Note dell’autrice:Non è né un prequel né un sequel della bellissima “Lovely Cool Fake”, bensì un missing moment nel bel mezzo della storia!
La prima posizione è stata una vera sorpresa, nonché grande soddisfazione.
Voglio rinnovare i miei ringraziamenti per My Pride (Vampirozza) e Valerya90, che hanno indetto il contest e alla prossima edizione, potete mettermi sicuramente tra le partecipanti! *w*
Ma bando ai convenevoli, vi lascio alla lettura, sperando che sia di vostro gradimento!
I giudizi delle giudici saranno in fondo alla pagina!
La prima posizione è stata una vera sorpresa, nonché grande soddisfazione.
Voglio rinnovare i miei ringraziamenti per My Pride (Vampirozza) e Valerya90, che hanno indetto il contest e alla prossima edizione, potete mettermi sicuramente tra le partecipanti! *w*
Ma bando ai convenevoli, vi lascio alla lettura, sperando che sia di vostro gradimento!
I giudizi delle giudici saranno in fondo alla pagina!
“All I over craved were the two dreams
I shared with you.
One I now have, will the other one over dream remain.
For yours I truly wish to be.”
I shared with you.
One I now have, will the other one over dream remain.
For yours I truly wish to be.”
(Nightwish - Ever Dream)
Ever Dream
L’ultima cosa che vide dopo aver ascoltato il suo lungo racconto, fu la sua schiena mentre si allontanava, i biondi capelli legati in una coda gli ballavano dietro le spalle al tempo con i suoi passi che lo portavano lontano da lui.
Se solo avesse voluto, avrebbe potuto raggiungerlo con una breve corsa, afferrarlo per un braccio e scuoterlo urlandogli in faccia quello che pensava di lui.
Ma era proprio quello il punto: che cosa ne pensasse di lui.
Certo, la storia che gli aveva raccontato era oltre il limite del verosimile, sembrava dettata dalla mente di un folle e, chissà, forse lo era veramente.
In fondo non lo conosceva da molto tempo, cosa poteva dire di certo su di lui, se non quelle poche cose che aveva imparato a riconoscere durante le lezioni in classe o i momenti che passavano assieme scambiandosi nozioni di meccanica e fisica?
L’aveva trovato insopportabile in un primo momento, lo seguiva quasi ovunque, gli parlava tentando di intavolare una discussione nei momenti più disparati, spesso finendo col farli riprendere dal professore come se fossero stati delle scolarette alle elementari.
Poco per volta l’aveva accettato su un piano puramente mentale, era brillante, non avrebbe mai potuto negarlo quello, in sua compagnia si sentiva a suo agio.
Considerando il fatto che aveva trascorso la maggio parte della sua vita da solo, privato della famiglia, troppo impegnato a mantenere un’alta media scolastica per poter usufruire della borsa di studio e di conseguenza, senza il tempo per frequentare eventuali amicizie, l’arrivo di Edward nella sua vita era stato come un’ondata di fresca novità.
Non un’onda liscia e lenta, come quelle che si distendono lentamente sulla spiaggia sabbiosa, ma un vero e proprio schiaffo, di quelle che si schiantano sugli scogli con inaudita violenza, alzando spruzzi bianchi nel creare una sorta di corona.
Il tempo che aveva impiegato a prender spazio nei suoi pensieri fu inaspettatamente breve, tra una pagina e l’altra del libro di meccanica, ritrovava un sorriso, un gesto, una parola di quel ragazzo e non poteva far altro che abbandonarsi ai ricordi della sua voce e della sua pelle tanto vicina quanto irraggiungibile.
Il passo dall’essere conoscenti e amici, verso qualche cosa di più passionale e fisico fu estremamente semplice da compiere, era come se non avessero fatto altro nella loro vita.
Nonostante la propria inesperienza, nonostante fossero due ragazzi, si era sentito completato in quei momenti.
Poi, quella rivelazione.
In quel momento si sentiva al pari di un oggetto, una bambola di pezza con cui giocare, il sostituto di qualcuno lontano.
Provò rabbia, un sentimento profondo che nasceva dal petto, quasi doloroso, intenso.
Era stato illuso, truffato e poi scaricato come un sacco di patate, una volta usato, Edward non ne aveva più visto l’utilità, per questo gli aveva raccontato tutto, per tenerlo lontano da sé.
Il giorno seguente non andò a lezione, voleva stargli lontano, non voleva vederlo.
Voleva dimenticare quegli occhi color dell’oro, quei capelli biondi e fini, la sua voce un po’ chiassosa.
Lo odiava, perché l’aveva usato, preso in giro.
Edward non aveva mai voluto lui, soltanto quel suo Taisa, quello “dall’altra parte”, con cui lui condivideva solamente le fattezze.
Non erano la stessa persona e il biondo se ne era accorto troppo tardi, quando oramai aveva già afferrato tra le dita il suo cuore, quindi aveva stretto la presa, sino a ridurlo ad un ammasso sanguinolento e dolorante.
Ma la rabbia e l’odio delle prime ore, presto furono sostituiti da un’immensa tristezza; perché Edward amava il suo Taisa, non lui, perché non poteva essere quell’uomo, anche se avrebbe veramente voluto, avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere l’amore di quel ragazzo.
Trascorse il pomeriggio intero a pensare e ripensare, non poteva credere di averlo perso prima ancora di poterlo stringere a sé, di reclamarlo come suo.
Non poteva essere realmente così, ma come poteva competere con quell’altro, come poteva soppiantare il suo posto nel cuore di Edward?
Lui non era un Taisa, non aveva sogni immensi, non aveva vere ambizioni né nobili ideali da proclamare ai quattro venti, non era quel Roy Mustang.
Con il passare delle ore aumentava la sua certezza di fallimento totale, tentava di pensare come non era in grado, tentava di prevedere la reazione del Taisa, ma non lo conosceva, come poteva?
Se lo avesse emulato alla perfezione, forse Edward l’avrebbe accettato, o per lo meno si sarebbe accontentato.
Gli ci volle ancora un’altra ora perché un altro pensiero prendesse posto nella sua mente.
Non aveva mai lottato con serietà per qualcosa di importante nella sua vita, era sempre stato un normale ragazzo senza famiglia, con una borsa di studio e la prospettiva di trovarsi un lavoro con cui guadagnarsi da vivere.
Era arrivato però il momento di cominciare a reagire a quel mondo, spingere nel verso opposto alla corrente, battersi con tutto se stesso.
Rifletté seriamente, doveva trovare un modo per conquistare Edward per quello che era, soppiantare il ruolo che il suo Taisa aveva nella sua vita e nei suoi pensieri.
Vi era solamente un modo per poterci riuscire, doveva creare dei nuovi ricordi, che non fossero ricollegati con gesti e azioni del Taisa, poiché lui non lo era, avrebbe messo in pratica tutto ciò che quel Roy non aveva mai fatto per Edward.
In questo modo, il ragazzo si sarebbe creato un nuovo ricordo e sarebbe stato suo soltanto, differente da quelli dell’altro.
Cominciava a farsi prendere dall’agitazione: cosa avrebbe potuto fare?
In certe cose non aveva esperienza, non sapeva come doversi comportare.
Ma se voleva conquistare Edward, allora lo avrebbe dovuto corteggiare, in fondo era quella la procedura per ogni coppia.
Corteggiamento.
La prima cosa che gli venne in mente con quella parola fu un mazzo di fiori, enorme, ricco, di quelli che si regalavano per le occasioni importanti e quella lo era veramente.
L’unico intoppo che trovò nel suo piano, fu la mancanza di liquidi, i soldi scarseggiavano, non ne aveva abbastanza nemmeno per comprare mezza dozzina di rose.
Allora si sarebbe dovuto arrangiare, come aveva sempre fatto, se non poteva andare in un negozio a comprarli, li avrebbe raccolti lui stesso, anche se avesse dovuto impiegare dei giorni per farlo.
Edward avrebbe avuto la scelta finale, accettare o meno ciò che gli donava con tutto se stesso e, se glielo avrebbe permesso, avrebbe fatto tutto ciò era in suo potere per divenire l’unico Roy del suo cuore, quello a cui avrebbe pensato, quello che avrebbe amato.
Sarebbe divenuto il sogno che avrebbero condiviso.
Se solo avesse voluto, avrebbe potuto raggiungerlo con una breve corsa, afferrarlo per un braccio e scuoterlo urlandogli in faccia quello che pensava di lui.
Ma era proprio quello il punto: che cosa ne pensasse di lui.
Certo, la storia che gli aveva raccontato era oltre il limite del verosimile, sembrava dettata dalla mente di un folle e, chissà, forse lo era veramente.
In fondo non lo conosceva da molto tempo, cosa poteva dire di certo su di lui, se non quelle poche cose che aveva imparato a riconoscere durante le lezioni in classe o i momenti che passavano assieme scambiandosi nozioni di meccanica e fisica?
L’aveva trovato insopportabile in un primo momento, lo seguiva quasi ovunque, gli parlava tentando di intavolare una discussione nei momenti più disparati, spesso finendo col farli riprendere dal professore come se fossero stati delle scolarette alle elementari.
Poco per volta l’aveva accettato su un piano puramente mentale, era brillante, non avrebbe mai potuto negarlo quello, in sua compagnia si sentiva a suo agio.
Considerando il fatto che aveva trascorso la maggio parte della sua vita da solo, privato della famiglia, troppo impegnato a mantenere un’alta media scolastica per poter usufruire della borsa di studio e di conseguenza, senza il tempo per frequentare eventuali amicizie, l’arrivo di Edward nella sua vita era stato come un’ondata di fresca novità.
Non un’onda liscia e lenta, come quelle che si distendono lentamente sulla spiaggia sabbiosa, ma un vero e proprio schiaffo, di quelle che si schiantano sugli scogli con inaudita violenza, alzando spruzzi bianchi nel creare una sorta di corona.
Il tempo che aveva impiegato a prender spazio nei suoi pensieri fu inaspettatamente breve, tra una pagina e l’altra del libro di meccanica, ritrovava un sorriso, un gesto, una parola di quel ragazzo e non poteva far altro che abbandonarsi ai ricordi della sua voce e della sua pelle tanto vicina quanto irraggiungibile.
Il passo dall’essere conoscenti e amici, verso qualche cosa di più passionale e fisico fu estremamente semplice da compiere, era come se non avessero fatto altro nella loro vita.
Nonostante la propria inesperienza, nonostante fossero due ragazzi, si era sentito completato in quei momenti.
Poi, quella rivelazione.
In quel momento si sentiva al pari di un oggetto, una bambola di pezza con cui giocare, il sostituto di qualcuno lontano.
Provò rabbia, un sentimento profondo che nasceva dal petto, quasi doloroso, intenso.
Era stato illuso, truffato e poi scaricato come un sacco di patate, una volta usato, Edward non ne aveva più visto l’utilità, per questo gli aveva raccontato tutto, per tenerlo lontano da sé.
Il giorno seguente non andò a lezione, voleva stargli lontano, non voleva vederlo.
Voleva dimenticare quegli occhi color dell’oro, quei capelli biondi e fini, la sua voce un po’ chiassosa.
Lo odiava, perché l’aveva usato, preso in giro.
Edward non aveva mai voluto lui, soltanto quel suo Taisa, quello “dall’altra parte”, con cui lui condivideva solamente le fattezze.
Non erano la stessa persona e il biondo se ne era accorto troppo tardi, quando oramai aveva già afferrato tra le dita il suo cuore, quindi aveva stretto la presa, sino a ridurlo ad un ammasso sanguinolento e dolorante.
Ma la rabbia e l’odio delle prime ore, presto furono sostituiti da un’immensa tristezza; perché Edward amava il suo Taisa, non lui, perché non poteva essere quell’uomo, anche se avrebbe veramente voluto, avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere l’amore di quel ragazzo.
Trascorse il pomeriggio intero a pensare e ripensare, non poteva credere di averlo perso prima ancora di poterlo stringere a sé, di reclamarlo come suo.
Non poteva essere realmente così, ma come poteva competere con quell’altro, come poteva soppiantare il suo posto nel cuore di Edward?
Lui non era un Taisa, non aveva sogni immensi, non aveva vere ambizioni né nobili ideali da proclamare ai quattro venti, non era quel Roy Mustang.
Con il passare delle ore aumentava la sua certezza di fallimento totale, tentava di pensare come non era in grado, tentava di prevedere la reazione del Taisa, ma non lo conosceva, come poteva?
Se lo avesse emulato alla perfezione, forse Edward l’avrebbe accettato, o per lo meno si sarebbe accontentato.
Gli ci volle ancora un’altra ora perché un altro pensiero prendesse posto nella sua mente.
Non aveva mai lottato con serietà per qualcosa di importante nella sua vita, era sempre stato un normale ragazzo senza famiglia, con una borsa di studio e la prospettiva di trovarsi un lavoro con cui guadagnarsi da vivere.
Era arrivato però il momento di cominciare a reagire a quel mondo, spingere nel verso opposto alla corrente, battersi con tutto se stesso.
Rifletté seriamente, doveva trovare un modo per conquistare Edward per quello che era, soppiantare il ruolo che il suo Taisa aveva nella sua vita e nei suoi pensieri.
Vi era solamente un modo per poterci riuscire, doveva creare dei nuovi ricordi, che non fossero ricollegati con gesti e azioni del Taisa, poiché lui non lo era, avrebbe messo in pratica tutto ciò che quel Roy non aveva mai fatto per Edward.
In questo modo, il ragazzo si sarebbe creato un nuovo ricordo e sarebbe stato suo soltanto, differente da quelli dell’altro.
Cominciava a farsi prendere dall’agitazione: cosa avrebbe potuto fare?
In certe cose non aveva esperienza, non sapeva come doversi comportare.
Ma se voleva conquistare Edward, allora lo avrebbe dovuto corteggiare, in fondo era quella la procedura per ogni coppia.
Corteggiamento.
La prima cosa che gli venne in mente con quella parola fu un mazzo di fiori, enorme, ricco, di quelli che si regalavano per le occasioni importanti e quella lo era veramente.
L’unico intoppo che trovò nel suo piano, fu la mancanza di liquidi, i soldi scarseggiavano, non ne aveva abbastanza nemmeno per comprare mezza dozzina di rose.
Allora si sarebbe dovuto arrangiare, come aveva sempre fatto, se non poteva andare in un negozio a comprarli, li avrebbe raccolti lui stesso, anche se avesse dovuto impiegare dei giorni per farlo.
Edward avrebbe avuto la scelta finale, accettare o meno ciò che gli donava con tutto se stesso e, se glielo avrebbe permesso, avrebbe fatto tutto ciò era in suo potere per divenire l’unico Roy del suo cuore, quello a cui avrebbe pensato, quello che avrebbe amato.
Sarebbe divenuto il sogno che avrebbero condiviso.