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Autore: Amber    10/01/2023    2 recensioni
Merlin ama i numeri, ama la matematica, ma soprattutto ama i numeri primi. Ma cosa succede se, quando pensa di aver trovato il suo numero primo, una variabile mette in crisi ciò in cui crede?
Tratto dalla storia: [...] Essere un numero primo è l’equivalente di avere un’anima gemella. Merlin pensa che da qualche parte, nel mondo, ci sia la persona. La sua persona. Il suo personale numero primo. [...] Si, Arthur era decisamente un numero primo. Merlin gli aveva preso il viso, si era chinato su di lui e lo aveva baciato. Il suo numero primo. [...]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Bene. Benvenuti a tutti, ai nuovi ai vecchi lettori per chi c’è, e buon 2023! È il 10 gennaio e giuro, sono già stanca, ma vabbè, forza e coraggio come dico sempre.
Verso la fine dell’anno mi partono i feels Merthur, ed eccomi qui con… una robina, che tanto robina non è in realtà, ma portate pazienza.
Volevo fosse una cosina leggera ma poi ha continuato a scriversi e a scriversi, quindi è chiaro che si è allungata diventando una shot di ben 16 pagine!
Comunque, parliamo di cose serie. La storia è palesemente divisa in due, c’è un prima dove viene fatto un po’ il punto della situazione e un dopo, che è ciò che è con un po’ di angst, perché quello non può mai mancare. Non volevo dividerla in due capitoli, sarebbe un gran spreco quindi…
Vi auguro senza indugi una spero carina lettura per staccare un po’ dalla realtà e che la Merthur sia con voi sempre e per sempre.
 
Oswari
Amber
 
PS. Sono passati 10 ANNI dalla fine di Merlin, ragazz* 10, voglio svenire se ci penso.
 

NUMERO PRIMO

 
Merlin ama i numeri.
Trova bellissimo il fatto che ovunque e senza nessun errore 1+1 sia uguale a 2. È rassicurante il fatto che la matematica non abbia errori e non permetta invenzioni.
Come i numeri primi.
Un numero naturale, divisibile solo per 1 o per se stesso. È… romantico, lo ha sempre pensato.
Essere un numero primo è l’equivalente di avere un’anima gemella.
Merlin pensa che da qualche parte, nel mondo, ci sia la persona. La sua persona. Il suo personale numero primo.

-Arthur guarda, non li trovi bellissimi?-
-I numeri primi? Non proprio-
-Ma tu lo sei. Il mio numero primo-
-Merlin… solo tu riesci a rendere romantica persino la matematica-

 

***

 
Lancelot è il migliore amico di Merlin.
Di fatto si conoscono dalle scuole medie ed è stata affinità a prima vista. Hanno entrambi personalità tranquille e riservate e anche se Lancelot è da sempre al centro dell’attenzione per il suo status e la sua bellezza, il ragazzo preferisce sempre un buon libro in compagnia del suo amico piuttosto che andare a fare festa chissà dove con chissà chi.
Lance è stata la prima persona ad aver intuito l’orientamento sessuale di Merlin ed è stata anche la prima con cui il ragazzo l’ha ammesso, in un giorno qualunque di una qualunque settimana di un qualunque anno nel mezzo alla loro amicizia
-Lance, penso mi piacciano gli uomini- aveva detto il moro sfogliando le pagine distrattamente, il divano che li vedeva seduti insieme, uno affianco all’altro
-Ok- era stata la risposta distratta e il discorso era finito lì.
Poi c’era stato l’inizio dell’università che li ha visti nello stesso complesso ma in due facoltà diverse: Lancelot a economia con la prospettiva di rilevare la piccola attività di famiglia e Merlin ad ingegneria perché lui, come diceva sempre Lance, era un tipo da numeri primi.
Era chiaro quindi che la mole di studio, gli orari di università e gli impegni, li avevano portati a vedersi meno, anche se avevano preso l’abitudine di prendere un caffè insieme il mercoledì nell’unica ora buca che avevano in comune tra una lezione e l’altra.
Era stato lì che Lancelot gli aveva raccontato dei suoi nuovi compagni di corso
-Sono dei pazzi, ma più pazzo di Gwaine non ho mai conosciuto nessuno- aveva raccontato ridendo –Perc è un orso, ma in realtà passa metà del tempo a parlare di come curare le sue piante nella serra. Lion è letteralmente un capoclasse tutto ligio al dovere e regge l’alcol come non ho mai visto fare. Elyan è uno scansafatiche che non ho idea di come farà a passare l’anno, è perennemente in ritardo su tutto te lo posso giurare. Arthur invece è proprio un principino con quei suoi capelli perfetti e la camicia stirata-
-Simpatici- aveva commentato annoiato il moro. Aveva messo da parte la conversazione e se ne era dimenticato.
Ed era sempre stato in quella caffetteria che Merlin gli aveva raccontato di questa ragazza di lettere a cui stava dando ripetizioni di matematica per questo fantomatico esame che non riusciva a passare
-Mi sto impegnando, ma testona come lei nell’imparare le formule basi non ho ancora trovato nessuno. Come si fa all’università a non riuscire a capire i sistemi?- aveva chiesto scandalizzato
-Sta mettendo alla prova il grande Merlin dei numeri primi? Voglio conoscerla- lo aveva preso in giro l’amico
-E’ diventata una sfida. Le farò passare quell’esame, vedrai- aveva risposto risoluto il moro finendo il suo caffè -Anzi, ora vado che sono quasi in ritardo-
Poi c’era stato l’imprevisto e Merlin, con il senno di poi, si era complimentato da solo per il lampo di genio fortuito
-Lance hai tempo? Devi aiutarmi. Ho un incontro con un professore, ma tra meno di mezz’ora devo vedermi con la ragazza delle ripetizioni. Non te lo chiederei mai ma è veramente urgente. Puoi sostituirmi con lei oggi? Per favore- Ovviamente non ci sarebbe stato problema –Grazie! Lei si chiama Gwen, la chiamo subito per spiegarle. Vi vedrete alla biblioteca della facoltà. Grazie ancora-
Conclusione: Lance si era innamorato a prima vista. Non solo innamorato, era partito per la tangente e aveva assunto quel comportamento tipico di un adolescente con gli ormoni a mille che Merlin era sicuro di non avergli mai visto
-E’ bellissima non è vero? Ma hai visto quando sorride? Le si illuminano gli occhi e anche quando è concentrata le si forma una piccola ruga qui in mezzo adorabile. Ed è così gentile e simpatica, abbiamo riso tantissimo. Quando si è scostata i capelli dal viso poi sono rimasto senza parole. Il modo in cui gesticola è affascinante-
-Insomma, le hai insegnato matematica nel mentre o no?- aveva cercato di capire il moro tra uno sproloquio e l’altro. La risposta era stata ovviamente no.
E Gwen, la dolce, simpatica, testarda Gwen, non sembrava particolarmente indifferente mentre rimanere concentrati sui numeri era divenuto impossibile. Merlin si era sentito particolarmente sotto torchio il pomeriggio dopo
-E’ tuo amico di infanzia vero? Cosa gli piace mangiare? Qual è il suo colore preferito? Quali sono i suoi hobby? Ha la ragazza? Studia economia? Quali sono i suoi orari e dove abita?-
-Senti facciamo così: tieni il numero e chiamalo direttamente, ma ti prego continuiamo la lezione- si era trovato a dire il moro esasperato, consapevole di cosa sarebbe successo di lì a poco.
Tempo una settimana e i due erano usciti insieme tre volte, si erano sentiti tutti i giorni e avevano parlato l’uno dell’altro ai rispettivi amici organizzando un’uscita
-Devi conoscerla Merlin-
-Lance, la conosco già ti ricordi?-
-Si ma è diverso adesso-
-Perché state insieme?-
-Beh, non ufficialmente ma…-
-Devo studiare lo sai-
-Merlin, sei il mio migliore amico. In questo frangente i numeri non contano, diventano irrilevanti. È un tuo obbligo-
E la conversazione si era chiusa così, perché Merlin e Lance erano migliori amici da tutta la vita e non c’era altra verità oltre a questa
-Quindi chi ci sarà a questa uscita esattamente?- aveva chiesto Merlin quel fine settimana mentre si dirigevano all’appuntamento in un frequentato bar in centro, il Camelot
-Tu in qualità di mio migliore amico ovviamente-
-Smettila di fare il ruffiano Lance- aveva riso
-E gli amici di Gwen, che ho scoperto essere i miei compagni di corso, te lo avevo detto?-
-In che senso?-
-Ti ricordi Elyan?-
-No-
-E’ il fratello di Gwen-
-Ah-
-E Arthur è loro amico di infanzia, quindi escono da sempre tutti insieme, loro tre con Gwaine, Percival e Lion-
Merlin, a quel punto, aveva fatto l’unica cosa in suo potere: si era armato di tutta la sua pazienza sperando che la serata finisse alla svelta in modo da tornare ai suoi numeri e ai suoi libri di calcolo.
Si era già immaginato la serata mentre, messo all’angolo, ascoltava storie e discorsi di un gruppo di amici che usciva insieme da tanto tempo, in una complicità in cui lui non poteva nemmeno mettere un dito. Non che ci tenesse. Ma nel disagio sperava almeno di poter fingere di divertirsi così da fare il suo dovere di migliore amico visto che Lance teneva a quella serata e lui voleva renderlo felice.
Così aveva conosciuto tutta la combriccola o, come li aveva ribattezzati nella sua mente, la tavola rotonda.
E niente era andato come si aspettava.
Gwen appena lo aveva visto l’aveva abbracciato presentandogli il fratello Elyan
-Ah, tu sei l’ennesimo che tenta di insegnarle la matematica. Auguri!- aveva riso il ragazzo dalla pelle scura prendendo in risposta un calcio dalla sorella imbarazzata
-E’ più facile non far fare la fotosintesi ad una pianta piuttosto che riuscire nell’impresa di farle passare quell’esame- aveva insistito Percival e Lion si era portato le mani alle orecchie
-Se sento una sola parola sulle piante stasera giuro che ti picchio Perc-
-Per favore, lo minacci ogni giorno- si era intromesso Lance –Merlin vieni, prendiamo da bere-
-No no fermo lì, non vorrai lasciare Gwen da sola con questi trogloditi!- aveva esclamato Gwaine e con una sola mossa aveva messo il braccio sopra le spalle di un perplesso Merlin –Lui lo prendo io mentre voi ragazzacci fate le vostre cosacce-
E Merlin, senza poter dire una sola parola, si era trovato con Gwaine in mezzo al bar stipato di gente urlando per tentare di ordinare le birre per tutti. Il problema era che prendere da bere insieme al ragazzo era impossibile, non mentre lui lo portava da una parte all’altra del locale parlando con chiunque e facendogli conoscere quello o questo senza che Merlin riuscisse a collegare un nome con una faccia o anche solo capire una semplice conversazione. Aveva solo capito che il proprietario del locale, un signore di una certa età dietro al bancone che spillava birra a tutto andare, si chiamava Gaius
-Ah, ecco il nostro Re!-
Così sballottato, Merlin ne aveva approfittato per sgusciare via dalla sua presa e in meno di un secondo si era ritrovato all’esterno per prendere fiato
-Stai bene?- aveva chiesto Lance ridendo sotto i baffi
-Avevi ragione, Gwaine è pazzo. Simpatico, ma pazzo- aveva aggiustato il moro facendo ridere l’altro
-E’ arrivato anche Arthur nel mentre voi eravate impegnati. È entrato a prendere da bere, non l’hai visto?-
-Non lo so, sono scappato appena Gwaine si è distratto- aveva confessato. Si era raddrizzato, aveva fatto un passo indietro e… bam! –Ehi, stai attento!-
Si era girato e…
-Arthur!-
C’era Arthur a quanto pareva, a meno di un passo da lui che gli era finito addosso.
La prima cosa che aveva registrato Merlin era stata la statura leggermente più alta della sua. Ma era normale notarlo, gli era finito addosso e lui non era mai stato una cima in altezza.
La seconda era stata la presa decisa delle mani sulle sue braccia per tenerlo dritto. Chiaro anche quello, finendogli addosso l’altro lo aveva preso al volo impedendogli di sbilanciarsi.
La terza era stata il profumo. Ricercato. Speziato. Ma non intossicante. Era un profumo o un bagnoschiuma?
Si erano guardati.
C’era un viso regolare, una capigliatura bionda ridicolmente perfetta, due occhi cielo e il naso dritto, le labbra di un fresco color rosa
“E’ un numero primo” era stato il primo pensiero e sbattendo le palpebre si era riscosso, allontanandosi per mettere una giusta distanza consona tra loro
-E tu sei?- aveva chiesto il biondo
-Lui è Merlin, il migliore amico di Lance- lo aveva presentato Gwen
-E a quanto pare il poveraccio che tenta di insegnarle matematica- aveva riso Gwaine subito dietro al biondo con un paio di birre in mano
-Ah, sei tu-
Merlin si era indispettito irrigidendosi. Ah sei tu non era proprio un modo carino di parlare con le altre persone.
Forse Arthur non era un numero primo. Forse era solo uno dei tanti numeri replicabili.
Alla fine, tirando le somme della serata, si era divertito. Avevano bevuto, chiacchierato del più e del meno e giocato a biliardo dove aveva vinto stracciandoli tutti
-Meno male non abbiamo scommesso dei soldi- si era trovato a dire Elyan contrariato alla terza partita persa
-Basta, io non giocherò mai più contro di te- Perc aveva mollato la stecca e aveva alzato le mani arrendendosi
-E’ tutta una questione di matematica- avevano detto Merlin e Lance contemporaneamente
-Dobbiamo decisamente giocare per soldi- aveva ribadito Gwaine e guardandosi intorno aveva cercato degli avversari
-NO- lo aveva bloccato Lion agguantandolo per il braccio –Hai sempre delle pessime idee-
E a fine serata Merlin aveva vagamente intuito cosa stava succedendo.
Elyan era tornato al suo dormitorio sbadigliando, Lion ancora sobrio si era tirato dietro di peso Perc e Gwaine per portarli a casa in sicurezza, mentre Lance e Gwen ridacchiando erano semplicemente andati via.
Merlin si era trovato solo con Arthur e i due si erano guardati in silenzio
-Vado a casa- aveva annunciato il biondo e Merlin si era alzato a sua volta.
I due si erano separati così, senza null’altro da condividere e Merlin lo aveva semplicemente accantonato. Aveva chiuso quel principino in un cassetto con l’intenzione di non riaprire mai più quella parentesi.
Gli era piaciuto alla vista? Certo. Avrebbe voluto approfondire? Chiaro. Ma se Arthur non era un numero primo, lui non voleva averci niente a che fare.

-Quand’è che ti sono piaciuto?-
-Mi sei piaciuto sin da subito-
-Ma se non mi hai rivolto la parola per tutto il tempo!-
-Ero timido-
-Sei timido solo quando pare a te, questa è la verità-

 
Nemmeno a dirlo, dalla fantomatica sera in cui Merlin si era detto che non ci avrebbe più fatto un pensiero su quel biondino, si era ritrovato Arthur perennemente e costantemente tra i piedi.
 
Fuori l’università
-Cosa ci fai tu qui?-
-Passavo per caso-
-La tua facoltà è dall’altra parte del campus-
 
Alle lezioni in biblioteca con Gwen, dove lui l’accompagnava sedendosi a studiare per i fatti suoi dall’altra parte del loro tavolo
-Da quando in qua ti accompagna?- aveva mormorato il moro sospettoso
-Ha delle cose da fare qui in giro… quindi approfitto del passaggio in macchina e lui ne approfitta per studiare mentre mi aspetta- aveva ridacchiato la giovane.
 
Al bar con Lance il mercoledì dove era magicamente comparso anche Gwaine
-Ok, adesso mi dite cosa succede?- aveva sibilato Merlin seccato quando il biondo si era allontanato per ordinare
-Niente!- avevano risposto i due amici piegati in due dal ridere.
 
Sull’autobus di ritorno dall’università
-Ma tu non hai una macchina?-
-Si è rotta-
-Abiti sulla via di questa linea?-
-Mh-
Ovviamente no, ma lo avrebbe scoperto solo dopo. Arthur non era sceso con lui alla sua fermata e Merlin si era limitato a fissare con le sopracciglia alzate l’autobus sparire alla curva successiva.
 
Nel minimarket vicino a casa sua
-Cosa diavolo ci fai qui tu?-
-Compro cose-
-Qui?-
-Non è un luogo pubblico?-
-Solo che non ti ho mai visto-
-E’ una coincidenza-
-Ma non mi dire-
Una coincidenza. Ce n’erano un po’ troppe da qualche tempo a quella parte.
 
-Fammi indovinare- lo aveva anticipato Merlin appena lo aveva avvistato al parco –Un’altra coincidenza?-
-Mi piace il parco-
-Sei qui a leggere e ci sono cinque gradi-
-Il freddo tempra lo spirito-
-Ti ammalerai-
-Sei preoccupato per me Merlin?-
Il moro aveva invocato un certo quantitativo di pazienza e aveva ingoiato una rispostaccia.
 
E poi finalmente qualcosa si era mosso.
Merlin era uscito dall’università dopo un’intensa giornata di lezioni ed era stravolto, soprattutto perché la sera prima non era riuscito quasi a dormire a causa di una certa testa di fagiolo con un nome altisonante che si faceva trovare ovunque per nessun motivo logico
-Merlin!- si era sentito chiamare e girandosi aveva incontrato lo sguardo luminoso di Gwen che lo aveva abbracciato di slancio –Merlin non hai idea!- aveva esclamato sprizzando gioia e lui, barcollando nell’impeto della ragazza, l’aveva sorretta
-Che succede?- Arthur era dietro la ragazza e allo sguardo interrogativo del moro si era limitato a sospirare
-Ha passato l’esame-
-Come?-
-Ho passato l’esame! Sono usciti ora i risultati. Oh Merlin grazie, grazie! Non ci ho creduto fino all’ultimo e invece…!-
Il moro aveva impiegato un secondo per realizzare, poi le aveva preso il viso tra le mani e aveva riso contento piegandosi su di lei
-Gwen bravissima! Sapevo ce l’avresti fatta, ottimo lavoro!- si era complimentato
-Era esattamente come avevi detto tu, gli stessi esercizi e domande, non posso ancora crederci di averlo passato- aveva continuato lei saltellando e con slancio era tornato ad abbracciarlo.
Merlin aveva provato a ricambiare ma…
-Gwen, dovresti andare a farti offrire da bere ai ragazzi. Avevano tutti scommesso sulla tua disfatta- la voce di Arthur si era intromessa… beh, in realtà tutto in lui si era intromesso.
Merlin aveva sentito una presa sul braccio che stava per stringere Gwen e la ragazza allontanata con ferma gentilezza. Il biondo si era letteralmente messo in mezzo lasciando il moro di stucco e la giovane estremamente divertita
-Oh scusa, troppo vicino?- lo aveva stuzzicato lei balzando indietro –Così va bene? Più lontano? 1 metro, 2 forse?-
Arthur irrigidito l’aveva scacciata con la mano
-Gwen, eclissati-
La giovane aveva lanciato loro un bacio volante ringraziando ad alta voce un’ultima volta, poi se n’era andata davvero lasciando Merlin scioccato
-Ma che cosa cavolo…?- era appena successo? Aveva finito la sua mente per lui.
Arthur lo aveva guardato male per un solo secondo, nemmeno avesse fatto chissà cosa
-Andiamo, ho voglia di un caffè- gli aveva detto. La mano era scivolata dal braccio alla sua mano e si era incamminato trascinandoselo dietro
-Ma…-
-Hai la faccia di chi non ha dormito per niente. Dopo ti porto a casa-
-Mi porti dove?- Merlin aveva corso per stagli al passo –Puoi lasciarmi per favore?-
Arthur si era fermato e lo aveva osservato un po’
-Ti dà fastidio?-
-No ma…-
-Allora andiamo-
Arthur, arrivati alla caffetteria, lo aveva fatto sedere al solito tavolo e aveva ordinato per lui senza chiederglielo il caffè esattamente come piaceva a lui. Poi, in silenzio, lo aveva accompagnato a casa.
Ed era abbastanza inquietante il fatto che Arthur sapesse qual era casa sua senza chiederglielo.

-Ti rendi conto che quella volta mi hai trascinato per tutto il campus?-
-Ti rendi conto che avevi appena sorriso a Gwen in quel modo davanti a tutto il campus?-
-Non sarai mica stato geloso per quello!-
-Beh, quel sorriso doveva essere mio. Ho dovuto mettere dei paletti-
-Ma quale sorriso?-
-Quello perfettamente felice. Il sorriso perfetto. Quello che mi ha fatto innamorare ancora di più di te-

 
-Non ho capito se è uno stalker o altro- aveva confessato Merlin con Lance qualche giorno dopo. Era mercoledì e i due erano finalmente soli dopo un sacco di tempo. Il moro stava raccontando nervosamente al suo amico degli episodi che avevano visto Arthur protagonista e l’amico lo stava ascoltando in silenzio –Sul serio Lance, ti giuro che non capisco cosa voglia. Non l’ho mai visto in giro e ora è praticamente ovunque! Sa dove abito e cosa mi piace, eppure non dice niente e di rimando io non gli dico niente eppure lui sa. Come fa a sapere cose?-
-Oddio-
-Si esatto, oddio! Non lo so, devo denunciarlo forse?-
-Denunciarlo?- Lance aveva spalancato gli occhi mollando il caffè sul tavolo scioccato
-Ma si scusa, cos’altro dovrei fare? È sospetto e inquietante da morire e poi davvero non capisco minimamente il suo comportamento! Ti ho detto cos’ha fatto con Gwen l’altro giorno? Senti, so che è tuo amico ma…-
-Merlin frenati, frena un secondo- Lo aveva bloccato il moro e si era portato le mani al viso scuotendo il capo –Non ci posso credere-
-Nemmeno io-
-No Merlin non hai capito. Non è come pensi tu-
-Ah no? E come sarebbe scusa?-
Lance aveva sospirato e aveva tirato fuori il telefono
-Ad Arthur tu piaci ok?-
-Cosa?-
-Tu gli piaci, solo che è un imbranato a livelli imbarazzanti-
-Ma chi?-
-Arthur! È letteralmente una schiappa. Io e i ragazzi stiamo impazzendo. E tu sei il mio migliore amico Merlin e ti voglio bene, ma ti giuro che non ne posso più di sentirlo parlare di te-
-Non ho capito-
Lance aveva spinto in mano a Merlin il suo telefono con una chat aperta. Una conversazione decisamente molto attiva tra Lace ed Arthur. Merlin, con gli occhi spalancati, aveva iniziato a leggere alcune parti a ritroso
-Arthur è un bravo ragazzo, è solo… un po’ tonto sulle questioni amorose. Mi ha chiesto consiglio, voleva sapere cosa ti piaceva e dove preferisci passare il tempo. Così gli ho dato qualche informazione-
-Lance-
-Dimmi-
-Perché i messaggi partono da prima che tu mi facessi conoscere tutti i ragazzi quella sera con Gwen?- aveva chiesto controllando la data.
L’amico aveva sospirato riprendendo il telefono che gli era stato restituito
-Perché ti ha notato per caso un mercoledì che eravamo qui insieme. Abbiamo fatto la strada insieme e ti ha visto mentre mi aspettavi. La serata con Gwen per farvi conoscere tra amici poi è stata molto… propizia allo scopo diciamo-
-Perché non me lo hai detto?-
-Perché non avevo capito quanto fosse impedito… anche se Gwen me lo aveva accennato-
Merlin, affaticato, si era accasciato alla sedia
-Fammi capire… lo sanno tutti?-
-Merlin- Lance si era preso il tempo necessario per bere un sorso del suo caffè prima di posarlo e sospirare un’altra volta –Da quando abbiamo passato tutti quanti del tempo insieme quella sera, ha parlato di quanto sei perfetto, talentuoso ed intelligente almeno per una settimana. E ti risparmio il resto del tempo-
A quel punto c’era stata solo una cosa da fare.

-Sei sicuro di non essere una spia sotto copertura o altro?-
-Come?-
-No perché le tue capacità investigative ti rendono inquietante-
-Mi piace essere informato su chi mi piace-
-E parlare con il diretto interessato è difficile vero?-
-Ma la persona che ti ha inquietato in passato ti piace-
-Mi hai conquistato per sfinimento Arthur-
-Oserei dire che mi ami, almeno quanto ti amo io-
Quello era dannatamente vero.

 
Merlin, quello stesso pomeriggio, aveva suonato al campanello della villetta singola con il giardino ben curato e la cancellata di ferro battuto con una P ricamata al centro piena di curve e fronzoli. Il moro aveva pensato, e non lo avrebbe pensato solo quella volta, che probabilmente costava di più quella cancellata che l’appartamento che condivideva con sua madre.
Ad aprirgli era arrivata una giovane donna, i capelli lunghissimi mori, due occhi color cielo e dei tacchi che probabilmente le meritavano l’oscar dell’equilibrio se mai fosse esistito
-Si?- aveva chiesto con un sorriso, le labbra perfettamente truccate di rosso
-Ciao, c’è Arthur?-
Lei lo aveva osservato e aveva chiuso la porta dietro di se. Lo aveva raggiunto in pochi passi e gli aveva aperto il cancello
-Arthur c’è. Posso chiederti chi sei?-
-Sono Merlin, un suo…- Un suo che? Amico? Oggetto di stalkeraggio? –Compagno di università- rispose neutro. Aveva visto un lampo negli occhi di lei, ma prima di poter far qualcosa la mora lo aveva già preso sotto braccio incamminandosi verso l’ingresso
-Ah, Merlin! Certo, vieni pure. Io sono Morgana, la sorellastra di Arthur. Sono più grande di lui di tre anni e attualmente sto aiutando nostro padre in azienda, anche se io gestisco principalmente gli affari esteri. Sono spesso in viaggio, ma adoro tenermi aggiornata sul mio fratellino. So che hai conosciuto i suoi amici vero? Lion è proprio un tesoro non trovi, così disponibile alle chiacchiere, soprattutto con chi è sempre in viaggio-
-Credo di si…-
Lei lo aveva spinto in casa. Merlin aveva visto una cameriera sparire dietro una porta che era stata chiusa immediatamente
-Mio fratello è un bravissimo schermidore, ha vinto anche dei premi lo sapevi? In camera sua tiene i trofei, ne va molto orgoglioso, se gli chiedi di vederli sono certo non farà storie. Ovviamente non gli piace solo la scherma, gli piace anche il cinema e ha una certa attitudine al comando, questo lo rende una persona decisa e orgogliosa, ma è un po’ viziatello, per questo dovrai scusarlo. È l’erede di mio padre capisci, il figlio più piccolo, insomma ti lascio immaginare. Purtroppo questo lo ha reso un po’ difficile nelle interazioni sociali, tralasciando gli amici di sempre che lo conoscono, non vorrei si fosse approcciato a te in modo un po’ troppo fuorviante forse?-
-Ehm…-
-Ma certo che lo avrà fatto. Con la gente che gli piace non dà il meglio di se-
-Che gli piac…?-
-Morgana ma con chi stai…? Merlin! Cosa ci fai tu qui?-
Arthur era comparso dalle scale bloccandosi quando aveva visto sua sorella a braccetto con il moro
-Io…-
-Stavo spiegando al caro Merlin quanto sei bravo nelle interazioni sociali dolce fratellino- lo aveva interrotto la mora con un sorriso –Senza contare che è così carino che sono proprio sorpresa di non averlo visto in giro prima. Mi viene proprio voglia di mangiarlo-
“Cos…??!”
Arthur aveva finito di scendere le scale e si era messo in mezzo allontanando la sorella
-Grazie per la tua premura ma ora ci penso io va bene? E nessuno mangia nessuno-
-Ah, che spreco. Arthur, mi deludi profondamente- si era scandalizzata lei con una mano sul viso. Aveva sospirato teatralmente poi gli aveva sorriso –Merlin, rimani a cena ogni tanto va bene? La nostra cuoca è bravissima-
Merlin non era riuscito a rispondere, ma aveva pensato che due paroline appena avrebbe rivisto Lion non gliele toglieva nessuno. Arthur lo aveva preso per un braccio, portato su per le scale quasi di peso e poi in camera
-Cosa ci fai qui?- aveva ripetuto il biondo palesemente agitato voltandosi a guardarlo, la porta che veniva richiusa dietro di loro –Morgana ti ha forse detto qualcosa?-
-Aspetta un attimo, fammi riprendere fiato, tua sorella mi ha stordito-
-Si, fa quell’effetto a molti-
Merlin si era guardato attorno. C’era davvero una bacheca con dei trofei, poster alle pareti di film e modellini di lego di macchine e trattori. La camera era ordinata e in buono stato, dai colori chiari, la finestra si affacciava sul giardino sul retro, una porta dava sul bagno privato e un’altra che dava… nella cabina armadio forse? Gli girava la testa
-Bella camera-
-Sei qui per parlare della camera?-
-No- Arthur e Merlin si erano osservati e il biondo aveva sospirato sedendosi sul letto
-Hai parlato con Lancelot-
-Si-
Merlin lo aveva visto imbarazzarsi mentre si schiariva la gola e prendere fiato
-Ti ho spaventato-
-Un po’-
-Mi dispiace, non era mia intenzione-
-Potevi semplicemente parlarmi lo sai?-
-Non sono molto bravo-
-Si, ho notato- lo aveva guardato e aveva deciso di prenderlo un po’ in giro –Quel giorno con l’autobus… dove ti sei fermato poi?-
-Un paio di fermate dopo… ho preso un taxi per tornare a casa-
-Hai la cuoca e sei venuto a fare la spesa al minimarket-
-Abbiamo avuto la dispensa piena di cose inutili per un mese-
-E hai letto al parco con un tempo decisamente discutibile-
-La sera mi sono imbottito di farmaci per prevenire il raffreddore-
Si, Arthur era decisamente un numero primo.
Merlin gli aveva preso il viso, si era chinato su di lui e lo aveva baciato
-Va bene, ma da ora parla con me. E non di me con qualcun altro, va bene?-
-Ok-
-Ok-
Arthur lo aveva afferrato e lo aveva baciato di rimando.
Il suo numero primo.

-Oh, il nostro Re ce l’ha fatta incredibile-
-Questo vuol dire che non sentirò più nominare Merlin per almeno un giorno intero?-
-Grazie Merlin, grazie. Era diventato più pesante di Perc con le sue piante giuro-
-Ehi!-
-Un brindisi a noi amici! Ancora una volta cupidi che centrano il segno-
-Gwaine, tu non hai fatto niente!-

 

***

 
Sono passati 10 mesi da quel giorno e la vita non è cambiata particolarmente.
Lance e Merlin sono ancora migliori amici che si incontrano il mercoledì in caffetteria, vanno al Camelot con gli altri di cui sono diventati clienti abituali e continuano la loro regolare vita universitaria. Merlin è contento di avere la sua routine ed è ancora più felice che Arthur si sia inserito nella sua vita così naturalmente.
Il biondo ha conosciuto persino sua madre che ne è rimasta deliziata
-E’ un così bravo ragazzo!- continuava ad elogiarlo la donna soddisfatta.
Merlin condivide con lei il pensiero e quando ci pensa non può fare a meno di sentirsi fortunato. Arthur è attento, premuroso e decisamente rispettoso dei suoi bisogni. L’unica questione dolente riguarda la famiglia del biondo. Merlin ha incontrato Morgana solo quella prima, traumatizzante volta e da quel momento in poi il ragazzo non ha conosciuto nessun membro della famiglia Pendragon, anzi, Arthur è molto meticoloso nel tenerlo lontano
-I miei genitori non capirebbero la nostra relazione. Preferisco rimandare il più possibile, non voglio problemi-
Di base quando ne parlano, Arthur è bravissimo a distrarlo e Merlin il più della volte è contento di lasciarglielo fare. Centrano un sacco di baci, un sacco di coccole e… beh, ovviamente anche molto altro.
Ci sono giorni in cui Merlin capisce e lascia correre, altri in cui gli viene solo voglia di litigare e quando succede è Lance che lo ascolta
-E’ la sua famiglia ed è giusto che se la gestisca lui con i suoi tempi. Non è che si vergogna di te, altrimenti non uscireste in pubblico no? Cerca di lasciar perdere-
Ma lasciar perdere è solo facile a parole, soprattutto quando non puoi passare il Natale insieme al tuo ragazzo
-E’ snervante e lui non mi consola per niente- si lamenta il moro –Mi ha solo detto di portare pazienza-
-Beh siamo sulla stessa barca. Nemmeno io posso passare il Natale con Gwen-
-Che è successo?-
-Ha un viaggio con la sua famiglia di qualche giorno, qualcosa legato all’azienda di suo padre, non ho capito bene. A questo punto ne approfitterò e accompagnerò mio padre alla sua cena di Natale con l’azienda-
-Hai sempre cercato di evitarle-
-Si, ma visto che presto subentrerò non posso procrastinare ancora. Anche se lo trovo noioso da morire-
-Allora auguri. Io me ne starò a casa con mia madre, a dormire-
Quello che Merlin però non si aspetta la sera di Natale è Arthur, che gli suona il campanello di casa e lo saluta con una faccia tiratissima
-Ciao! Dai entra, mia madre non è ancora tornata dalla messa. A stare lì fuori ti congelerai-
-…-
-Mamma mia che faccia che hai. È andata così male la tua serata? Sembra ti abbiano ucciso il cane-
E non per dire, ma Kilgharrah, il vecchio cane di Arthur, è un fantastico Golden retriver
-Adesso che ti ho visto va meglio-
Arthur lo abbraccia stretto, nemmeno il tempo di togliersi la giacca. Gli piace nascondere il viso nel suo collo e rimanere lì, a respirare sulla sua pelle. Merlin glielo lascia fare e lo stringe a se con un sorriso. Le mani corrono su di lui, dalle spalle alle braccia per poi aggrapparsi alla sua vita
-Buon Natale-
Il biondo lo bacia, gli prende il viso tra le mani e sembra voglia dirgli qualcosa
-Buon Natale- gli risponde sulle sue labbra –Merlin…-
-Dimmi-
-Io… mi dispiace-
-Per cosa?- Arthur non risponde, si limita ad accarezzargli la testa scompigliandogli un po’ i capelli –Arthur?-
-Per favore, posso rimanere qui stasera?-
-Certo- Merlin è felice mentre se lo porta in camera chiudendo la porta.
 
C’è un telefono che suona. Merlin riconosce la suoneria. Quello che non capisce è perché il suo cellulare stia squillando nel bel mezzo della notte di Natale quando le due persone importanti nella sua vita sono sotto il suo stesso tetto. Più precisamente, Arthur è nel suo stesso letto e sua madre dorme nella camera a fianco.
Merlin ci mette un attimo a connettere e mentre lo fa Arthur lo stringe a se affondando il viso nel suo collo
-Non rispondere- mormora assonnato il biondo
-Devo vedere chi è, potrebbe essere importante- Lo spera proprio per il disturbatore notturno.
Il moro allunga il braccio e recupera il cellulare che non ne vuole sapere di tacere. Lo schermo luminoso gli ferisce gli occhi mentre mette a fuoco il nome di chi lo sta chiamando.
Giusto. C’è una terza persona importante nella sua vita.
Lance. Il suo migliore amico. E no, non è normale che Lance lo chiami alle 3 di notte.
Si tira a sedere mentre risponde
-Pronto-
-Merlin sei tu?-
Il moro sbatte le palpebre, controlla il telefono e… no, non si è sbagliato
-Ma chi è?-
-Gaius, dal Camelot- Il proprietario del bar gli risponde abbastanza seccato, ma il moro ha sempre apprezzato la sua schiettezza
-Salve e buon Natale- augura educatamente
-Fanculo il Natale-
A questo punto Merlin è confuso
-Signore, sono le 3 di notte. Perché mi sta chiamando con il numero del mio amico?-
-Il tuo amico è schifosamente sbronzo e gradirei che te lo venissi a prendere. Sei il suo primo e unico numero di emergenza-
A questo punto l’uomo gli sbatte il telefono in faccia e Merlin non può far altro che essere ancora più sorpreso. Lance che si ubriaca non è uno scenario con dei precedenti, anzi!
-Che succede?- chiede Arthur ancora assonnato
-Niente, dormi tranquillo. Esco un momento- Lo bacia ma il biondo lo trattiene
-Non andare- mormora, l’urgenza nella voce
-Devo. Lance ha bisogno di me- E se Lance ha bisogno Merlin va, senza se e senza ma. Gli passa una mano tra i capelli e lo bacia ancora una volta
-Merlin…-
-Dimmi- Il moro si alza e si veste, lo guarda inclinando la testa
-Ti amo-
-Anche io. Aspettami, torno presto-
 
Merlin torna presto davvero e con se ha Lance che barcolla e di tanto in tanto biascica parole senza senso, ha il viso rosso e i singhiozzi gli scuotono le spalle
-La sbronza triste a Natale da te proprio non me l’aspettavo- borbotta il moro scaricando il ragazzo sul divano dove si accascia, i singhiozzi che lo portano a coprirsi il viso.
Non ha avuto il coraggio di portarlo a casa dai suoi genitori, quindi ha trovato più logico portarselo a casa dove sua madre sa che non dirà nulla. Dopotutto Lancelot è come un fratello per Merlin e un secondo figlio per lei.
Gli toglie le scarpe lucide e la giacca scura, gli allenta la cravatta fino a toglierla e gli sbottona appena la camicia bianca, va a prendere un catino nel caso si sentisse male, prende dell’acqua che gli mette a portata di mano e lo copre con una coperta
-Merlin- geme il suo amico e lo afferra per il braccio. Ha il viso rosso e stravolto, i capelli che dovevano essere ben pettinati sono totalmente un casino
-Shh, tranquillo, sei al sicuro qui a casa mia- mormora, gli passa la mano tra i capelli scuri per calmarlo e raddrizza la coperta –Dormi-
-Merlin non… non c’è più niente-
-Mh?-
-Non c’è più-
-Dormi Lance, sei ubriaco-
Il suo amico già dorme, nemmeno il tempo di finire la frase. Merlin lo controlla ancora un attimo poi torna in camera. Arthur è sveglio che lo aspetta, il volto teso, le piante dei piedi nudi ben piantati a terra
-Come mai non dormi?- domanda sorpreso
-Ti aspettavo- risponde guardando la porta
-Si c’è Lance di là, sta dormendo sul divano. Non so che abbia ma sta uno schifo davvero-
-Non… non ti ha detto niente?-
-E’ ubriaco Arthur, cosa vuoi mi abbia detto- ride il moro. Si mette a letto e lo trascina con se –Giuro che non l’ho mai visto così- sbadiglia e avvolge il biondo contro di se –Dormiamo per favore. Sono stanco-
-Merlin- Arthur lo avvolge stretto per la vita e gli respira sulla pelle –Merlin-
-Mmh- Il ragazzo non ha nemmeno la forza di rispondergli. Crede di sentire qualche parola dal biondo, ma forse è solo un sogno

-Mi dispiace-

 
La mattina dopo il moro fatica ad alzarsi. Non perché sia stanco, ma perché Arthur non sembra intenzionato a lasciarlo andare
-Per favore-
-Dai, devo andare a vedere se Lance è vivo- ride il ragazzo e finalmente si alza –Dopo ti prometto che ti dedico tutto il tempo che vuoi- promette con un occhiolino.
Si infila la tenuta da casa, una tuta comoda e senza pretese e raggiunge il suo amico in sala dove lo attende sveglio. Eppure quando Lance lo guarda, Merlin sa che c’è qualcosa che non va. Il moro ha la faccia stropicciata ma dura, le labbra pallide e non è solo colpa dell’alcol
-Stai bene?- domanda subito Merlin –Vuoi che ti preparo qualcosa?- Lance scuote il capo e continua a fissarlo in silenzio, quindi il moro si muove verso la cucina per preparare il caffè –Vuoi dirmi che è successo? Non ti avevo mai visto ridotto così. Non avevi la festa di Natale con l’azienda di tuo padre?-
-Si, ma non è andata come mi aspettavo- La voce di Lance gli arriva da lontano, ovattata dai muri della cucina e Merlin sospira silenziosamente mettendo su la caffettiera
-Beh, io non ci capisco niente ma immagino siano quegli eventi da prendere con calma. Ti hanno forse messo in imbarazzo?-
-No-
-Ci sono state delle sorprese inaspettate?-
Mette a scaldare la colazione per se, Lance e Arthur. Sa che sua madre è già uscita e conosce i due ragazzi come le sue tasche. Di lì a poco inizieranno a chiedere la colazione e non si terranno più.
Quasi gli sfugge una risata al pensiero: Arthur affamato è il più capriccioso dei bambini
-Glielo dici tu o glielo dico io?- Il tono di Lance cambia inesorabilmente e Merlin aguzza le orecchie, sbattendo le palpebre confuso. Il suo amico non parla così, mai, con nessuno, sempre che non sia estremamente molto, ma molto arrabbiato. E non c’è nessuno in casa con la quale usare certi toni.
La prima e unica volta che aveva sentito quel tono andavano a scuola e un loro compagno di classe lo aveva preso in giro perché gay. Nessuno aveva osato più dire niente dopo e Lance, per quanto fossero tutti nella stessa classe, era riuscito a far diventare quel ragazzo completamente invisibile nella sua vita. Era una caratteristica che gli invidiava molto
-Lance?- Merlin accorre in sala e il suo amico è ancora seduto sul divano, ancora stravolto, ma è il volto ad essergli cambiato. È freddo, immobile, la linea delle labbra ridotte a una smorfia arrabbiata, gli occhi che puntano verso la camera da letto dove stagliato sulla porta c’è Arthur, vestito come la sera prima, i pantaloni neri, la camicia rossa, cravatta e giacca stretti nella sua mano –Ragazzi, che succede? Arthur, non vuoi fare colazione?- domanda.
Il biondo lo guarda e c’è un muro a dividerli. E prima di quel muro c’è una valle, fatta di pietre e terra bruciata.
Merlin non capisce, ma qualcosa è appena cambiato inesorabilmente
-Allora, glielo dico io o glielo dici tu Pendragon?-
Pendragon.
Merlin fissa Arthur e in quella casa è appena spuntato un estraneo. Un uomo che è appena uscito dal suo letto. Che ha detto di amarlo. Che l’ha baciato e che l’ha tenuto stretto tutta la notte.
Il moro sente un gelo profondo nelle ossa, perché se Lance fa così tutto il suo essere lo porta inesorabilmente verso il suo amico. Sente il suo amore schiantarsi da qualche parte con un dolore sordo e Arthur non ha nemmeno aperto bocca.
Il suo numero primo che completa se stesso
-Ieri io e Gwen ci siamo fidanzati ufficialmente- afferma Arthur e la sua voce non vacilla –E’ una cosa risaputa da tutti da sempre l’unione delle nostre famiglie, delle nostre due aziende. Il nostro matrimonio per me e Gwen è un dato di fatto da quando abbiamo iniziato a camminare- Il gelo si protrae, striscia dalle ossa al cuore e lo congela, insieme alle labbra, insieme al cervello. La caffettiera fischia –Io e Gwen l’abbiamo presa alla leggera in comune accordo, ma sapevamo che questo momento sarebbe arrivato. Ve ne avremmo parlato ovviamente ma non ci aspettavamo che una piccola azienda come la tua Lancelot sarebbe stata invitata alla festa di Natale della mia famiglia- Non c’è Arthur davanti a lui. C’è l’erede dei Pendragon, che non fa trapelare alcun sentimento mentre osserva Merlin –Sono stato egoista fino all’ultimo. Ho preteso quest’ultima notte per me prima di…- Arthur si zittisce, sbatte le palpebre e pare si raddrizzi un po’ di più.
Merlin se lo ricorda. Il non volerlo far andar via. Il non volerlo lasciar andare. Il non volergli far incontrare la sua famiglia. Si ricorda l’esitazione nel volergli parlare e la sua decisione di non parlargli. Si ricorda l’ultimo ti amo che si sono detti. E anche il suo mi dispiace
-Vattene-
La porta si chiude dietro il suo silenzio e rimbomba contro le pareti aride del suo cuore.
Merlin ha fatto un errore matematico, un terribile errore matematico. E lui di solito ama le variabili. Ma quella no. Quella variabile fa sballare tutti i suoi calcoli, sin dall’inizio dell’equazione, sin dalla prima riga.
Arthur è un numero primo.
Il problema è che non aveva capito non essere il suo numero primo.
 
Si scopre quindi che tutti lo sapevano.
Elyan naturalmente, che è il fratello di Gwen. Percival, Lion e Gwaine, che essendo amici da tutta la vita erano consapevoli della cosa, ma come dei giovani stupidi spensierati non ci avevano dato alcun tipo di peso.
Gwaine è l’unico ad andare a casa di Merlin, a continuare a tentare l’approccio, ad insistere sia con lui che con Lance. Lion, Percival e Elyan si vergognano troppo a quanto pare per far vedere le loro facce.
Merlin l’ha cacciato la prima e anche la seconda volta prima di capire che non sono loro il problema. Ma da qui a tornare al Camelot con loro… beh, quello no. Certo, può salutarli, ma capisce anche che l’amicizia è finita.
Per Lance è tutto più difficile ovviamente: ha l’università a cui andare e le lezioni obbligatorie sono in comune con tutti i ragazzi della tavola rotonda, Arthur compreso. Ma se c'è una cosa in cui Lancelot eccelle, e che il moro gli invidia da sempre, è saper ignorare e rendere invisibile coloro che lo feriscono. O che feriscono Merlin.
Lance non ha voluto raccontargli cos’è successo esattamente durante la festa di Natale, sa solo che ha assistito all’annuncio e che si è dovuto congratulare con loro davanti ad un centinaio di persone. Chiaro che subito dopo si sia ubriacato in quella maniera.
Nemmeno sua madre chiede più niente dopo un paio di settimane. Ha capito che l’argomento Arthur è chiuso e meno se ne parla meglio è.
Gwen ha tentato di parlare con lui una volta sola. L’ha vista al campus, davanti alla sua facoltà mentre lei lo stava aspettando. Si sono guardati e semplicemente Merlin ha girato i tacchi e se n’è andato via rinunciando alla sua lezione. A quel punto lei non ci aveva più riprovato.
E Arthur. Arthur che lo trovava ovunque, che era dappertutto, che non riusciva a stare mezza giornata senza vederlo o sentirlo, che gli aveva confessato di averlo amato sin dalla prima volta che lo aveva visto, che lo aveva stalkerizzato, che aveva fatto i salti mortali per stare con lui, ora era completamente sparito.
E Merlin non sapeva se farsela andare bene o se urlare fino a diventare rauco.
Il moro non lo cercava, anzi, per essere sicuro lo aveva bloccato in tutti i social, nei contatti e Arthur non lo cercava di rimando.
Certe notti il moro rimaneva a guardare il soffitto della sua stanza, i singhiozzi soffocati, il dolore al cuore che lo annichiliva.
 
Merlin e Lance sono migliori amici. Ora si guardano e vedono il loro amore rubato, ma nemmeno quello può distruggere ciò che hanno. Si vedono ancora il mercoledì in caffetteria, ma la conversazione ora è molto diversa. Merlin non chiede e Lance non dice nulla, vagano con le parole evitando come appestati determinati argomenti.
Gli esami incombono e Merlin si ritrova molto più impegnato di prima tra studi e progetti che condivide con un suo compagno di corso: William, Will per gli amici. Il ragazzo è la ventata d’aria fresca di cui Merlin ha bisogno per non crogiolarsi nel dolore che gli punge il cuore. Vanno in biblioteca, studiano e occasionalmente mangiano insieme mentre si interrogano sulla matematica in vista degli esami.
Merlin non è così stupido da non capire che il ragazzo ci sta anche vagamente provando, ma le sue attenzioni gli fanno segretamente piacere quindi è ben felice di lasciarsi coccolare: lascia che Will gli compri il pranzo o che gli porti da bere, si lascia portare verso l’interno del marciapiede quando camminano affiancati e Will gli cede il passo quando devono andare da qualsiasi parte, una mano gentile che preme sulla sua schiena. Sono in mezzo alla strada quando Will lo aiuta a portare il pesante zaino e sono alla caffetteria quando il ragazzo gli scompiglia i capelli ridendo.
Un venerdì sera Will lo porta al Camelot senza dirgli niente e davanti all’ingresso Merlin si è come congelato
-Andiamo da un’altra parte- ha proposto
-No stiamo qui. Dicono che sia bellissimo e io non ho ancora avuto occasione di venirci da quando è iniziata la sessione- lo implora e senza attendere risposta entra dalla porta mentre gli fa cenno con la mano di seguirlo.
L’interno è caldo e familiare, pieno di gente e rumoroso come sempre. Il moro vede Gaius che sta spillando un paio di birre e si salutano con un cenno del capo mentre il vecchio aggrotta le sopracciglia. È normale per Merlin far vagare lo sguardo sino a quel tavolo, il tavolo della tavola rotonda, il loro tavolo. Non dovrebbe nemmeno stupirsi nel vederli tutti lì a sedere, eppure sussulta come se lo avessero colpito allo stomaco.
Il primo a vederlo è Gwaine che alza la mano per salutarlo dopo un solo istante di esitazione, Perc segue con gli occhi la direzione dell’amico e quasi si strozza con la birra che posa sulla tavola tossendo, Lion tiene gli occhi puntati sulla tavola con il volto contrito dai sensi di colpa, mentre Elyan ha la decenza di esclamare un’imprecazione. Ma non è importante, nessuno di loro lo è.
Arthur gli dà le spalle. I capelli sono leggermente più lunghi, ma le spalle sono le stesse, la schiena dritta gli dà quella solita sensazione di sicurezza e orgoglio. Vede l’esatto momento in cui si irrigidisce e capisce un istante troppo tardi che si è voltato verso di lui. I loro occhi si incontrano e tutta l’aria nella stanza viene risucchiata.
Merlin ricorda il ti amo e poi il mi dispiace. Fa ancora troppo male, anche se sono passati 57 giorni
Solo 57 giorni” si corregge
-Merlin! Merlin! Mer!- Will richiama la sua attenzione stringendogli il polso, il viso vicino al suo per farsi sentire sopra il chiacchiericcio della sala –C’è un tavolino là in fondo, vieni-
Merlin annuisce, distoglie lo sguardo dal biondo e lo segue, ogni passo è come un ago piantato da qualche parte dentro di se.
Si chiede, come solo un idiota potrebbe, dove sia Gwen.
Dà volutamente le spalle agli occupanti della tavola rotonda mentre Will prende da bere e deve concentrarsi nel ricordare la regola fondamentale dei numeri primi: un numero naturale, divisibile per 1 o per se stesso. Arthur non è il suo numero primo e la consapevolezza gli fa ancora venire voglia di urlare
-Stai bene?- Will gli sventola la mano davanti al viso e lui annuisce. Si rende conto di non stargli prestando attenzione, ma anche solo respirare è difficile
-Si, vado un attimo in bagno-
-Hai il viso rosso, sei sicuro che sia tutto ok? Se vuoi ti accompagno- gli dice preoccupato toccandogli il viso con le dita. C’è del trambusto dietro di loro, una sedia stride contro il pavimento, dei bicchieri mollati a forza sul tavolo, ma il moro scuote il capo e si sforza di non voltarsi mentre la mano dell’amico torna al suo posto
-Tutto ok, devo solo rinfrescarmi un momento-
Merlin entra in bagno e si appoggia al lavandino tentando di riprendersi. Che pessima idea. Perché diavolo è lì? Lui non voleva vederlo e di sicuro non voleva averci niente a che fare! Sta valutando quale scusa propinare a Will per andarsene quando la porta del bagno si apre ed entra Gwaine. I due si guardano attraverso lo specchio finché il nuovo arrivato sospira appoggiandosi al muro
-Ciao Merlin-
-Ciao- Per far qualcosa si lava le mani –Non devi andare in bagno?-
-No. Volevo parlare con te-
L’occhiata che Merlin gli propina non scuote l’altro che punta il pollice verso la sala rumorosa
-Chi è quello?-
-Quello chi?-
-Quello che ti ha preso la mano davanti a noi, che ti ha quasi baciato, che ti ha portato a sedere al tavolo e che ti ha toccato la faccia-
-Intanto non mi ha preso la mano e sicuramente non mi ha baciato- risponde irritato prima di raddrizzarsi –E poi ferma tutto, non sono decisamente affari tuoi-
-Merlin, sto tentando di prevenire un omicidio-
-Gwaine cosa…-
-Merlin ti prego. Ti assicuro che non è facile per me-
-Sei venuto tu qui da me-
-Ascolta Arthur…-
-Arthur? Arthur cosa?- lo interrompe irritato, il nome del biondo che riempie tutto lo spazio possibile e anche di più.
C’è un rumore in sala, un bicchiere rotto, delle urla.
Gwaine impreca e punta il pollice in sala mentre gli occhi del moro si posano sulla porta
-Quello-
Merlin lo sposta di peso ed esce dal bagno, ma la scena che gli si para davanti è molto diversa rispetto a quella che ha lasciato poco prima: sono tutti in piedi, Gaius sta raggiungendo a grandi passi il centro della sala dove è in atto una vera e propria zuffa, Lion tenta di fermare Arthur che si libera con uno spintone e si lancia contro Will che si tiene il viso, Percival afferra Lion prima che cada ed Elyan urla qualcosa verso il biondo che non ne ha per nessuno, mentre Will tenta di proteggersi contrattaccando.
Merlin si mette in mezzo il secondo dopo che Arthur colpisce la faccia di Will e Gwaine insieme a Percival bloccano il biondo
-Basta, basta! Fermati!- grida il moro e tiene su Will dando le spalle al biondo –Stai bene Will?- gli guarda il viso afferrandoglielo con delicatezza, ha la guancia tumefatta e il labbro spaccato
-Quello stronzo mi ha colpito senza un maledetto motivo- sbotta cercando di stare in piedi
-Perché diavolo tieni la sua parte?!- grida Arthur dietro di loro –Cazzo Gwaine, lasciami!-
-Arthur devi stare calmo!- lo rimprovera Lion mettendosi in mezzo
-Adesso basta, uscite tutti!- esclama Gaius –Sono troppo vecchio per queste sciocchezze, fuori!-
-Vieni Will, devo portarti in ospedale?- Il moro lo trascina fuori portandolo quasi di peso, ma cambia idea immediatamente e si ferma fuori dal locale. La rabbia gli striscia sotto pelle mentre il sangue gli pompa nelle orecchie assordandolo –Aspetta un attimo-
-Merlin no aspetta, aspetta Mer, lascia perdere!- William cerca di richiamarlo ma è troppo tardi. Il moro si volta e i ragazzi della tavola rotonda sono già fuori dalla porta. Non tengono più fermo Arthur, ma di sicuro lo tengono braccato mentre il moro si avvicina
-Merlin…-
-Maledetto coglione che non sei altro, come diavolo ti permetti?- chiede puntandogli il dito contro –Come osi colpire Will?-
-Will? E chi diavolo è Will? Non me ne frega un cazzo di tutti i Will del mondo- sbotta il biondo, c’è del sangue sul sopracciglio ma a Merlin non interessa
-Non sono affari tuoi chi è o chi non è. Pensa agli affari tuoi e tieni le mani a posto, mi hai capito?- Gli dà le spalle e raggiunge il suo amico che lo osserva –Andiamo, sei sicuro di star bene?-
-Dove… dove vai? Aspetta, aspetta!- C’è urgenza nella voce del biondo, ma è solo capace di fargli saltare ancora più i nervi
-Piantala! Mentre io vado a risolvere i tuoi casini, tu dovresti tornare dalla tua ragazza!- gli grida contro e non gli importa di vedere la sua reazione, non gli importa di come si sentirà dopo il biondo, perché l’unica cosa che gli importa è medicare Will il più in fretta possibile, tornare a casa e rompere tutto quello che gli passerà sotto mano.
Li lascia tutti così, senza aggiungere altro
-Merlin, stai bene?- torna a chiedergli Will mentre sono in macchina
-Si. Will, mi dispiace tanto-
-Non è colpa tua- Lo guarda di sottecchi e sospira –E’ il tuo ex?- Merlin non risponde mentre svolta nella via del suo amico che gli ha chiesto di essere portato a casa –Ascolta, non ti preoccupare. Mi ha solo centrato bene, non va così male. Ci metto del ghiaccio e passa tutto, domani sarò… un fiore colorato- ironizza. Merlin vorrebbe ridere, invece gli viene solo da piangere
-Scusa, davvero Will-
-Perché non prendi la macchina per tornare a casa? Ora non ci sono più autobus e fartela a piedi non è il caso. Ma mi aspetto che domani mi passi a prendere-
-Certo, grazie. Ti scrivo domattina-
Will scende poi ci ripensa
-Merlin, comunque quel ragazzo... tu non lo hai visto, ma sembrava a pezzi-
-L’ha voluto lui Will- risponde, poi lo saluta –Buonanotte-
 
Lo trova seduto davanti a casa. I gomiti appoggiati alle ginocchia, le mani tra i capelli mentre scruta la strada, la giacca troppo leggera per quella serata.
Si chiede come i ragazzi abbiano permesso che lui venisse lì. Ma forse nemmeno lo sanno.
Pensa di accelerare e di urtarlo, come un birillo, solo per fargli sentire cosa si prova, solo per fargli male.
Invece parcheggia e scende dall’auto.
Si guardano, gli occhi azzurri di Arthur che gridano dispiacere e Merlin tenta di schivarlo, camminando a grandi passi verso casa. Il biondo si raddrizza e alza le mani
-Merlin…-
-Vai al diavolo- gli augura
-Ti prego possiamo… possiamo parlare?- domanda
-No, 57 giorni di silenzio non sono abbastanza, non saranno mai abbastanza-
-58-
Merlin lo guarda e si, ammette, la mezzanotte è già passata da un pezzo. E Arthur non ha il diritto di contare i giorni, non ha il diritto di colpire il suo amico, non ha il diritto di fargli un agguato davanti a casa e sicuramente non ha il diritto di stare male!
-Vattene a casa-
-No-
-Sono troppo arrabbiato per ascoltarti, lo capisci?- Lo guarda, i pugni stretti e… il sopracciglio è ancora ferito. Merda! –Cristo- Apre la porta di casa
-Merlin per favore…-
-Entra, prima che cambi idea-
Merlin si ripete che è tardi, parlare fuori disturberà i vicini.
Entra in cucina e mette su il bollitore del tè, ma è solo per se stesso, non per Arthur che probabilmente ad aspettarlo si è congelato. Se ne rimarrà in più lo butterà via, si ripromette.
L’ha fatto entrare in casa, sarebbe scortese non dargli del disinfettante e un cerotto per quel sopracciglio. Recupera dal bagno la cassetta del pronto soccorso e lo raggiunge nel salotto dove il biondo è impalato all’ingresso
-Arrangiati- borbotta lanciando la cassetta sul divano dove rimbalza
-Aiutami- rilancia l’altro –Non ci vedo, farò un casino-
Matematico. Merlin inghiotte un’imprecazione e si siede sul divano mentre Arthur gli si siede accanto e si rivolge verso di lui. Il moro osserva il sopracciglio e prende il disinfettante prima di premerglielo sulla ferita
-Ahi!-
-Ti sta bene-
-Non volevo picchiarlo- mormora e Merlin lancia un’occhiata sarcastica alle sue nocche scorticate
-Immagino che tu sia scivolato e che la mano abbia involontariamente scontrato la faccia di Will più volte- Gli mette il cerotto e lo vede arrossire
-Forse?- Merlin passa alle sue nocche scuotendo il capo nervoso ma Arthur gli stringe la mano con la sua –Mi dispiace- mormora –Quando vi ho visti stasera non ho capito più niente-
-Non sono affari tuoi- gli ripete
-Come può non esserlo?- chiede stringendo più forte la mano del moro –Si tratta di te-
Merlin si irrigidisce staccandosi da lui con uno strattone, si alza in piedi, le labbra strette
-Non hai il diritto…-
-Lo so! Ma cosa posso farci? Non posso vederti in giro con quello e star bene, non è possibile! E quello ti è costantemente appiccicato Merlin- commenta balzando in piedi
-Arthur stai dicendo un mucchio di sciocchezze-
-All’università. In caffetteria. In biblioteca. Ti chiama Mer cristo santo!-
-Ti rendi conto di quello che stai dicendo?- gli chiede, stringe i pugni e ha davvero voglia di colpirlo –Mi stai davvero facendo la predica? Hai davvero il coraggio di fare il geloso con me? Perché fammi capire un minuto, chi è che ha preso in giro chi quando aveva già la fidanzata?-
-Non ti ho mai preso in giro Merlin. Mai-
La teiera fischia, ma a Merlin non interessa, non se finalmente può gridare
-Certo che mi hai preso in giro, tu e Gwen! Cosa credi, che io e Lance ci siamo divertiti? Tu non ne avevi il fottuto diritto!-
-So di aver sbagliato ma io… Merlin, ti amo, sul serio-
-Vai al diavolo! Tu non avevi il diritto di farmi innamorare di te! Se anche ti piacevo, se anche ti interessavo, non avevi il maledetto diritto di farmi la posta, di corteggiarmi come hai fatto, di approcciarmi e di farmi innamorare di te, non se stavi già con qualcun altro! Dovevi prendere il tuo autocompiacimento e andartene al diavolo- Si rende conto di star piangendo, ma sta troppo male per tenersi tutto dentro –E adesso, osi farmi una scenata per Will? Paga meglio le tue spie perché ti do una notizia flash che evidentemente è sfuggita: io e Will siamo compagni di corso e lui è mio amico-
-Ti viene dietro, si vede lontano un miglio che è preso da te-
-Lo so meglio di te! E quindi?!-
C’è un rumore sordo. Merlin sussulta e… dal muro in comunione con i vicini qualcuno bussa. È l’1 di notte passata e lui sta gridando. Chiaro che si stiano lamentando.
Il moro chiude gli occhi e ingoia una rispostaccia. Dà le spalle al biondo e va in cucina dove spegne il fuoco e butta via l’acqua.
Rimane fermo davanti al lavandino tentando di calmarsi finché non sente Arthur. Non ha bisogno di girarsi per sapere che la sua sola presenza riempie ogni cosa.
Arthur posa la fronte sulla sua spalla e rimangono immobili, mentre il biondo respira piano
-Mi dispiace- mormora
-Non mi…-
Merlin vede le mani scorticate del biondo posarsi ai lati del suo corpo, a stringere forte il piano del lavandino
-Sto malissimo, sempre. Questi 58 giorni sono stati un’agonia io… non riesco quasi a respirare- continua e Merlin trattiene il fiato quando lo sente piangere sulla sua spalla –Ho parlato con i miei genitori. Mia madre ha capito ma mio padre… ovviamente no. Lui non vede altro oltre al profitto ma non mi interessa, non più, non da quando tu non ci sei- confessa –Mi dispiace, ti prego perdonami. Volevo tornare da te a conti sistemati, dopo aver convinto mio padre, ma non posso vederti con un Will qualunque, non ce la faccio- ammette –Ti prego, Merlin, possiamo ricominciare? Posso tornare da te?-
Merlin lo allontana mentre si volta verso di lui. Arthur cerca di nascondere la sua faccia ma il moro non glielo permette
-E Gwen?-
-Lei… è molto più in gamba di me- risponde –Ha parlato con i suoi genitori e gli ha detto che non ne vuole sapere niente del nostro matrimonio, prendere o lasciare. Ovviamente le hanno lasciato fare come vuole- continua –So che sta tentando di riavvicinarsi a Lancelot. Ma non credo stia andando molto bene-
-Lance è bravissimo a ignorare le persone che ci feriscono- Glielo invidia proprio, quel comportamento.
-Si, ce ne siamo accorti in classe. È un iceberg-
-Ve lo meritate cazzo-
-Si- risponde Arthur, il viso tormentato –Ce lo meritiamo davvero-
Merlin lo osserva e sospira scuotendo il capo
-Non posso passarci di nuovo. Mi hai distrutto, lo capisci?- Arthur annuisce, quasi pronto a crollare su se stesso mentre chiude gli occhi –Ho bisogno di tempo, per pensarci-
Il biondo lo guarda, gli occhi spalancati mentre sorride involontariamente
-Certo! Tutto il tempo che vuoi!-
-Questo non vuol dire che ti ho perdonato, chiaro? Voglio che tu risolva i tuoi casini e io… io ci penserò. E nel frattempo lascia in pace Will, è mio amico-
-Ok… ma non farti chiamare Mer- dice e Merlin si trova a sospirare mentre lo spinge verso la porta di ingresso –E non farti prendere per mano. E non deve toccarti la schiena mentre camminate, insomma non sei un invalido non lo sa? E non c’è bisogno che ti paghi proprio tutti i pranzi. Non capisco poi la mania di portarti lo zaino. E la sua faccia, che rimanga verso il suo collo non verso il tuo che poi…-
-Arthur- Merlin lo spinge fuori casa
-Si-
-Piantala-
-Ok-
La porta di ingresso viene sbattuta e Merlin sa che il giorno dopo si dovrà scusare con tutti i vicini.

 
-Ci hai parlato?-
-Ieri sera. E tu?-
-Continua a scrivermi. Ma credo che la farò dannare ancora un po’-
-Non eri bravissimo a ignorare le persone?-
-Non è una persona, è Gwen-
-Non fa una piega-
-Perché, ora mi dirai che Arthur è solo un ragazzo?-
Merlin non ha bisogno di pensarci per rispondere a Lance
-No. Lui è davvero il mio numero primo-

 

FINE

  
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