Challenge: #writeptember2022
#Giorno04 del gruppo “Facebook Hurt/Comfort Italia, Fanart e Fanfiction
Gruppo Nuovo”
Prompt: 1 Tutti dicono bugie! - 3 Dimenticati di me!
Fandom: L’attacco
dei giganti
Genere: Hurt/Comfort
Tipo: flash-fic
Personaggi: Levi Ackerman, Hanji Zoe
Rating: PG-13 - verde
Avvertimenti: angst
PoV: terza persona
Spoiler: sì, post episodio 55
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Hajime Isayama. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati
senza scopo di lucro.
PIOGGIA E LACRIME
Fuori pioveva,
un diluvio estivo con i fiocchi che ripuliva le strade dal sangue e dalla sporcizia.
Seduto sul
davanzale della finestra, Levi fissava l’acqua scrosciare violenta.
Avrebbe tanto
voluto che quella pioggia insistente, ripulisse anche il suo animo dalla
lordura che lo intaccava e le sue mani dal sangue che le macchiava in modo
indelebile.
Chiuse gli
occhi con un sospiro stanco prendendosi la testa tra le mani.
- Dimenticati
di me! - sussurrava Petra uccisa dal gigante
femmina.
- Dimenticati
di me! - gridava la recluta di cui non aveva
ancora imparato il nome.
- Dimenticati
di me! - ordinò Erwin con il suo solito
cipiglio.
Aprì gli occhi
di scatto e scese dal davanzale non avrebbe mai dimenticato, mai! Non era
giusto nei loro confronti, ma ora doveva pensare ai vivi non ai morti.
Bussò alla
porta, ma non ottenne risposta, posò la mano sulla maniglia indeciso sul da
farsi. Bussò di nuovo ancora nulla.
Forse dormiva,
si sarebbe sincerato di quello e se ne sarebbe andato.
No, Hanji, non
stava dormendo. Era seduta su una sedia davanti ad uno specchio, immobile, lo
sguardo perso nel vuoto. Una spazzola abbandonata in grembo. La camicia da
notte le lasciava scoperta una spalla.
Le si
approssimò e la donna lo osservò nel riflesso senza dire una parola, fu Levi a
spezzare quel silenzio assordante, rotto solo dalla pioggia e dai tuoni.
“Stai bene
quattrocchi?” era una domanda stupida e retorica, nessuno di loro stava bene
dopo quella maledetta missione. Lui per primo era inutile che ci girasse
intorno.
Un sorriso
triste e affranto piegò le labbra della donna.
“Dovrai
inventarti un nuovo nomignolo” bisbigliò stanca e infelice.
Levi si morse
la guancia, per una volta poteva stare zitto, Hanji era una donna forte ed un
soldato, ma non doveva essere facile per lei.
Le tolse la
spazzola dalle mani e senza dire nulla prese a districarle i capelli, piano
senza fretta una ciocca umida alla volta.
“Grazie” sospirò
lei grata per quella piccola attenzione.
Levi non disse
nulla trascinò una sedia difronte a lei e prese una pezza pulita e le tamponò l’occhio
ferito. Era una brutta lesione l’occhio perduto per sempre. Quello che poteva
fare era solo premurarsi che non si infettasse e si rimarginasse per bene, in
silenzio finì quella penosa operazione di pulizia e bendaggio.
“Secondo te
tornerò a vedere” chiese così piano che faticò a udirla. Levi trattenne il
respiro, Hanji era una scienziata, sapeva esattamente come era la sua
situazione, ma voleva essere in qualche modo rassicurata.
Tutti dicono
bugie: piccole o grandi, faziose o stupide, ma non il capitano Levi. Lui era un
uomo schietto e sincero.
Un tuono
squarciò il silenzio.
“No” affermò
risoluto fissandola nell’unico che le rimaneva.
Inaspettatamente
la donna si sporse in avanti e si appoggiò a lui, la fronte sulla spalla. Si
irrigidì, lui non era bravo in quel genere di cose.
“Grazie” bisbigliò
lei e Levi sentì qualcosa di umido scivolare gli lungo il collo. Lacrime.
Il capitano
sollevò le braccia e la strinse in un caldo abbraccio, era l’unica cosa sensata
da fare. Dopo tutto Hanji era un essere umano come lui, con pregi e difetti,
con forze e debolezze.
Per una notte
potevano trovare un po’ di conforto l’uno tra le braccia dell’altra.