Genere:
romantico, erotico
Tipo:
one shot
Personaggi:
Kotaro Bokuto, Keiji Akaashi
Coppia:
yaoi
Rating:
PG-17, giallo
Avvertimenti:
lime
PoV: terza persona
Disclaimers:
i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono
utilizzati senza scopo di lucro.
Notti insonni
Il primo giorno di
ritiro si era concluso e come ogni anno e si era creato un bel clima.
Bokuto si girò su un
fianco sbadigliando, Akaashi si era sistemato nel futon accanto al suo e lui
non poteva chiedere di meglio.
Il giovane alzatore si
era addormentato quasi subito sfinito dall’intenso allenamento del giorno.
Chissà cosa passava in quella testolina adorabile; Bokuto se lo chiedeva
spesso, ma il moretto era sempre sulle sue, timido e riservato, parlava poco e osservava
tanto.
Era in squadra da sei
mesi, ed era già palleggiatore titolare. Bokuto con lui si trovava davvero
bene, troppo bene in realtà. Avevano trovato subito una sintonia particolare.
Akaashi gli alzava la palla in modo impeccabile era davvero bravo e… bello.
Bokuto si morse il
labbro inferiore, già Akaashi era davvero bello con quei capelli neri
perennemente spettinati e con quegli occhi blu così profondi che sembrava
potergli leggere dentro. E lo schiacciatore ne era rimasto incantato, dal primo
momento in cui lo aveva visto.
Kotaro lo guardava
dormire quieto, nella lieve penombra della stanza, girato su un fianco, un
ginocchio piegato che metteva in risalto la natica. La maglietta chiara
lasciava scoperta una porzione di pelle. Sospiro piano guardando di nuovo quel
viso addormentato, le labbra socchiuse e le ciocche scomposte sulla fronte.
Prima che potesse
rendersene conto aveva teso la mano e scostato quei capelli morbidi dalla
fronte per poi scendere sulla guancia tiepida, fino alle labbra.
“Maledizione” bisbigliò
a sé stesso mettendosi seduto, per fortuna, tutti i suoi compagni dormivano, si
era eccitato solo a sfiorargli il viso. Tornò a guardarlo e decise di alzarsi
ed andare in bagno o avrebbe rischiato di svegliarlo; l’ultima cosa che voleva
era rovinare l’amicizia che si stava consolidando giorno dopo giorno tra loro.
Kuroo entrò nei bagni
e rimase immobile nel sentire i lievi ansiti provenire da uno dei cubicoli. Un
sorriso gli piegò le labbra, qualcuno si stava dando da fare.
Entrò in un bagno,
non poteva aspettare o se la sarebbe fatta addosso, facendo inevitabilmente
rumore.
“Merda”
Il sorriso sulle
labbra di Kuroo si allargò riconoscendo la voce del suo amico.
“Bokuto ti stai
facendo una sega?” domandò, ma come risposta ottenne solo un gemito trattenuto.
Tirò lo sciacquone ed
uscì, lavandosi poi le mani.
Pochi momenti dopo
anche l’altro sciacquone venne tirato e Bokuto lo raggiunse per lavarsi le mani
a sua volta. Kuroo lo fissava con un sopracciglio alzato.
“Il primino?” chiese
e lo vide annuire.
“Sì, si è sistemato
per dormire vicino a me, gli ho accarezzato il viso e…” sospirò passandosi la
mano sul viso “E questo è il risultato”
“Wow stai messo
davvero male amico. È solo il primo giorno di ritiro”
“Già”
Kuroo si grattò la
testa pensieroso “Perché non gli parli?”
“Ma sei matto, così lo
spavento, molla la squadra e perdiamo un ottimo palleggiatore” brontolò. No,
quell’idea era fuori discussione.
Kuroo gli diede una
pacca sulla schiena “Allora mi sa che ti ammazzerai di seghe a questo ritiro.
Notte, notte”
Bokuto tornò in camera
diede le spalle al compagno di squadra e si addormentò sognando di lui.
***
Bokuto con la coda
dell’occhio, lo vide prendere la rincorsa, per raggiungere il pallone, la
ricezione del libero era stata sporca, ma Akaashi accarezzò la palla
imprimendogli la giusta potenza: era una buona alzata e Bokuto la manco di
venti centimetri buoni.
“Noooo”
gridò il capitano mettendosi le mani nei capelli.
“È il quarto
punto che ci regali, Bokuto” lo ringraziò Kuroo con un sorriso sghembo di
chi la sa molto lunga.
“Il quinto” si trovò
a puntualizzare Akaashi senza pensarci. Bokuto si girò verso di lui
scoccandogli un’occhiataccia.
“La prossima non
passarla a me” ringhiò frustrato.
“Va bene” acconsentì e
così fece per l’intero set, che persero miseramente.
Akaashi si lasciò
cadere sull’erba della collinetta era esausto avevano fatto penitenza e con
quel caldo era ancora più faticoso.
Si mise seduto
bevendo dalla borraccia e cercò Bokuto con lo sguardo, ma non lo vide.
Si alzò continuando a
bere e colse la fine della frase di una delle manager.
“È rientrato in
palestra”
Akaashi tornò nello
stabile, impiegò un momento ad abituarsi alla penombra e poi lo vide seduto in
un angolo, le spalle al muro, le ginocchia raccolte al petto la testa posata su
di esse.
Gli si accucciò
davanti “Ehi Bokuto” lo chiamò, ma l’altro non si mosse.
“È solo un set di
allenamento può capitare di non essere in forma” tentò di rincuorarlo. Bokuto
sollevò la testa i suoi occhi chiari e magnetici erano arrabbiati.
“Va via lasciami
stare” bisbigliò posando nuovamente la testa sulle ginocchia, ma Akaashi gli si
sedette accanto, spalla a spalla, in silenzio dopo un po’ gli diede un colpetto
con la borraccia sul gomito.
“Vuoi?” chiese dolcemente,
se non sbagliava, Bokuto non aveva ancora bevuto niente, il capitano sollevò
nuovamente il viso e prese la borraccia e le loro dita si sfiorano.
“Grazie” riuscì a
dire.
Un altro giorno era
trascorso ed un’altra notte stava calando su di loro.
Bokuto sospiro stendendosi
sul futon e Akaashi fece altrettanto pochi istanti dopo.
“Buona notte, Bokuto”
“Notte” rispose con un
altro sospiro e vide chi occhi di Akaashi riaprirsi.
“Cosa c’è che non va?”
domandò sollevandosi e posando la testa sulla mano.
“Nulla non preoccuparti”
L’altro corrugò la
fronte non convinto della risposta. Si adagiò sul cuscino e chiuse gli occhi.
Bokuto si girò dall’altra
parte cercando di dormire, ma proprio non ci riusciva.
Si girò per l’ennesima
volta verso il compagno; il sonno non voleva saperne di arrivare quindi tanto
valeva che lo contemplasse.
Akaashi si era girato
supino una mano sulla pancia, la maglietta lasciava scoperta una porzione di
pelle, l’altra mano accanto al viso. Il lento alzarsi ed abbassarsi del suo
petto.
Non doveva toccarlo o sarebbe finita esattamente come la notte precedente, così
rimase in adorazione fino a quando la luce dell’alba non rischiarò la camerata,
decise di alzarsi ed andare a correre, almeno avrebbe allentato tutta quella
tensione.
Stava passando lungo
il perimetro della scuola quando Kuroo lo affiancò “Ehi niente seghe questa notte?”
lo canzonò, ma si rimangiò subito le parole vendendo il viso stanco di Bokuto.
“Non ho chiuso occhio”
spiegò con uno sbadigliò sguaiato. Kuroo scosse la testa preoccupato “Scherzi a
parte, non va bene così Bokuto, ieri hai giocato da schifo, non sei mai stato
in partita, ma siamo ad un ritiro per migliorarci, non ha grande importanza, ma
rischi di farti male e sarebbe un guaio”
Il capitano del Fukurodani si fermò “Non posso farci niente, questa cosa mi
ha travolto e non so come gestirla” ammise sconsolato.
Quella sera Bokuto
era crollato addormentato praticante subito, la mancanza di sonno e gli allenamenti
lo avevano sfinito.
Si svegliò però nel
cuore della notte, aveva caldo, si mosse cercando di cambiare posizione, ma si
accorse di avere qualcuno addosso e che quel qualcuno era Akaashi.
Aveva la testa
poggiata sulla sua schiena, un ginocchio poggiato al suo sedere.
Bokuto si mosse piano
piano per non svegliarlo e riuscì a girarsi e fu un grosso errore perché Keiji si
mosse in risposta al suo movimento e se lo trovò accoccolato addosso con la
fronte contro la sua spalla, poteva sentire il suo fiato caldo sulla pelle, il
profumo dei suoi capelli scuri. Bokuto si morse le labbra. Poteva spingerlo
piano verso il suo futon, ma non lo fece, si beò di quel contatto. L’alzatore
si mosse ancora, scostandosi da lui, ma aveva la mano vicino al suo cuscino,
gli sfiorò le dita lunghe e affusolate da pianista, se lo figurava mentre
accarezzava la palla per alzarla, un tocco leggero solo pochi secondi. I palloni
erano proprio fortunati.
Immaginò quelle
stesse mani ad accarezzare la sua pelle, lievi e attente. Quel pensiero gli procurò
una vibrazione lungo la schiena che sfociò inesorabilmente nel basso ventre.
Lasciò la mano di Akaashi
respirando a fondo cercando di calmarsi, ma invano.
Si alzò e si rifugiò
di corsa in bagno. Si calò i boxer e prese a pompare con forza pensando che fosse
la mano di Akaashi a farlo. Era così eccitato che con poche mosse raggiunse l’apice.
“Maledizione” imprecò
tra sé non poteva continuare così, questa cosa lo distraeva: aveva giocato da
schifo anche quel giorno e non poteva permetterselo.
Tirò lo sciacquone ed
uscì trovandosi un ghignante Kuroo poggiato ai lavandini.
“Ed eccoci qui anche
stasera” lo canzonò, ma ricevette uno sguardo adirato.
“Tu sei incontinente
sempre alla stessa ora?”
Kuroo rise di gusto “No,
mi sono svegliato e volevo solo vedere se la mia teoria era giusta”
Il suo sorriso si smorzò
nel vedere l’espressione seria di Bokuto, lui che buttava tutto in scherzo.
“L’ho osservato
meglio oggi, non credo ti sia indifferente”
“Lo dici solo per
tirarmi su il morale”
“Non lo dico solo io
l’ha notato anche Kenma”
Bokuto posò le mani
sul lavandino scuotendo la testa. “È solo ammirazione, l’ha detto chiaramente”
Il giorno seguente Bokuto
era scontroso con tutti e si rese conto di aver dato un paio di risposte davvero
sgarbate ad Akaashi, che si era limitato a guardarlo con una calma che gli invidiava.
Quando poi il più
giovane gli si era seduto accanto a pranzo, sfiorandogli il braccio con il
proprio, Kotaro non ce l’aveva proprio fatta, si era alzato e si era spostato
sbuffando, non si era accorto dello sguardo stupito di Akaashi e della sua tristezza.
Si era allontanato da
lui per tutto il giorno ignorando le occhiate preoccupate delle manager e dei suoi
compagni.
Il colpo di grazia lo
aveva dato chiedendo all’altro palleggiatore di alzare per lui, se solo avesse
avuto il coraggio di concentrarsi per un momento sul viso di Keiji si sarebbe
accorto della incredulità e della delusione nei suoi occhi blu.
Kuroo scosse la testa
osservando dall’altro campo tutta la scena “Bokuto è proprio un idiota”
Seduto in panchina
Akaashi guardava gli altri giocare, la borraccia stretta tra le mani, proprio
non capiva.
“Non te la prendere,
Akaashi” cercò di tranquillizzarlo il coach, vedendolo parecchio giù di corda.
“Mi stavo chiedendo
se ho fatto qualcosa di sbagliato” mormorò.
L’uomo scosse la
testa “Bokuto è fatto così: è preda dei suoi sbalzi d’umore. Ci deve essere qualcosa
che lo turba e che non riesce a gestire, si sistemerà tutto in men che non si
dica vedrai”
***
Ed eccolo lì era la
quarta notte, altri due giorni e poi sarebbero tornati a casa e lui non avrebbe
più potuto beneficiare di quella vicinanza stretta con Akaashi, avrebbe dovuto
aspettare gli allenamenti ordinari e, quando sarebbero ricominciate le lezioni,
intravederlo nei corridoi.
Si trovò a pensare ai
giorni trascorsi, le volte che lui si era isolato, il palleggiatore era sempre
andato a cercarlo, gli si era seduto accanto in silenzio, regalandogli momenti
di quiete con la sua sola quieta presenza.
A tavola era sempre
seduti accanto, quando il coach li radunava anche, in partita lo seguiva con lo
sguardo per servigli i palloni migliori e sapeva come parlargli sempre. Poche
parole misurate mai sbagliate. Avrebbe dovuto scusarsi con lui, lo aveva
trattato davvero bruscamente quel giorno e non se lo meritava. In più a
differenza degli altri giorni Akaashi gli era stato alla larga.
Gli tornarono in mente
le parole di Kuroo. “Ti sei concertato sui tuoi sentimenti, ma ti posso
assicurare che Akaashi è proteso verso di te sempre, ti guarda in modo diverso
da come guarda i vostri compagni, non so se ne sia consapevole o meno, ma non ti
è indifferente”
Si passò le dita tra
i capelli non sapeva proprio cosa fare, si volse e guardò quel viso
addormentato, chissà cosa stava sognando.
Gli scostò i capelli
da viso, scese sulla guancia, sulla bocca e non resistette voleva sapere che
sapore avevano quelle labbra socchiuse ed invitanti, quindi vi posò le sue per
un breve istante.
Quando si allontanò,
si paralizzò e il fiato gli si bloccò in gola.: gli occhi blu di Akaashi lo fissavano
spalancati e grandi.
“S-scusa” balbettò “Non…”
ma non riuscì a proseguire perché la mano di Keiji si era posata tra i suoi
capelli e un dolce sorriso gli piegava le labbra. Questo diede coraggio al
capitano che tornò ad assaggiare quelle labbra morbide con più delicatezza
possibile, le leccò piano chiedendo il permesso di entrare e Akaashi socchiuse
la bocca timidamente permettendo al più grande di entrare e giocare insieme
alla sua lingua. Fu l’alzatore a farsi indietro con il respiro corto.
“Era da un po’ che
beh volevo…” confessò il più piccolo “Ma in questi giorni sembrava quasi che la
mia presenza ti infastidisse” ammise.
“No, no, è solo che…
Beh da quando sei entrato in squadra… bang! Hai presente un colpo di fulmine;
ecco, sì, folgorato da te” spiegò a bassa voce sperando ardentemente che nessuno
dei loro compagni fosse sveglio.
“Ho presente” rispose
calmo e sorridente.
Bokuto si avvicinò ancora
incapace di stare lontano da quella bocca, la catturò nuovamente, si scambiarono
un bacio lungo ed umido, ma ancora una volta fu Akaashi ad allontanarlo mandandolo
in confusione.
“Tutto ok?”
“Non mi sento a mio
agio qui” bisbigliò e come dargli torto.
“E poi…” aggiunse
prendendo la mano del più grande facendola scorrere verso il basso fino a
tessuto teso dei suoi pantaloni.
Bokuto sorrise
leccandosi le labbra accompagnando la mano di Akaashi sul suo inguine nelle sue
stesse condizioni.
“Sono quattro giorni
che mi chiudo in bagno per questo”
Kuroo sbadigliò trascinandosi in bagno aveva bevuto un sacco a cena e quello
era il risultato, i bagni erano bui e silenziosi.
Si avviò lungo il corridoio per raggiungere
la camerata, ma sentì dei sussurri e dei gemiti provenire da una delle aule
infondo al corridoio. Un sorriso si allargò sulle sue labbra e con passo
felpato arrivò alla porta, aprì uno spiraglio giusto per sincerarsi se i suoi
sospetti fossero giusti e sì lo erano.
Le labbra di Akaashi erano incollate alle sue e il suo corpo sottile steso sul
suo, le loro mani frugavano a vicenda sotto le magliette blu, e le loro
erezioni si scontravano avvolte ancora dal tessuto leggero dei boxer.
“Bokuto” ansimò tirandosi su fissandolo negli
occhi, la mano del più grande si era insinuata oltre l’elastico dei boxer.
“Sì?” chiese con fare innocente muovendo
piano la mano.
“Aspetta” sussurrò fermandolo rischiava di
finire tutto troppo in fretta, gli scivolò accanto e gli abbassò i boxer facendo
a Bokuto quello che aveva desiderato in quelle notti.
Erano entrambi troppo eccitati e tutto si
concluse in fretta, ma fu comunque appagante.
“Torniamo a dormire” propose Akaashi sfregando
il naso contro la sua guancia.
“Sì” ne aveva davvero bisogno.
***
“Zitti che se no li svegliate” bisbigliò Konoha.
“Io gli faccio una foto” mormorò Sarukui.
“Sei matto, se Bokuto lo scopre ti ammazza,
anche se mi fa più paura Akaashi” mormorò Washio trascinandolo
dalla maglietta.
“Andiamo a fare colazione è meglio” ordinò Konoha spingendo il resto della squadra fuori dalla
camerata. Lanciò un’occhiata ai due compagni che dormivano ancora, fronte
contro fronte, nel futon di Bokuto.
Forse, dopotutto, quel giorno avrebbe fatto
meno penitenze.