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Autore: berettha    11/01/2023    1 recensioni
"Eddie Munson era, a tutti gli effetti, un piagnone di prima categoria."
Oneshot brevissima e sciocchina su una delle mie headcanon preferite: Eddie che, quando piange, si trasforma in una delle creature più brutte di questo mondo -e pure del Sottosopra, ma non glielo diciamo.-
Genere: Comico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eddie Munson, Steve Harrington
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TW.: Linguaggio scurrile, omofobia –che non condono assolutamente, ma erano pur sempre gli 80.- 

Suo padre lo rimproverava sempre. Smettila, i maschi non fanno così. Frignone. Frocio. Si muoveva attorno a lui a disagio, fino a prenderlo per una spalla e a scuoterlo intimandogli di smetterla. 
Sua madre si limitava ad osservalo, la sigaretta ben arpionata tra le unghie smaltate di rosso, e i denti macchiati di rossetto. Qualche volta gli diceva: “Come è strano vedere un ragazzino piangere in questo modo. Sembri un rospetto.” E allora andava a vedere sull’enciclopedia della scuola, come erano fatti questi rospi. Il corpo grassoccio e butterati, gli occhietti acquosi fuori dalle orbite. Era davvero così brutto, mentre piangeva? Non sembrava affatto un complimento.  
Ma sempre meglio che essere un frocio.  
Ne aveva visto uno, una volta, con suo padre. Se ne stava sul ciglio della strada a fare l’autostop, le gambe nude all’aria e il corpo fasciato in una camicia da notte tanto trasparente che Eddie riusciva a scorgere quel che indossava sotto, e non era molto. Gli aveva sorriso, agitando la mano in un saluto e Eddie, che era un bambino educato, come dicevano tutte le sue maestre, aveva sorriso a sua volta, ricambiando il saluto.  
Non era piaciuto però a suo padre, che lo aveva colto di sorpresa con uno schiaffo in pieno volto. 
“Non fare il simpatico con ‘sti culattoni.” Gli aveva detto, mentre ingoiava le lacrime e il sangue che veniva dal labbro spaccato.  
Perché era un frignone, Eddie, ma sapeva quando era meglio tener duro e fare il bambino coraggioso, per non prenderne ancora di più. Si era girato a controllare se, l’uomo aveva assistito a questo scambio tra lui e suo padre, ma se ne era già andato. Forse una macchina si era fermata, forse era scappato perché anche lui aveva paura di suo padre. Difficile dirlo. 
Aveva pianto, fino a vomitare sul proprio letto, quando suo padre era entrato in casa urlando che aveva fatto una cazzata, che stavano arrivando, ma arrivando chi? Urlava di rimando la mamma, buttando tutta la casa a soqquadro, cercando soldi che non avevano mai avuto.  
Aveva pianto quando gli assistenti sociali lo avevano portato via, dopo due giorni in cui si era spinto a scuola da solo senza mai lavarsi i denti e mangiando solo cereali a cena. Quando lo aveva portato da suo zio, che gli aveva già preparato una camera da letto tutta per lui, o quando a scuola aveva fallito latino per l’ennesima volta, chiudendosi in bagno e ficcandosi un pugno in bocca per non farsi sentire.  
Eddie Munson, era, a tutti gli effetti, un piagnone di prima categoria. 

 

“Faccio schifo, vero?” Ansimò, tra un singhiozzo e l’altro, interrompendo il pianto solo per un eccesso di tosse e catarro.  
Sentiva di essere umido tra il naso e il labbro superiore, ma non sapeva dire se si trattasse di muco o di lacrime.  
“Non fai schifo.” Rispose Steve, pulendogli il viso con la manica della felpa.  
Sullo schermo del cinema, Todd Anderson si era appena issato sul banco in favore del suo insegnante. Oh Capitano, mio capitano! Mentre Eddie, quasi sdraiato sui sedili anteriori della macchina del suo ragazzo, cercava di riprendere a respirare in modo normale.  
“Beh, quindi il film ti è piaciuto.”  
“Sta zitto, Harrington.”  
Steve gli si avvicina, per rubargli un bacio. Davanti a loro, i titoli di coda iniziavano a scorrere sullo schermo, mentre le altre auto nel drive in aveva iniziato a mettersi in coda per uscire.  
“Sei carino mentre piangi. Sembra che stai per morire.” 
“Ti giuro Steve, sta zitto se non vuoi che-” Lo zittisce con un altro bacio.  
“Ho detto che sei carino. Accettalo un complimento. Comunque non sei l’unico che si è messo a piangere, ho visto una donna di mezza età qualche fila più in là che sembrava stesse urlando quando Todd ha scoperto che Neil si è suicidato.”  
“Ah ah. Divertente. Mi paragoni ad una donna di mezza età.”  
“È vero, scusami. Lei non mi ha riempito la felpa di moccio, povera donna.”  
Si avvicinò per baciarlo nuovamente, ma Eddie lo evitò, girando il volto. Un errore, visto che da quella posizione lo colse il suo riflesso al finestrino dell’auto. Aveva gli occhi gonfi, e il naso rosso. Sia rospetto, che finocchio. I miei se lo sapessero ne sarebbero davvero orgogliosi. 
Dai Eddie, scherzavo. Trovo che tu sia davvero carino. E mi sono commosso anche io, te lo giuro.”  
“Mh.”  
“Eddai.” La sua mano si mosse verso il suo mento, sfiorandolo piano e facendolo girare verso di lui. Con il pollice gli accarezzò il contorno delle labbra, dischiudendole. “Scusa, dico sul serio. Qualche volta sono uno scemo.” 
“Solo qualche volta?”  
“Solo qualche volta. Ma almeno sono a conoscenza dei miei limiti.”  
Ad Eddie scappò una risata. “Sei impossibile.”  
“Un altro dei miei pregi.”  
Steve gli prese il viso, con entrambe le mani. Un bacio sulla palpebra, ancora bagnata di lacrime, poi uno sull’altra.  
Uno sul naso, per concludere la serata.  

   
 
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