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Autore: k_Gio_    28/01/2023    2 recensioni
A Inej piace la sua vita con Kaz, ma non per questo la sua mente la priva di pensieri e fantasie che la fanno sognare ad occhi aperti.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inej Ghafa, Kaz Brekker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FORSE UN GIORNO
 

Era tornata da qualche giorno, non era proprio una vacanza quella che l'aveva riportata a Ketterdam ma il brutto tempo e i necessari rifornimenti per la Spettro le avevano fatto puntare la rotta verso l'isola dei profitti e del commercio.
Il suo equipaggio si sapeva ben gestire senza di lei e si fidava di loro, quindi li aveva lasciati a godersi un po' di riposo prima di riprendere il Vero Mare alla ricerca di schiavisti.
Ora era sdraiata sul letto alla Slat, aveva provato a concentrarsi sulle mappe e sulle prossime rotte ma faceva freddo e l'unica cosa a cui la sua mente pensava e a cui la riportava senza vergogna era quel bisogno di volere Kaz accanto a lei sotto le coperte.
Ma stava finendo di lavorare sui suoi libri mastri, l’avrebbe raggiunta quando avesse finito. Ormai era notte inoltrata ma la città fuori dall’edificio era più sveglia che mai, mentre lei in quel momento desiderava soltanto oziare e stare al caldo. Intanto lo poteva osservare dalla porta aperta, scorgerne i lineamenti alla luce delle candele, ormai prossime a spegnersi. Come se non lo conoscesse a memoria quel volto. Sprofondò di nuovo nel cuscino, portandosi le coperte sotto il mento, girandosi su un fianco, il volto verso la finestra con gli occhi che scrutavano il cielo privo di stelle, così diverso da quello che trovava mentre era in mare.
La sua mente iniziò a vagare,  ultimamente andava verso immagini che a volte la spaventavano e altre le riscaldavano talmente tanto il cuore che al buio nella sua cabina si ritrovava a sorridere come una sciocca.
E anche quella volta era una di quelle.
Le labbra si sollevarono in un sorriso divertito. Inej non era solita fantasticare ad occhi aperti, o meglio, non era solita pensare in quei termini così sdolcinati come ormai gli succedeva da qualche mese.
Quella fantasia le era nata mentre guardava il mare in una giornata che volgeva al termine, forse era stato l’ultimo attacco finito bene e senza perdite, o forse il sapere che a breve sarebbe tornata da Kaz. O forse era stato quel momento di pace in cui tutto sembrava stesse andando per il verso giusto. E così davanti ai suoi occhi, senza preavviso o qualcosa di particolare che le avesse solleticato la fantasia, si era ritrovata ad immaginare lei e Kaz in una casa, non la Slat, una casa tutta loro, senza gente che potesse bussare alla porta per chiamarlo in qualche bega da risolvere.
E quel sogno ad occhi aperti non era che andato ad accrescersi con particolari che andavano a formare un quadro sempre più vivido, di una quotidianità così lontana dalle loro vite. Non ne aveva parlato con Kaz, lei stava bene così come stavano. Quella era una fantasia, non avrebbe scambaito la loro vita con nient’altro. Ma sognare in quei termini la scaldava quando era sola in mare lontana da lui. Le cose tra loro andavano bene, stavano lavorando sulle loro armature e i risultati li avevano ottenuti, certi giorni era più facile di altri ma nessuno dei due aveva avuto intenzione di mollare e quindi prendevano quello che riuscivano ad ottenere ed erano felici così.
Magari un camino però lo avrebbe voluto, giusto per passare serate come quella davanti al fuoco, e non da sola nel loro letto.
Aprì gli occhi per tornare con lo sguardo su quel ragazzo così dedito a quei conti che lo tenevano chino sulla scrivania. Si tirò su, poggiandosi sui gomiti mentre inclinava la testa da un lato per guardarlo meglio.
«Ho quasi finito» disse Kaz, la voce venata da una sfumatura di stanchezza che ormai era solita riconoscere.
«Lo hai già detto almeno mezza campana fa». La sua testa era inclinata verso il libro mastro ma Inej era sicura che avesse stirato le labbra in un mezzo sorriso.
Chiuse il libro e mise in ordine un paio di altri documenti poi lo vide alzarsi. Le luci vennero spente e, bastone alla mano, entrò in camera.
Iniziò a cambiarsi per la notte mentre Inej lo guardava, nuove immagini iniziarono a formarsi senza che lei avesse il controllo di fermarle. Stava diventando un gioco pericoloso perché più ci pensava e più quel desiderio di creare nella reatà quelle fantesie che vivevano nella sua testa prendevano piede.
«Perché sorridi? Cosa c’è di divertente?» la voce di Kaz la riportò nella stanza.
Cercò di togliersi il sorriso dal volto ma gli angoli delle sue labbra non intendevano scendere giù. Intanto Kaz sollevò le coperte e si mise sul fianco, trovandosi così di fronte a lei. Alzò un sopracciglio in attesa.
«Nulla, pensieri stupidi»
«Dubito che siano stupidi» disse serio lui.
Inej sorrise come a sfidarlo «E tu cosa ne sai? Ora mi leggi nel pensiero?»
«Tu non sei una persona stupida, sei tante cose ma non stupida. Jesper ha pensieri stupidi»
Inej ridacchiò suo malgrado e Kaz venne pervaso da quel calore che gli riscaldava il petto e si propagava come  un incendio per tutto il corpo. Si avvicinò a lei un po’ di più.
«Lascia stare Jesper. Però grazie, apprezzo il tentativo di complimento» abbassò lo sguardò, pensando se fosse il caso di condividere con lui quelle fantasie o magarsi aspettare un altro momento. Non voleva rovinare quello che avevano costurito, mettendo nella testa di Kaz idee che lo portassero a pensare che quello che avevano ora non fosse abbastanza per lei. Perché non era così, era tutto il contrario.
Allungò la mano verso la sua mascella, tratteggiandone il profilo, sfiorando le labbra con la punta delle dita. Tornò a guardarlo negli occhi e li trovò più scuri, lo sguardo intenso che sembrava sondarle l’anima. Inej considerò di far morire la conversazione buttandosi sulle sue labbra fino a stordire entrambi e addormentarsi placidamente. Ma Kaz non era uno che si faceva fregare così facilmente, sarebbe tornato a chiedere e nel mentre avrebbe pensato ad infinite possibilità di motivi per il quale Inej avesse preferito non proseguire la conversazione.
Cercò quindi di non pensare al come la stava guardando o come i suoi sensi si fossero accesi tutto insieme.
«Pensavo» esordì, la voce più bassa, quasi a sussurare un segreto «a te, a noi»
La sua faccia si increspò in un’espressione perplessa. «E sono pensieri…stupidi?»
Inej si morse il labbro inferiore per non ridergli in faccia, poteva vedere le rotelle nel suo cervello che si muovevano veloci per capire se avesse sbagliato qualcosa, se finalmente lei si era accorta con chi aveva deciso di condividere il letto, da chi stava tornando ogni volta. Si sporse verso di lui per lasciargli un tenero bacio sulle labbra, poi tornò sul cuscino.
«Ogni tanto penso a noi tra qualche anno, o tra tanti anni» fece una pausa per vedere se la paura di qualcosa di così a lungo termine potesse distorcergli i connotati, ma nulla trapelò dal suo volto.
Riprese ad accarezzargli la mascella «E ti ho immaginato con la barba, una barba bianca e con gli occhi che mi guardano come hai fatto poco fa» terminò con un filo di voce. Lui che continuava a fissarla in quel suo modo imperscrutabile.
Passò qualche secondo di completo silenzio, poi Kaz si girò sulla schiena, gli occhi volti al soffitto. Inej gli lasciò la mano sul petto che venne raggiunta da quella di Kaz, il suo palmo nudo era caldo, le avvolgeva il dorso freddo in una stretta gentile.
«Quindi mi vorresti con la barba?»
Inej sorrise di nuovo, sapeva che lui avesse capito le implicazioni di quello che aveva voluto intendere dicendo quelle poche parole.  «No Kaz, mi piaci così»
Lui annuì, le baciò la punta delle dita per poi strigerle di nuovo la mano e accarezzarle il dorso con il pollice.
Si sarebbe potuta addormentare, ora con lui vicino e al caldo si trovava in uno stato di pace che aveva  pensato, un tempo, di non poter provare mai nella sua vita. Ma Kaz non sembrava essere dello stesso avviso «Penso di non poterti guardare in modo diverso Inej» disse più a se stesso che a lei. E poi, più dubbioso continuò «E tu? Mi guarderai così come mi guardi ora anche se sarò un vecchio con la barba bianca?»
Le si strinse il cuore, «Penso proprio di sì. Saremo una vecchia coppia con capelli e barba bianchi che si divertono a passeggiare per la strada e che urtano accidentalmente ignare persone che si ritroveranno senza portafoglio»
Dal petto di Kaz si levò una risata sommessa. Abbandonò il soffitto per tornare ai suoi occhi, il volto addolcito da un sorriso genuino, così vero che se lo voleva imprimere per sempre nella mente.
«Mi piacciono questi pensieri stupidi»
Le guance di Inej le facevano male tanto sorrideva, «Allora aspetta che ti racconti degli altri, sono ancora più stupidi. In uno c’è adirittura un camino»
«Un camino?»
Intanto Inej gli si era fatta vicino, la testa posata sulla sua spalla. «Già, un camino. Ma non è così stupido come la barba. Anche se so che staresti bene anche con quella» disse ormai con gli occhi chiusi e ormai prossima ad addormentarsi.
Kaz la avvolse con l’altro braccio, mentre la testa iniziava a vagare per conto suo. Le accarezzò i capelli.
Sbuffò, il sorriso sulle labbra e la testa che inizava ad elaborare un nuovo piano. «Forse un giorno».




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Salve gente,
one shot senza pretese, anzi, è uscita più sdolcinata di come era partita nella mia mente ma va bene lo stesso. 
E nulla, buon fine settimana!
Alla prossima 
Gio



 
  
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