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Autore: It_was_like    19/01/2023    1 recensioni
"Allora dimmi, tutto quest’odio è dovuto alla tua possessività per James o perché vuoi solo scoparmi? ".
I suoi occhi erano colmi di divertimento e d'arroganza, come se umiliarla fosse un passatempo qualunque a cui dedicarsi.
La rabbia di Marlene avvampò come un incendio, il suono dello schiaffo che tirò a Sirius risuonò nel silenzio intorno a loro.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marlene McKinnon, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Le stelle risplendevano sulla superfice dell’acqua vicino alla casa dei Potter e Marlene era seduta sul bordo del lago con il caldo afoso che le appiccicava i vestiti addosso.

L'espressione seria le creò una piccola ruga sulla fronte, intenta com’era a perdersi nei suoi disegni, cercando di cancellare rabbia e dolore premendo sempre di più la matita, fino a rischiare di bucare il foglio.
-Mckinnon, sempre un piacere rivederti-.
Marlene riconobbe subito quella voce colma di sarcasmo, Sirius Black era in piedi difronte a lei, anche lui ospite dei Potter. Cercò di ignorarlo, continuando a disegnare figure che oramai erano diventate astratte, reprimendo l’istinto di voltarsi e guardare i suoi occhi grigi pieni di disprezzo.
Dopo la morte di sua madre erano state quasi tutte le estati che Marlene aveva trascorso dai Potter, era il periodo dell’anno che più amava perché poteva vedere Euphemia Potter. La madre di James, infatti, non faceva altro che raccontarle di come lei e sua madre si somigliassero.
Ma qualcosa era cambiato e non era solo il quinto anno di Hogwarts alle porte ad incuterle timore ma piuttosto l’inchinarsi delle sue certezze, il perpetuo presentimento che ormai il controllo di tutto le era scivolato dalle mani.
Sirius fumava non curante la sua sigaretta ormai quasi giunta al filtro. Sbuffò sonoramente ai tentativi della ragazza di ignorarlo e si avvicinò a lei sempre di più, fino a strapparle con facilità il quadernetto dove stava disegnando.
Marlene scatto in piedi, impaurita e spaventata allo stesso tempo, impiegando tutte le sue energie per cercare di recuperarlo.
-E questo che diavolo è, il quadernetto dove scrivi come io e James siamo cattivi? - la sua risata pareva un latrato e suoi occhi la guardava derisori, come se lei fosse un buffo spettacolo che facilmente lo annoiava.
Ignorava le proteste di Marlene, che in punta di piedi non riusciva comunque a riprendersi il suo quaderno e il terrore iniziò a dispargersi nel suo corpo quando lui cominciò a sfogliarne le pagine.
Marlene aveva ritratto quasi tutte le persone che conosceva, aveva dipinto e disegnato suo madre almeno un milione di volte, disegnato anche James e Dorcas, i suoi migliore amici, ma fra tutti i suoi disegni era uno il volto che le tornava sempre in mente.
Lei considerava il viso di Sirius fuori dal comune, dotato di un’eleganza innaturale e non ritrarlo tutte quelle volte sarebbe stato un crimine.
Ricorda ancora quando aveva cominciato ad essere attratta da lui, quando era vicino a quello stesso lago e loro due ridevano inconsapevoli, divertiti, mentre James li schizzava con l’acqua e per la prima volta Marlene fu attratta da un corpo, ebbe voglia di sentire Sirius su di sé.
Ma cercava invano di reprimente ogni pensiero che lo riguardava, bruciata dalla gelosia che le ardeva per il rapporto unico che si era ormai creato tra James e Sirius, legame da cui lei era inevitabilmente esclusa.
-Ma vediamo un po’ qui, Mckinnon, avevo una fan e non lo sapevo? - disse Sirius, un ghigno maligno dipinto sul suo volto.
-Sei tanto stupida quando squallida, non è stato carino da parte tua far trovare a Euphemia la mia erba,  lo sai?-.
Il viso di Marlene si contorse e mai come in quel momento sentiva di odiare ogni parte di lui, della felicità che le aveva sottratto, di come le sue parole riuscissero in poco tempo a distruggere le alte barriere d’orgoglio che pensava di aver negli anni costruito.
-Sta zitto! Ho dipinto te come ho dipinto tutti- gli gridò contro, cercando di sembrare più sicura di quando in realtà non fosse.
-Sbaglio o era tua l’erba, no? Non ho fatto niente oltre che mostrare a zia ‘Mia chi tu fossi veramente- aggiunse poi, guardandolo con disprezzo.
-Allora dimmi, tutto quest’odio è dovuto alla tua possessività per James o perché vuoi solo scoparmi? -.
I suoi occhi erano colmi di divertimento e arroganza, come se umiliarla fosse un passatempo qualunque a cui dedicarsi.
La rabbia di Marlene avvampò come un incendio, il suono dello schiaffo che tirò a Sirius risuonò nel silenzio intorno a loro.
-Non ti permettere mai più! - urlò lui, raccolse in fretta il quadernetto che era caduto ai loro piedi e con non curanza lo lanciò nel lago.
-No! -
Tutta la vita di Marlene era tra quei fogli scarabocchiati, tutta la sua arte, i suoi sfoghi, il suo rifugio era andato via lontano da lei.
Senza pensarci si buttò nel lago, cercando di recuperare disegni ormai perduti, fradici d’acqua che li avrebbe privati della loro stessa magia.
La sua impulsività la porto a lanciarsi in un lago di cui aveva timore, un tunnel senza uscita. Marlene non sapeva nuotare, aveva rifiutato anche solo di provare, da quando sua madre era morta annegata anni fa.
E lei si sentiva esattamente come lei, la immaginava persa nell’acqua, con il respiro che la tradiva e la luce dei suoi occhi che iniziava a spegnersi.
Ma quando ormai sentiva l’acqua riempirle i polmoni, e la speranza sembrava averla abbandonata, sentì delle mani tirarla con forza e spingerla verso la superfice, riportata ad una vita che forse non voleva davvero vivere.
-Tu sei completamente pazza, Mckinnon- mormorò Sirius senza fiato, togliendosi la maglietta per farla asciugare.
-Cosa cazzo credevi di fare? Ucciderti per uno stupido quaderno? -.
Il corpo di Marlene tremava per lo shock, ma la sua voce per quanto tremasse era colma di una rabbia sovraumana.
-Per te non esiste niente di sacro, Black! - urlò furiosa, - Sei come una malattia che va estirpata, non puoi neanche immaginare quanto ti disprezzo! -.
La sua ennesima risata arrogante la fece impazzire, si allontanò da lui il più possibile correndo nella foresta adiacente al lago.
Ma riuscì a fare solo pochi passi prima che le mani decise di Sirius la afferrassero e la contrissero a voltarsi.
Marlene fu faccia a faccia con i suoi occhi tempestosi e per quando ci provasse non riusciva a distogliere lo sguardo.
-Mi odi, no? - mormorò lui, le loro labbra erano ormai vicinissime e non passò molto tempo prima che lui annullasse le distanze tra di loro e la baciasse.
Il corpo di Marlene fu attraversato da un brivido mai provato, aveva baciato dei ragazzi prima di allora, erano stati baci innocui, errori commessi da ubriaca, ma mai nessuno le aveva fatto provare qualcosa di simile.
Sirius era carico di passione e la baciava con trasporto, come se il solo pensiero di doversi staccare dal lei gli provocasse un malessere fisico.
Le mani di Sirius sembravano bruciare sul suo corpo e si insinuarono sotto la sua maglietta, accarezzando delicatamente i suoi seni pieni, e Marlene si lasciò scappare un gemito, consapevole che quello sarebbe stato solo l’inizio della sua totale perdita di controllo.
Non lo fermò quando Sirius sbottonò i suoi pantaloni e neppure quando lui cominciò ad accarezzarla sotto le mutandine, tutto ciò che poteva fare era solo gemere, le era impossibile di rinunciare a quella lenta tortura a cui la stava sottoponendo.
Lui la spoglio completamente e dopo essersi accertato che fosse pronta la penetrò a fondo e un dolore partito dal basso ventre iniziò a spargersi per tutto il corpo di Marlene.
Ma nonostante questo non gli disse di fermarsi, voleva che lui continuasse, che la spezzasse in due e che le facesse provare qualcosa.
Mentre lui continuava a penetrarla in maniera sempre più decisa, Marlene osservò il suo viso, i suoi occhi serrati e giurò che non avrebbe mai dimenticato l’espressione di Sirius mentre godeva.
Il dolore si mescolò poi ad un piacere che unì i suoi gemiti a quelli di Sirius, e in quel luogo in cui l’acqua si univa al firmamento rispecchiavano perfettamente i loro nomi ed erano la stella del mare e del cielo.
Marlene quando era piccola aveva immaginato che la sua prima volta sarebbe stata diversa, carica di amore e dolcezza a rassicurarla. Ma Sirius non era dolce, era brutale e ferito come un condannato a morte, e lei sentita di perdersi per sempre in quel ritmo che la portava altrove, fino a quando anche quell’illusione non scomparse quando sentì Sirius allontanarsi da lei dopo aver raggiunto l’orgasmo.
Dopo essersi scostato, con un’espressione indecifrabile sul volto, si alzò per rivestiresti, e Marlene era pronta a giurare che se ne sarebbe andato senza dire una parola se non avesse visto ai suoi piedi quel quadernetto da cui era cominciato tutto.
Sirius l’aveva recuperato quando aveva salvato Marlene dall’annegamento, e si era dimenticato di averlo lasciarti lì disteso sul prato.
Lo prese con la sua solita aria strafottente e arrogante, come chi è al mondo senza curarsi di nessuno, e lo lascio a Marlene, ancora nuda e incapace di formare un pensiero sensato.
La fissò negli occhi e le disse delle parole che, come lame, la fecero a pezzi e mai nella vita sarebbe riuscita a dimenticarle.
-Era questo che volevi, no? Ora che sei riuscita a scoparmi smetti di fare la mocciosa e sparisci-.
Marlene avrebbe preferito morire piuttosto che fargli vedere quanto quelle parole l’avessero ferita e nascose i suoi occhi lucidi, si rivesti in fretta, senza proferita parola e cominciò a camminare via, lontano da lui e dai suoi tormenti.
Prima di andarsene si voltò a guardarlo per l’ultima volta, e sembrò quasi scorgere nella penombra del pentimento o dell’amarezza sul suo volto, ma come molte volte nella vita, pensò che forse si era sbagliata.
 

   
 
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