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Autore: lacrimedidinosauro    29/01/2023    0 recensioni
I pensieri di Aleksandr Akimov mentre si trova all'ospedale di Pryp'jat, accanto a lui c'è il suo amico e collega Leonid Toptunov
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aleksandr Akimov, Leonid Toptunov
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Perché?....Perché?....Perché?

Perché il nocciolo è esploso?

Perché proprio quando ho premuto quel pulsante?

Abbiamo fatto tutto correttamente.

Non abbiamo sbagliato nulla.

Tengo la testa bassa e la mia vista è quasi totalmente offuscata nonostante indossi ancora i miei occhiali. Anche l'udito mi sta abbandonando,
ma nonostante mi giungano ovattate sento lo stesso le diverse urla disperate che riecheggiano lungo il corridoio dell'ospedale, vedo una marea di
gambe appartenenti a medici e infermieri correre da una parte all'altra di quell'edificio, in cui da questa mattina regna il caos più totale.

In mezzo a tutti quei versi di dolore sento anche i pianti strozzati di diversi bambini, alcuni devono essere ancora piccolissimi se non addirittura
appena nati. Vorrei poter essere già diventato del tutto sordo, è veramente troppo da sopportare.

Mi limito ad osservare il vuoto. Conto i secondi e più il tempo passa più sento la mia faccia andare letteralmente a fuoco. Provo a deglutire, un'azione
banalissima che ognuno di noi fa tantissime volte al giorno senza neanche accorgersene, ma in questo momento per me è quasi impossibile, sento che
sto lentamente ed inesorabilmente affogando nel mio stesso sangue.

Perché? Non abbiamo sbagliato nulla.

Rimango in silenzio con entrambe le mani appoggiate sulle ginocchia, me le guardo e nonostante la vista appannata non fatico a capire che sono gonfie
e rosse, quasi violacee. I miei pantaloni sono ancora bagnati come tutto il resto della divisa e come anche i miei capelli, alcune ciocche mi si sono appiccicate
sulla fronte come se si stessero fondendo con la mia pelle.

Sposto il mio sguardo lievemente verso destra ed incontro un paio di ginocchia magre ed esili. Una divisa inzuppata d'acqua esattamente come la mia.
Non mi ci vuole molto tempo per ricordarmi che accanto a me c'è anche il mio collega e amico Leonid. È in silenzio anche lui e posso percepire la sua
sofferenza, come se emanasse un energia strana e negativa, proprio come me.

Siamo entrambi seduti su una barella di metallo posta nel corridoio dell'ospedale, le nostre gambe penzolano verso il basso. Stiamo aspettando di essere
visitati e forse trasferiti da un altra parte, in un'altro ospedale. Anche se non ho la minima idea di che cosa è accaduto poche ore fa, sono quasi certo che
non mi rimane molto da vivere. So riconoscere e sono consapevole dei danni da radiazioni.

Perché?

Perché il nocciolo è esploso?

Perché proprio quando ho premuto quel pulsante?

Abbiamo fatto tutto correttamente.

Non abbiamo sbagliato nulla.

Tolgo una mano dal ginocchio, la appoggio accanto a quella di Leonid che stava artigliando il bordo della barella, come se si stesse aggrappando
disperatamente alla vita, una vita che stava abbandonando il suo giovane corpo, Giovane corpo. Giovane. Leonid è troppo giovane. Gli sfioro il dorso
della mano con il mignolo e sento che anche la sua è parecchio gonfia. Quella mano piccola dalle dita lunghe e sottili che ora mi sembra quella di un
minatore corpulento.

Provo ad alzare lo sguardo e a voltarmi verso di lui, vedo vistose chiazze rosse sulla sua faccia, lui continua a fissare un punto non precisato davanti a sè,
è abbastanza vicino a me per capire che sta singhiozzando. Provo a parlare ma devo velocemente portarmi alla bocca uno straccio per sputare dei grossi
rivoli di sangue, me lo hanno consegnato poco fa delle infermiere ma è già quasi del tutto intriso di liquido rosso. Vomito sangue in preda a forti spasmi e
sento di nuovo quel disgustoso sapore metallico. Una volta scomparsi i conati provo nuovamente a parlare.

"N-no...non è stata...c-colpa tua"

Le mie parole escono deboli, ho la voce strozzata e dubito che Leonid mi abbia sentito.

Perché?

Perché il nocciolo è esploso?

Perché proprio quando ho premuto quel pulsante? La temperatura stava aumentando troppo velocemente e in maniera esponenziale. Ho dovuto farlo.

Abbiamo fatto tutto correttamente.

Non abbiamo sbagliato nulla.

Eppure perché mi trovo qui? Perché Leonid si trova qui? Perché tutte queste persone che in quel momento si trovavano a tre chilometri di distanza
dalla centrale si trovano in questo ospedale? Uomini, donne, bambini e anziani.

Abbasso nuovamente la testa, sto per piombare nell'oblio quando sento la mano di Lenya posarsi sulla mia, non c'è alcun tipo di forza, la lascia
semplicemente appoggiata e io capisco, mi ha sentito.

Non è colpa sua. Non è colpa mia. Non è colpa nostra. Non abbiamo sbagliato nulla.

La temperatura stava aumentando, ho dovuto farlo, non riesco a spiegarmi questa conseguenza, tutto ciò che riesco a chiedermi ora mentre vengo
ucciso dalle radiazioni è questo; se avessi saputo prima che sarebbe accaduto tutto questo, lo rifarei?
   
 
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