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Autore: PerseoeAndromeda    04/01/2023    1 recensioni
“Ti odio!”.
Lo specchio restituiva l’immagine di un giovane uomo dai capelli biondi e il viso da bambino.
“L’immagine di un mostro” mormorò Armin, guardando nel vetro il proprio pugno che si stringeva lungo il fianco. “Incapace… inutile… e assassino”.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Armin Arlart, Jean Kirshtein
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Flashfic scritta per l'Inktober indetto da Fanwriter.it.
Lista: Pumpnight
Prompt: 10. Rabbia
Titolo: In frantumi
Fandom: Attack on titan
Personaggi e ship: Armin Arlert, Jean Kirchstein
Rating: Arancione
Genere: Angst, drammatico, hurt/comfort, introspettivo
Warning: Drammi psicologici, gravi turbamenti mentali, depressione, autolesionismo, sangue.
 
 


 
IN FRANTUMI


 
“Ti odio!”.
Lo specchio restituiva l’immagine di un giovane uomo dai capelli biondi e il viso da bambino.
“L’immagine di un mostro” mormorò Armin, guardando nel vetro il proprio pugno che si stringeva lungo il fianco. “Incapace… inutile… e assassino”.
Lui non scorgeva, in quel riflesso, ciò che molti vedevano e che chiamavano il “comandante bambino”, non vedeva l’essere umano coraggioso e dal cuore grande che descrivevano i suoi amici.
Lui vedeva il demone, il complice di un genocida che non poteva smettere di amare, lo spietato assassino che aveva guidato il colossale alla strage e che non si era fermato neanche davanti ai bambini, schiacciati come insetti da chi, un tempo, era stato indifeso e spaventato come loro.
“Il dio della distruzione” mormorò e si morse le labbra.
E, oltre a tutto questo, indegno di vestire i panni della guida che gli erano stati conferiti, senza che, ancora, riuscisse a spiegarsi il motivo.
Proprio lui, che sarebbe dovuto morire su quel tetto di Shiganshina…
“Perché?” un singhiozzo spezzò la domanda sul nascere. “Perché, Levi? Perché hai scelto me? Hanje… perché mi hai reso tuo successore? Come posso…”.
Non poté proseguire oltre.
La vista si annebbiò, il pugno si sollevò e, con tutta la forza che non riusciva a rivolgere contro nessuno se non contro se stesso, si scagliò verso lo specchio. Il rumore dei cocci infranti accompagnò lo sgorgare del sangue dalle nocche, i vetri incisero la carne, mentre il viso, nel riflesso, si crepò, assumendo lineamenti informi e lui fissò come incantato, tra lacrime di rabbia e disperazione, ciò che riteneva il suo vero se stesso: il mostro, l’orrore…
O semplicemente una creatura in pezzi, che non sapeva più riconoscersi.
“Armin!!!”.
Lo raggiunse la voce di Jean, come da un sogno lontano.
“Io non sono qui” formulò la sua mente. “Non cercatemi…”.
Altrettanto distante, come celata dietro a un velo, si mosse la mano di Jean che gli prese il polso, staccò il suo pugno dallo specchio, contrastò la sua rigidità per fargli aprire le dita.
“Cosa cazzo fai?!”.
“Perché sei così sconvolto, Jean?”.
La sua mente formulava domande, ma lui restava in una dimensione lontana, a guardare dall’esterno ciò che accadeva all’involucro di se stesso che Jean tentava di risvegliare.
“Guarda che hai fatto, razza di cretino!”.
Jean inveiva, gli guardava la mano, tentava di tamponare il sangue che gocciolava formando una pozza ai loro piedi.
Poi il mondo vacillò insieme ai suoi sensi, che si spegnevano uno ad uno.
Tenendogli stretta la mano, con l’altro braccio Jean lo avvolse e si lasciò scivolare a terra insieme a lui.
L’ultimo suono che Armin udì fu ancora la voce dell’amico, ridotta ora a un soffio, sempre più leggero, che gli carezzava l’orecchio:
“Scemo… scemo, scemo, scemo”.
“Perdonami” riuscì a mormorare ancora… o forse solo a pensare, mentre l’universo si tingeva di tenebra.
   
 
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