempre fatto di tutto per il
fratello Omega
e il soulbond tra quest’ultimo e Kek si era fatto subito
sentire quando si
erano trovati per caso a combattere contro un gruppo di demoni
particolarmente
insidiosi qualche settimana prima.
Dal
momento che i tre, di origine
egiziana, stavano cercando un nuovo rifugio, alla fine Marik aveva
insistito
perché vivessero insieme. Del resto sapevano tutti che
rimanere da soli in quel
mondo sempre più pericoloso per gli esseri umani avrebbe
potuto essere un
errore fatale e non voleva abbandonare l’unico membro della
famiglia rimastogli
dopo la scomparsa dei fratelli maggiori Rishid e Ishizu, dai quali si
erano
accidentalmente separati poco tempo prima con chissà quali
conseguenze.
Con
i sensi tesi al massimo per captare
eventuali pericoli, a un certo punto il ragazzo fiutò
nell’aria un aroma
inconfondibile che risvegliò all’istante il suo
lupo interiore e qualcos’altro
nei pantaloni.
Concentrandosi,
gli parve di riconoscere
il lamento sofferente di un Omega in calore, ma nonostante il desiderio
di
rispondere a quel richiamo nel modo più animalesco
possibile, si costrinse a
inghiottire senza acqua un paio di pillole dal flacone che portava
sempre con
sé prima di correre in quella direzione. La voglia di
mordere e possedere
quella creatura così invitante non era ancora passata, ma
Amir era abituato a
resistere. Avendo un Omega in famiglia, non si sarebbe mai perdonato se
ne
avesse aggredito uno, e di certo non l’avrebbero fatto Marik
e i loro fratelli.
Guidato
da quel profumo così dolce,
nonostante la sgradevole traccia di paura, raggiunse presto una strada
laterale
in cui un ragazzo all’incirca della sua età si
stava contorcendo sull’asfalto
in preda al dolore. Gli sembrò strano che fosse solo ma non
c’era davvero
nessun altro nelle vicinanze e il giovane Alpha rimase a fissarlo per
qualche
interminabile secondo senza riuscire a muovere un muscolo. Era certo di
non
aver mai visto quel tizio ma avvertiva un legame profondo che
contrastava
evidentemente l’effetto dei suoi soppressori. Non riusciva a
spiegare in altro
modo il desiderio di alleviarne le sofferenze prendendolo
all’istante in mezzo
alla strada, senza però fargli del male.
Rabbrividì
immaginando la scena e si
costrinse a buttar giù un’altra pastiglia,
augurandosi che bastasse, mentre il
ragazzo, accortosi probabilmente del suo odore, sollevava la testa con
una
sorta di guaito che rischiò di fargli perdere il controllo.
Anche
Ryou, nonostante l’istintivo
terrore nel sentire l’eccitazione di un Alpha così
vicino a lui, percepiva
qualcosa di strano e addirittura rassicurante, che lo spinse a
chiamarlo nella
speranza di ricevere un minimo di sollievo. Non aveva mai desiderato
tanto di essere
toccato e posseduto, al punto che la paura iniziava a dissolversi,
portandolo a
rendersi inconsapevolmente ancora più appetibile.
Amir
deglutì a vuoto vedendolo muoversi
leggermente in un chiaro invito a farlo suo e capì di
doverci mettere un freno
prima che quel folle Omega gli facesse compiere gesti di cui entrambi
si
sarebbero pentiti. Più tardi avrebbe dovuto approfondire la
faccenda del
soulbond, visto che durante le lezioni al riguardo si era ben guardato
dal
prestare attenzione, ma al momento c’erano altre
priorità.
Sfruttando
la sua aura e un lieve
ringhio per imporgli di stare fermo, gli si avvicinò rapido,
aiutandolo a
rimettersi dritto. Come immaginava, Ryou ansimò ancora di
più ad ogni singolo
passo nella sua direzione e l’Alpha, per sicurezza,
inghiottì l’ennesima
pastiglia prima di chinarsi su di lui e toccarlo, provocando a entrambi
un
intenso brivido.
«Piantala,
idiota!» lo redarguì severo
quando il ragazzo, eccitato all’inverosimile,
cercò di raggiungere la ghiandola
sul suo collo, aprendo nel frattempo le gambe.
A
quelle parole l’Omega si ritrasse con
un uggiolio di disappunto ma la sua stessa natura gli impediva di
disobbedire
all’ordine diretto di un Alpha e Amir sospirò di
sollievo. Non sapeva quanto
ancora sarebbe riuscito a resistere a quelle provocazioni del tutto
inconsapevoli, a giudicare dall’odore di feromoni
nell’aria e dal calore troppo
intenso emanato dal suo corpo, e sperò che
l’effetto durasse abbastanza a lungo
da permettergli di raggiungere il suo rifugio senza incidenti. Per
fortuna Kek
non sarebbe stato un problema, visto il legame già
suggellato con Marik, e suo
fratello, in quanto Omega, avrebbe potuto aiutarlo a gestire il loro
ospite.
Anche se lo sconosciuto si sarebbe meritato ben altro per averlo
provocato a
tal punto, non aveva intenzione di approfittare di qualcuno incapace di
intendere e di volere. Del resto, se erano davvero soulmate come
sospettava, ci
sarebbe stato tutto il tempo di realizzare le allettanti fantasie che
gli
balenavano in testa da quando l’aveva incontrato.
Nonostante
la difficoltà a mantenere il
controllo, lo prese quindi tra le braccia e si incamminò di
nuovo verso la
stazione, cercando di ignorare i gemiti del ragazzo e il suo profumo
allettante
che gli stava dando alla testa.
Nello stesso momento Marik si aggirava
inquieto per il rifugio senza trovare pace. Stava scendendo la sera e
suo
fratello non era ancora tornato. Possibile che i demoni avessero preso
anche
Amir, come probabilmente avevano già fatto con Rishid e
Ishizu?
«Vedrai
che tra poco sarà qui. Non è
così facile ucciderlo» cercò di
consolarlo per l’ennesima volta Kek,
sforzandosi di mostrare una sicurezza che in realtà non
sentiva. Non che gli
importasse particolarmente della vita dell’altro Alpha, ma in
fondo si era
abituato ad averlo tra i piedi e sapeva che per Marik, nonostante gli
accesi
litigi tra i due fratelli, sarebbe stato un colpo terribile perdere
anche lui.
Avrebbe dovuto fare un bel discorsetto a quell’idiota appena
fosse tornato, ma
per il momento poteva solo aspettare, augurandosi che le sue parole
fossero
vere.
Doveva
essere già buio fuori quando
entrambi percepirono la presenza di Amir, stranamente in compagnia di
qualcuno
che la coppia identificò subito come un Omega in calore.
«Vedi
che avevo ragione? Tuo fratello è
andato a prendere qualche provvista in Egitto, e già che
c’era si è trovato
anche un compagno» disse con un ghigno Kek, guadagnandosi
un’occhiataccia e un
ringhio poco amichevole da parte del nuovo arrivato. Sapeva di averci
messo fin
troppo a tornare a casa, ma certe battute poteva anche risparmiarsele!
«Cos’è
successo? Pensavamo ti avessero
divorato!» rincarò la dose Marik, lasciando
tuttavia trasparire un’ombra di
sollievo per il suo ritorno che non passò inosservata.
«Non
ti ci mettere anche tu» sbuffò
irritato Amir, lasciandolo per un attimo a bocca aperta per la rabbia e
lo
stupore. Il giovane Alpha sapeva fin dall’inizio che gestire
un Omega in quelle
condizioni sarebbe stato un problema non da poco, ma non aveva
calcolato che il
suo odore, oltre a farlo impazzire, avrebbe attirato più
volte demoni affamati
che era toccato a lui uccidere senza nessun aiuto e il suo umore era a
dir poco
pessimo. Gli avrebbe fatto bene una bella sc0pata per distendere
finalmente i
nervi ma al momento era fuori discussione.
«Ho
semplicemente trovato un Omega da
solo per la strada e ho impedito a quelle bestiacce di
divorarlo» spiegò,
guardandosi intorno in cerca di un luogo adatto per depositare il
ragazzo che
si lamentava piano tra le sue braccia.
«Non
aveva con sé i soppressori quindi»
disse incredulo Marik.
«Penso
proprio di no» rispose Amir.
«Bene.
Se l’hai portato qui senza
toccarlo, significa solo una cosa: speriamo sia più facile
starti vicino ora
che hai trovato il tuo soulmate» commentò Kek per
stuzzicarlo un po’.
«Chiudi
quella boccaccia o te la chiudo
io per sempre» sbottò il diretto interessato,
fulminandolo con lo sguardo
mentre la sua aura reagiva di conseguenza.
«Basta
voi due» sbuffò Marik annoiato,
accortosi che Ryou si stava agitando di nuovo in risposta al loro odore
virile,
per poi spingere il fratello fino all’angolo in cui avevano
ammucchiato alcune
coperte di emergenza trovate in giro nelle settimane precedenti.
Pensavano
di usarle per l’inverno ormai
alle porte ma sarebbero state perfette per creare un quarto giaciglio
su cui
Amir depose con inaspettata delicatezza il ragazzo febbricitante. O
meglio ci
provò, visto che questi si aggrappò a lui gemendo
finché l’Alpha, capito che
Marik non avrebbe ottenuto nulla con le buone, non gli
ringhiò contro
esasperato.
Solo
allora Ryou si convinse a mollare
la presa con un uggiolio disperato che il suo salvatore si
sforzò di ignorare.
In realtà non avrebbe chiesto di meglio che dargli
finalmente ciò che entrambi
bramavano ma non voleva approfittare di una disponibilità
che in condizioni
normali non avrebbe certo avuto.
«Pensi
tu a lui, prima che gli insegni a
smetterla di provocarmi?» domandò brusco al
fratello, che subito annuì con un
mezzo sorriso mentre l’Alpha si allontanava a malincuore in
cerca di un angolo
in cui chiudersi per riprendere il controllo.
Rimasto
solo, Marik lanciò un’occhiata
compassionevole a Ryou senza sapere bene cosa fare. Per aiutarlo gli
sarebbero
serviti i suoi soppressori e l’occorrente per le spugnature,
ma gli dispiaceva
lasciarlo solo il tempo necessario a procurarsi il tutto.
Per
fortuna Kek apparve in quel momento
alle sue spalle con una bottiglia d’acqua e il prezioso
flacone, prima di
tornare indietro a prendere un catino e degli asciugamani per
rinfrescare il
loro ospite.
Non
fu facile convincere Ryou, non del
tutto cosciente, a mandar giù una pastiglia, ma alla fine
riuscì a riadagiarlo
tra le coperte, promettendogli che a breve si sarebbe sentito meglio.
Si
augurava che il dosaggio non fosse troppo forte, dal momento che in
genere i
soppressori erano personali, ma non avevano idea di dove abitasse per
prendere
i suoi e a quell’ora non era pensabile raggiungere il medico
della zona per
fargliene preparare un altro flacone su misura. Per fortuna non
sembrò avere
effetti collaterali e Marik, sollevato, continuò a
rinfrescarlo, facendo del
suo meglio per tranquillizzarlo quando si agitava per gli incubi come
avevano
sempre fatto i suoi fratelli con lui prima dell’incontro con
Kek. Purtroppo
quest’ultimo non poteva aiutarlo, dal momento che
l’odore di un Alpha, sia pure
già impegnato, avrebbe rischiato di agitare Ryou ancora di
più, ma sapeva bene
di cosa c’era bisogno in quei momenti e cercò di
accontentarlo per quanto
possibile.
La
temperatura ci mise parecchio a
tornare a un livello accettabile ma Marik non osava dargli
un’altra delle sue
pastiglie a distanza ravvicinata senza il parere di un medico. Da mesi
ospedali
e ambulanze avevano smesso di funzionare e non voleva rischiare di
averlo sulla
coscienza.
Ogni
tanto Ryou si svegliava
lamentandosi per il dolore e la nausea e dopo un po’
l’altro Omega,
impietosito, si sdraiò di fianco a lui per coccolarlo.
Sapeva bene che il loro
nuovo compagno avrebbe avuto bisogno di tocchi molto più
intimi per sentirsi
meglio, ma non era il caso di essere tanto generosi, data la
situazione. Amir,
in particolare, non avrebbe resistito ai gemiti di piacere del suo
soulmate e
non sarebbe certo stato lui a fargli perdere il controllo che aveva
tanto
faticato a mantenere.
Cercando
di ricordare i movimenti dei
suoi fratelli, massaggiò a lungo la schiena di Ryou,
parlandogli dolcemente per
farlo rilassare finché non lo sentì cedere alla
stanchezza. Solo allora si
concesse a sua volta qualche ora di sonno, augurandosi che il momento
peggiore
fosse passato.
Prompt:
Omegaverse (dark urban fantasy)
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere
arrivati fin qui! Non ho mai scritto su questi trope ma spero che il
risultato sia
almeno decente e che la fic sia stata un regalo gradito per NekoRika e
tutti gli
amanti di queste bellissime coppie. Purtroppo alcune parti non sono
riuscita ad
approfondirle come avrei voluto per ragioni di tempo ma
tornerò sicuramente a
scrivere su questa AU e cercherò di aggiustare un
po’ il tiro. 😊
Fatemi
sapere che ne pensate, se vi va,
e grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato anche solo
leggendo. <3
Tanti
auguri di buon Natale e buone
feste a voi e ai vostri cari e alla prossima!
Un
bacio,
Ellygattina