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Autore: ElseW    11/09/2009    5 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
Sento lo sguardo di Selenia che mi perfora la nuca, mi volto e vedo che sta sorridendo “che hai da ridere?” lei fa spallucce “oh, niente” emetto un brontolio seccato e incrocio le braccia sul petto, rifiutandomi di guardare ancora Alexander, che adesso sorride innocentemente al resto della classe, suscitando nelle ragazze, un sospiro estatico.
Per qualche motivo, lo trovo odioso.
Spero di non avere più alcun contatto con lui per tutto il resto dell’anno.
Lui starà lontano da me e io starò il più lontano possibile da lui.
Facile, no?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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__Color cioccolato

 

Essere svegliata da un naso umido e freddo non è molto piacevole.

Eppure il mio cane, Ercole, insiste nel farlo ogni mattina, pur sapendo che mi da immensamente fastidio “e piantala!” ovviamente a lui non importa assolutamente che io mi svegli di cattivo umore, purché mi dimostri la sua devozione canina.

Ormai sveglia, mi metto a sedere sul letto e Ercole ne approfitta per poggiare le zampe anteriori sulle mie ginocchia e tentare di leccarmi la faccia, ottenendo in risposta una spinta decisa del mio braccio. La mia mano però, parte in direzione della sua testa e gli fa qualche carezza affettuosa.

Nonostante sia indisciplinato, è come un membro della famiglia.

È un bellissimo labrador color miele, con gli occhi scuri e liquidi e privo di qualunque pulsione aggressiva. L’ho visto ringhiare e attaccare solo quando un uomo per strada ha tentato di rapinarmi.

Sottolineo il “tentato”.

Non c’è riuscito.

Ercole probabilmente prende la mia coccola come un invito a leccarmi ancora, perché prende lo slancio e si butta a peso su di me, schiacciandomi sul letto “Ercole, spostati! Adesso!” finalmente avverte la minaccia e scende, continuando però a scodinzolare.

Ha due anni e mezzo, è ancora un cucciolo e per lui ogni occasione è buona per giocare.

Finalmente mi alzo, mi trascino fino all’armadio e lo apro.

Sono un tipo disordinato, davvero molto, molto disordinato.

Afferro un paio di pantaloncini di jeans che arrivano a metà coscia, una canottiera gialla, un gilet viola e un paio di sneackers dello stesso colore quindi mi catapulto in bagno, sperando che non sia occupato da mio padre.

Libero. Grazie a Dio.

Dopo tre mesi di pura inattività, ricomincia la scuola. Oggi, precisamente.

Mentre mi lavo, mi vesto, mi trucco e mi sistemo i capelli, vi spiego un po’ come funziona la mia scuola e vi racconto qualcosa di me.

I miei si sono trasferiti negli Stati Uniti quando io avevo due anni.

Avevo già cominciato a dire qualche parole in italiano e i miei non mi avevano mai parlato in inglese, di conseguenza è stato un po’ difficoltoso, da piccola, imparare a parlare correttamente.

A quattro anni però, parlavo benissimo l’inglese e discretamente l’italiano.

Tornando in argomento “scuola”, ovviamente non esistono le classi, ma i corsi.

Ci sono quelli obbligatori, come matematica, inglese, storia e grografia  poi quelli aggiuntivi.

Io frequento arte, scrittura creativa, chimica e il corso pomeridiano di moda.

Lo so, sono un po’ secchiona, ma vi giuro che non sono nerd, anzi, di computer non ne capisco molto, mi limito a capirne qualcosa di HTML e a saper usare i programmi che mi servono.

Bene, toletta completata.

Esco e mi do un’occhiata nello specchio a figura intera che ho appeso all’anta dell’armadio.

Non mi sono mai piaciuta particolarmente.

Ho i capelli castano scuro con dei riflessi rossicci che si vedono solo quando il sole li colpisce in un determinato modo, quindi pochi hanno avuto il privilegio di vederli e ho due ciocche bianche ai lati del collo, ovviamente decolorate, la pelle chiarissima e che tende ad arrossarsi al sole e gli occhi castani che Selenia, la mia migliore amica, insiste nel voler definire “color cioccolato” e io, puntualmente la riprendo. Le cose vanno chiamate con il loro nome e i miei occhi sono semplicemente “castani”.

Afferro il mio zaino grigio a pallini fucsia e mi scapicollo di sotto.

Mia mamma e mio papà stanno bisticciando perché nessuno dei due vuole andare a lasciare mia zia all’aeroporto. Io sogghigno. Grazie a Dio non ho ancora la patente.

Mi vedono, si fermano e sorridono “tesoro, buongiorno” dice mia madre, offrendomi un biscotto. Mio padre mi passa un braccio intorno alle spalle “che ne dici se ti accompagno a scuola?” io sorrido, scettica “lo fai perché vuoi farmi un favore o perché vuoi evitare la sfacchinata fino all’aeroporto?” lui fa finta di pensarci e io lo spingo via, afferro il biscotto e dopo averli salutati velocemente, esco, accarezzando Ercole all’ingresso.

Abito vicino la scuola, quindi vado spesso in bicicletta e essendo ancora estate, decido di prenderla oggi.

Appena arrivo, attacco la bici con la catena e mi volto, con l’intenzione di dirigermi nell’atrio, ma un tornado con i capelli mi si scaraventa di sopra, soffocandomi in un abbraccio da orso “Ariel!” si, mi chiamo come la principessa dei mari, non infierite, d’accordo?

Sel” la mia migliore amica è il mio opposto.

Non ho mai conosciuto qualcuno con una tale voglia di vivere, eccetto Ercole forse “allora? Com’è andato il viaggio? Sei tornata ieri e ancora non mi hai raccontato nulla! Hai scoperto un mondo sotterraneo? Mangiato strani cibi? Oppure hai vissuto un’appassionante e coinvolgente storia d’amore estiva?” ovviamente lei sapeva perfettamente che io non avrei mai vissuto un’appassionante e coinvolgente storia d’amore estiva. O un qualsiasi altro tipo di storia d’amore “si Sel, sono stata a Las Vegas, ho perso tutti i miei risparmi a poker e ho sposato una donna irlandese di nome Mary Anne, ma grazie a Dio il matrimonio è stato annullato in quanto io ero ancora minorenne” Selenia ride sarcastica “spiritosa…eppure sono certa che le proposte non ti sono mancate” aveva ragione.

Non mi consideravo una ragazza molto bella, ma a quanto pare qualche ragazzo aveva gusti strani. Se vi piacciono le ragazze minute e non troppo alte, allora, ehi! Sono la ragazza che fa per voi!

Io accenno un sorriso “e tu? Hai vissuto qualche appassionante e coinvolgente, storia d’amore estiva?” Selenia sospira e scosta i suoi lunghi capelli neri, vivacizzati da delle ciocche azzurre che ha fatto insieme a me, lo stesso giorno in cui io ho decolorato le mie “beh, giusto una o due, ma niente di che” i suoi occhi azzurro-verdi brillano di una luce gioiosa e io non ho idea di come faccia.

I miei a malapena sono aperti.

Rido e insieme ci incamminiamo verso l’atrio.

Io e lei siamo amiche dalla prima media e già allora, non ero un tipo molto socievole eppure lei è riuscita a penetrare le mie barriere grazie ad un sorriso. Un giorno lei si è seduta accanto a me e io per qualche motivo, le ho sorriso.

Da quel momento siamo praticamente inseparabili, nonostante tutti si chiedano che cosa ci faccia un tipo solare, energico e vulcanico come Selenia con un tipo calmo, scorbutico e chiuso al limite dell’introversione come me.

Quando si dice “gli opposti si attraggono”.

 

Mi insinuo nella folla che si è accalcata attorno alla bacheca, a controllare l’orario e leggo con soddisfazione che inglese, storia e matematica, le ho in comune con Selenia.

Lei frequenta i corsi di musica, teatro e chimica che purtroppo, quest’anno non frequentiamo insieme. Mi volto e cerco di tornare da lei, ma una spalla mi urta fortemente, facendomi barcollare.

A malapena mi volto e ringhio un “e levati dai piedi!” quindi mi infiltro tra due tizi che sono sul punto di darsele di santa ragione e raggiungo Selenia che mi guarda speranzosa “quali lezioni abbiamo in comune?” io le elenco sulle dita “inglese, storia e matematica” lei sorrise, raggiante “Si! Storia! Finalmente potrò copiare da te durante i compiti in classe” scoppio a ridere “il tuo affetto mi commuove” Selenia fa spallucce e mi passa un braccio intorno alle spalle “che abbiamo a prima ora?” io consulto l’orario che mi sono appuntata sul palmare “Inglese” la sento sbuffare “da segarsi le gambe dalla noia” io mugugno un distaccato “non ti sembra un po’ drastico?” Selenia fa una giravolta e io noto divertita che un paio di ragazzi si voltano a guardarla, sorridendo. È molto bella “io mi definirei…decisa, ecco!” scuoto la testa, esasperata “ancora mi chiedo per quale motivo non mi arrendo alle tue assurdità” Selenia ride e risponde “perché sei cocciuta, testarda e razionale e nonostante ciò, sei un’artista straordinaria” io arrossisco lievemente “siamo arrivati” Selenia sorride, maliziosa. Sa che i complimenti mi mettono a disagio e mi imbarazzano.

In questi momenti la prenderei per i capelli, ma mi limito a superarla e a prendere posto.

La mia migliore amica si accomoda accanto a me e io ne approfitto per darle il mio regalino dalle vacanze “tieni” lei prende il pacchetto, al colmo della gioia e lo scarta.

Uno strillo si propaga per la classe, attirando gli sguardi dei nostri compagni. Io rido piano e lei mi salta al collo “ti adoro!” e agita il diario personalizzato che le ho regalato.

La copertina è di una stoffa morbida, scozzese, azzurra, bianca e nera, nella parte superiore campeggia una toppa di stoffa con la scritta –Let’s Rock- il dorso è nero, di una stoffa pelosa e nella parte inferiore della copertina, ho appiccicato delle sagome in stoffa di due ragazze stilizzate, una con delle ciocche azzurre e un sorriso a trentadue denti e un’altra con le ciocche bianche e uno sguardo esasperato. Selenia ha le lacrime agli occhi e con una vocina acuta mi sussurra “è bellissimo” io sorrido, un po’ in imbarazzo, ma mi limito a stringerle discretamente la mano per un attimo, infine ci giriamo entrambe verso la professoressa che ha appena fatto il suo ingresso in classe “bentornati ragazzi” noi rispondiamo confusamente. Dobbiamo rifarci l’abitudine.

La Professoressa Christine è una delle mie preferite, adoro il suo modo di insegnare e il suo metodo di approccio con gli studenti, con severità, ma non con crudeltà, non ha preferiti e la sua ironia è sottile ma efficace. Lancia un sorriso a tutti e si appoggia alla cattedra “allora, prima di cominciare il racconto delle vostre vacanze, devo presentarvi qualcuno, un nuovo compagno che si è trasferito da poco in questa città” la porta si apre e un ragazzo fa il suo ingresso.

Un sospiro collettivo si solleva dalla componente femminile della classe.

Esclusa la sottoscritta ovviamente.

Il novellino è un tipo atletico, alto, abbronzato, con gli occhi azzurro ghiaccio, i capelli color mogano e un sobrio paio di occhiali. Nessuno guardandolo avrebbe mai pensato al termine –quattrocchi-, anzi, dall’espressione adorante delle mie compagne, credo che nessuna di loro stia pensando alcunché al momento. Si fa avanti e si ferma accanto alla professoressa “lui è Alexander Devil” cognome assurdo, penso, ma le ragazze continuano a limitarsi a guardarlo, con gli occhi a cuoricino.

Selenia non è ancora a quel livello, ma ha uno sguardo ammirato, segno che lo trova carino. Capisco però che in realtà non le piaccia particolarmente. Ho sempre capito al primo colpo quando un ragazzo le piaceva o meno. Mi volto di nuovo verso Alexander e vedo che mi sta guardando, mi sorride e agita la mano. Io rimango scioccata. La professoressa mi guarda “vi conoscete, tu ed Ariel?” io mi affretto a rispondere “No, assolutamente no, non l’ho mai visto prima” lui continua a sorridere “sicura?” io annuisco e il suo sorriso si trasforma in ghigno “sbaglio o stamattina mi hai intimato ringhiando di togliermi dai piedi?” apro la bocca per contraddirlo, ma ho un flash-black:

 

“Mi volto e cerco di tornare da lei, ma una spalla mi urta fortemente, facendomi barcollare.

A malapena mi volto e ringhio un “e levati dai piedi!” quindi mi infiltro tra due tizi che sono sul punto di darsele di santa ragione e raggiungo Selenia che[…]”

 

Arrossisco e gli scocco un’occhiata gelida “ah, eri tu” lui continua a sogghignare “noto con piacere che ti sono rimasto impresso nella memoria” non rispondo e mi chiudo nel mio silenzio offeso.

Sento lo sguardo di Selenia che mi perfora la nuca, mi volto e vedo che sta sorridendo “che hai da ridere?” lei fa spallucce “oh, niente” emetto un brontolio seccato e incrocio le braccia sul petto, rifiutandomi di guardare ancora Alexander, che adesso sorride innocentemente al resto della classe, suscitando nelle ragazze, un sospiro estatico.

Per qualche motivo, lo trovo odioso.

Spero di non avere più alcun contatto con lui per tutto il resto dell’anno.

Lui starà lontano da me e io starò il più lontano possibile da lui.

Facile, no?

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Spazio autrice:

(la speranza è l’ultima a morire)

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È uscita fuori così,

a grande richiesta (…?) ho deciso di scrivere la mia prima fan-fiction a capitoli.

Questo è il primo, ma continuerò la storia solo se riterrete che ci sia una buona base…

o forse la continuerò a prescindere xD dipende da come mi sveglierò la mattina.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo u.u

Se lo adorate (ottimismo a go-go)

Se vi piaciucchia (ottimismo a go-go)

Se vi garba (ottimismo a go-go)

Se vi fa semplicemente schifo (ottimismo a…uhm, no questo no)

Vi avverto comunque, che postare regolarmente, non sarà facile,

ho appena iniziato il mio ultimo anno al liceo e lo studio verrà prima di tutto u.u

Mi impegnerò, comunque, per aggiornare almeno una volta alla settimana.
(mi sono resa conto di aver scritto cocciuta e testarda nella stessa frase come se avessero due significati diversi xDxDxD perdonate l'errore e glissate)

Vado a pranzare =D

Besos

 

 

 

L*

   
 
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