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Autore: Albusseverus1996    09/01/2023    0 recensioni
Cosa fareste se doveste scoprire che il vostro romanzo fantasy preferito si rivelasse essere, in realtà, "TRATTO DA UNA STORIA VERA (O QUASI)? In questa FF "il protagonista", per così dire, sarò io. Amante dei libri di Harry Potter da quando ho memoria, dopo aver vinto un viaggio a Londra per visitare gli Harry Potter studios, ad aspettarmi e, farmi da guida, ci sarà qualcuno che mai avevo aspettato di vedere
-Scusi- faccio io sperando di non avere un tono sconvolto nella voce -Ma lei chi è?- lui posa il giornale sul tavolino, si aggiusta gli occhiali che gli erano caduti sul naso e fa, con un tono di voce di un uomo che si sta chiaramente divertendo un mondo
-Oh che sbadato, non mi sono nemmeno presentato. Io sono Harry. Harry Potter
Genere: Comico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Buon anno nuovo a tutti.
Dopo una pausa date le varie feste, oggi torniamo finalmente 
più forti e più vicini alla cirrosi epatica dovuta al Capodanno.
Capitolo festivo questo con una chicca non indifferente.
Spero che il capitolo piaccia e come sempre lasciatemi le vostre idee
sennò non è divertente.
Stai recensendo? Ti osservo.
Che aspetti? Ti crucio
Buona lettura a tutti e buon 2023
Albusseverus1996

 




Capitolo 8

 

Mi sveglio sbadigliando profondamente nella stanza dell’albergo che avevo prenotato prima di partire per Londra e prima di scoprire di essere un mago sopratutto. Nonostante fossi in terra britannica da 4 giorni, quella era la prima notte che passavo li. Ho dovuto pagare un extra per il ritardo ma almeno potevo allontanarmi e pensare liberamente a tutto ciò che era successo nei giorni passati. Avevo deciso di non dormire quella notte a Villa Potter proprio per questo motivo. Per digerire le verità che Harry mi aveva finalmente raccontato il giorno prima. Non ero arrabbiato con lui, dopotutto aveva fatto di tutto per me in quei giorni, ma nonostante questo mi aveva mentito cosa che io odiavo. Capivo la sua preoccupazione e che il ministero gli aveva impartito ordini precisi ma nonostante questo mi sentivo tradito e non sapevo cosa di vedo ci fosse negli atteggiamenti dolci e amichevoli che lui e la sua famiglia mi avevano rivolto. Con questo pensiero ben marchiato a fuoco nel mio cervello mi alzo per farmi una doccia. Quando faccio per svestirmi un cervo perlaceo spunta dal nulla attraverso la parete 

“Vediamoci fuori dal tuo hotel in 20 minuti” dice l’animale con la voce di Harry. Io annuisco continuo a svestirmi prima di aprire l’acqua calda mentre il cervo come era arrivato se ne va

 

15 minuti dopo mi trovavo già pronto fuori dall’albergo con la sigaretta ben salda tra le labbra. Tra i vestiti che avevo in valigia non c’era nulla di elegante o da indossare ad un compleanno perciò avevo optato per una camicia nera con il collo alla coreana con una fantasia particolare anch’essa di colore nero e un paio di jeans strappati sulle ginocchia insieme alle mie fedelissime Nike beige. Speravo solo che gli invitati alla festa non si vestissero troppo eleganti per non sfigurare, speranza che si infrange quando Harry entra nel mio campo visivo. Indossava una giacca nera dall’aspetto molto costoso, probabilmente quel pezzo di stoffa costava più di casa mia, un gilet anch’esso nero con sotto una camicia bianca, un papillon, pantaloni e scarpe nere. 

 

-Prevedo una tragedia- penso ad alta voce mentre l’uomo si avvicinava a me sorridendo

 

-Buongiorno- fa Harry non smettendo di sorridere -Spero che tu abbia recuperato le forze. Le feste targate Potter sanno essere estenuanti- io annuisco con in volto un’espressione leggermente preoccupata

 

-Buongiorno. Pronto per far festa- dico io con un sorriso stiracchiato. Harry mi fissa intensamente

 

-Cosa ti preoccupa?- chiede lui mentre ci avviamo verso un vicolo per smaterializzarci. Io sospiro profondamente continuando a camminare e a fissare il nulla

 

-Ho pensato ad un regalo da fare a Penny ma non so se possa apprezzare e non so dove recuperare una chitarra- Harry mi fissa con uno sguardo che non sapevo decifrare 

 

-Sai suonare?- fa lui sorpreso. 

 

-Qualcosina- rispondo io prima di fermarmi in un vicolo appartato

 

-Ci sarà un palco e molti strumenti. Abbiamo chiamato ad un amico di famiglia per l’occasione. Un musicista bravissimo, sono sicuro che ti possa prestare una delle sue chitarre. Se posso permettermi, sono sicuro che il tuo sarà il regalo più apprezzato. Adora la musica- io inizio a ridere

 

-Un palco? Fate le cose in grande allora- anche Harry ride prima di prendermi per un braccio 

 

-Te l’ho detto, le feste dei Potter sempre sono memorabili- io sorrido prima che io e Harry giriamo su noi stessi per poi scomparire nel nulla 

 

Atterriamo davanti al cancello dell’enorme villa di proprietà dei Potter da molte generazioni e nonostante ci fossero molti metri di distanza tra noi e le mura già si poteva notare l’aria di festa e il vociare di alcuni invitati arrivati in anticipo. Una volta entrati non credevo ai miei occhi. Nell’immenso giardino della Villa era stato allestito un vero e proprio palco degno di un concerto con decine di migliaia di spettatori con casse alte il doppio di me, riflettori che ricoprivano tutto il perimetro della struttura di metallo

 

-Ma come è possibile? Sono stato qui ieri e non c’era nulla- chiedo io stupidamente al nulla perché Harry non accorgendosi che mi ero fermato ad ammirare il palco

 

-Bella la magia, eh?- fa un voce molto profonda alle mie spalle. Io mi volto di scatto e vedo un immenso uomo barbuto che mi sorrideva. Era enorme 2/3 volte un uomo normale ma i suoi occhi piccoli e neri emanavano dolcezza. Aspetto mostruoso animo gentile come pochi

 

-Rubeus Hagrid…- faccio io mentre tentavo di guardarlo in faccia provocandomi dei crampi dolorosissimi al collo. Il mezzo-gigante ride di gusto

 

-Tu sei Silvio vero? Harry mi ha parlato di te. Piacere di conoscerti- mi porge una sua manona che io stringo a fatica con tutte e due le mani

 

-Il piacere è tutto mio credimi- non lo conoscevo di persona ma solo guardandolo intuivo che la Rowling lo aveva descritto in maniera impeccabile 

 

-Ti conviene entrare in casa, Silvio. Molly si sta dando alla pazza gioia in cucina con gli elfi. Lascia entrare solo parenti e amici più stretti. Sicuro ti lascia mangiare qualcosa, sei così magro- fa lui con dolcezza non staccandomi gli occhi di dosso. Io rido e gli dò un colpetto sul gomito, anche perché era l’altezza massima che riuscivo a raggiungere

 

-Non credo di far parte di queste categorie, Hagrid. Grazie mille di avermi avvisato- rispondo io mentre l’uomo scuoteva la testa 

 

-Io vado. Sto morendo di fame. Ci si vede in giro- detto questo Hagrid si volta e si incammina verso l’entrata della villa mentre io mi avvicino verso il palco. Inizio a notare la presenza di decine e decine di elfi attorno alla struttura che lavoravano senza sosta per sistemare tutto al meglio

 

-Per l’amor di dio davvero?- penso ad alta voce con un sorriso sul volto mentre mi accorgo che perfino gli elfi domestici indossavano un papillon

 

-Ehi, Silvio- fa una voce alle mie spalle. Io mi volto e vedo Harry che sorreggeva una chitarra acustica meravigliosa: era di un legno scuro e lucido con varie striature più chiare che davano l’impressione di muoversi come un onda sulla riva, il manico era di un colore più scuro con una decorazione floreale d’argento che lo percorreva quasi per intero e cosa che quasi mi fa cadere la mascella al suolo dallo stupore, sul punto più alto del manico vi era la marca della chitarra, Taylor

 

-Una Taylor?- faccio io senza riuscire a dire altro. Harry confuso la volta verso il basso per leggere il nome facendomi perdere 5 anni di vita

 

-Si, credo. Così mi ha detto il proprietario del negozio. Non ti piace? Possiamo cambiarla ho lo scontrino- risponde lui con voce insicura mentre la mia mascella non riesce più a trattenersi e si schianta contro l’erba del giardino. ”Ha appena detto che mi ha comprato una Taylor” penso senza riuscire davvero a realizzare il significato di quel pensiero

 

-Hai per caso appena detto che mi hai comprato una Taylor, Harry?- ripeto sta volta ad alta voce sperando di dargli un senso logico a quel pensiero. Sembrava che il mio cervello si fosse inceppato. Harry si passa una mano tra i capelli imbarazzato 

 

-So che ce l’hai con me perché ti ho mentito. Perciò pensavo che farti un regalo poteva aiutare a farmi perdonare- fa lui con ancora ben stretta in mano la chitarra. Io lo fisso sbalordito per circa 1 minuto e mezzo. Tempo in cui il mio corpo tentava di mandare più ossigeno possibile verso l’alto per cercare di riattivare le mie funzioni celebrali. Mentre Harry credo che stesse per andare a chiamare un medico, io scoppio a ridere come un pazzo

 

-Mi compri una chitarra da più di 10 Mila euro per farti perdonare?- il viso di Harry si rilassa visibilmente

 

-Una volta che ti faccio un regalo te lo faccio come si deve. Quindi mi perdoni?- fa lui con un espressione da cerbiatto porgendomi la chitarra. Io continuo a ridere afferrandola

 

-Non c’era bisogno di comprarmi nulla. Non ero arrabbiato con te e capivo le ragioni per cui me l’avevi nascosto. Avevo bisogno solo processare quello che mi hai detto. Sopratutto sul ministero italiano- Harry mi stringe un braccio con fare paterno 

 

-Capisco che può essere doloroso sapere di non essere accettato e privato di qualcosa che era tua di diritto- io annuisco e continuando a fissarlo alzo al cielo la chitarra

 

-Credo che sia stato meglio così- Harry scoppia a ridere mentre io mi siedo sull’erba per ripassare gli accordi della canzone che dovrò suonare in seguito quando Harry mi blocca

 

-Silvio, ho dimenticato di chiederti. Che canzone canterai?- io alzo lo sguardo dalla meraviglia di legno che stavo imbracciando 

 

-Emh.. Si chiama Photographs è di un artista babbano non so se lo conosci. Si chiama Ed Sheeran- vedo Harry strabuzzare gli occhi per la sorpresa

 

-Oh, lui. Si, si, lo conosco- io preoccupato dalla reazione mi alzo tentando di fare attenzione a non colpire il mio nuovo cimelio

 

-Cosa? A tua sorella non piacerà?- chiedo con voce acuta. Harry scuote la testa e mi sorride 

 

-La adorerà- poi mi fa un occhiolino e se ne va lasciandomi confuso e da solo sul prato.

 

Era passata da un pezzo l’ora di pranzo. Gli elfi avevano terminato di allestire il parco e io di provare la canzone che avrei dovuto suonare successivamente. La fame si faceva sentire così decido che era arrivato il momento di entrare dentro per conoscere la famiglia Weasley per intero e, con un po’ di fortuna, provare le prelibatezze cucinate da Molly. Mi alzo a fatica dal terreno stirandomi le ossa ripongo la chitarra nella sua custodia e mi avvio verso l’entrata con lo stomaco che brontolava. Faccio per aprire la porta quando un ragazzo mi blocca. Aveva i capelli biondi con un lungo ciuffo pettinato verso sinistra mentre la parte destra era rasata, occhi azzurri e un’espressione ostile sul volto. Nonostante era grosso il doppio di me non mi muovo di un millimetro 

 

-Mi piacerebbe entrare, grazie. Sto morendo di fame- faccio io infastidito mentre lui mi punta la bacchetta contro il volto

 

-Solo familiari e amici sono ammessi dentro e io conosco ogni singolo amico o familiare di Penelope perciò ti conviene tornare da dove sei venuto, insulso ometto- dice lui con un’arroganza che mi fa ribollire il sangue nelle vene. Estraggo la mia bacchetta dai pantaloni puntandogliela nelle parti intime

 

-La tua arroganza non mi piace- ero rosso dalla rabbia -Non sono ancora esperto d’incantesimi e non vorrei doverne usare uno sbagliato e farti esplodere quel coso minuscolo che ti ritrovi in mezzo alle gambe quindi, ti pregherei di levarti di mezzo- il ragazzo non fa una piega e non si sposta. La mia rabbia continuava ad aumentare quando poco prima che venisse evocato qualsiasi incantesimo da parte sua o mia Penelope spinge il biondo via dalla mia linea di tiro con una spallata. Era meravigliosa e terrificante tutto insieme. Portava un abito nero scollato e corto, abbastanza da far girare la testa a qualsiasi uomo, vi erano anche delle decorazioni in argento che la facevano sembrare la più bella mappa stellare mai vista, i capelli raccolti dietro con un paio di ciocche che le ricadevano sul volto come fiamme vive e sul volto un espressione furioso quasi quanto la mia in quel momento

 

-Ma cosa diamine ti passa per quel cervelletto inutile, Micheal?- fa lei quasi urlando. Il ragazzo sembrava spaventato a morte. Ripose la bacchetta nella tasca interna della sua giacca e fissava la ragazza confuso

 

-Ho beccato quest’ameba cercando di entrare. Volevo solo aiutarti dato che hai detto che solo familiari e amici sono benvenuti- il mio cervello si spegne nel sentire un altro insulto. Nemmeno ricordo di avere in mio possesso una bacchetta per maledirlo e parto all’attacco con una spallata degna di un lottatore di WWE spedendo il ragazzo contro la parete della Villa. Avendo perso ogni brandello di lucidità vado per colpirlo nuovamente quando una manona mi blocca e mi alza per aria come se fossi fatto di piume. “Maledetto Hagrid” penso io quando vedo il volto del mezzo-gigante che mi sorrideva

 

 

-Mettimi giù!- strillo io cercando di raggiungere la faccia di Micheal per spostargli i connotati di posto

 

-Hai visto, Penny?- fa lui massaggiandosi la nuca -È un pazzo- continua mentre la ragazza si avvicinava verso di me. Io la fisso e abbasso la testa molto imbarazzato. Hagrid mi appoggia nuovamente al suolo

 

-Lascialo stare, Silvio. Si sente migliore del resto del mondo ma è solo uno stupido arrogante- dice Penny con voce dolce. Io alzo il volto e le sorrido

 

-Mi dispiace- faccio io. Lei scuote la testa 

 

-Mi fa piacere che tu sia venuto. Mio fratello mi ha raccontato la verità è per poco non lo schianto io per te. Se vuoi parlarne ci sono- io inizio a ridere mentre Penny si volta verso Micheal che ci guardava esterrefatto

 

-Fai un altra delle tue stronzate e dirò ad Hagrid di occuparsi di te, molto meno gentilmente di come ha fatto con lui. Ci siamo capiti?- il biondo annuisce e torna dentro come un fulmino mentre Hagrid sghignazzava

 

-Bel colpo, Silvio- fa il mezzo-gigante divertito

 

-Avrei potuto fare di meglio. La magia ha intaccato il mio combattimento alla babbana- Hagrid e Penny scoppiano a ridere prima di scortarmi dentro.

 

La Villa pullulava di gente. Ovviamente tutti fissavano la festeggiata ma più di qualche occhiata curiosa o sospettosa era rivolta a me. Mi sentivo come uno studente arrivato da poco in una scuola a metà dell’anno. Non era una sensazione piacevole. Raggiungiamo velocemente la cugina mentre il mio stomaco si lamentava a gran voce per la fame e gli odori che si sentivano perfino dall’entrata non aiutavano. Finalmente entriamo in cucina vedo un piatto di rosbif e mi fiondo su di lui come un falco mentre Penny e Hagrid ridevano di gusto. Era buonissimo. Mentre mangiavo alla velocità della luce non mi ero accorto che tutte le persone presenti all’interno della stanza mi stavano fissando. Io alzo gli occhi con ancora la bocca piena me ne accorgo. Molto imbarazzato cerco di deglutire con quanta più decenza riuscivo a trovare e saluto tutti con la mano. In men che non si dica mi trovo circondato da gente con i capelli rossi che mi salutava e mi sorrideva. Prima Percy, poi Bill, poi Charlie, Fred e George e infine Molly e Arthur

 

-Sei così magro, figliolo- fa la donna senza nemmeno salutare prima -Aspetta ti porto dell’altro rosbif- io ero già sazio ma non riuscivo a dirle di no. Mentre lei recuperava il piatto di carne si aggiungono alla marmaglia di gente presente anche la famiglia Potter al completo e l’altra parte della famiglia Weasley con Hermione e i ragazzi. Tutti volevano parlarmi, presentarsi o solo salutarmi ma io non sono mai stato un tipo molto socievole e quella situazione era opprimente per me. Con la scusa di aver dimenticato qualcosa fuori in giardino e dopo aver ringraziato Molly per il cibo esco quasi di corsa. 

 

-Ti credi così intelligente tu, eh?- fa una voce alle mie spalle prima che potessi raggiungere la porta. Ricordavo di chi fosse perciò nemmeno mi volto

 

-Sicuramente lo sono più di te- faccio io prima di uscire. Il sole stava calando ma il giardino rimaneva perfettamente illuminato. Prendo dalla tasca le sigarette e me ne accendo una per cercare di rilassarmi. 

 

-Credo dovrai abituarti ad essere al centro dell’attenzione, bello mio. Almeno fino a quando non ti conosceranno tutti. Ho una famiglia abbastanza numerosa- non mi ero accorto che qualcuno si fosse seduto vicino a me ma dal tono di voce e dal suo profumo sapevo bene chi fosse.

 

-Non ti ho fatto nemmeno gli auguri. Che maleducato che sono- faccio io prima di fissare il bellissimo volto di Penelope

 

-Oh beh, io non ti ho invitato personalmente al mio compleanno perciò diciamo che siamo pari- io mi sdraio sull’erba fresca un po’ infastidito. Lei ovviamente se ne accorge 

 

-Non intendevo che non volevo che venissi. Sono venuta ieri sera qui per parlarti proprio di questo ma tu non c’eri e da quello che mi ha raccontato Harry non sapevo se avresti voluto partecipare- rettifica lei. Sembrava avesse fretta di chiarire la situazione ma non capivo il motivo. Anche le sue guance si erano arrossate. Io sospiro prima di mettermi nuovamente seduto di fronte a lei

 

-Tu lo sapevi? Mi hai trattato bene anche tu per paura che esplodessi come un palloncino?- faccio io con la speranza che dicesse no. Penny era una ragazza straordinaria e non volevo che quell’amicizia fosse solo una finzione. Lei allunga una mano tanto quanto basta per sfiorare la mia 

 

-No, Silvio- fa lei facendo diventare il mio cuore molto più leggero -Nessuno a parte Harry e Hermione lo sapevano, nemmeno Ginny. Ah dovresti parlare con lei, non ha gradito la tua sparizione di ieri- io tiro un sospiro esasperato prima di alzarmi in piedi e porgere la mano alla festeggiata per aiutarla ad alzarsi. Il mio occhio cadeva sempre sulle sue gambe nonostante cercassi di distogliere lo sguardo. Se lei lo aveva notato non mi dice nulla si limita a sorridermi e ad afferrarmi la mano

 

-Buon compleanno, Penny. Sei bellissima con questo vestito. E questa sarebbe dovuta essere la prima frase che ti rivolgevo oggi se quell’idiota rompipluffe non si fosse messo in mezzo.- le dico mentre tornavamo verso l’entrata dandole un bacio sulla guancia. Lei arrossisce e si mette a ridere senza dire altro. 

 

-Chi è comunque?- chiedo io curioso mentre lo intravedevo spiarci da una finestra. Lei farfuglia qualcosa di incomprensibile

 

-Non ho capito. Puoi ripetere?- lei sbuffa sonoramente 

 

-È il mio ex- io scoppio ridere come un pazzo piegandomi sulle ginocchia. Penny aveva appena aperto la porta della Villa perciò tutti i suoi amici iniziarono a fissarmi come se fossi pazzo. Lei profondamente imbarazzata mi afferra per la camicia e mi trascina dentro. 

 

-Ti fa ridere che stava insieme a me?- eccolo qua di nuovo alla carica. Io cerco di ricompormi asciugandomi le lacrime dal volto 

 

-Si, ovvio. Ma mi farà più ridere vedere come ti schianterà adesso che sa che ci stavi spiando- come da programma vedo la furia crescere nel volto di Penny. Micheal se ne accorge un po’ tardi infatti quando realizza cosa gli stava per succedere era già bello che steso sul pavimento immobile. Io scoppio a ridere per la seconda volta in pochi secondi poi vedo Ginny scendere le scale e ricordando le parole di Penny che mi sorrideva a mo’ d’incoraggiamento mi avvicino a lei. Ginny mi sorride 

 

-Ciao Silvio, come stai?- fa lei troppo formale rispetto alla prima volta che mi aveva incontrato. 

 

-Mi dispiace di essere scappato, Ginny.- lei scuote la testa stringendomi una spalla con la mano. 

 

-Harry mi ha spiegato perché lo hai fatto e ti capisco d’altronde ci conoscevo solo tramite un romanzo. Però devi sapere che Harry ti potrà nascondere cose riguardanti il suo lavoro ma ne lui ne il resto ti mentirebbe mai su temi sentimentali nei puoi stare certo- io la abbraccio dal nulla. Non so il motivo per la quale lo faccio ma mi sembrava il minimo che potessi fare per quella donna così ospitale e gentile.

 

-Ora del concerto!- urla la voce di un Harry visibilmente sorridente che ci fissava dall’uscio della porta. 

 

-Sono pronto- strillo io mentre Harry mi apriva la porta per farmi passare. Ginny e Penny mi fissano confuse. Io faccio spallucce e esco velocemente senza dire nulla.

5 minuti dopo i tecnici chiamati da Harry per l’occasione insieme agli elfi domestici che sgambettavano a destra e a manca avevano sistemato, accordato e collegato chitarra e microfono per permettere di esibirmi al meglio. Io imbraccio ll mio strumento nuovo di zecca e prendo un grande respiro. Faccio per uscire sul palco ma Harry mi blocca

 

-Mi piacerebbe presentarti prima- dice lui con un sorriso. Io annuisco e mi sposto per farlo passare e per vederlo meglio mentre afferrava il microfono e sorrideva al pubblico che lo accoglie con una standing ovation.

 

-Buona sera a tutti- inizia lui strillando -Oggi siamo qui per celebrare il compleanno della mia meravigliosa quanto acida sorellina- scrosci di risate si levano nell’aria

-Prima che nostro cugino inizi a deliziarvi con la sua meravigliosa voce c’è una sorpresa per la festeggiata organizzata da un amico speciale entrato da poco a far parte della mia vita e di quella della nostra famiglia. Una persona speciale che sono convinto che ognuno di voi imparerà ad apprezzarlo come lo apprezziamo noi. Fate un bel applauso per Silvio!- la folla inizia ad applaudire mentre io ero rimasto decisamente colpito dal discorso e nonostante mi avesse chiamato ero immobile. Inizio a muovermi solo quando il padre di Harry, James che era sbucato dal nulla, mi da una piccola spinta d’incoraggiamento. Io esco fuori tra i riflettori del palco con la chitarra ben stretta tra le mani. Harry fa per lasciare il palco quando io in uno slancio emotivo non normale almeno per me lo abbraccio

 

-Spero di avere ancora una camera che mi aspetta- faccio io mentre lo stringo tra le braccia. Lui stringe la presa a sua volta

 

-Sempre- risponde lui facendomi ridere -Ora vai. Il pubblico ti aspetta- ci stacchiamo uno dall’altro. Io vado a prendere posto su di uno sgabello davanti all’asta del microfono. Alzo lo sguardo verso tutti gli invitati scrutando ogni volto per cercare quello che mi interessava vedere in quel momento. Non faccio molta fatica a trovarlo. Mi fissava con un sorriso che io le ricambio. Era davvero bellissima

 

-Buona sera- faccio io sempre sorridendo -Non sapevo cosa regalare alla festeggiata. Cosa può desiderare di più dalla vita una ragazza del genere? Bella, simpatica e soprattutto spaventosa nei suoi attacchi di furia incontrollata- altri scrosci di risate. Anche Penny vedo con la coda dell’occhio che sghignazzava -Io non ho molto da offrire ma spero che questo regalo sia apprezzato nonostante non sia nulla di eccezionale. Questa canzone è per te Penelope. Buon compleanno- un attimo di silenzio e inizio a suonare. Nessuno parlava mentre la melodia risuonava nell’aria 

 

-Loving can hurt, loving can hurt sometimes- inizio a cantare ad occhi chiusi. Cantare fin da piccolo mi faceva stare bene poi essendo abbastanza intonato le persone intorno a me apprezzavano. Le mie dita si muovevano con fluidità sul manico della chitarra creando un suono meraviglioso. Era soprattutto merito dello strumento ma non me la stavo cavando male. Quando arrivo al ritornello alzo lo sguardo per fissare il volto di Penelope che aveva gli occhi lucidi. Io sorrido e continuo. Vi era un silenzio quasi magico tra il pubblico. Nell’aria vi era solo il suono della mia voce e degli accordi dolci della mia chitarra. 

 

-When i’m away- per l’ultima strofa della canzone mi alzo in piedi. Lascio che la chitarra mi ricada sulla schiena e la mia voce che sia l’unico suono presente nell’aria

 

-I will remember how you kissed me. Under the lamppost back on Sixth street. Hearing you whisper through the phone. "Wait for me to come home"- applausi a scena aperta. Penelope sale sul palco con un balzo e mi abbraccia. Io sorrido mentre la stringo tra le braccia 

 

-Spero che il tuo regalo ti sia piaciuto- lei sussurra un “Grazie” prima di staccarsi dalle mie braccia. Tira su con il naso e si asciuga le lacrime prima di sorridermi

 

-Credo che mio cugino ti piacerà- mi dice con un ghigno sul volto. Io saluto al pubblico prima di fissarla confuso. Lei mi invita ad andare sul retro del palco con un sorriso malizioso sul volto. Io la seguo curioso mentre lei si dirige verso un uomo dai capelli rossi girato di spalle

 

-Possibile che abbiate tutti i capelli rossi in questa famiglia?- chiedo esasperato mentre Penny scoppia a ridere. L’uomo si volta sorridente e io quasi muoio d’infarto

 

-Sei veramente molto bravo, amico mio- fa lui. Io lo fisso e mi stupisco che gli occhi non mi siano usciti fuori dalle orbite. Guardo Penelope che sghignazzava insieme ad Harry che si era unito a noi

 

-Ed Sheeran è vostro cugino?! Davvero?!-  dico con voce più acuta di quanto dovrebbe essere. Penny e Harry ridono di gusto

 

-La famiglia Potter è piena di sorprese, te l’ho detto- risponde l’uomo mentre Ed faceva segno di no con la mano

 

-No, no, no. Io provengo dal ramo Evans della famiglia diciamo le cose come stanno-  Penny gli tira un colpetto sulla nuca 

 

-Sei un Potter acquisito. Ora vai e delizia i miei invitati con le tue canzoni prima che ti trasfiguri i tuoi bei capelli rossi in biondo platino- Ed rise di gusto prima di stringermi la mano e avviarsi verso il palco

 

-Che cosa mi tocca fare per la famiglia. È stato un piacere conoscerti, Silvio- detto questo si lancia sul palco mentre gli invitati urlavano di gioia

 

-Non mi abituerò mai a tutto questo- faccio io facendo scoppiare a ridere i due Potter che mi prendono sotto braccio

 

-È probabile. Andiamo a goderci mio cugino adesso- dice Penny con un sorriso. Io annuisco e inizio a correre per raggiungere la prima fila sotto lo sguardo divertito di Harry.

   
 
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