Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Karmensita    25/05/2005    10 recensioni
Sapete quando avete una maschera, sembra forte e che vi protegga da tutto? Vi nasconde la fragilità... quella maschera è il limite fra la forza e la fragilità... Una one - shot scritta con cura e particolarità... Dedicata a tutti gli Slytherins! E recensiteeeee!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: Ecco un’altra delle mie ff “one-shot”. Questa volta la mia vittima sarà Pansy Parkinson… Voglio farla soffrire come non ha mai fatto in vita sua! No, dai, scherzo. Voglio convincere che forse dietro quella maschera di indifferenza, fatta di aria di superiorità, c’è una fragilità immensa… Ora la nostra Pansy non riesce più a reggere la maschera di strafottenza che ha sempre portato… Sarà il morbo di Parkinson? No di certo…

 

Il limite tra forza e fragilità

Leggasi anche: “Mangiamorte di me stessa”

 

Io… Pansy… quella ragazzina tutta vizi e capricci…

Io… Parkinson… un cognome importante da sempre rispettato in tutto il mondo magico…

Io… la Serpeverde più orgogliosa e temuta della casa, da sempre rispettata per il suo essere purosangue…

 

Mi sono sempre chiesta se essere purosangue sia un privilegio o no . A volte penso alla mia vita se non fossi stata tale. E mi rispondo che non devo pensarci, non devo avere dubbi su quello che sarei potuta diventare essendo libera di fare ciò che voglio. La parola “purosangue” non corrisponde alla parola “mangiamorte”. Ma se io fossi una mezzosangue in futuro non dovrei avere un orribile tatuaggio segnato sul mio braccio. Certo, se fossi mezzosangue morirei, se per caso incontrassi un mangiamorte o chi altro. Ma io preferirei essere una mezzosangue e farmi uccidere essendo libera, piuttosto che essere figlia di mangiamorte, che condizionano la figlia, la spingono con violenza a maltrattare, o peggio a uccidere, per un Signore Oscuro, facendole portare una maschera… Sì, questa maschera… non si vede, ma c’è. E’ come se io già fossi una di loro… dei mangiamorte. Mi sento mangiamorte da quando ero piccola… perché da piccola i miei mi hanno fatto indossare questa maschera invisibile, dolorosa tanto quanto il tocco di un dito sul tatuaggio di un teschio e un serpente, il tatuaggio del Marchio Nero. Mi sento già mangiamorte dell’anima… Mi sento già mangiamorte degli altri… Mi sento già mangiamorte delle persone a cui voglio bene, ma a cui nascondo le mie sensazioni, e che per causa mia e di altre persone, che diverranno serve come me, moriranno… Mi sento la serva di chi non mi appartiene… Mi sento la serva di chi non mi rispetta… Mi sento la serva dei miei genitori… A volte mi sento la serva dell'altra mia faccia falsa, la mia copertura… Oramai dipendo da lei… anche se si sta facendo troppo pesante per me… Lei e io siamo le facce della stessa medaglia. Siamo la forza e la fragilità della stessa medaglia… Prima di mettermi la maschera ero forte, poi sono diventata sempre più debole, sempre più debole, sempre più debole… Ora la vedete la differenza? E’ come se la parte proporzionale della maschera della forza sulla medaglia prevalesse su di me, la fragilità, sempre di più. E’ come se la maschera mi mangiasse a poco a poco, come su di una grande scacchiera la Regina mangia la pedina più in difficoltà. Poi cerco di prendere l’iniziativa di ribaltare la situazione. Voglio essere io a mangiare la Regina… Voglio essere indipendente… Voglio essere come sono davvero… Voglio vivere come piace a me… Voglio che i Grifondoro non ci vedano più come antipatici viziati, ma che ci prendano per la mano e ci salvassero tutti, visto che, a quanto si dice, loro sono molto coraggiosi. Sì, io non sono la sola ad essere soggetta a questa maschera invisibile… Anche Draco lo è, e Nott, Zabini, Millicent e gli altri… I Grifondoro non lo capiscono che noi non siamo così come ci facciamo vedere da loro. Ma loro non possono perché noi non li avvertiamo, perché se lo facessimo ci sarebbe sempre qualcuno che ci controlla. Mi sono accorta troppo tardi che mi sto suicidando da sola. Mi sono accorta prima dei miei genitori che “mangiamorte” è il termine usato per coloro che servono ed hanno paura del Padrone, che lo elogiano solo per codardia e vigliaccheria, e poi quando il Signore Oscuro scomparve lo tradirono facendo credere di essere stati sotto l’Imperius. E lo lasciarono al suo destino, sperando che non ritornasse mai più. Ma è tornato, e la paura ha cominciato a fremere in loro. Ma loro si sono uniti ad esso perché i loro genitori li hanno costretti, e loro, per paura, non si sono opposti. Vigliacchi, codardi che non sanno farsi rispettare, o peggio che non ci provano neppure. Ma visto ciò che è successo a loro accadrà sempre così, di generazione in generazione, fino all’ultimo dei purosangue figli di mangiamorte. Ed io sono figlia di madre e padre mangiamorte. Quindi quando avrò la loro età non penserò a queste cose, ma a servire un lurido essere che ci comanda all’altare. Ma penserò che i figli miei, che saranno soggetti alla maschera che ho io, staranno pensando a ciò che penso io adesso. Possibile che nessuno si ribelli?! Io almeno ci provo… anche se invano: la maschera è troppo grande per me, e mi stravolgerà prima o poi, facendomi diventare come i miei genitori e i loro amici. Ma se c’è qualcosa per deviarlo, si può almeno diminuire la grandezza della maschera, almeno? Si può trovare il limite tra forza e fragilità, almeno?

 

Io… Pansy… mi sento sopraffatta da un nulla…

Io… Parkinson... credo che un “mangiamorte” sia prima mangiamorte di se stesso, e poi degli altri…

Io… quella che sono veramente… mi sento già una mangiamorte di me stessa… 

 

Note: Recensiteeeeeeeeeeeeeeeeee! Mi rivolgo soprattutto agli Slytherin fanatics! Non costa niente…

  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Karmensita