Seekers
Prologo
– How To Safe A Life
Affondai
la siringa di sedativi nel corpo dell’ uomo.
"E
questo è l’ultimo" dissi, estraendo la siringa dal
corpo esanime,
che stesi a terra.
"Bel
lavoro" Will mi diede una pacca sulla spalla.
"Si"
mormorai afflitta.
"Acque
Profonde" mi chiamò, apprensivo "Non fare così:
è il tuo
lavoro"
"Lavoro?"
dissi irritata "Trattare le persone come cavie da laboratorio
è un
lavoro?"
Sospirò. "Acque Profonde, lo sai. Noi siamo come
marionette, non possiamo fare
niente"
Annuii.
Will
prese il cellulare "L’abbiamo trovato" mormorò
velocemente "Venite" silenzio, mentre dall’altro capo del
telefono parlavano "No, era solo, non c'era nessun altro, l'abbiamo
trovato mentre …"
Non
prestai attenzione al loro scambio, ma fissa il volto
dell’uomo, gli occhi
verdi prima così vitali ora spenti vacui.
Mi
inginocchiai accanto a lui. "Non preoccuparti, fra poco sarà
tutto
finito" gli sussurrai all’orecchio, sapendo di dire una
bugia. Le anime
non potevano dire bugie, ma da questo si capiva che io non ero
un’anima. Mi
serviva da travestimento, questa falsa identità.
Stavo
tradendo il genere umano, ne ero consapevole, consegnando gli ultimi
superstiti
alle anime.
Era
semplice nascondersi: bastavano delle lenti a contatto argentee, e la
cicatrice
sul collo l’avevo, segno del mio abitatore precedente che
avevo cacciato via.
Ero
stata una di quelle coscienze resistenti, tanto che avevo riaperto la
cicatrice
e cacciato l’anima.
Fu
uno spettacolo raccapricciante: c’era molto
sangue, il dolore era insopportabile, ma almeno Acque
Profonde era salvo, in un crioserbatoio.
Gli
chiusi gli occhi con due dita. Quell’uomo non aveva nessun
peccato: cercare di
sopravvivere era una cosa istintiva per tutte le razze.
"Will?"
aveva appena smesso di parlare al telefono.
"Si,
Acque Profonde?" lo guardai in quegli occhi argentei sempre ridenti.
Lui
era un’anima particolare, era sempre restio a catturare gli
umani. A differenza
degli altri della sua specie, lui pensava che gli uomini avessero anche
loro
diritto alla vita.
"Secondo
te"chiesi titubante "Se noi fossimo al loro posto" ed
indicai l’uomo "Dove ci nasconderemmo nel caso di invasione?"
Aggrottò
impercettibilmente le sopracciglia "Perché lo chiedi?"
chiese,
non sospettoso, le anime come lui non potevano esserlo, piuttosto
curioso.
Mi
strinsi nelle spalle, mostrando disinteresse "Non lo so, ma sarebbe
interessante capire la loro mentalità"
Sospirò "Acque Profonde" si inginocchiò accanto a
me "Ti devo
confessare che io sento il mio ospite".
Sgranai
gli occhi "Come fai a sentirlo?"
"Non
lo so, credo che sia uno dei ribelli: ha una
personalità forte, molto
forte"
"Allora
Will è il nome dell’ ospite" ipotizzai.
Annuì "A volte mi parla, ma non vuole farmi sapere dove si
nascondono. Se
trovassi il loro nascondiglio, lo libererei, ma Will ha paura per i
suoi
compagni".
"Sono
molti?" chiesi, cercando di nascondere il lieve tono speranzoso nella
mia voce
"Moltissimi,
a quanto pare. Più di quanti noi pensiamo"
Annuii,
e continuai a guardare il volto del ragazzo steso a terra, turbata.
Per
troppo tempo ho pensato di essere l’ultima umana sulla faccia
della terra, ed
ora scopro che ce ne sono altri molti altri.
"Will,
Cuore di Linfa ti aspetta, vai a casa" era la sua compagna.
"Riesci
a tenerlo a bada finché non arriva la pattuglia?"
"Non
si sveglierà, Will" sussurrai addolorata "Non oggi"
Lui
si alzò e si congedò con un gesto della mano, a
cui risposi con un flebile
“ciao”.
Il
mio vero nome non era Acque Profonde, no, bensì Bella Swan,
Isabella Swan,
quella che fino a poco fa si era creduta l’ultima donna sulla
Terra, da quando
le anime l’avevano invasa.
Ero
sempre stata una ragazza mite, dolce, remissiva, ma in tempi difficili
e duri,
bisognava essere forti. La Vocazione del mio vecchio occupatore?
Cercatrice:
ero costretta a consegnare a quei mostri membri della mia stessa specie.
Questo
ragazzo era il primo umano che catturavo.
Sospirai
e mi chinai per osservare meglio il volto dell’uomo: ora che
lo vedevo meglio,
notavo che era giovane, un ragazzo, di circa diciotto anni; come me.
Era
molto bello, il suo bellissimo viso era teso, i tratti contratti.
Sapevo
perfettamente chi era, e non potevo fare a meno di pensare a quanto
fossi stata
egoista e cattiva.
Per
salvarmi stavo per dare quel ragazzo all’Inferno.
Ma
perché proprio quel ragazzo doveva farmi venire i sensi di
colpa?
Presi
il suo viso tra le mani e gli sussurrai all’orecchio
"Prometto che ti
libererò, fosse l’ultima cosa che faccio". Posai
il suo volto sulle mie
ginocchia.
Avevo
provato una morsa allo stomaco quando mi aveva guardato con gli occhi,
come
quelli di un bambino dopo un incubo: i suoi occhi, quelle due pozze
verdi,
spalancate dal terrore e dalla confusione.
Cercò
di correre, ma io fui più veloce: lo bloccai e prima di
farlo addormentare gli
sussurrai "Sarai salvo, te lo prometto. Ti porterò a casa"
mi
guardò negli occhi, e vedendo che il bagliore argenteo era
molto debole, capì
che ero come lui. Una scintilla di vita nel suo sguardo, spenta dai
sonniferi,
mentre gli sussurravo uno stupido "Mi dispiace".
Accarezzai
quei capelli setosi. Se non fosse stato per quelle lenti a contatto ora
sarei
posseduta da uno di quegli esseri. Non che fosse successo, ma ero
forte, e li
cacciai via.
Ricordo
quando mio padre, Charlie mi diede queste strane lenti argentee: “Bella, quando ne avrai bisogno, usa
queste
lenti” disse, porgendomi una scatolina di lenti a
contatto che brillavano “Conservale
con cura, Isabella”
Mi
sarebbero servite molto, un giorno.
Ne
avevo una gigantesca scorta a casa.
Iniziammo
a capire che le anime stavano arrivando quando criminali e malviventi
si
consegnavano alle autorità.
Io
non riuscii a nascondermi insieme a mio padre e a mia madre, ma venni
presa.
Mi
liberai e tornai lì, a Chicago, dove avevamo la vecchia
casa, dove trovai molte
di queste lenti a contatto.
Così
riuscii a camuffarmi da anima.
Le
anime sono delle creature provenienti da un’ altro pianeta,
simili a degli
insetti. Avevano invaso il nostro pianeta con la scusa che gli uomini
erano
violenti e crudeli.
Non
potevo biasimarli, ma anche noi abbiamo diritto a vivere.
Anche
se quello non era vivere. Piuttosto sopravvivere.
Come
stava cercando di fare quel ragazzo poco fa.
Accarezzai
ancora i suoi capelli ramati, guardando le palpebre che nascondevano i
suoi
occhi verdi.
In
quel momento sentii la macchina della pattuglia di Cercatori che si
avvicinava.
"Non
temere" mormorai al ragazzo, decisa "Saremo presto liberi, Edward
Cullen"
Lo so, sono pazza, ma che ci volete fare, o mi cacciate o prendete
tutto il pacchetto, inclusi gli attacchi di pazzai e schizzofrenia XD
Eheh.
Questa è
una storia ispirata a "The
Host" , (restiamo
nel campo della Meyer) ho cambiato i parametri della storia.,
perchè, capisco che qualche elemento esterno dà
l'ispirazione, ma copiare parola per parola ...
NO, COSA VIETATA
ASSOLUTAMENTE!!!!!!
Comunque, vorrei
dedicare questo capitolo (vabbè, prologo) alla mia
amica Lorelaine86,
qui trovate il link delle sue storie (stupende!!!) che oggi compie gli
anni.
Facciamo un
grandissimo augurio ad una scrittrice storica di EFP, augurissimi
Lori!!!!
Al prossimo aggiornamento, anche se a me piace di più dire
"Alla prossima notte", come si fà con le storie Anime e
Manga, però, visto che Edward e Bella non hanno i capelli
blu ed il vestito giallo e nero di Lamù, mettiamo il
Continua XD.
Al prossimo aggiornamento, Bacioni !!!!!!!!!
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