Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Narcyssa89    21/01/2023    4 recensioni
Ciao a tutti/tutte! All'inizio del mese ho esordito come scrittrice su questo sito con una One, "Strada senza uscita" in cui i nostri eroi venivano separati. Ho pensato di aggiungere un momento della vita separata di uno dei due. Leggete e commentate e, come al solito, vi prego, siate clementi! Chiedo scusa per gli eventuali errori, storici e non.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, André Grandier
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il vestito della Contessa La giovane entrò nel negozio con passo deciso. Graziosa, sui diciassette anni, era seguita da un ragazzo di poco più grande che le assomigliava nei tratti, il fratello forse. “ C’è qualcuno?” domandò con voce squillante. Non contenta, diede una vigorosa scrollata al campanello adibito a richiamare il personale. “Simone!” la redarguì il giovane, contrariato. “Che c’è?” chiese la ragazza lanciandogli un’occhiataccia. “Sei una maleducata, non si urla così” rispose lui. “Guarda che non abbiamo tutto il giorno” replicò Simone, pratica. André uscì da una porta laterale che dava l’accesso a un altro vano, presumibilmente un magazzino o un ufficio. “Buongiorno, posso esservi utile?” domandò cortesemente. Poi si ricordò che il proprietario del negozio gli aveva detto di sorridere, e sfoderò quello che credeva essere il suo sorriso più affascinante. Doveva aver funzionato perché Simone gli sorrise di rimando, guadagnandosi uno sguardo torvo da parte del giovane al suo fianco e un altro “Simone!” Lei sbuffò infastidita e si rivolse ad André tornando a sorridere “Scusate, mio fratello è davvero noioso, ma mi tocca portarmelo dietro dappertutto...siamo in visita a dei parenti qui a Lione, e mi hanno consigliato questo negozio: devo comprare della stoffa per fare un vestito alla mia padrona”. “Vi hanno consigliato benissimo”, osservò André con la sicurezza del perfetto venditore e chiedendosi, nel contempo, se quell’atteggiamento andasse bene. Segno che tanto sicuro non era. Tuttavia proseguì, disinvolto: “Che tipo di stoffa desidera la vostra padrona, mademoiselle?” Simone stette un poco in silenzio, meditando. Dopo qualche secondo disse, incerta. “Misto seta, credo...però non lo so con certezza. La contessa non è molto interessata alla moda”. “E così la tua padrona sarebbe una contessa?”. Colei che aveva parlato, una ragazzina con un buffo visetto rotondo pieno di lentiggini squadrava Simone da capo a piedi con aria scettica. “E tu chi saresti?” ribatte, piccata Simone. André alzò gli occhi al cielo: i suoi clienti avevano appena conosciuto Hélène, tredici anni, di professione pettegola. “Hélène, va’ ad aiutare tua madre, mi pare che ti cercasse, prima”. Ignorando le parole di André, la piccola andò a posizionarsi davanti a Simone “ Non ci credo che sei al servizio di una contessa” le disse con fare insolente. Simone la guardò dall’alto in basso “E invece è proprio così” replicò sdegnosamente. “La mia padrona”, continuò dopo una pausa ad effetto ,“è una nobile molto importante, è una dama di corte”. Poi tornò a rivolgersi ad André : “Si, misto seta andrà benissimo”. “Che colore?” chiese André, colto da incipiente mal di testa a quel “dama di corte”. Questa volta Simone non ebbe dubbi: “rosa antico”, rispose. “E come si chiama la tua padrona?” tornò alla carica Hélène. Simone la guardò con fastidio prima di dire con sussiego: “la mia signora vive a Versailles, è la contessa Von Fersen. Per niente impressionata, Hélène alzò le spalle e uscì dal negozio, annoiata da quella sconosciuta che si dava delle arie o presa da un improvviso interesse alternativo. Voltato verso gli scaffali a cercare il misto seta rosa, André ebbe un fulmineo capogiro, mentre il cuore dava colpi violenti alla cassa toracica; le braccia, da sole, si protesero verso il ripiano più alto a prendere un campione di stoffa azzurro cielo. “Non ci siamo, Monsieur, avevo detto rosa antico” fece la ragazza, perplessa. “Questo è un colore che va molto di moda quest’anno” fu la risposta di André che tentava disperatamente di dare alla sua voce un tono più normale possibile. Simone, intanto, osservava la stoffa riflettendo: “forse, in definitiva, non avete torto...credo che questo colore donerebbe alla contessa...tu che ne dici, Theo?”. Soffocando uno sbadiglio, suo fratello annuì: “se lo dici tu..” . “Allora prendo questo” decise, convinta dall’immagine della sua signora accostata a quel tono di azzurro. Inconsapevole delle persone nel negozio, di ciò che dicevano, e di tutto il resto che non fossero le parole “contessa Von Fersen”, gettate su di lui senza preavviso e impietosamente, André tagliava la stoffa secondo le indicazioni cercando di non fare danni, malgrado le mani che tremavano. Sapeva, tuttavia. Aveva sentito del matrimonio quando, mesi prima, era andato a Parigi a fare delle commissioni per conto del suo direttore. Tutta la città ne parlava: il conte straniero amante della regina sposava la bellissima figlia del generale, e con la benedizione dell’Austriaca per giunta. I commenti malevoli sulle bizzarrie immorali dei nobili si erano sprecati, manco a dirlo. E lui aveva dovuto ascoltare quelle canaglie senza cuore vomitare ogni sorta di sporca malignità sulla sua Oscar...loro non la conoscevano, come si permettevano? Nessuno doveva permettersi. Stava per passare alle vie di fatto quando era sorto uno schiamazzo improvviso e tutti si erano diretti, incuriositi, al luogo del bisticcio. Probabilmente i litiganti lo avevano salvato da una rissa da cui sarebbe uscito parecchio male, sempre che ne fosse uscito: mettersi a difendere una nobile amica della regina non era una buona idea, visti i tempi che correvano. Più tardi, sulla via del ritorno verso Lione, aveva avuto modo di riflettere: preso dalla furia contro quella gente ignorante che diceva cose orribili sulla sua contessa, non aveva considerato il fatto più importante: lei sarebbe stata felice. Un raggio di sole lo aveva raggiunto. André tornò alla realtà: le mani non tremavano più adesso, e nemmeno la voce. Avvolse la stoffa nella carta e la consegnò a Simone che attendeva, prese i soldi e salutò i clienti sorridendo, un sorriso convinto, stavolta. Tuttavia, mentre riponeva il metro e le forbici, si fermò: doveva saperlo. Sperando che non se ne fossero già andati, si precipitò fuori dal negozio. I due erano saliti in carrozza, ma non erano ancora partiti, constatò con sollievo. “Mademoiselle Simone!”, chiamò, con più urgenza di quanto avrebbe voluto, tanto che Theo si sporse dal finestrino fissandolo biecamente. Quel tipo aveva già elargito troppi sorrisi a sua sorella, e ora le correva dietro gridando il suo nome. Ma che diamine! Mentre André raggiungeva la carrozza, Simone, incuriosita, si sporse a sua volta dal finestrino. “Che succede? Abbiamo sbagliato a pagare?”, chiese Theo, perché non poteva supporre che quel commesso volesse davvero qualcosa da sua sorella. André si rivolse a Simone “La contessa...è felice?”. Perché doveva esserlo, altrimenti non avrebbe potuto sopportarlo. La giovane trasecolò “E io come faccio a saperlo? Certamente non mi sono mai permessa di chiederglielo”. “Ma tu che ne pensi? A te cosa sembra?”. Fece una pausa, e poi riprese a voce più bassa, ma non meno ansiosa: “Ti prego, è importante”. Simone e Theo si guardarono un attimo, la perplessità lasciò ben presto il posto alla comprensione. “Io...credo di sì” André sembrò respirare più agevolmente. “Lei...sorride spesso o solo qualche volta? E i suoi sorrisi ti sembrano veri?” Simone comprendeva adesso la ragione di quello strano interrogatorio, e cercò di dare alla sua voce un tono convincente: “Certo che sorride...sorride spesso”. Simone osservò il giovane: aveva un’aria ansiosa e sembrava che di nuovo stesse trattenendo il respiro, in attesa che lei aggiungesse qualcosa. Allora guardò suo fratello, e poi guardò ancora André esibendo un sorriso sicuro: “Ma certo che è felice” dichiarò risolutamente. “Mi sembra contenta, sorride e ride spesso, vero Theo?” aggiunse poi, sempre più convinta. Suo fratello annuì: “Non vi è alcun dubbio” affermò seriamente. “D’altra parte, come non potrebbe esserlo?” continuò Simone dopo un momento. “Il conte la ama sinceramente, è pieno di premure e riguardi nei suoi confronti. Chi non vorrebbe un marito così?” Finalmente André si rilassò: “Bene..io...scusate se vi ho disturbato”. L’ansia si era come dissolta, lasciando il posto a un leggero imbarazzo. “Nessun disturbo, Monsieur...ma..devo dire qualcosa alla contessa da parte vostra?”, azzardò Simone sentendosi un poco in imbarazzo anche lei. “No, vi prego, non ditele niente”, rispose André. Simone notò che era tornato il commesso che li aveva serviti poco prima “Non ce n’è alcun bisogno”. “Allora..noi vi salutiamo, Monsieur e...grazie per i vostri consigli. Sono sicura che questa stoffa piacerà molto alla contessa”. André levò la mano in segno di saluto “Fate buon viaggio, e grazie a voi”. Rimase a guardare la carrozza che si allontanava, e si avviò verso il negozio. “Grazie a te, Simone, grazie davvero”, disse piano, e si accorse all’improvviso della primavera rigogliosa, dei prati e dell’aria fresca del tramonto che mitigava il calore di quella giornata. Si accorse all’improvviso di tutte quelle cose meravigliose e pensò, col cuore colmo di sollievo e gratitudine che, sì, la sua Oscar era felice e tutto il resto non contava.
   
 
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