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Autore: mareggiata    01/01/2023    10 recensioni
Continuando sulla scia dissacrante e un poco goliardica, mi sono permessa questa volta di prendere in giro, senza troppa pietà, il personaggio di Fersen che in realtà a me non dispiace, ma non ho saputo resistere, vista l'idea balzana che mi è venuta. Spero non vi scandalizzerete troppo.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimento alle lettrici e ai lettori prima di iniziare: non è una storia per palati raffinati. Io ho un animo piuttosto birichino... ;)

*****

 

Nel tardo pomeriggio di questa bella serata d'autunno, entrambi stavano osservando il migrare ordinato degli stormi verso Sud, una disposizione perfetta e coordinata, la stessa che Oscar auspicava sempre di ottenere dai suoi soldati nelle parate ufficiali e che si stupiva di riscontrare invece in quelle semplici creature.

André guardava quegli uccelli pensando a se stesso che, per quanto avesse talvolta pensato di migrare altrove, non era mai riuscito ad allontanarsi che quel poco necessario a raggiungere Parigi in solitaria. Il massimo delle sue migrazioni...

Oscar pensava a quegli stormi chiedendosi se anche lui avrebbe fatto ritorno un giorno, trovando la strada di casa.

Nessuno dei due si era accorto del losco figuro alle loro spalle, in cima alla collinetta, armato di fucile, lurido, laido e disordinato, con lunghi e unti capelli mossi dal vento. Non so come sarebbe andata se lo avessero visto spiarli dall'alto in silenzio all'interno della proprietà della famiglia De Jarjayes.

Invece se ne accorsero solo dopo che costui ebbe sparato alla mela lanciata da André.

Sopraffatti dallo stupore si erano girati entrambi e ai loro occhi si era manifestato questo individuo che rideva come un matto, divertito dello scherzetto che aveva appena attuato.

Per fortuna Oscar non aveva sparato pur avendo ancora un colpo in canna. Ne avrebbe avuto tutte le ragioni. Chi era costui, un mendicante, un pazzo?

L'irritazione di Oscar e l'apprensione di André per il comportamento di un soggetto così disturbato da interferire nel loro allenamento e riderne sguaiatamente, lasciarono il posto alla gioia della prima e allo sgomento del secondo, quando entrambi riconobbero il timbro di quella risata.

Mentre Oscar risaliva di corsa la collinetta, proprio come una fanciulla innamorata, raggiante di felicità, André era combattuto tra il sollievo per la sorte del nobile conte svedese e la gelosia strisciante davanti a quella immagine di lei così diversa dal suo essere, una scena quasi umiliante per la sua persona, a suo modo di vedere.

Quando Oscar raggiunse Fersen, questi scese da cavallo per salutarla come si conviene.

Nonostante la felicità portasse a concentrarsi su di lui e a nascondere tutto il resto, a un osservatore attento non sarebbe sfuggita la piccolissima smorfia di Oscar, quando il suo naso, così sfortunatamente sensibile agli odori in un mondo dove di odori molesti ve ne erano fin troppi, venne raggiunto da un tanfo piuttosto acre unito a quello seppur vago di urina fermentata. Lo stesso lezzo che si poteva percepire nei vicoli più luridi e defilati di Parigi.

Va beh, ci sta, aveva pensato lei. In fondo chissà che viaggio aveva dovuto affrontare quest'uomo per tornare, in quali condizioni aveva dovuto sopportare privazioni e immense fatiche.

Solo i bellissimi occhi del Conte erano rimasti gli stessi e dimostravano in modo inoppugnabile che non poteva trattarsi di un impostore.

La felicità di entrambi per essersi ritrovati, dopo così tanti anni, era palpabile.

 

Affiancati, con André un passo indietro, avevano raggiunto il palazzo dove, all'altezza delle stalle, Jerome aveva raccolto le briglie della cavalcatura del conte svedese e due giovani cameriere si erano inchinate al loro arrivo.

-Spero Fersen che vogliate accettare la nostra ospitalità- aveva offerto speranzosa.

Ma Oscar ma dove vuoi che vada conciato così?” si stava chiedendo André in modo cinico.

-Con molto piacere, amica mia, spero di non essere di troppo disturbo-

-Allora preparate la camera degli ospiti- aveva ordinato alle cameriere che osservavano con tanto d'occhi questo personaggio. Madamigella Oscar doveva avere proprio una predilezione per i reietti di Parigi, come quella piccola cenciosa di Rosalie, avevano pensato entrambe. Una ragazzotta senza arte né parte che, a forza di piangere a ogni piè sospinto, era riuscita ad intenerire l'animo della fiera soldatessa e, così, farsi mantenere a palazzo come una vera aristocratica

-Ah!- aveva aggiunto Oscar, cercando di nascondere l'imbarazzo -Forse è il caso che preparino anche un bagno, cosa ne dite Fersen?-

-Oh beh certamente- aveva risposto lui per nulla a disagio -il mio problema però è che non ho vestiti di ricambio-

Ecco spiegato questo cattivo odore, si era detta Madamigella, con grande sollievo. Basterà lavarlo, raderlo, cambiarlo e tornerà come prima, aveva commentato tra sé.

-Se non vi offendete, voi e André avete più o meno la stessa corporatura, potete usare i suoi abiti, vero André?-

-Sebbene siano davvero troppo umili per un nobile Conte, per me non ci sono problemi- aveva assentito il povero André, prima di rimanere a bocca aperta per la risposta che aveva ricevuto

-I vestiti in fondo servono prima di tutto per scaldare e nascondere le pudenda, non vi sembra? E poi chi si scandalizzerebbe per dei vestiti troppo umili? Qui siamo tra amici... Non andrete certo a raccontarlo in giro, spero!- ironizzò ridendo di gusto solo lui.

Oscar aveva fatto una risatina imbarazzata di circostanza e André si era chiesto se avesse lasciato il cervello nelle Americhe, ché non lo ricordava così...

La cena era stata servita puntuale nel salottino. Fersen era sceso pulito e ordinato, coi capelli accorciati e legati. La giacca di André gli era un po' troppo larga sulle spalle ma tutto sommato i vestiti potevano andare bene se non fosse che, certamente, gli abiti di seta ricamati aiutavano molto a sostenere la seduttività di Fersen. Coi semplici abiti beige di André, perdeva molto del suo fascino...

La tavola era correttamente apparecchiata per i due nobili amici, ma quando Fersen se ne accorse, chiese con insistenza che al tavolo sedesse anche André -In fondo non uso i suoi abiti?-

Così, stupito da questa richiesta, il giovane si era unito a loro, conscio che la serata sarebbe stata per lui fonte di sofferenza: vedere Oscar pendere dalle labbra di Fersen, era una vera tortura per lui.

La conversazione si era ovviamente concentrata sulla guerra americana, sulle atrocità, sulle lotte, sulle visioni politiche. Questa prima parte era stata tutto sommato interessante anche per André.

Mentre versava il vino nei calici, André aveva sottoposto quella domanda che sapeva Oscar non osava porre -E diteci, Fersen, perchè siete rientrato in Francia così in ritardo rispetto agli altri?-

-Ebbene- rispose il conte tamponandosi la bocca col tovagliolo, come alla ricerca delle parole giuste

-Quando è finita la guerra, io sono caduto vittima di un morbo che mi ha costretto alle cure di un medico per parecchio tempo-

-Oh mi spiace!- aveva commentato Oscar -Nulla di grave, spero-

-Per fortuna sono ancora in questo mondo, Oscar...- e il discorso era finito lì.

E così i racconti erano riniziati, sempre più interessanti.

-Esiste una popolazione locale che voi non potreste mai credere. Io sapevo della loro esistenza ma quando li ho visti la prima volta, ne sono rimasto davvero sconvolto. Girano mezzi nudi, con addosso tante piume colorate e la loro pelle non è come la nostra. Sono dei selvaggi e...-

Mentre si prodigava in queste descrizioni, l'olfatto dei tre commensali venne raggiunto da un odore caratteristico, quello tipico di chi non ha proprio l'intestino in ordine. Tutti e tre fecero finta di nulla, sebbene il tanfo fosse piuttosto invadente. Dissimulare non fu affatto facile.

Così il racconto continuò con la descrizione degli strani usi di questi selvaggi, delle tende in cui questi sciagurati passavano tutta la loro esistenza.

Improvvisamente, in modo strisciante, lo stesso odore si spanse intorno a loro e, questa volta, fu ancora più difficile fare finta di niente. Oscar si portò subito il calice di vino alla bocca, per poter annusarne l'aroma. André, accortosi del geniale stratagemma, fece la stessa cosa, mentre Fersen si muoveva sulla sedia a disagio e guardava con occhi di rimprovero il povero ragazzo.

Dopo un attimo di imbarazzo il racconto ricominciò e il Conte svedese si prodigò nelle curiose descrizioni della strana e fantasiosa religione degli indigeni, e i due giovani rimasero affascinati da queste incredibili narrazioni. Il discorso li catturò e rimasero a lungo a pendere dalle labbra del loro ospite che raccontava davvero cose che non avrebbero mai immaginato.

Finché, improvvisamente, lo stesso insopportabile lezzo si spanse intorno a loro, tanto che Fersen davvero spazientito e al culmine dell'irritazione, si girò verso André e gli disse con tono di rimprovero:

-Ma insomma André, cercate di contenervi!-

Il povero giovane rimase a bocca aperta. Non poteva crederci.

Poiché era sicuro di non essere lui l'artefice di questo fastidioso inconveniente, guardò con aria interrogativa Oscar, la quale a sua volta era sicura di non essere stata lei e quindi aveva desunto che, se Fersen aveva fatto quella affermazione, non poteva che essere stato davvero André.

Poiché il ragazzo sapeva leggere negli occhi della sua amata, dopo una vita passata insieme, comprese che non gli rimaneva che ritirarsi, non potendo certo contraddire un nobile di tale lignaggio, ma con suo vivo stupore Fersen gli chiese, nonostante tutto, di restare insieme a loro.

Questa cosa lo lasciò basito e non sapeva come spiegarsi una tale incongruenza. Aveva forse paura di rimanere solo con Oscar? Non voleva illuderla visto l'entusiasmo da lei mostrato di fronte alla sua ricomparsa? Il povero André era sempre più confuso...

E sempre più confuso fu anche nei giorni seguenti dove, un Fersen molto amichevole, troppo amichevole, chiedeva sempre che André partecipasse ai loro allenamenti, alle loro sfide con la spada o con le corse a cavallo. Voleva stare con lui, cercava ogni occasione per misurarsi con lui e di farsi una bevuta insieme. Oscar, spesse volte, si ritrovava a fare da spettatrice...

André non sapeva più cosa pensare, ma non gli ci volle molto per mangiare la foglia. Ben presto gli fu chiaro: gli insopportabili lezzi continuavano ad ammorbare l'aria e, sebbene non venisse più accusato apertamente, gli occhi di rimprovero di Fersen lasciavano intendere chi fosse il responsabile, tanto da aver convinto definitivamente Oscar che il problema fosse lui.

André comprese che il conte svedese cercava un capro espiatorio... Aveva trovato la vittima sacrificale a cui addossare le sue colpe. Una vittima sempre presente che non avrebbe potuto contestare le sue affermazioni.

Finché un giorno Oscar gli propose, molto preoccupata, di farsi vedere dal dottor Lassonne...

-Ti assicuro Oscar che non ne ho bisogno, ma se me lo ordini, lo farò...-

 

Così Fersen si trattenne a Palazzo Jarjayes molto più di quanto Oscar avrebbe mai potuto sperare o sognare.

La motivazione ufficiale era che pensava di aver dimenticato Maria Antonietta, la quale nel frattempo si era chiusa nel Petit Trianon e ignorava il rientro del suo amato.

Nel cuore di Oscar era così sorta una flebile speranza.

Se quel semidio, bello e nobile, l'unica persona di cui avrebbe potuto innamorarsi, non pensava più alla regina, allora forse...

E così André poté assistere alla metamorfosi della crisalide in una vera donna. La più bella e sensuale di tutte.

Quando Fersen, contro ogni previsione e contro ogni sua debole convinzione, aveva lasciato Palazzo Jarjayes e aveva ricominciato a frequentare Versailles, lei aveva voluto vedere se poteva esserci ancora una speranza. Stare tante settimane con lui sotto lo stesso tetto e poi vederlo partire, era stato un dolore insopportabile, difficile da gestire. Una vera cocente delusione.

Così non si era arresa e aveva voluto sperimentare, con una remota speranza, se l'amore di Fersen per la regina non fosse davvero più quello di un tempo.

Si era lasciata tormentare e seviziare in ogni modo per indossare, come una vera donna, quello strumento di tortura che la nonna chiamava abito da sera. Ma la vera sfida erano state le scarpine di raso su cui camminare. Per un soldato era davvero impensabile, anzi, forse era più corretto dire, impossibile.

Aveva dovuto fare prove su prove nel corridoio, sotto lo sguardo divertito delle cameriere esterrefatte.

André non ci poteva credere: possibile che Oscar si umiliasse così?! Sì perchè è inutile parafrasare, quella era una vera umiliazione per il colonnello delle Guardie Reali.

Speriamo che queste servette pettegole mantengano la discrezione” pensava André più preoccupato di quanto non fosse estasiato dalla bellezza prorompente di Oscar.

 

Il ballo era andato come doveva essere. Appena entrata in sala, quel marpione, tombeur de femmes che era il conte svedese, alla faccia del suo grande amore per la regina, non perse l'occasione di accalappiarsi subito la bellissima ospite straniera e stringerla tra le braccia al primo ballo.

Parlò sempre lui, accontentandosi di brevi cenni del capo da parte della dama ed entrò subito su un argomento poco delicato, paragonando la bellissima dama ad un uomo, cioè al suo migliore amico.

Se Oscar non fosse stata Oscar che sapeva di cosa lui stesse parlando, ma fosse stata davvero una bella fanciulla, vi immaginate che smacco e che insulto?

Come se questa affermazione non fosse già stata sufficiente a sconvolgere comunque la povera Oscar, oltretutto già affaticata e concentrata nel non prendere storte su quelle scarpine, un altro fatto assolutamente inaspettato la sconvolse totalmente: improvvisamente il famoso e ben conosciuto tanfo investì le sue narici.

In un lampo, Oscar comprese...

E anche Fersen comprese... dallo sguardo esterrefatto della sua dama, capì chi fosse e capì che lei aveva capito...

Non solo Fersen erano tornato dalle Americhe con un fastidioso problema intestinale, ma aveva cercato di nasconderlo addossandone la colpa al povero André, il quale aveva nobilmente accettato questa ignominia pur di non turbare lei e non sconfessare il loro ospite.

Questo pensiero la sconvolse e la turbò. Era terribilmente delusa e scandalizzata.

Chi era mai questo vigliacco che si vantava di essere stato in guerra a combattere ma non si vergognava di addossare delle colpe a degli innocenti impossibilitati a difendersi?!

Così, ammorbata dal tanfo, tanto più disgustoso a causa di questi pensieri, si era voltata ed era scappata dalla sala per andare a nascondersi in un angolo dei giardini, piangendo per se stessa, che aveva rincorso e sprecato la sua esistenza dietro a quest'uomo che credeva l'unico della sua vita, ché un tale vile non avrebbe mai potuto essere.

Appena si fu calmata, si mise a ragionare. Forse Fersen per lei rappresentava solo l'idea dell'amore e nulla più.

Lei sognava la passione dei due amanti che aveva avuto davanti agli occhi in questi anni e l'aveva vissuta per procura.

Quest'uomo, aveva scoperto dolorosamente questa sera, non valeva un'unghia di quello che per lei doveva essere un uomo vero. Lei era stata educata a comportarsi secondo quei rigidi doveri morali che un uomo avrebbe dovuto rispettare. Non sempre era stato facile avere un comportamento integerrimo ma ognuno, le era stato detto, deve vincersi e superare i propri egoismi nel nome di quello che rappresenta la virtù. Un tale comportamento era quanto di più distante da questa idea. E la viltà era uno dei difetti più spregevoli.

E un dubbio le sorse...

Non era che Fersen si era fermato a Palazzo Jarjayes sperando di guarire dal suo fastidioso inconveniente nell'attesa di poter di nuovo avvicinarsi a Maria Antonietta senza più il rischio di umiliarsi con quelle puzze?

Una rabbia furiosa l'aveva colta. Prima di tutto verso se stessa, che era stata incapace di vedere la realtà.

Quindi amare voleva dire perdere la testa per qualcuno e accettare senza un po' di giudizio che ci inganni e che sia così diverso da come noi lo vediamo, troppo ciechi per amore?!

Se era così, e così era certamente, lei non voleva più cadere nella stessa trappola. Mai più si sarebbe innamorata. Avrebbe fatto quello per cui era stata allevata: sarebbe stata un uomo, un vero uomo, degno erede del suo casato, dedito solo al dovere. Avrebbe dimenticato la sua parte femminile.

E con questo animo nuovo si dispose a tornare a Palazzo.

 

Quando, molti mesi dopo, addirittura dopo il ferimento di André, il pavido bellimbusto aveva avuto il coraggio di tornare da lei, il loro dialogo era stato quasi surreale: parlavano di una cosa ma ne intendevano un'altra...

Il pessimismo di Oscar sulle possibilità di un amore felice, non era legato al successo di questo amore, ma al fatto che l'oggetto dell'amore, chiunque fosse stato, potesse rivelarsi una delusione.

Quando lui le disse “Se avessi capito prima...”, lei lo fermò perchè era stato lo stesso pensiero che aveva avuto lei, ma con esiti e conclusioni molto diversi...

 

L'unico su cui aveva avuto un'illuminazione in merito alla nobiltà d'animo e al fatto di essere un vero uomo era stato proprio André.

Lui incarnava davvero tutti i requisiti richiesti per potersi definire tale e questa verità le era uscita dalla bocca durante il discorso con Bernard, quando si era congedata da lui, ma non era stato sufficiente ad aprirle gli occhi...

L'aveva espressa, ma non ne aveva colto la verità fino in fondo, forse troppo abituata ad avere accanto un uomo così speciale, tanto da darlo per scontato.

 

Ormai aveva fatto la sua scelta.

Sarebbe bastata a se stessa.

 

 

Carissimi lettori e lettrici, spero di non essere stata troppo dissacrante. Il solo scopo era divertirsi un po', visto che sono costretta a letto dal covid e mi annoio. La colpevole di questa eresia non sono io ma i fumi della febbre.

Come sempre devo ringraziare Dorabella che ha letto in anteprima e, con la sua gentile disponibilità, mi ha corretto dei grossolani errori (SIGH!!)

In ogni caso, essendo il primo giorno dell'anno nuovo, ne approfitto per augurare a tutti e a tutte, che questo anno possa portarci anche qualche bella sorpresa positiva.

 

  
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