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Autore: Carmaux_95    09/01/2023    3 recensioni
L’idea di una festa di Natale organizzata in palestra con i suoi compagni non lo entusiasmava affatto.
E, ora che si erano autoinvitati anche i giocatori di altre tre squadre, tutta quella situazione gli piaceva ancora meno.
Quando aveva visto quella fiumana di persone riempire la palestra ne era rimasto talmente allibito che aveva dovuto chiedere a Tendou che cosa stesse succedendo. L’amico aveva riso, battendogli una mano sulla schiena ma si era limitato a rispondergli con un vago: “È meglio quando c’è più vita".
Ushijima non fu affatto d’accordo e, lentamente, cercò di ricostruire il susseguirsi degli eventi che aveva trasformato la sua palestra in una stazione nell’ora di punta.
E la risposta era stata solo una: Hinata Shoyo.
[UshiHina natalizia anche se post-befana]
[scritta per Violet Sparks ♥]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Sorpresa, Wakatoshi Ushijima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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TINY LITTLE THINGS
 

per Violet Sparks
 


L’idea di una festa di Natale organizzata in palestra con i suoi compagni non lo entusiasmava affatto.
Non era tipo da festini, Ushijima Wakatoshi. Si trovava bene con la propria squadra e, infatti, non aveva mancato di rivolgere sentiti auguri di Natale e di un propizio anno nuovo a ciascuno ma non era sufficientemente estroverso per trovarsi a suo agio ad una festa. La cosa peggiore era il modo in cui avevano snaturato il suo amato campo da pallavolo, il suo luogo sicuro e angolo di paradiso. Adesso, ovunque si girasse trovava solo tavoli imbanditi di cibarie – la maggior parte delle quali decisamente poco salubri e inadatte alla sua dieta ferrea – e luci stroboscopiche più o meno vivaci che lo costringevano a socchiudere gli occhi conferendogli uno sguardo ancora più austero di quanto non fosse già. Come se non bastasse, in sottofondo lo stesso noioso album di canzoni natalizie non faceva che ripetersi inondando la palestra di musica decisamente superflua, quando non fastidiosa, se uno voleva fare conversazione.
E, ora che si erano autoinvitati anche i giocatori di altre tre squadre, tutta quella situazione gli piaceva ancora meno.
Quando aveva visto quella fiumana di persone riempire la palestra ne era rimasto talmente allibito che aveva dovuto chiedere a Tendou che cosa stesse succedendo. L’amico aveva riso, battendogli una mano sulla schiena ma si era limitato a rispondergli con un vago: “È meglio quando c’è più vita! Te ne accorgerai”.
Ushijima non fu affatto d’accordo e, lentamente, cercò di ricostruire il susseguirsi degli eventi che aveva trasformato la sua palestra in una stazione nell’ora di punta.
E la risposta era stata solo una: Hinata Shoyo.
Non poteva essere altrimenti:
  1. Hinata viveva a casa sua e, per quanto avesse cercato di impedirlo, non aveva potuto semplicemente tenerlo all’oscuro di quella festa. In ogni caso, se anche lo avesse fatto, ci avrebbe pensato Tendou a rivelarglielo e ad invitarlo.
  2. Hinata, con quella bocca larga che si ritrovava, doveva averne parlato con i suoi compagni di squadra. In particolare, doveva essersene vantato con il suo alzatore che, seguendo una fitta di gelosia e l’esempio del piccolo schiacciatore, aveva pensato di imbucarsi (non tanto perché smaniasse di festeggiare quanto semplicemente per non dargliela vinta). E a quel punto Shoyo non aveva potuto fare a meno di dirgli che “Non ce n’è bisogno: Wakatoshi ha esteso l’invito a tutti” (come gli era venuto in mente!? Che avesse frainteso la sua gentilezza di circostanza?).
  3. Sempre Hinata, grande amico di Kozume Kenma, doveva avergli giocato quel medesimo tiro mancino coinvolgendo anche lui e la sua squadra. Spoiler: per una volta non era stata colpa sua ma, in ogni caso, quello era stato il primo pensiero di Ushijima quando il capitano della Nekoma era venuto a stringergli la mano augurandogli buone feste.
  4. Andava da sé che quest’ultimo avesse avvertito il suo migliore amico, capitano della Fukurodani, che non si sarebbe mosso se non in compagnia del suo alzatore. Akaashi, così gli sembrava si chiamasse, era più simile a lui che a Bokuto o Kuroo e, probabilmente, temendo di trovarsi a disagio (e forse per evitare favoritismi), aveva coinvolto tutta la sua squadra.
Ricapitolando: era tutta colpa di Hinata Shoyo.
Lo stesso piccoletto che adesso andava in giro con un costume rosso e una finta barba bianca.
Wakatoshi non capiva che senso avesse tutto quel teatrino ma a quanto pare tutti gli altri apprezzavano la sua allegria contagiosa: ovunque andasse Shoyo, il volto di chi gli era vicino si storceva in un sorriso. Ma, probabilmente, non era merito di quel costume… insomma, Wakatoshi dubitava che, al posto suo, avrebbe strappato i medesimi sorrisi contagiosi. Al massimo sarebbero state risate di scherno, considerando che i pantaloni di Hinata gli sarebbero arrivati alle ginocchia e le maniche ai gomiti.
Scosse la testa, cercando di scacciare quell’immagine così inimmaginabile di sé, e si guardò intorno… rendendosi improvvisamente conto di qualcosa di paradossale: c’era tanta gente, troppa per i suoi gusti, e nonostante questo più persone erano coinvolte e… più intima sembrava quella festa.
Che fosse uno di quei cosiddetti miracoli di Natale?
Che sciocchezza… eppure…
Più era il chiacchiericcio meno ci si accorgeva di tanti piccoli dettagli.
Solo Ushijima vide il minuscolo libero della Karasuno arpionare il proprio asso per il collo e coinvolgerlo in un bacio sotto il vischio.
Solo Ushijima si accorse della delicatezza con cui quel numero 11 con gli occhiali – il ragazzo che lo aveva murato e al quale aveva accidentalmente slogato un dito: dopo sarebbe andato a parlare con lui – accarezzò i capelli del pinch server, forse ripulendoli anche dello zucchero a velo che si era sollevato quando avevano aperto un pandoro.
Solo Ushijima riuscì a percepire uno stralcio di conversazione tra i capitani del Karsuno e del Nekoma.
«Abbiamo un affare in sospeso».
«Kuroo-san», lo redarguì Sawamura.
«Avevo vinto la scommessa, no?»
«Non è il momento».
«Spogliatoio?»
«Non ti ho invitato per questo…»
«Ne sei sicuro?»
Daichi si morse l’interno di una guancia, rifuggendo il suo sguardo. «Tra dieci minuti», assentì alla fine.
«Bravo, paparino…»
Di qualunque cosa stessero parlando, nessuno aveva fatto caso a loro nemmeno quando erano sgattaiolati verso gli spogliatoi – né quando erano rientrati, tempo dopo e decisamente di buon umore.
Forse… forse era stato un bene che quella festa fosse sfuggita di mano.
Se fossero stati solo lui, Hinata e la squadra non sarebbe stata la stessa cosa: certo non avrebbe accettato che davanti a loro Hinata gli si avvicinasse, gli facesse indossare la finta barba e il berretto rosso… e, alzandosi il più possibile sulle punte, gli depositasse un bacio sulle labbra ora baffute.
Ma così, davanti a tutti e sotto gli occhi di nessuno, nascose un sorriso sotto la barba e si concesse di stringerlo in un breve abbraccio.

 




Notine:
Il fatto che Hinata viva da Wakatoshi fa riferimento alla long di Violet, “Le cose che so su di me”.
La scommessa tra Daichi e Kuroo fa riferimento ad un’altra storia limonosa di Vio, “Sounds like a gamble” :-P



 
 
Angolino autrice:
La Befana ormai si è portata via le feste ma non mi importa: BUON NATALE, VIO!!! Tanti tanti auguri anche se in ritardo!
Spero che questa piccola storiella ti piaccia e ti faccia sentire ancora un po’ di Natale nonostante sia già il 9 gennaio ‘^^
Ti mando un bacione e un grosso abbraccio ♥
Grazie a chi ha letto e a chi vorrà lasciare un parere ^^
A presto! ^^
Carmaux
 
  
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