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Autore: musa07    01/01/2023    3 recensioni
[SakuAtsu][Time!Skip][XMas fic]
"- Nonna ma stai bene… - esclamò Kiyoomi, così incredulo che provò per primo il senso di incredulità del sollievo.
- Benissimo direi. - si trovò costretto ad aggiungere osservando per bene l’anziana signora, mentre questa se ne stava elegantemente seduta sui talloni, impeccabile come sempre nel suo kimono e sorseggiando il suo the yuzu in quella tazza finemente riparata con fili d’oro che Kiyoomi le aveva sempre visto tra le mani.
- Oh sì, sono in splendida forma. - rimarcò il concetto la donna, con un evidente sorriso sotto ai baffi di chi sa di averla fatta grossa ma deve mantenere la parte.
Stesso sorriso sotto ai baffi, ma molto più evidente, che aveva Motoya seduto al fianco della nonna[...]
- Mi volete spiegare il perché di questa pagliacciata? - domandò Kiyoomi sconsolato.
- Se ti riferisci al fatto di averti fatto portare qui Atsumu-kun, io e Toya-kun ci siamo semplicemente limitati a darti una spintarella. - gli rispose serafica la nonna, porgendogli la tazza di the con un amorevole, ma anche divertito, sorriso[...]"
Ovvero: di come Kiyoomi travisò le parole di Motoya e si ritrovò Miya Atsumu alla cena di capodanno della propria famiglia.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Motoya Komori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tredicesima fic natalizia.
Ce l’ho fatta a postarla
nel momento più o meno giusto a livello cronologico.

Enjoy



 
Il genio colpisce un bersaglio che nessun altro può vedere



Kiyoomi è certo gli stia per esplodere un’arteria temporale. E può così dire addio alla sua giovane vita all’età 22 anni.

- Nonna ma stai bene… - esclamò, così incredulo che  provò per primo il senso di incredulità del sollievo - benissimo direi. - si trovò costretto ad aggiungere osservando per bene l’anziana signora, mentre questa se ne stava elegantemente seduta sui talloni, impeccabile come sempre nel suo kimono e sorseggiando il suo the yuzu in quella tazza finemente riparata con fili d’oro che Kiyoomi le aveva sempre visto tra le mani.
- Oh sì, sono in splendida forma. - rimarcò il concetto la donna, con un evidente sorriso sotto ai baffi di chi sa di averla fatta grossa ma deve mantenere la parte.
Stesso sorriso sotto ai baffi, ma molto più evidente, che aveva Motoya, seduto al fianco della nonna. E, sì: con uno di quegli orribili e indegni maglioni natalizi che OVVIAMENTE Kiyoomi si è rifiutato di indossare ed ora vanta un dolcevita beige e un paio di pantaloni neri che lo fasciano alla perfezione (e hanno fatto più e più volte rischiare ad Atsumu l’esplosione del cuore. O dei pantaloni). 
A voler essere precisi, in tutta la famiglia presente e riunita in quel momento per l’ultimo dell’anno, gli unici vestiti senza aver dimenticato la dignità erano proprio Kiyoomi e sua nonna.
- Toya, immagino che tu non abbia niente da dire… - Kiyoomi si rivolse ora al cugino, mentre incrociava le braccia al petto, con quel segnale non verbale di “sta per arrivati la lavata di capo del secolo” ma Motoya non arretrò di un passo.
- La nonna è in splendida forma. - ripeté quest’ultimo, sorseggiando a sua volta il proprio the. The che tanto ricordava ad entrambi la loro infanzia, le feste o le vacanze passate insieme a casa dei nonni materni.
- Vedo… E non in fin di vita come mi hai fatto credere. - Kiyoomi si accigliò ancora di più.
- Io non ti ho mai detto nulla di tutto questo. - Motoya riuscì a mantenere perfettamente la sua seraficità.
- Mi hai detto che la nonna avrebbe tanto desiderato vedermi felice con una persona al mio fianco. Che era il suo ultimo desiderio. - il piccolo tic al sopracciglio sinistro era segno del fatto che Kiyoomi stava esaurendo la sua infinita pazienza.
- Il suo ultimo desiderio dell’anno. - specificò Motoya serafico, mentre la nonna assentiva con il capo. E la videro entrambi l’occhiata mortale che lanciò loro Kiyoomi, indeciso se dar loro fuoco oppure rinunciare a capire.
Kiyoomi lasciò cadere sconsolato le braccia lungo i fianchi, emettendo un sospiro mesto.
- Mi volete spiegare il perché di questa pagliacciata? - domandò sconsolato.
- Se ti riferisci al fatto di averti fatto portare qui Atsumu-kun, io e Toya-kun ci siamo semplicemente limitati a darti una spintarella. (vediamo chi coglie la citazione.ndClau). - gli rispose serafica la nonna, porgendogli la tazza di the con un amorevole sorriso.
E in quel porgergli quella tazza c’era chiaramente una richiesta di un patto di non belligeranza. Stava a Kiyoomi coglierlo o meno.

E la rivide, Kiyoomi, la conversazione avuta per telefono con Motoya la sera prima.
- Toya mi spieghi dove lo trovo ora qualcuno che finga di essere il mio ragazzo?- aveva chiesto tutto agitato, come raramente capitava di vederlo. E Motoya, chiedendogli mentalmente scusa, accolse trionfante quel momento perché era proprio dove aveva voluto condurlo. In uno stato mentale dove lui poteva affondare con la parte più delicata del piano che lui e sua nonna avevano machiavellicamente ordito.
- Beh… Suna mi ha detto che Atsumu è ancora lì. - gliel’aveva buttata lì, attendendo con il fiato sospeso.
- Miya…? - Kiyoomi aveva soppesato l’idea per poi scuotere energicamente la testa – Ma non accetterà mai! -
- Tentar non nuoce, Kyo. -
E Kiyoomi colto dal panico di dover esaudire l’ultimo desiderio della nonna che lui pensava agonizzante, ci aveva provato. 
E Atsumu, che non gli pareva vera quella botta di culo pazzesca, aveva acconsentito con entusiasmo.

E si maledì, Kiyoomi, in quel momento, perché era stato proprio un imbecille. Conosceva Motoya da un vita, letteralmente, quindi le doveva perfettamente cogliere quelle piccole sfumature nel tono della voce, quelle pause di sospensione. Avrebbe dovuto capire che stava bluffando. Come aveva fatto a non capirlo? Se fosse stato meno in panico, le avrebbe colte per filo e per segno. 
Ma le cose erano andate diversamente ed ora si trovava nell’elegante casa in stile tradizionale giapponese dei suoi nonni a Tokyo, con tutto il parentado riunito per celebrare capodanno insieme. E Miya Atsumu in mezzo a loro. Che fingeva di essere il suo ragazzo. Fatto come favore a Kiyoomi. Con la promessa, da parte di quest’ultimo, di essere in debito con lui.
Proprio quest’ultima parte lo fece desistere all’ultimo di prendere la tazza dalle mani della nonna. Era in debito con Miya Atsumu. Cristo Santo, se non fosse stata tragica la situazione, ci sarebbe stato da ridere.
Rifissò i due criminali davanti a sé, che gli sorridevano con un piccolo ghignetto complice perché, per loro due, il piano congegnato era andato a buon fine e quindi era stato un successo.
I quali due criminali notarono come ancora non avesse accettato il the offerto, l’offerta di pace, e allargarono ancora di più il loro sorriso innocente.
Kiyoomi sospirò, rassegnato, passandosi una mano tra i ricci neri per poi sfiorarsi i due nei sulla fronte, come faceva sempre quando aveva bisogno di una specie di autococcola o stava riflettendo.
Lo sapeva che quei due lo avevano fatto in qualche modo per il suo bene. 

Qualche mese prima si era lasciato sfuggire con Motoya che, forse, provava qualcosa per Miya Atsumu. E lì era stato l’inizio della fine perché Motoya aveva iniziato a subissarlo di domande e a dargli il tormento perché si dichiarasse.
Per quanto riguardava sua nonna, beh… sua nonna lo aveva fondamentalmente cresciuto. Di tutta la sua numerosa famiglia, e tolto Motoya, sua nonna era la persona alla quale Kiyoomi era più affezionato e non le poteva nascondere nulla. Quindi quando un paio di mesi prima l’anziana signora era andata in visita da lui, ad Osaka, e aveva passato un paio di giorni con lui nel suo appartamento nel dormitorio dei BJ – per vedere come si era sistemato – la donna aveva avuto modo di conoscere tutti i coloriti compagni di squadra del nipote. Per quanto Kiyoomi si fosse dato premura che questi non infastidissero la propria progenitrice, era stato del tutto inutile. Si erano presentati in massa nel suo appartamento per salutare, prendere un the, fare due chiacchiere, facendogli venire la schiuma alla bocca. C’era da dire che la nonna gradiva molto la compagnia. A dirla tutta, l’intera sua famiglia gradiva stare in compagnia di gente, stile Motoya. Era lui quello strano, quello che odiava l’umanità. Plausibilmente era stato adottato.
In quel girovagare di gente per il suo appartamento, che manco un girone infernale di dantiana memoria, in particolar modo uno dei suoi compagni di squadra aveva iniziato a ronzare intorno a sua nonna, come ronzava intorno a lui del resto. 
Miya Atsumu. 
E la donna era stata immediatamente conquistata dall’alzatore, lo trovava così “divertente e così terribilmente carino, non trovi Kiyo?” aveva continuato a ripetergli più e più volte quando erano stati a cena insieme alla sera. E dato che lui non aveva risposto a quella domanda, la donna aveva perseguito a perorare la causa Miya Atsumu come il bravo avvocato quale era stata prima di andare in pensione. 
“Molto a modo. Simpatico. Allegro. Fa proprio bene avere una persona del genere intorno, non trovi?” e lui aveva continuato a fissarla stranito, posando le bacchette sul bordo del proprio piatto.
“E si vede che ci tiene molto a te.” aveva proseguito imperterrita e lui aveva inarcato il sopracciglio sinistro, in un evidente segno di dissentimento.
“Nonna, mi toglie l’aria non è che ci tiene a me.”
“Hummm a me sembra che invece sia molto attento a rispettare i tuoi spazi. Lo vedi mai come ti sorride? Sembra quasi scodinzoli…”
“Sì! Sembra quasi scodinzoli, vero? Anche a te ha dato questa impressione obaa-san?”
e allora Kiyoomi aveva riso piano, soffocando la piccola risatina con una mano e il suo volto, i suoi occhi, si erano illuminati. E sua nonna aveva sorriso dolcemente. Finalmente era riuscita ad arrivare doveva voleva arrivare. Aveva già intuito che al proprio nipote quel ragazzo indubbiamente rumoroso e strafottente, ma dall’evidente cuore d’oro, non fosse indifferente, voleva semplicemente fargli sputare il rospo. E lei che conosceva molto bene Kiyoomi aveva intuito da tanti piccoli segnali che il nipote fosse cotto. Certo, lei li aveva intuiti. Da fuori, in chi non conosceva Kiyoomi, era pressoché impossibile coglierli.

I segnali di Atsumu, invece, li avrebbe colti anche un cieco. Ed evidentemente Kiyoomi era cecato forte per non rendersi conto che anche Atsumu provava dei sentimenti nei suoi confronti. 
Con grande frustrazione dei loro compagni di squadra, che si dovevano sorbire non solo la loro palese tensione sessuale salire sempre più alle stelle, che sfociava nei loro comunque divertenti siparietti barra battibecchi, ma anche i patetici tentativi di Atsumu di attirare l’attenzione di Kiyoomi sempre e comunque. Dio, se ci era arrivato perfino uno ingenuo come Bokuto, voleva dire che erano proprio palesi, sospirava sconsolato ogni volta Meian. 
E sì che lo vedeva, Kiyoomi, il sorriso genuino che Atsumu ogni volta gli regalava, ma pareva non rendersi conto che lo rivolgeva solo a lui. 
E anche in quella serata del 31 di Dicembre, la nonna e Motoya avrebbe avuto il loro bel imprecare internamente a vedere la palese cecità di nipote e cugino.
In difesa di Kiyoomi si poteva dire che non pensava di poter risultare interessante agli occhi di Atsumu, in primis. In secondo luogo, Kiyoomi – a causa di infelici esperienze amorose precedenti – era semplicemente terrorizzato dall’idea dell'abbandono. Era qualcosa che lo bloccava. Motoya, ridendo e per consolarlo, la chiamava “sindrome del calzino spaiato” e non ci andava molto distante. 
Non è che Kiyoomi non volesse amare, lo desiderava ardentemente e aveva anche tanto da dare ma semplicemente era bloccato dall’idea del dolore devastante che avrebbe provato nel momento in cui la storia fosse eventualmente finita. Era la sua maniera di proteggersi, ben conscio che era una follia, dato che si negava in qualche modo qualcosa di bello per il timore, nell’ipotesi in cui fosse finita, di poter soffrire. 
Poi, Miya Atsumu? Parliamone… Non che pensasse che uno come Miya non fosse in grado di amare, proprio nell’essere sempre così stato attento nei suoi confronti, delle sue manie, dimostrava quella sensibilità, quell’attenzione nei suoi confronti che Atsumu in qualche modo nascondeva sapientemente nel suo essere fondamentalmente un minchione. 
Se lo ricordava ancora, Kiyoomi, quando qualche settimana prima nonostante le sue spasmodiche attenzioni si era beccato un’influenza da Guinness dei primati e Atsumu si era preso cura di lui. Tutti i suoi compagni di squadra si erano dati premura di fare una capatina nel suo appartamento a rassicurarsi sulle sue condizioni ma quello che era sempre rimasto al suo fianco, letteralmente, era stato Miya. Più volte, nel delirio dei 39 gradi di febbre, quando aveva aperto gli occhi se l’era sempre trovato al suo fianco, molte volte seduto a terra che… che gli teneva la mano? Poteva essere o questo particolare era prodotto dei suoi ricordi deliranti? Non avrebbe mai avuto una risposta a questa specifica domanda ma quello che Kiyoomi sapeva è che questa cosa gli aveva trasmesso un calore infinito dentro di sé. Lo aveva fatto sentire in qualche modo coccolato e i suoi sentimenti per Atsumu si erano dolorosamente infiammati ancora di più.

Quindi, sì: Kiyoomi capiva le buone intenzioni che avevano mosso sua nonna e Motoya, solo era opinabile il modo ovviamente. Se li vedeva, quei due, lì intenti a confabulare. Capiva che lo stavano spingendo a confessarsi ad Atsumu ma… ma… 
Sospirò sconsolato, mentre alla fine prendeva la tazza dalle mani della nonna, che gli tenne per un istante le mani tra le sue, sorridendogli dolcemente e in modo comprensivo.
- E adesso come glielo spiego a Miya? Non gli ho spiegato i particolari ma gli ho detto che si trattava di una emergenza. Come glielo dico che è venuto qui per niente? - chiese, voltandosi verso gli shoji* che davano sul giardino esterno, dal quale proveniva quel casino indiavolato che solo i suoi famigliari riuniti potevano fare.
- Beh cuggi, puoi sempre dirgli che è un segno del destino. -
- Toya non peggiorare la tua già precaria situazione. - lo zittì Kiyoomi con uno chiaro intento omicida nello sguardo.
- Non è venuto qui per niente. - gli disse la nonna gentilmente, posandogli amorevolmente una mano sulla spalla e portando l’attenzione degli occhi nella stessa direzione di quelli del nipote e sorridendo – A me fa piacere che Atsumu-kun sia qui con noi. E spero, Kiyo-chan, che tu non abbia intenzione di rimandarlo indietro. Si è adattato così bene al resto della famiglia. -
- Non c’erano dubbi guarda… - mormorò sconsolato vedendo come Atsumu e suo padre si stessero dando battaglia a suon di palle di neve. Peggio dei bambini… Ma questa cosa fece sorridere dolcemente Kiyoomi. Era bello vedere la vera natura di Atsumu, quell’andare oltre la sua facciata di strafottenza.
- Sarebbe proprio un peccato lasciarlo andare via, non trovi? - gli chiese la donna e lui questa volta non rispose subito, limitandosi a sospirare prima di riprendere a parlare.
- Cercherò di sistemare in qualche modo il casino che voi avete combinato. - 
- Hai fatto tutto da solo, cuggi. -
- Toya! -
E Motoya si fece il segno di cucirsi la bocca e gettare via la chiave.
- Dicevo, per sistemare il casino che avete fatto non potrò far altro che... - e qui Kiyoomi arrossì visibilmente.
- Potresti anche dirgli le cose come stanno, cioè che sei innamorato di... - ma Motoya venne brutalmente zittito dal cugino, che ormai stava letteralmente andando a fuoco.
– Forse, potrei sì. Dirgli che… - 
- Sì…? - gli altri due infingardi gli si avvicinarono su entrambi ai lati.
- Dirgli, forse, quello che provo per lui. -
Parole che vennero accolte con una piccola ovazione.
- Oh! Bravo cuggi! E noi ti daremo una mano a creare la situazione migliore. -
- No no per carità! Voi due avete già fatto abbastanza danni. - li fermò Kiyoomi preoccupato – E comunque ho detto “forse”. -
- Ohh andiamo Kiyo-chan, so che sei un uomo indubbiamente coraggioso! -
- Qui ci vuole molto più che coraggio, obaa-san, perché è un vero e proprio  atto kamikaze. Se gli confessasi ciò che provo per lui dopo, dalla vergogna, dovrei cambiare squadra. Paese. Identità. -
- Kiyo-chan questa vena drammatica l’hai preso tutto da tuo nonno. - constatò serissima la donna, facendo scoppiare a ridere Motoya.
- Bene, allora è deciso. - disse quest’ultimo, battendo un paio di volte le mani soddisfatto.
- No, non è deciso proprio per niente Toya! - lo redarguì sonoramente Kiyoomi, mentre la donna prendeva i suoi due nipoti sotto braccio per dirigersi fuori a loro volta.
- Obaa-san? -
- Sì? -
- Perdonami per il fatto che ti avrei mentito. - riferendosi al fatto che le avrebbe presentato Atsumu come il proprio ragazzo per renderla contenta.
- Kiyo-chan non mi avresti mentito, tu sei veramente innamorato di quel ragazzo. -
- Sì ma… - tentò di obbiettare l’evidenza Kiyoomi ma la donna non gli permise di continuare.
- E per quanto riguarda il resto, sono certa che si sistemerà tutto, ho consultato i nostri antenati.
- I nostri antenati? Obaa-chan, dove siamo: dentro al film di Mulan? -
- Toya non essere irriverente. - lo piccò Kiyoomi mentre le risate degli altri due si andarono unendo a quelle sonore che provenivano da fuori.
- Ah, Kiyo-chan? -
E, sì: Kiyoomi sentì un brivido ghiacciato gelargli la schiena e non perché fuori la temperatura rasentava la zero ma perché conosceva quel tono e non prometteva mai nulla di buono.
- Ovviamente stanotte tu e Atsumu-kun dividerete la stessa stanza. -
- Ovviamente! - ghignò tutto felice Motoya mentre aiutava la nonna ad infilarsi il suo cappotto.
- Ovviamente… - sospirò sconsolato lui.
Sarebbe stata una luuuuuga serata.



FINE PRIMO ATTO


Omi: cosa sarebbe ‘sta menata nel dividere la storia in tre parti?
Clau: perché mi sarebbe venuta troppo lunga e non volevo annoiare troppo.
Omi: lo stai già facendo. Di annoiare intendo.
Clau: Omi non sei molto gentile.
Omi: mai sostenuto di esserlo.
Clau: andiamo avanti…





INIZIO SECONDO ATTO


Solitamente ci lamentiamo in continuazione di quanto stiamo male o siamo insoddisfatti della nostra vita, della nostra frustrazione costante. A manifestare, invece, in continuazione la nostra gioia, la nostra felicità, la nostra contentezza temiamo ci faccia apparire ridicoli o infantili. 
Non era questo tuttavia un problema per Atsumu. 
Era felice di trovarsi lì. Con la famiglia piacevolmente casinista di Kiyoomi. (A proposito, Omi era stato adottato, vero? Doveva ricordarsi di chiederglielo. No, perché altrimenti non si poteva spiegare come fosse possibile che uno serio e posato come Kiyoomi avesse lo stesso corredo genetico del resto della sua famiglia).
Comunque, si diceva: Atsumu era felice di essere lì. Non solo perché si stava seriamente divertendo e perché la famiglia di Kiyoomi lo aveva accolto a braccia aperte, ma perché stava condividendo del tempo con Omi. 
Ok, era lì perché gli aveva detto che aveva bisogno di qualcuno che fingesse di essere il suo ragazzo. Kiyoomi era rimasto sul vago, spiegandogli che si trattava di una specie di emergenza ma Atsumu, al settimo cielo per la insperata fortuna avuta, non lo aveva ascoltato più di tanto. 
Il fatto che Kiyoomi si fosse rivolto a lui e non ad altri, lo inorgogliva (e ovviamente il suo ego gli aveva impedito di ricordarsi che fosse l’unico rimasto al dormitorio). Atsumu fuori dal campo, dove calcolava tutto nei minimi dettagli, era un fatalista e quindi avrebbe approfittato di quella ghiotta occasione, lontano da tutti i loro invadenti compagni di squadra, per dirgli ciò che provava per lui. 
Oltretutto per Atsumu era meraviglioso vedere Kiyoomi al di fuori del solito contesto abituale. Vederlo sorridere, essere sereno. Vedere come il resto della sua famiglia cercasse, il condizionale era d’obbligo, di coccolarsi il “piccolo” di casa. 
La mamma di Kiyoomi aveva quello stesso modo del figlio di essere dolce e attenta. Solo che Omi lo teneva ben nascosto, ma non per Atsumu perché per lui si era trattato di un particolare che aveva notato subito. Certo, la madre se non altro lo riservava sulle persone, Kiyoomi sugli animali e sulle piante schifando l’umanità intera ma ok, dettagli.

La cena si stava volgendo in un clima di convivialità rassicurante e comunque Atsumu, al di là di tutto, era grato al fatto che Kiyoomi lo avesse invitato. I suoi genitori avevano approfittato di quei giorni di ferie per capodanno per farsi un viaggetto e Osamu era ad Hokkaido con Suna. Avevano passato tutti e quattro insieme i giorni dalla Vigilia fino al ventinove, tutti quei giorni proprio per il fatto che non sarebbero stati insieme alla sera di capodanno e questa cosa un po' aveva rattristato Atsumu che era un abitudinario e uno legato parecchio alla sua famiglia. Aveva rifiutato gli inviti dei suoi compagni di squadra o amici ad unirsi a loro e per fortuna visto come era andata a finire. Aveva rifiutato subito anche l’invito di Osamu di unirsi a lui e a Rin.
“Per carità, a tener il moccolo?” ma lo aveva fatto principalmente per lasciarli tranquilli. Non era semplice per il fratello e Suna poter passare del tempo insieme visti gli impegni professionali di entrambi.

Kiyoomi, dal canto suo, stava osservando come Atsumu si fosse perfettamente amalgamato alla sua famiglia. Non solo ai suoi genitori e ai suoi due fratelli maggiori, ma anche alla famiglia di Motoya e ai loro nonni.
Un po' la invidiò questa capacità di Atsumu, di essere in grado di integrarsi così bene sempre e comunque anche con perfetti sconosciuti. E per un attimo gli parve che fosse naturale che Atsumu fosse lì con lui, con la sua famiglia e il loro tradizionale ritrovo di fine anno. Almeno fino a quando sua sorella Ayako non parlò.
- Allora. - iniziò questa mentre si portava il bicchiere alle labbra, in un modo naturalmente regale – Da quanto state insieme? - chiese affabile.
Cazzoooo! Era vero! Il resto della famiglia era convinta che Atsumu fosse lì in qualità di suo ragazzo. Kiyoomi non aveva ancora avuto il tempo di spiegare al resto dei suoi famigliari della “geniale” idea di sua nonna e Motoya.
Cazzocazzocazzo.
Ci fu un momento di incredibile silenzio, dove Kiyoomi valutò velocissimamente cosa dire o fare (e tra le varie opzioni c’era anche dar fuoco alla casa giusto per distrarre in qualche modo l’attenzione) ma il regista del gioco era e restava Atsumu che, superato il momento di gay panic iniziale, parlò prima che Kiyoomi proferisse alcunché.
- Da un paio di mesi. - rispose tranquillamente il biondo, mentre – sotto il tavolo – dava una piccola botta con il proprio ginocchio a quello di Kiyoomi, seduto al suo fianco.
Ed eccolo lì, il sorrisetto made Miya Atsumu. In qualche modo Kiyoomi provò ammirazione per la sua prontezza di spirito.
Ayako sorrise lieve, invitando con lo sguardo Atsumu a fornirle ulteriori dettagli.
- Kiyo non ci racconta mai niente sai? -
- Sì, infatti. - sospirò sconsolata la madre, posando le bacchette al lato del piatto, mettendosi in attesa a sua volta che Atsumu continuasse a raccontare.
Il quale Atsumu lanciò una occhiata a Kiyoomi che aveva iniziato ad accarezzarsi i due nei sulla fronte.
E Atsumu che era sempre stato bravo a inventar le più colorite storie quando puntualmente, ai tempi del Liceo, non aveva mai fatto i compiti, proseguì.
- Sì, il cinque di Ottobre. -
E qui anche Kiyoomi lo guardò attentamente ed interrogativamente.
- Sì, è… è il giorno del mio compleanno. - spiegò Atsumu, riempiendosi la bocca con una abbondante quantità di toshikoshi-soba* visto che Kiyoomi gli aveva fatto capire con un sonoro pestone del piede di cucirsi quel forno.
- Ohh, ti sei dichiarato il giorno del suo compleanno, sei sempre il solito romantico Kiyo-kun. - così come Atsumu si doveva sopportare le prese per il culo di Osamu, così Kiyoomi si doveva sorbire le steccate della sorella.
“Romantico?” si stava interrogando nel frattempo Atsumu, voltandosi leggermente verso l’oggetto dell’attenzione di tutta la tavolata.
- Il solito romantico eh Omi-Omi? - gli chiese allora divertito mentre Kiyoomi gli lanciò una piccola occhiata di biasimo appoggiando la mano sul tavolo. E quasi gli prese un colpo quando Atsumu quella mano gliela prese con la propria, stringendogliela delicatamente.
“Grande Atsumu!” pensò Motoya dentro di sé, che sedeva di fronte al cugino. Però poi pregò per l’anima del giovane Miya, perché non era così certo che avrebbe visto l’alba del nuovo anno. Infatti Kiyoomi gli lanciò uno sguardo di fuoco e la risposta, non molto intelligente di Atsumu, fu di fargli l’occhiolino. E Kiyoomi desistette nel suo proposito di assassinarlo nel sonno e poi occultarne in qualche modo il cadavere perché la sua attenzione venne attirata interamente dal calore della mano di Atsumu sulla sua. Portò lo sguardo alle loro mani, poi verso il volto dell’altro, nei suoi occhi mielati e nelle labbra di Atsumu scomparve per un istante il sorriso lasciando spazio ad una espressione confusa, annegando negli occhi di Kiyoomi. Si trovò costretto a deglutire e pensò sarebbe morto quando Kiyoomi gli strinse a sua volta la mano, sorridendogli lievemente. In imbarazzo.
Ok, ora del decesso: 21.43.
Poteva sentire i brividi, le farfalle nello stomaco e tutti gli altri cliché da shojo manga – dei quali, tra parentesi e segretamente da chiunque, era grande fan – solo tenendosi per mano? Assolutamente sì.
Le labbra di Atsumu si impreziosirono a loro volta di un piccolo, timido sorriso all’indirizzo di Kiyoomi, che avvampò.
- Ohhh, che carini: sono arrossiti. -
- Nee-chan! Ti prego… - la supplicò il fratello, in evidente difficoltà. A gestire le emozioni, fisiche ed emotive, pazzesche che stava provando con quel semplice gesto.
- Gli antenati hanno parlato… - canticchiò la nonna, portandosi la propria tazza di the alle labbra e Kiyoomi sospirò sconsolato.
E Atsumu ebbe la netta impressione che Motoya e la nonna la sapessero lunga.
- Beh - proseguì a parlare la sorella di Kiyoomi – ce ne avete comunque messo di tempo. -
- In che senso? - fu Motoya a fare la domanda che aleggiava nelle teste di Atsumu e Kiyoomi.
Lei si strinse nelle spalle, come se stesse per dire un’ovvietà.
- Era palese che fossero innamorati l’uno dell’altro. Mi è bastato vederli un paio di volte a qualche partita e poi quella volta quando sono andata a trovare Kiyo li ho visti come si comportavano e… -
- Aniki! -
E Ayako si zittì subitaneamente. Kiyoomi si appellava a lei con aniki e non con nee-chan quando la stava in qualche modo avvisando che lo stava mettendo in imbarazzo.
E per un istante scese il silenzio nella stanza, mentre i due fratelli si fissavano.
- Oh, scusate… non volevo mettervi in imbarazzo. Motoya, tu come sei messo a situazione amorosa? -
- Ma perché devi mettere in imbarazzo me adesso? - proferì il libero a metà tra il disperato e il divertito, mentre lanciava occhiate dubbiose ai due ragazzi seduti di fronte a lui, che avevano abbassato il volto pensierosi e si erano lasciati la mano.

- Scusami per questa situazione, Miya. Spero che i miei non ti abbiamo messo in imbarazzo. - proferì Kiyoomi nel momento in cui nel genkan* si stavano infilando le scarpe per poi potersi dirigere al Tempio al tradizionale rito di Capodanno dei 108 ritocchi.
- Nahhh tranquillo Omi-Omi, i tuoi sono persone per bene, mi hanno accolto e fatto sentir subito a mio agio. - gli rispose sinceramente, anche se nella sua testa (come in quella di Kiyoomi del resto) continuavano ad aleggiare le parole di Ayako.
- Hum… - proferì Kiyoomi poco convinto mentre, senza rendersene pienamente conto, iniziò a sistemare la sciarpa di Atsumu, il quale se l’era messa in fretta e furia, pronto a scaraventarsi fuori dalla porta.
Atsumu osservò rapito come le dita di Kiyoomi lavorassero agilmente sulla sua sciarpa. Percepì la vicinanza del suo corpo, di come il suo respiro gli solleticasse dolcemente la fronte e sollevò gli occhi verso quelli di Kiyoomi nel momento in cui gli posò le mani sulle sue.
E Kiyoomi naufragò in quel mare di dolcezza tentatrice che erano gli occhi color miele di Atsumu.
Sarebbe stato tutto così… perfetto.
Atsumu passava l’attenzione degli occhi da quelli di Kiyoomi alle sue labbra. Labbra sognate ed agognate così tante volte. Anche solo l’idea di baciarsi era qualcosa che lo faceva andare in fibrillazione. Con Kiyoomi non avrebbe avuto nessuna fretta di arrivare alla terza base, di finirci subito a letto. Avrebbe tanto voluto godersi ogni minimo passaggio.
- Sarebbe bello se fosse tutto vero, non trovi Omi-Omi? - gli chiese dolcemente carezzandogli i dorsi delle mani con i pollici.
- C-cosa? - Kiyoomi non seppe dire come fosse riuscito a parlare, dato che la gola gli si era spaventosamente seccata.
- Essere qui insieme, tu ed io. -
- Miya, c-cosa… - 
- Siete sotto al vischio! - li urlò dietro Motoya, mentre si precipitava fuori dalla porta, passando al loro fianco. E si rese conto solo all’ultimo di aver interrotto un momento idilliaco.
“Cazzooooo! Noooo!” imprecò dentro di sé Motoya.
E fu certo che sarebbe stato lui con buone probabilità a non vedere la luce del nuovo giorno.

Kiyoomi e Atsumu fecero la strada per arrivare al Tempio in completo silenzio. 
Si poteva udire solo il suono melodioso della neve che scricchiolava sotto ai loro passi, le campane del Tempio che risuonava in lontananza, le chiacchiere sussurrate delle persone che si apprestavano verso il santuario.
Camminavano distante dagli altri, immersi nella breve conversazione che avevano avuto poco prima. Conversazione che l’arrivo di Motoya aveva interrotto. Ma era giusto dire che l’avesse interrotta? Come avrebbero potuto continuarla, si stava chiedendo Kiyoomi. Che cosa voleva intendere Atsumu? Che sarebbe stato bello avere qualcuno? O lui? 
Kiyoomi non aveva il coraggio di riprendere la conversazione dal punto in cui erano stati interrotti. E Kiyoomi non andava molto orgoglioso di questa sua paura.
Dal suo canto Atsumu, al di là delle sue apparenze di essere uno spaccone pieno di sé e sicuro di se stesso, quando teneva a qualcosa o a qualcuno manifestava tutta la propria insicurezza. Si chiedeva se non avesse osato troppo a dire quelle cose a Kiyoomi, poi però si ricordò di come si erano tenuti per mano durante la cena, di come Kiyoomi gli avesse sistemato la sciarpa poco prima. Sospirò mestamente, accorgendosi di come Kiyoomi gli lanciò una piccola occhiata, una delle tipiche sue, di quelle sempre così indecifrabili per Atsumu. E fecero nuovamente silenzio.
Fuori regnava il silenzio. Dentro di loro, invece, vi era un pieno tumulto.


FINE SECONDO ATTO



Tsumu: oh che bello, l’intermezzo.
Clau: vero che è carino?
Tsumu: yep.
Omi: voi due, vi hanno separati dalla nascita? Scemi uguali.
Samu: nono per carità, me ne basta già uno di imbecille, più che sufficiente.
Clau: andiamo avanti và...




INIZIO TERZO ATTO


Atsumu era già a letto. 
Seduto diligentemente e sotto al piumone, attendeva che Kiyoomi uscisse dal bagno.
Non sapeva se maledire o ringraziare il Fato, il Destino, Ananke o chi per essi per il fatto che, non solo avrebbero condiviso la camera, ma che i loro due futon erano stati preparati attaccati. Mooolto attaccati.
Cristo, cosa avrebbe dovuto fare? Iniziare un discorso? Ma non sapeva da che parte cominciare e poi temeva di ingarbugliarsi nei discorsi e di non essere sufficientemente chiaro, rischiando magari di non far capire chiaramente a Kiyoomi i propri sentimenti. E poi lui era un uomo d’azione, il suo istinto sarebbe stato quello di baciarlo. Così era certo che Kiyoomi avrebbe capito. E magari ucciso ma ok, dettagli. E poi… 
No, aspetta un minuto... macheccazz….?
- Omi?- e gli scoppiò genuinamente a ridere in muso.
- Miya non dire niente, non puoi capire. -
Kami Sami, Kiyoomi più che pronto per andare a dormire, sembrava pronto per una spedizione in Antartide. Era corredato anche di coperta di pile sulle spalle. Atsumu sapeva che Kiyoomi temeva l’ipotermia ogni volta che andava a dormire, ma non pensava a quei livelli.
- Questa stanza è piena di spifferi. - brontolò lo schiacciatore nel momento in cui, fatta una vera e propria azione di coraggio, iniziò ad infilare almeno le gambe sotto al piumone, emettendo un piccolo verso agonizzante per il gelo che gli venne restituito in quel suo atto di coraggio.
- Se vuoi io ho la temperatura corporea alta. - azzardò Atsumu, che se ne stava ancora seduto e con una sola t-shirt nera con disegnate delle volpi arancioni sopra.
- Quanto alta? - gli chiese Kiyoomi, lanciandogli un’occhiata interrogativa.
- Parecchio. - continuò nel suo azzardo, sostenendo spavaldo il suo sguardo.
E Kiyoomi parve soppesare attentamente la sua proposta. Per poi avvicinarsi verso di lui.
- Vieni qui dai. - gli disse Atsumu tutto contento, sollevando il proprio piumone, dopo essersi simultaneamente disteso. E Kiyoomi si fiondò.
- Oddio Miya, è meraviglioso. - sospirò tutto felice, in un verso totalmente ambiguo, che rimbombò nelle orecchie di Atsumu, facendogli prendere fuoco la punta delle orecchie mentre Kiyoomi si accomodò sul suo petto, tutto felice, e Atsumu gli circondò la schiena con un braccio, iniziando a frizionarla con dei piccoli movimenti.
Sarebbe morto, ne era certo. Era tutto così… bellissimo!
- Non ti far esplodere il cuore, Miya. - lo prese dolcemente in giro Kiyoomi, sentendo come il cuore dell’altro gli rimbombasse nelle orecchie.
“Non è il cuore quello che rischia di esplodere.” pensò l’alzatore, cercando di mettersi in una posizione tale in modo che Kiyoomi non potesse sentire l’erezione che si era prontamente risvegliata ad aver il suo corpo così attaccato al proprio.
- Non è il cuore il problema, Omi. - ridacchiò.
Eccoli lì! Metteva in mostra la sua sfrontatezza come arma di difesa.
- Vorresti forse dirmi, Miya, che hai un’erezione? - lo prese amorevolmente in giro Kiyoomi che invece le difese le aveva prontamente abbassate.
- Hum… chissà… - fu la risposta sibillina ma tentatrice di Atsumu.
Non era la prima volta che si punzecchiavano anche in quel modo, con allusioni sessuali. Ma mai di certo mentre si trovavano stretti abbracciati nello stesso futon.
- E che te l’ho fatta venire io? - non mollò l’osso Kiyoomi. Peggiorando il tutto strofinando la punta del naso (ghiacciata) sulla pelle del collo (bollente) di Atsumu. Che sussultò.
Ok, esattamente: a che gioco stavano giocando? Non importava. Quello che sapeva è che non si sarebbe tirato indietro.
- A te piacerebbe che fosse così? -
- Hum…. chissà… - lo imitò nella riposta Kiyoomi, nell’esatto momento in cui le dita di Atsumu, trovando un insperato varco in quel marasma di strati, iniziarono ad accarezzare la pelle nuda della schiena di Kiyoomi.
- Miya… - lo ammonì quest’ultimo.
- Hai iniziato tu, Omi. - gli ricordò, continuando a sfiorarlo lievemente ma senza nulla di ambiguo. Atsumu aveva così tanto bisogno di coccole in quel momento. Che spettasse a Kiyoomi decidere se continuare o meno in quel loro siparietto.
Il quale Kiyoomi stava pensando infatti come proseguire. Se continuando ancora a punzecchiarsi in quel modo o cambiare totalmente registro. Tipo dichiararsi a lui finalmente. La verità era che anche lui aveva voglia di coccole. La serata passata in famiglia, come ogni anno da sempre, gli aveva ricordato quando durante l’ultima notte dell’anno lui e i suoi due fratelli dormivano tutti e tre insieme. Si mise perciò più comodo su quel suo cuscino personale.
- È bello… stare così intendo. - proferì dal nulla Kiyoomi dopo un attimo di silenzio, facendo sgranare gli occhi ad Atsumu che fermò le dita che si stavano azzardando a risalire ad accarezzare i ricci neri di Kiyoomi.
- Sì. - rispose infine il biondo - È bello. Anche se strano. - dovette ammettere sorridendo.
- Già. - replicò di rimando Kiyoomi, stringendosi ancora di più al suo corpo. Era bello sentire il calore del suo corpo. Era bello sentire il battito del suo cuore rimbombargli nell’orecchio. Era bello sentire come le dita affusolate di Atsumu avessero iniziato ad accarezzargli i capelli... Fermi tutti! Atsumu gli stava accarezzando i capelli?!
No, ok… e adesso che cosa avrebbe dovuto fare? Sapeva solo che gli piaceva un sacco quella sensazione. E si disse che, per quel momento, non importava doversi dare per forza una risposta.
Atsumu azzardava, era la sua specialità. Certo era che quando c’era Kiyoomi di mezzo andava sempre in corto circuito in qualche modo. Ma in quel momento cercò di non pensarci e di godersi l’attimo. Non si chiese perché Kiyoomi non tentò di ucciderlo con lo sguardo o di ucciderlo e basta ma lo stava lasciando fare e tanto gli bastava.
- Grazie per essere venuto qui. - sussurrò alla fine lo schiacciatore, sollevando il volto verso di lui. Ed era semplicemente bellissimo. Atsumu ripensò ai genitori di Kiyoomi, a come questi avesse preso il meglio dai tratti dei loro volti. Era un vero e proprio concentrato di regalità e soavità. 
- Mi ha fatto piacere, davvero. - sorrise di rimando, spostandogli il solito riccio ribelle che si adagiava sempre morbidamente sui due nei sulla fronte.
Era una situazione così intima, senza che loro due fossero intimi. Non a parole almeno. Kiyoomi non si sarebbe immaginato con nessuno che conosceva stretto abbracciato in quel modo. 
Atsumu, dal canto suo, pur essendo uno fisico che aveva una concezione tutta sua degli spazi personali, li aveva condivisi in quel modo solo con suo fratello.
- Non c’era nessuna emergenza, avevo capito male le parole di Toya. Ma sono felice che tu sia qui. -
E Kiyoomi fece qualcosa che Atsumu non si sarebbe mai aspettato. Iniziò ad accarezzargli dolcemente una guancia, con la punta delle dita, quasi timoroso. Le dita di Kiyoomi erano ghiacciate, i polpastrelli – da bravo pallavolista – callosi ma quella era la carezza più bella che Atsumu avesse mai ricevuto in vita sua.
- Omi… - non gli sembrava neanche la sua voce, da quanto stava tremando.
E anche quella di Kiyoomi, quando lo pregò di far silenzio, tremava.
E Atsumu si zittì.

Oh, cacchio: non sapeva da che parte iniziare. Perché era così difficile? E dire che se lo era anche preparato un discorso tutto pomposo e ben impostato. Ma ora che era lì e gli occhi mielati di Atsumu lo stavano fissando inebriandolo, Kiyoomi andò in panico. Non sapeva se fosse giusto dirgli ciò che provava per lui, rischiando magari di minare l’equilibrio della squadra. L’equilibrio che loro due avevano creato…
Ma gli occhi di Atsumu lo stavano ammaliando peggio del canto delle sirene di Ulisse. Kiyoomi ha avuto modo di osservare quegli occhi più e più volte. Durante gli allenamenti, durante le partite e vi ha sempre visto dardeggiare l’orgoglio, la fierezza, la tracotante sicurezza, la strafottenza… Ma ogni volta che quegli occhi si sono posati su Kiyoomi, questi un po' alla volta si è sempre più sentito sciogliere, smussare, mettere a nudo in qualche modo - nonostante la sua strenua resistenza – e, al tempo stesso, salvare.
- Io… -
“Cazzo Kiyoomi! Spara vai. Non può succedere nulla di così tragico.” cercò di istruirsi a forza dentro di sé “Sì, beh certo: a parte perdere la dignità.”
- Io credo di provare qualcosa per te… -
“No Kiyo, credi cosa cazzo!?” 
- Credi? - ridacchiò Atsumu, ma questa volta il minchione lo fece perché stava seriamente rischiando di andare in autocombustione e aveva bisogno di sfiatare un attimo per non esplodere dal nervosismo e dall’emozione. 
Si corresse quindi, Kiyoomi.
- Io sono innamorato di te. -
Cristo Santo, la peggior dichiarazione della storia dell’umanità. Sembrava una dichiarazione di guerra. Cazzo!
Si maledì dentro di sé, per quella poca delicatezza, torturandosi il labbro inferiore tra i denti, scostando il volto di lato. Almeno fino a quando non sentì le dita di Atsumu posarsi dolcemente, così maledettamente dolcemente, sulla sua guancia. E allora Kiyoomi riportò l’attenzione dei suoi occhi neri su quelli mielati dell’altro. 
E Atsumu era lì ad attenderlo, con lo sguardo più dolce di sempre, che Kiyoomi non pensava di poter vedere nel volto di Atsumu sempre così impegnato ad interpretare il ruolo dello strafottente sicuro di sé.
- Anch'io. - proferì Atsumu, con la punta delle orecchie che gli stavano andando a fuoco. Ecco, tipo vorrebbe mantenere la suddetta facciata sicura di sé, ma non ce la fa. Perché pensa che Kiyoomi sia troppo per lui.
- Anch’io sono innamorato di te, Omi. - preferì specificare. No, giusto per andar sul sicuro, che Kiyoomi non pensasse che gli stesse dicendo “anch’io sono innamorato di me stesso”.
E si fissarono, in silenzio, assimilando la portata di quanto appena detto. E ascoltato.

 
- Omi! -
- Miya! -

Fu infatti la reazione immediata di entrambi, che realizzarono nel medesimo istante. 
Fu Atsumu quello che cercò rifugio sul petto di Kiyoomi mugugnando qualcosa di non meglio precisato, con il cuore che batteva all’impazzata. Non ce l’avrebbe fatta. Cazzocazzocazzo!
Risollevò però immediatamente il volto, a ricercare gli occhi dell’altro.
- Miya cosa stai facendo? - chiese preoccupato Kiyoomi quando lo vide pizzicarsi una guancia.
- Voglio assicurarmi di essere sveglio e che questo non sia un sogno. L’ennesimo. -
- Non ti facevo così romantico, Miya. - rise Kiyoomi, anche per dar un attimo di tregua al proprio cuore, ma stringendoselo forte addosso quando lo sentì rituffarsi sul suo petto.
- Omi-Omi, uomo di poca fede: io sono la persona più romantica dell’intero universo. E te ne accorgerai. - proferì, comicamente ferito nell’orgoglio, riportando lo sguardo su quello di Kiyoomi. Il quale sostenne quello sguardo, e quelle parole, nel modo più serio possibile, almeno fino a quando non ce la fece più e scoppiò a ridere, di cuore. Anche per buttar fuori la tensione che aveva accumulato in quell’ultimo periodo. Era arrivato a stare così male per i sentimenti che provava, per il timore che qualcuno gli potesse portare via Atsumu, che alla fine aveva valutato che confessare i propri sentimenti e liberarsi in qualche modo di quel “peso” fosse di sicuro meno doloroso che sentirsi rifiutare. Almeno non sarebbe rimasto in quel limbo alienante.
È che lui era indubbiamente molto più pragmatico di Atsumu, ma si sarebbe a sua volto pizzicato una guancia per assicurarsi di esser sveglio e di non star sognando.
- Me ne accorgerò… me ne accorgerò… - rise, ritirandoselo addosso.
E, Dio: cosa non era per Atsumu il suono di quella risata!
- Sai Omi, nonostante il mio essere sempre così maledettamente sicuro di me, non avrei mai pensato di potermi avvicinare a te in questo modo nonostante io lo desiderassi tanto. - riprese a parlare Atsumu, sollevandosi leggermente in appoggio sull’avambraccio. E Kiyoomi si perse ad osservare gli occhi di Atsumu, che scivolavano dai suoi occhi alle sue labbra. E lui, le labbra di Atsumu, le desiderava così tanto…
Ed ecco che infine le loro labbra si avvicinarono e poterono sentire l’uno il respiro dell’altro solleticarle, mentre Kiyoomi gli prendeva dolcemente il volto tra le mani. Consci entrambi in quel momento di come si fossero resi conto di essere innamorati dell’altro solo da pochi mesi ma che quel sentimento aveva messo radici dentro di loro da molto prima.
Le loro labbra si appoggiarono tra di loro, si fusero come se fossero fatte perfettamente ad incastro. Una mano di Atsumu scivolò fino ad inanellarsi tra i ricci di Kiyoomi mentre questi inclinava di poco la testa per rendere più profondo il bacio, sollevandosi quel tanto che gli permise di far scivolare Atsumu sotto di sé e notando il volto arrossato di quest’ultimo. 
Il corpo di Atsumu era caldo contro il suo, il profumo della sua pelle gli stava inebriando i sensi.
Se il loro primo bacio era stato dolce e breve, una leggera pressione delle labbra, ecco che ora invece fu più frenetico. Più urgente. E li lasciò con il fiato corto, i capelli tutti scombinati, la felpa di Kiyoomi tolta e lanciata a terra, al loro fianco.
- Ce l’ho fatta a scaldarti, eh Omi-Omi? - lo prese in giro con quel suo sorrisetto storto che costrinse Kiyoomi ad impossessarsi nuovamente di quelle labbra morbidissime. Labbra che gli trasmettevano non solo brividi continui ma anche delle sensazioni coinvolgenti a livello emotivo che Kiyoomi mai aveva provato in vita sua. Voleva dire questo amare una persona? Indubbiamente sì, essere coinvolti con corpo, mente e spirito.
Il desiderio l’uno dell’altro, tenuto a bada per tutti quei mesi, esplose.
E fu impossibile nascondere all’altro la propria erezione. Era normale, era naturale, era sano ma quando incrociarono i loro occhi non poterono non sorridersi imbarazzati. Tuttavia Atsumu, sfrontato come al suo solito, per superare in qualche modo quel momento di imbarazzo, gli prese la mano e se l’appoggiò sulla propria erezione, tenendo gli occhi fissi su quelli neri di Kiyoomi. Che gli restituì lo sguardo sorridendo lezioso mentre gli intrufolava la punta delle dita dentro ai boxer.
- Omi! - urlettò Atsumu, colto di sorpresa e beffato nel suo stesso gioco ma per poi riprendersi nel giro di un istante e fare altrettanto con Kiyoomi. Il quale aveva iniziato a sfiorargli la punta, attendendo che facesse altrettanto, mandando il cervello di Atsumu in tilt completo. L’alzatore smorzò un gemito, mugugnando. La sua mano scese a legarsi a quella di Kiyoomi, a sfiorare le loro erezioni unite, mentre i loro umori già si mescolavano. Era come essere stati gettati in Paradiso! 
Atsumu sprofondò la testa sulla spalla di Kiyoomi, neanche preoccupandosi più di tentar di smorzare i gemiti più ansanti di quello che avrebbero dovuto essere, percependo solo come anche i mugolii di Kiyoomi tra i suoi capelli biondi si sostituissero ai sospiri. E solo questo bastò a mandarlo in visibilio. Si aggrappò con forza alla schiena di Kiyoomi, articolando suoni sempre più indecenti.
- Oh sì… così Omi... ti prego continua… - si sentì dire ad un certo punto, ormai privo di vergogna o remora alcuna. Ci avrebbe pensato dopo. Forse… In quel momento poco gli importava. In quel momento l’unica cosa che gli importava era poter donare il massimo del piacere all’altro. Cosa che anche Kiyoomi stava facendo, senza risparmiarsi.
Atsumu emise un gemito che gli si smorzò in gola e credette di perdersi. Fu come essere risucchiati dentro una luce calda. Calda e potente. Brividi lo pervasero lungo tutto il corpo, mentre un’esplosione gli partì dal bacino e poi non ci fu più nulla… Solo Kiyoomi. I suoi gemiti, i suoi sospiri, la sua voce che ansimava e sussurrava il suo nome.
Atsumu riemerse da quella luce calda e avvolgente non seppe neanche lui quanto dopo e quello che sentì fu che Kiyoomi, che stava tentando a sua volta di calmare il proprio respiro, lo stava coccolando.

- Posso mandare una foto a ‘Samu? - chiese Atsumu quando si erano buttati nuovamente sullo stesso futon dopo essersi ripuliti del loro piacere. Ovvio che voleva condividere la propria felicità con la persona al mondo alla quale era legata di più, in modo viscerale.
E Kiyoomi sorrise di quello sguardo così genuinamente felice. Lo aveva sospettato fin da quando si erano conosciuti la prima volta, che dietro a quella scorza di arroganza c’era in realtà un cuore di panna, pronto a farsi sciogliere quando fosse arrivato qualcuno che sarebbe andato oltre proprio a quella facciata. 
- S-solo ad Osamu, vero? - chiese, non riuscendo a non balbettare imbarazzato.
- Certo Omi, ovvio! - tentò di tranquillizzarlo l’altro tutto galvanizzato, mettendosi ben disteso e facendo far altrettanto a Kiyoomi, le teste poggiate l’una sull’altra, nel momento in cui Atsumu iniziò a scattare al colmo della felicità.

- R-R-Rin… puoi venire qui un momento eh… - dall’altro capo del Giappone, nella gelida notte di Sapporo Osamu, che se ne stava pigramente disteso a letto attendendo che il proprio compagno se ne tornasse a letto, era schizzato seduto, con il telefono che quasi gli era caduto dalle mani.
- Che succede Osamu? - Suna si era precipitato fuori dal bagno, non appena aveva sentito il tono urgente di Osamu.
E la risposta di questi fu di spiaccicargli il telefono in faccia, aperto sulla chat che aveva con suo fratello. In particolar modo su di una certa foto.
- Cazzo! - sibilò Rintaro, lasciandosi cadere sul letto, al fianco del proprio compagno, zoomando sulla foto che ritraeva Atsumu e Kiyoomi sorridenti e indubbiamente felici. Tanto felici. E tanto abbracciati.
- Già... Sembra proprio che quel coglione di mio fratello ce l’abbia fatta. Non so come, ma ce l’ha fatta. -
Anche se le parole non erano indubbiamente molto lusinghiere, la luce negli occhi grigi di Osamu era di indubbia felicità per il proprio fratello.
°°’Tsumu l’hai drogato? Sequestrato? Minacciato?°°
°°Coglione! Io non capisco perché ti parlo ancora guarda...°°
°°Buon anno anche a te ‘Tsumu.°° per poi aggiungere °°Sono felice per te. Ti meriti un po' di felicità e serenità. E qualcuno che ti ami come meriti.°°
- Mio fratello deve essere ubriaco… - fu il commento serissimo di Atsumu di fronte a quel messaggio.

Fu il risveglio più dolce di sempre.
Avevano passato buona parte di ciò che rimaneva della nottata a baciarsi e a sfiorarsi, già dipendenti l’uno delle labbra dell’altro, ma non avevano voluto correre, spingersi già oltre. Anche se la voglia era tanta. Si volevano sperimentare, conoscere senza fretta, consci che ne avrebbero avuto di tempo.
Nelle poche ore di sonno che si erano concessi, Atsumu non si era staccato un solo istante da Kiyoomi, dormendo con la testa felicemente posata sul petto dell’altro, che gli aveva circondato il corpo con un braccio per tenerlo stretto a sé.
Il respiro calmo e regolare era stato il calmante l’uno dell’altro, ciò che li aveva condotti felicemente nel mondo dei sogni.
Quando Kiyoomi lentamente si risvegliò fu proprio questo respiro che sentì solleticargli la pelle del collo.
Tutte le immagini del giorno prima, di quella notte stessa, gli affiorarono davanti agli occhi e sospirò felice, stringendosi ulteriormente Atsumu addosso, iniziando ad accarezzargli dolcemente le ciocche bionde. Non voleva svegliarlo per nessuno motivo anche perché si prese quei momenti per godersi il volto di Atsumu felicemente abbandonato tra le braccia di Morfeo iniziando a sfiorargli delicatamente il profilo con la punta delle dita. 
Perché si era negato una cosa così bella per così tanto tempo? 
“Per paura…” si rispose.
E quasi a voler dissolvere quella sua paura, ecco che gli occhi di Atsumu lentamente si aprirono. E per Kiyoomi fu come venir inondati da un sole caldo.
- Buongiorno. - sussurrò lo schiacciatore.
Atsumu sbatté le sopracciglia un paio di volte per poi abbracciare forte l’altro. Si era sentito inondare dall’amore nello sguardo ricolmo di Kiyoomi.
- ‘giorno Omi-Omi. - al colmo della felicità, iniziando ad accarezzargli i ricci neri dopo aver intrufolato le dita tra di essi, sospirando piano.
- Atsumu non farmi del male, ti prego. - sussurrò ad un certo punto Kiyoomi e le dita dell’alzatore si fermarono, lasciandolo senza fiato per un istante. Dio, Atsumu si sentì morire a sentire tutta la sofferenza di Kiyoomi in quelle parole. Lo fece distendere sul fianco in modo tale che si potessero guardare negli occhi.
- Non lo farò. - gli promise con una solennità che raramente gli si vedeva nello sguardo, prendendo le mani tra le sue e stringendole dopo avervi posato sopra le labbra, quasi a voler suggellare una promessa - E se mai dovessi farlo dimmelo per favore. -
E Kiyoomi annuì, sorridendo lievemente. Era bellissimo per Atsumu vederlo messo a nudo in quel modo, senza difese. Era così vero...
- Anche tu, se mai io dovessi essere mancate di qualcosa, dimmelo. -
- Sì, parliamoci sempre. Magari tu con un modo un po' meno brusco del solito nei miei confronti ecco. -
- Ohy! -
- Omi. - lo ammonì divertito Atsumu, inarcando un sopracciglio.
- E va bene sì, lo ammetto: non sono stato il massimo della simpatia nei tuoi confronti. -
- Io davvero
 proprio non capisco come tu abbia fatto a resistermi. - si finse tutto pomposo l’alzatore.
- Magari proprio per questo guarda. - gli risponde Kiyoomi schiaffandogli il cuscino in faccia. 
- Omi non vale cercare di uccidermi fino dal primo giorno in cui stiamo insieme.-
E Kiyoomi scoppiò a ridere di cuore. Di una cosa era certo: Atsumu l’avrebbe fatto ridere. E si sa che chi ti fa ridere di salva la vita. Ti salva anche da te stesso a volte.
L’uno sarebbe stato la forza dell’altro, nei momenti – inevitabili – di crisi. Avrebbero creduto nell’altro, in loro, proseguendo nel loro cammino.
Ora erano veramente pronti ad iniziare.


FINE




E niente, li amo.
Grazie alle compagne di merende per quest'anno passato insieme all'insegna dello sclero time e dei vaneggi. E grazie a voi per essere arrivati fino a qui. E 
Buon inizio di nuovo anno





 
*shojo=porte scorrevoli che danno verso l’esterno in una tradizionale casa giapponese
*toshikoshi-soba=piatto tipico della tradizione giapponese per l’ultimo giorno dell’anno
*genkan=ingresso delle case giapponesi
   
 
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