La risata di Adelaide risuonò chiara e cristallina, mentre gettava la testa indietro e mostrava i denti bianchi, per una delle solite battute di Marcello.

Rideva anche lui, non per il suo stesso sarcasmo, ma perché la risata di Adelaide era contagiosa e riusciva sempre a metterlo di buonumore.

Si calmarono, e lei bevve l’ultimo sorso di vino, mentre Marcello si perdeva ad osservarla e un pensiero nuovo prendeva forma nella sua testa.

Nella penombra di quel ristorante di lusso, con le luci soffuse e il silenzio intorno a loro - gli altri commensali avevano lasciato la sala da un po’ - Marcello, per la prima volta, pensò quanto fosse bella Adelaide. 

Quel pensiero lo stupì, non perché non trovasse la Contessa una donna affascinante, tutt’altro, ma Marcello non l’aveva mai davvero guardata in quel modo, non consapevolmente, almeno, forse perché era stato troppo impegnato ad inseguire i fantasmi del suo passato.

Eppure adesso gli sembrava così limpido, chiaro. Adelaide gli apparve meravigliosa, con le labbra schiuse e gli occhi di ghiaccio che lo osservavano curiosi.

“Barbieri?”

La voce di lei lo distolse di colpo dai suoi pensieri, quasi svegliandolo dallo stato di trance in cui era caduto.

“Mi scusi, Contessa, ero distratto.”

“L’avevo notato.”

Rispose lei, piccata, ma terminando la frase con un sorriso. Poi guardò l’orologio, prima di rivolgere lo sguardo alla sala vuota.

“Temo abbiamo approfittato troppo dell’ospitalità di questo posto incantevole, sarà meglio andare, non crede?”

“Si, si ha ragione. Non vorrei avere sulla coscienza la stanchezza del povero Italo.”

Le rispose, ammiccante, pensando al povero maggiordomo, costretto a rimanere sveglio finché la Contessa non fosse tornata a casa.

Adelaide ripagò l’ennesima battuta con un’altra risata.

“Per l’amor del cielo, no! Sarei persa senza di lui!”

Sottolineò le sue parole con un gesto delle mani, mentre Marcello si alzava per spostarle la sedia e permetterle di lasciare la tavola.

Nel momento in cui Adelaide si alzò, dandogli le spalle, il suo profumo deciso, dalle note speziate e sensuali, lo colpì in pieno viso, e Marcello si trovò ad inspirarlo, ancor prima di razionalizzare quello che stava succedendo. Strinse con forza la spalliera della sedia, per evitare di compiere qualche gesto inappropriato, e provò ad incolpare l’ottimo vino con cui avevano festeggiato per lo sbandamento che stava provando in quel preciso momento. 

Quando Adelaide si voltò verso di lui, però, il viso dai lineamenti perfetti pericolosamente vicino al suo, Marcello dovette sforzarsi di fare un passo indietro, deglutendo a fatica, perché improvvisamente si era sentito mancare l’aria nei polmoni.

Adelaide gli lanciò uno sguardo ambiguo, che durò un solo attimo, così breve che Marcello pensò di averlo immaginato.

Figuriamoci se la Contessa, così pragmatica, razionale e intelligente, poteva provare attrazione per uno come lui; non perché Marcello non credesse nel suo essere un ragazzo piacente, ma perché lei non si sarebbe mai lasciata trascinare da volgari pulsioni fisiche, come una donnetta qualunque.

Nel vederla ancheggiare, fasciata nel suo abito di velluto verde, verso il guardaroba, i fianchi che si muovevano sinuosi, Marcello però si ritrovò a stringere i pugni lungo i fianchi, dandosi dello stupido, e cercando di ricacciare indietro ogni pensiero inappropriato che gli stava passando per la testa, perché non poteva permettersi di perdersi di nuovo dietro ad un’illusione.

Aveva già pagato un prezzo troppo alto una volta, non avrebbe permesso a niente e nessuno di fargli perdere quello che aveva costruito con Adelaide, e che finalmente gli avrebbe dato davvero la possibilità di cambiare la sua vita una volta per tutte.