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Autore: Bombay    17/01/2023    5 recensioni
Dal testo: - Ed eccolo lì era la quarta notte, altri due giorni e poi sarebbero tornati a casa e lui non avrebbe più potuto beneficiare di quella vicinanza stretta con Akaashi, avrebbe dovuto aspettare gli allenamenti ordinari e, quando sarebbero ricominciate le lezioni, intravederlo nei corridoi. -
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Notti insonni

Genere: romantico, erotico

Tipo: one shot

Personaggi: Kotaro Bokuto, Keiji Akaashi

Coppia: yaoi

Rating: PG-17, giallo

Avvertimenti: lime

PoV: terza persona

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Notti insonni

 

Il primo giorno di ritiro si era concluso e come ogni anno e si era creato un bel clima.

Bokuto si girò su un fianco sbadigliando, Akaashi si era sistemato nel futon accanto al suo e lui non poteva chiedere di meglio.

Il giovane alzatore si era addormentato quasi subito sfinito dall’intenso allenamento del giorno. Chissà cosa passava in quella testolina adorabile; Bokuto se lo chiedeva spesso, ma il moretto era sempre sulle sue, timido e riservato, parlava poco e osservava tanto.

Era in squadra da sei mesi, ed era già palleggiatore titolare. Bokuto con lui si trovava davvero bene, troppo bene in realtà. Avevano trovato subito una sintonia particolare. Akaashi gli alzava la palla in modo impeccabile era davvero bravo e… bello.

Bokuto si morse il labbro inferiore, già Akaashi era davvero bello con quei capelli neri perennemente spettinati e con quegli occhi blu così profondi che sembrava potergli leggere dentro. E lo schiacciatore ne era rimasto incantato, dal primo momento in cui lo aveva visto.

Kotaro lo guardava dormire quieto, nella lieve penombra della stanza, girato su un fianco, un ginocchio piegato che metteva in risalto la natica. La maglietta chiara lasciava scoperta una porzione di pelle. Sospiro piano guardando di nuovo quel viso addormentato, le labbra socchiuse e le ciocche scomposte sulla fronte.

Prima che potesse rendersene conto aveva teso la mano e scostato quei capelli morbidi dalla fronte per poi scendere sulla guancia tiepida, fino alle labbra.

“Maledizione” bisbigliò a sé stesso mettendosi seduto, per fortuna, tutti i suoi compagni dormivano, si era eccitato solo a sfiorargli il viso. Tornò a guardarlo e decise di alzarsi ed andare in bagno o avrebbe rischiato di svegliarlo; l’ultima cosa che voleva era rovinare l’amicizia che si stava consolidando giorno dopo giorno tra loro.

 

Kuroo entrò nei bagni e rimase immobile nel sentire i lievi ansiti provenire da uno dei cubicoli. Un sorriso gli piegò le labbra, qualcuno si stava dando da fare.

Entrò in un bagno, non poteva aspettare o se la sarebbe fatta addosso, facendo inevitabilmente rumore.

“Merda”

Il sorriso sulle labbra di Kuroo si allargò riconoscendo la voce del suo amico.

“Bokuto ti stai facendo una sega?” domandò, ma come risposta ottenne solo un gemito trattenuto.

Tirò lo sciacquone ed uscì, lavandosi poi le mani.

Pochi momenti dopo anche l’altro sciacquone venne tirato e Bokuto lo raggiunse per lavarsi le mani a sua volta. Kuroo lo fissava con un sopracciglio alzato.

“Il primino?” chiese e lo vide annuire.

“Sì, si è sistemato per dormire vicino a me, gli ho accarezzato il viso e…” sospirò passandosi la mano sul viso “E questo è il risultato”

“Wow stai messo davvero male amico. È solo il primo giorno di ritiro”

“Già”

Kuroo si grattò la testa pensieroso “Perché non gli parli?”

“Ma sei matto, così lo spavento, molla la squadra e perdiamo un ottimo palleggiatore” brontolò. No, quell’idea era fuori discussione.

Kuroo gli diede una pacca sulla schiena “Allora mi sa che ti ammazzerai di seghe a questo ritiro. Notte, notte”

Bokuto tornò in camera diede le spalle al compagno di squadra e si addormentò sognando di lui.

 

***

 

Bokuto con la coda dell’occhio, lo vide prendere la rincorsa, per raggiungere il pallone, la ricezione del libero era stata sporca, ma Akaashi accarezzò la palla imprimendogli la giusta potenza: era una buona alzata e Bokuto la manco di venti centimetri buoni.

Noooo” gridò il capitano mettendosi le mani nei capelli. 

“È il quarto punto che ci regali, Bokuto” lo ringraziò Kuroo con un sorriso sghembo di chi la sa molto lunga.

“Il quinto” si trovò a puntualizzare Akaashi senza pensarci. Bokuto si girò verso di lui scoccandogli un’occhiataccia.

“La prossima non passarla a me” ringhiò frustrato.

“Va bene” acconsentì e così fece per l’intero set, che persero miseramente.

 

Akaashi si lasciò cadere sull’erba della collinetta era esausto avevano fatto penitenza e con quel caldo era ancora più faticoso.

Si mise seduto bevendo dalla borraccia e cercò Bokuto con lo sguardo, ma non lo vide.

Si alzò continuando a bere e colse la fine della frase di una delle manager. 

“È rientrato in palestra”

 

Akaashi tornò nello stabile, impiegò un momento ad abituarsi alla penombra e poi lo vide seduto in un angolo, le spalle al muro, le ginocchia raccolte al petto la testa posata su di esse.

Gli si accucciò davanti “Ehi Bokuto” lo chiamò, ma l’altro non si mosse.

“È solo un set di allenamento può capitare di non essere in forma” tentò di rincuorarlo. Bokuto sollevò la testa i suoi occhi chiari e magnetici erano arrabbiati.

“Va via lasciami stare” bisbigliò posando nuovamente la testa sulle ginocchia, ma Akaashi gli si sedette accanto, spalla a spalla, in silenzio dopo un po’ gli diede un colpetto con la borraccia sul gomito.

“Vuoi?” chiese dolcemente, se non sbagliava, Bokuto non aveva ancora bevuto niente, il capitano sollevò nuovamente il viso e prese la borraccia e le loro dita si sfiorano.

“Grazie” riuscì a dire.

 

Un altro giorno era trascorso ed un’altra notte stava calando su di loro.

Bokuto sospiro stendendosi sul futon e Akaashi fece altrettanto pochi istanti dopo.

“Buona notte, Bokuto”

“Notte” rispose con un altro sospiro e vide chi occhi di Akaashi riaprirsi.

“Cosa c’è che non va?” domandò sollevandosi e posando la testa sulla mano.

“Nulla non preoccuparti”

L’altro corrugò la fronte non convinto della risposta. Si adagiò sul cuscino e chiuse gli occhi.

Bokuto si girò dall’altra parte cercando di dormire, ma proprio non ci riusciva.

Si girò per l’ennesima volta verso il compagno; il sonno non voleva saperne di arrivare quindi tanto valeva che lo contemplasse.

Akaashi si era girato supino una mano sulla pancia, la maglietta lasciava scoperta una porzione di pelle, l’altra mano accanto al viso. Il lento alzarsi ed abbassarsi del suo petto.


Non doveva toccarlo o sarebbe finita esattamente come la notte precedente, così rimase in adorazione fino a quando la luce dell’alba non rischiarò la camerata, decise di alzarsi ed andare a correre, almeno avrebbe allentato tutta quella tensione.

Stava passando lungo il perimetro della scuola quando Kuroo lo affiancò “Ehi niente seghe questa notte?” lo canzonò, ma si rimangiò subito le parole vendendo il viso stanco di Bokuto.

“Non ho chiuso occhio” spiegò con uno sbadigliò sguaiato. Kuroo scosse la testa preoccupato “Scherzi a parte, non va bene così Bokuto, ieri hai giocato da schifo, non sei mai stato in partita, ma siamo ad un ritiro per migliorarci, non ha grande importanza, ma rischi di farti male e sarebbe un guaio”

Il capitano del Fukurodani si fermò “Non posso farci niente, questa cosa mi ha travolto e non so come gestirla” ammise sconsolato.

 

Quella sera Bokuto era crollato addormentato praticante subito, la mancanza di sonno e gli allenamenti lo avevano sfinito.

Si svegliò però nel cuore della notte, aveva caldo, si mosse cercando di cambiare posizione, ma si accorse di avere qualcuno addosso e che quel qualcuno era Akaashi.

Aveva la testa poggiata sulla sua schiena, un ginocchio poggiato al suo sedere.

Bokuto si mosse piano piano per non svegliarlo e riuscì a girarsi e fu un grosso errore perché Keiji si mosse in risposta al suo movimento e se lo trovò accoccolato addosso con la fronte contro la sua spalla, poteva sentire il suo fiato caldo sulla pelle, il profumo dei suoi capelli scuri. Bokuto si morse le labbra. Poteva spingerlo piano verso il suo futon, ma non lo fece, si beò di quel contatto. L’alzatore si mosse ancora, scostandosi da lui, ma aveva la mano vicino al suo cuscino, gli sfiorò le dita lunghe e affusolate da pianista, se lo figurava mentre accarezzava la palla per alzarla, un tocco leggero solo pochi secondi. I palloni erano proprio fortunati.

Immaginò quelle stesse mani ad accarezzare la sua pelle, lievi e attente. Quel pensiero gli procurò una vibrazione lungo la schiena che sfociò inesorabilmente nel basso ventre.

Lasciò la mano di Akaashi respirando a fondo cercando di calmarsi, ma invano.

Si alzò e si rifugiò di corsa in bagno. Si calò i boxer e prese a pompare con forza pensando che fosse la mano di Akaashi a farlo. Era così eccitato che con poche mosse raggiunse l’apice.

“Maledizione” imprecò tra sé non poteva continuare così, questa cosa lo distraeva: aveva giocato da schifo anche quel giorno e non poteva permetterselo.

Tirò lo sciacquone ed uscì trovandosi un ghignante Kuroo poggiato ai lavandini.

“Ed eccoci qui anche stasera” lo canzonò, ma ricevette uno sguardo adirato.

“Tu sei incontinente sempre alla stessa ora?”

Kuroo rise di gusto “No, mi sono svegliato e volevo solo vedere se la mia teoria era giusta”

Il suo sorriso si smorzò nel vedere l’espressione seria di Bokuto, lui che buttava tutto in scherzo. 

“L’ho osservato meglio oggi, non credo ti sia indifferente”

“Lo dici solo per tirarmi su il morale”

“Non lo dico solo io l’ha notato anche Kenma”

Bokuto posò le mani sul lavandino scuotendo la testa. “È solo ammirazione, l’ha detto chiaramente”

 

Il giorno seguente Bokuto era scontroso con tutti e si rese conto di aver dato un paio di risposte davvero sgarbate ad Akaashi, che si era limitato a guardarlo con una calma che gli invidiava.

Quando poi il più giovane gli si era seduto accanto a pranzo, sfiorandogli il braccio con il proprio, Kotaro non ce l’aveva proprio fatta, si era alzato e si era spostato sbuffando, non si era accorto dello sguardo stupito di Akaashi e della sua tristezza.

Si era allontanato da lui per tutto il giorno ignorando le occhiate preoccupate delle manager e dei suoi compagni.

Il colpo di grazia lo aveva dato chiedendo all’altro palleggiatore di alzare per lui, se solo avesse avuto il coraggio di concentrarsi per un momento sul viso di Keiji si sarebbe accorto della incredulità e della delusione nei suoi occhi blu.

Kuroo scosse la testa osservando dall’altro campo tutta la scena “Bokuto è proprio un idiota”

Seduto in panchina Akaashi guardava gli altri giocare, la borraccia stretta tra le mani, proprio non capiva.

“Non te la prendere, Akaashi” cercò di tranquillizzarlo il coach, vedendolo parecchio giù di corda.

“Mi stavo chiedendo se ho fatto qualcosa di sbagliato” mormorò.

L’uomo scosse la testa “Bokuto è fatto così: è preda dei suoi sbalzi d’umore. Ci deve essere qualcosa che lo turba e che non riesce a gestire, si sistemerà tutto in men che non si dica vedrai”

 

***

 

Ed eccolo lì era la quarta notte, altri due giorni e poi sarebbero tornati a casa e lui non avrebbe più potuto beneficiare di quella vicinanza stretta con Akaashi, avrebbe dovuto aspettare gli allenamenti ordinari e, quando sarebbero ricominciate le lezioni, intravederlo nei corridoi.

Si trovò a pensare ai giorni trascorsi, le volte che lui si era isolato, il palleggiatore era sempre andato a cercarlo, gli si era seduto accanto in silenzio, regalandogli momenti di quiete con la sua sola quieta presenza.

A tavola era sempre seduti accanto, quando il coach li radunava anche, in partita lo seguiva con lo sguardo per servigli i palloni migliori e sapeva come parlargli sempre. Poche parole misurate mai sbagliate. Avrebbe dovuto scusarsi con lui, lo aveva trattato davvero bruscamente quel giorno e non se lo meritava. In più a differenza degli altri giorni Akaashi gli era stato alla larga.

Gli tornarono in mente le parole di Kuroo. “Ti sei concertato sui tuoi sentimenti, ma ti posso assicurare che Akaashi è proteso verso di te sempre, ti guarda in modo diverso da come guarda i vostri compagni, non so se ne sia consapevole o meno, ma non ti è indifferente”

Si passò le dita tra i capelli non sapeva proprio cosa fare, si volse e guardò quel viso addormentato, chissà cosa stava sognando.

Gli scostò i capelli da viso, scese sulla guancia, sulla bocca e non resistette voleva sapere che sapore avevano quelle labbra socchiuse ed invitanti, quindi vi posò le sue per un breve istante.

Quando si allontanò, si paralizzò e il fiato gli si bloccò in gola.: gli occhi blu di Akaashi lo fissavano spalancati e grandi.

“S-scusa” balbettò “Non…” ma non riuscì a proseguire perché la mano di Keiji si era posata tra i suoi capelli e un dolce sorriso gli piegava le labbra. Questo diede coraggio al capitano che tornò ad assaggiare quelle labbra morbide con più delicatezza possibile, le leccò piano chiedendo il permesso di entrare e Akaashi socchiuse la bocca timidamente permettendo al più grande di entrare e giocare insieme alla sua lingua. Fu l’alzatore a farsi indietro con il respiro corto.

“Era da un po’ che beh volevo…” confessò il più piccolo “Ma in questi giorni sembrava quasi che la mia presenza ti infastidisse” ammise.

“No, no, è solo che… Beh da quando sei entrato in squadra… bang! Hai presente un colpo di fulmine; ecco, sì, folgorato da te” spiegò a bassa voce sperando ardentemente che nessuno dei loro compagni fosse sveglio.

“Ho presente” rispose calmo e sorridente.

Bokuto si avvicinò ancora incapace di stare lontano da quella bocca, la catturò nuovamente, si scambiarono un bacio lungo ed umido, ma ancora una volta fu Akaashi ad allontanarlo mandandolo in confusione.

“Tutto ok?”

“Non mi sento a mio agio qui” bisbigliò e come dargli torto.

“E poi…” aggiunse prendendo la mano del più grande facendola scorrere verso il basso fino a tessuto teso dei suoi pantaloni.

Bokuto sorrise leccandosi le labbra accompagnando la mano di Akaashi sul suo inguine nelle sue stesse condizioni.

“Sono quattro giorni che mi chiudo in bagno per questo”


Kuroo sbadigliò trascinandosi in bagno aveva bevuto un sacco a cena e quello era il risultato, i bagni erano bui e silenziosi.

Si avviò lungo il corridoio per raggiungere la camerata, ma sentì dei sussurri e dei gemiti provenire da una delle aule infondo al corridoio. Un sorriso si allargò sulle sue labbra e con passo felpato arrivò alla porta, aprì uno spiraglio giusto per sincerarsi se i suoi sospetti fossero giusti e sì lo erano.


Le labbra di Akaashi erano incollate alle sue e il suo corpo sottile steso sul suo, le loro mani frugavano a vicenda sotto le magliette blu, e le loro erezioni si scontravano avvolte ancora dal tessuto leggero dei boxer.

“Bokuto” ansimò tirandosi su fissandolo negli occhi, la mano del più grande si era insinuata oltre l’elastico dei boxer.

“Sì?” chiese con fare innocente muovendo piano la mano.

“Aspetta” sussurrò fermandolo rischiava di finire tutto troppo in fretta, gli scivolò accanto e gli abbassò i boxer facendo a Bokuto quello che aveva desiderato in quelle notti.

Erano entrambi troppo eccitati e tutto si concluse in fretta, ma fu comunque appagante.

“Torniamo a dormire” propose Akaashi sfregando il naso contro la sua guancia.

“Sì” ne aveva davvero bisogno.

 

***

 

“Zitti che se no li svegliate” bisbigliò Konoha.

“Io gli faccio una foto” mormorò Sarukui.

“Sei matto, se Bokuto lo scopre ti ammazza, anche se mi fa più paura Akaashi” mormorò Washio trascinandolo dalla maglietta.

“Andiamo a fare colazione è meglio” ordinò Konoha spingendo il resto della squadra fuori dalla camerata. Lanciò un’occhiata ai due compagni che dormivano ancora, fronte contro fronte, nel futon di Bokuto.

Forse, dopotutto, quel giorno avrebbe fatto meno penitenze.

   
 
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