Lo stava aspettando

«Karl! Sei vivo? Sono le sette…»
Attraversa la zona giorno, raggiunge il corridoio. Due porte sono chiuse, sente alcuni rumori provenire dal bagno. Ridacchiando si avvicina, è divertito quando si appoggia allo stipite.
L’amico è lì, a torso nudo, con un asciugamano legato in vita. Lo stava aspettando, vede quegli occhi di ghiaccio indugiare nella sua direzione, e uno strano sorriso increspargli le labbra.
«Sei in ritardo, Schneider, come al solito…»
Quello si volta, guarda il suo riflesso allo specchio e si sistema i capelli.
«Non sono in ritardo. Sono esattamente dove voglio essere.»
Genzo lo fissa perplesso.
«Non dobbiamo andare a cena?»
Karl fa spallucce e pianta gli occhi nei suoi. C’è qualcosa di magnetico e inquietante in quello sguardo, quella sera, e Genzo se ne accorge subito.
«Andare… Venire… Questione di prospettiva.»