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Autore: Roxanne Potter    27/12/2022    4 recensioni
Audrey Weasley è cresciuta in una famiglia conservatrice e religiosa che non ha mai davvero accettato la sua natura di strega.
Cammina con la schiena ben dritta, Audrey. Non un capello fuori posto. Cosa penserà la gente di te se ti vedrà trasandata? Sii elegante ma modesta. Un giorno crescerai e non potrai permetterti che qualcuno possa ritenerti una donnaccia.
Questi sono gli insegnamenti che ti impartisce tua madre mentre ti pettina i capelli e ti liscia ogni piega del vestito, così da renderti presentabile per la messa della domenica – hai pregato ieri sera, Audrey? Ricorda di dire sempre una preghiera prima di andare a dormire.
Sei solo una bambina e non ti poni troppe domande. Ti limiti a seguire l'ordine che ti viene imposto finché questo non diventa naturale come il tuo respiro: aiutare a preparare la cena, sedere senza accavallare le gambe, seguire il galateo a tavola, assicurarti di aver ripulito ogni rimasuglio di polvere dalla tua stanza per evitare che tua madre possa lamentarsi del caos che regna in questa casa sempre tirata a lucido e per guadagnarti il diritto di sederti alla scrivania e finire i compiti.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Audrey, Lucy Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Castelli di apparenze


Vesti da sempre regole, disciplina e apparenze come una seconda pelle – così hai imparato a muoverti nel mondo, a mimetizzarti e sopravvivere nella realtà di una piccola città di campagna, in un'esistenza ristretta tra le pareti di casa e le navate di una chiesa.
Cammina con la schiena ben dritta, Audrey. Non un capello fuori posto. Cosa penserà la gente di te se ti vedrà trasandata? Sii elegante ma modesta. Un giorno crescerai e non potrai permetterti che qualcuno possa ritenerti una donnaccia.
Questi sono gli insegnamenti che ti impartisce tua madre mentre ti pettina i capelli e ti liscia ogni piega del vestito, così da renderti presentabile per la messa della domenica – hai pregato ieri sera, Audrey? Ricorda di dire sempre una preghiera prima di andare a dormire.
Sei solo una bambina e non ti poni troppe domande. Ti limiti a seguire l'ordine che ti viene imposto finché questo non diventa naturale come il tuo respiro: aiutare a preparare la cena, sedere senza accavallare le gambe, seguire il galateo a tavola, assicurarti di aver ripulito ogni rimasuglio di polvere dalla tua stanza per evitare che tua madre possa lamentarsi del caos che regna in questa casa sempre tirata a lucido e per guadagnarti il diritto di sederti alla scrivania e finire i compiti.
Hai dieci anni quando inizi a porti delle domande, a renderti conto che fare meccanicamente tutto ciò che ti viene ordinato ti fa sentire, più che un essere umano, come una marionetta di cui i tuoi genitori possono tirare a piacimento i fili. Lo scorrere del tempo accende in te una scintilla, un grido di protesta sempre più impetuoso al quale tuttavia fatichi a dar voce.
Sai solo che ormai cucini sempre più controvoglia, che le preghiere ti annoiano sempre di più (hai compreso di essere una persona fin troppo razionale per poterti interessare alle storie di fantasia) e che i libri di scuola e le lodi delle tue maestre ti portano a immaginare un futuro in cui ci sia spazio per qualcosa di diverso da uno stuolo di bambini da crescere mentre tuo marito si prende cura di te.
Eppure ti limiti a inghiottire le proteste e continui a mimetizzarti nel tuo minuscolo universo quotidiano perché sai che ogni passo falso, da un capriccio troppo acceso a una forchetta lasciata fuori posto sul tavolo, può costarti ramanzine infinite. Nel peggiore dei casi uno schiaffo di tua madre o le urla di tuo padre che alla fine di una giornata stressante a lavoro si sente in diritto di riversarvi addosso le sue frustrazioni.
Sii una brava bambina. Sii una brava figlia. Fingi di pregare ogni notte prima di andare a dormire. Fingi di ignorare che il mondo vede per te un futuro già designato. I tuoi genitori fanno tutto per il tuo bene, perché ti amano e vogliono il meglio per te. L'ordine serve, è necessario a mantenere armonia nel mondo, a farti andare avanti nella vita.
Il giorno del tuo undicesimo compleanno, una lettera di pergamena e un uomo dalla lunga barba argentea e un buffo cappello a punta mandano in pezzi il tuo minuscolo universo di regole e apparenze, dando finalmente un senso a quei fenomeni che non sei mai riuscita a spiegarti – lancette dell'orologio che scorrono all'indietro, oggetti che scompaiono, caffettiere che esplodono quando ti senti invasa da ondate di una rabbia che non puoi sfogare in alcun modo – e che hai sempre etichettato come incidenti o frutto della suggestione.
Una gioia feroce ti assale nel renderti conto che la vita ti sta spalancando davanti strade infinite e imprevedibili, che ti attende un futuro diverso da quello che la tua famiglia vorrebbe per te, che della tua intelligenza potrai fare ciò che vuoi. Per questo riesci a mettere da parte la tua stoica razionalità e ad accettare senza esitazione l'esistenza di un mondo popolato da maghi, streghe e quadri parlanti.
Un mondo che i tuoi genitori non accetteranno mai.
Robert e Gilda ti amano, questo non lo puoi mettere in dubbio. Non ti hanno mai dato della pazza o dell'indemoniata, non ti hanno trascinata in chiesa per costringerti a definire contronatura il sangue magico che ti scorre nelle vene. Forse perché persino loro non credono davvero negli angeli, nel diavolo e nella salvezza eterna. Forse persino loro, come tutti, si aggrappano senza neanche rendersene conto a favole e illusioni ancestrali per non dover affrontare la spaventosa incognita della morte.
Eppure, nonostante gli abbracci con cui i tuoi genitori ti accolgono quando torni a casa per le vacanze, ti basta guardarli a fondo negli occhi per leggere la loro delusione mischiata alla paura per una realtà che sono incapaci di comprendere. Non puoi fare a meno di notare i loro sorrisi rigidi e forzati quando parli dei tuoi successi a lezione di Incantesimi nonché il velato disgusto nei loro sguardi quando questi si posano sui tuoi libri di scuola – una volta hai persino sorpreso tua madre a farsi il segno della croce e mormorare una preghiera davanti al tuo calderone.
Ti piace credere che il loro amore per te sia più forte delle loro malsane convinzioni, ma ogni estate il filo che vi lega si recide sempre di più e i loro tentativi di riportarti sulla “strada giusta” si fanno sempre più audaci.
Sei davvero felice della tua vita lì a Hogwarts, Audrey? Sai, non sei costretta a tornare in quella scuola se non vuoi. Hai mai pensato di mettere la bacchetta da parte? Lo diciamo per il tuo bene, perché se un giorno cambiassi idea potresti avere delle difficoltà a reintegrarti nella società, tra le persone normali... no, non sto certo dicendo che tu non sei normale, non fraintendermi... e se un giorno volessi sposare un cosidetto Babbano? Come pensi che la prenderebbe nel sapere che tu sei... insomma... potresti rimanere qui a casa, finire gli studi, fare un buon matrimonio... sai, sono sicura che lo zio Erick potrebbe aiutarti a trovare un posto come segretaria, se lavorare è davvero così importante per te.
Dopo una vita passata a inghiottire le proteste, la tua rabbia esplode come un fiume in piena e le tue estati iniziano a trascinarsi tra incomprensioni e litigi sempre più accesi. Robert e Gilda sono convinti che il tuo mondo ti abbia assorbita sempre di più – non riusciamo a riconoscerti, Audrey, ormai è come se fossi un'altra persona – ma tu non hai intenzione di retrocedere e tornare a vestire apparenze che non ti appartengono. Non vuoi mai più sacrificare anche un solo minuto di studio per andare a messa né ascoltare i loro patetici tentativi di convincerti a ritirarti da Hogwarts né sentirti in colpa per essere rientrata a casa troppo tardi la sera. Così nascondi dietro le tue urla e i tuoi insulti sfrontati il dolore provocato dalla consapevolezza che tutto ciò che farai per loro sarà sempre sbagliato – anormale, contronatura – e che non potrai mai soddisfare in alcun modo le loro aspettative.
Non sono più una bambina, mettetevelo in testa. Fatemi vivere la mia vita in pace. E sappiate che non mi vedrete mai più in quella dannata chiesa.
Hai diciotto anni quando vai via di casa, investendo i primi stipendi del tuo lavoro al Ministero per l'affitto di un minuscolo appartamento a Diagon Alley. Alle spalle ti lasci un abisso di vuoto e freddezza – ormai tu e i tuoi genitori a stento vi guardate in faccia o vi rivolgete la parola, se non per urlarvi addosso.
A volte l'amore non basta per ricucire i fili spezzati e guarire le incomprensioni. Ma, nonostante il dolore, riprendi in mano la tua vita con la gioiosa consapevolezza di essere libera dalle gabbie nelle quali hanno cercato di confinarti dal momento in cui sei nata e la certezza che un giorno sarai una madre diversa per i tuoi figli.


Non hai mai veramente smesso di vivere nel tuo castello di regole, disciplina e apparenze.
Molly e Lucy sono la gioia dei tuoi occhi ed è solo per il loro bene che le rimproveri quando vogliono alzarsi da tavola prima che gli altri abbiano finito di mangiare e le inciti a essere sempre ben vestite e accuratamente pettinate prima di uscire di casa – non vuoi certo che le tue figlie appaiano come delle selvagge prive di educazione che non hanno cura di loro stesse.
È per il loro bene che cerchi di convincerle a dare priorità allo studio come i tuoi genitori non hanno mai fatto con te, così che possano brillare come meritano – prima il dovere e poi il piacere, appena avrai finito i compiti sarai libera di fare tutto quello che vuoi.
E, mentre elogi Lucy per il suo Smistamento a Corvonero, i suoi ottimi voti e la spilla da Prefetto, fingi di non notare che Molly nasconde il Settimanale delle Streghe dietro i libri di Trasfigurazione perché non vuoi accettare che forse nella tua primogenita non si nasconde quel genio che vorresti così tanto vedere in lei.
Non sei come i tuoi genitori. Perché c'è un limite alla tua apparente rigidità. Perché non hai mai tirato uno schiaffo a Lucy per essersi seduta scomposta sul divano né ti sogneresti mai di chiudere Molly in camera a chiave per essere rientrata a casa troppo tardi. Perché, nonostante le vostre ritorsie iniziali, tu e Percy avete accettato che Molly non ha alcun interesse a entrare al Ministero e che il tuo scopo nella vita è scattare fotografie per la Gazzetta del Profeta.
Non sarai mai come i tuoi genitori ed è per questo che, ne sei convinta, per nessuna ragione al mondo tarperai le ali alle tue figlie, anche se i loro desideri non combaciano a pieno con le tue aspettative.
Finché non arriva l'estate in cui Lucy ti guarda negli occhi e bastano poche parole enunciate con decisione – Mi piacciono le ragazze. Ho una ragazza. I ragazzi non mi interessano per niente – per far crollare di nuovo in pezzi il tuo castello di regole, apparenze e convizioni consolidate fin dall'infanzia.
Il tuo primo istinto è quello di ridere e minimizzare le sue parole. Non è possibile, non Lucy, non tua figlia, tua figlia che porta i capelli lunghi e non si è mai rifiutata di indossare un vestito. Non la bambina che tu hai cresciuto. Se quello che dice fosse vero te ne saresti accorta da molto tempo.
Smettila con queste schiocchezze, Lucy. Hai sedici anni, non puoi sapere quello che vuoi. Chi è che ti mette in testa queste cose? E anche se fosse così... cosa credi che penserebbe di te la gente se lo venisse a sapere?
Lucy non cede alle tue parole taglienti. Sfrontata come non l'hai mai vista, ti urla addosso e torna in camera sbattendosi la porta alle spalle, lasciandoti addosso un ribollente senso di risentimento. L'estate si trascina tra litigi sempre più accesi e la freddezza che inquina i momenti di quotidianità, finché tu e Lucy non arrivate a guardarvi a stento in faccia a tavola, ignorando i tentativi di Percy e Molly di distendere la tensione con le loro battute e le loro chiacchiere disinvolte.
Non è normale, non è normale, non è normale – ti ripeti queste parole ogni giorno, ostinata a non retrocedere dalle tue posizioni. A stento realizzi di aver accettato molto più facilmente l'esistenza di un mondo di maghi, streghe e quadri parlanti piuttosto che la possibilità che tua figlia possa essere attratta dal suo stesso sesso. Quella che Lucy chiama omosessualità è un elemento stonato che stride con la tua visione del mondo, con i tuoi saldi valori su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, perché non hai mai creduto in Dio ma credi nelle logiche della natura, nelle simbiosi senza le quali la vita non potrebbe crearsi secondo quell'ordine che ti ami così tanto. Dopotutto, anche la magia ha bisogno di seguire un ordine, di essere sottoposta a regole necessarie affinché il vostro mondo non crolli nel caos.
Stiamo parlando di nostra figlia, Audrey, non di un'estranea! Ti interessa davvero cosa direbbe la gente di lei? Prova a parlarle, ti prego. Cerca di fare uno sforzo per capirla, per entrare nel suo mondo. Ricordi quello che hai passato tu con i tuoi genitori? Tu più di chiunque altro dovresti capire che cosa significa non essere accettati dalla propria famiglia per... beh, per ciò che si è e che non può essere cambiato.
Le parole di Percy sono lame taglienti che ti mettono per la prima volta di fronte a ciò che ti rifiuti di accettare; la consapevolezza di non essere poi così diversa dai tuoi genitori, di aver inconsapevolmente appreso da loro a considerare le tue convinzioni, per quanto spesso opposte alle loro, come verità indiscutibili.
Smettila di credere di avere sempre ragione. Devi capire che anche tu puoi sbagliare nei confronti di Molly e Lucy. Così come ho sbagliato io quando mi sono allontanato dalla mia famiglia.
Ti trovi a passare una notte insonne con gli occhi appannati di lacrime al ricordo dei sorrisi rigidi e forzati di Robert e Gilda, del velato disgusto nei loro sguardi, delle mani di tua madre che correvano a farsi il segno della croce. Possono non avertelo mai detto ad alta voce ma sai che in fondo, per loro, tu sei sempre stata contronatura.
Eppure... eppure quello che dice Lucy non può essere vero. Tua figlia, nonostante la sua intelligenza, ha pur sempre sedici anni e potrebbe essersi fatta influenzare da qualcuno. Dopotutto, se non fosse così, questo significa che la vita che la aspetta sarà molto più dura di quella che avevi immaginato per lei, perché ti rifiuti di credere a Molly quando asserisce convinta “a scuola questo non è mai stato un problema per nessuno.”
Lo scorrere del tempo a volte non basta per ricucire i fili spezzati ed erodere visioni dure come l'acciaio, consolidate fin dall'infanzia, ma a volte può portare a compiere il primo passo; la sera in cui entri nella stanza di Lucy ancora non hai davvero ben compreso il suo mondo, ancora non sei sicura che lei sia ciò che afferma di essere e non sai cosa questo potrebbe implicare nel futuro – ma sai di amare tua figlia più di qualunque altra cosa nell'universo.
Nel momento in cui Lucy alza su di te uno sguardo imbronciato – un libro di Astronomia tra le mani, i capelli rossi legati in una coda alta e gli occhi chiari così simili ai tuoi – sai che il suo bene vale molto di più di qualsiasi tuo valore, idea, convinzione.
Ti va di parlarmi di questa ragazza? Come hai detto che si chiama, Jenna?”
A quelle parole le labbra di Lucy si piegano in un sorriso esitante e il filo spezzato che tu e i tuoi genitori avete reciso da tempo comincia, piano piano, a ricucirsi.




   
 
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