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Autore: Nao Yoshikawa    02/02/2023    15 recensioni
Hermione era cresciuta ancora. Era cambiata, si era lasciata alle spalle la sé stessa bambina.«Sicura di essere qui solo per questo?»
Non sopportava che la guardasse in quel modo. Che avesse messo delle barriere così insormontabili. Che facesse così male.
«Perché devi essere così? Mi hai cancellata? Pensavo ci fosse qualcosa di speciale tra di noi.»
«Solo fantasie, nulla più.»
Hermione sentì le lacrime agli occhi. Afferrò il suo braccio e lo strinse forse. Non era una bambina già da un po’ e di sicuro non era mai stata cieca o stupida.
«Il libro che abbiamo letto, lo conservo ancora. Ci sono tutte le tue annotazioni. Sono state fantasie anche quelle?»
Percy distolse lo sguardo.
«Conoscermi ti ha fatto male.»
«Tu mi fai male. Perché ti ho amato. Ti amo ancora. Ma tu hai scelto di allontanare tutti coloro che ti amano.»

Storia partecipante alla Valentine's day challenge indetta dal forum Siate Curiosi Sempre.
Questa storia partecipa agli Oscar della Penna 2024 del forum "Ferisce la penna"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Hermione Granger, Percy Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Percy ricordava l’Hermione Granger undicenne con la testa china sui libri a qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi posto. In aula, sulle scalinate, nei giardini di Hogwarts. L’Hermione più cresciuta non era poi tanto diversa: un po’ più alta, un po’ più donna, ma sempre con gli occhi incollati a quelle pagine, a immaginare chissà quali meraviglie. Hermione era quella ragazza che frequentava spesso casa sua, ma che aveva imparato a conoscere solo per vie indirette, ascoltandola mentre parlava, ritrovandosi a volte ad osservarla senza nemmeno accorgersene. Gli aveva dato l’idea, molto spesso, di essere molto simili. Ma, allo stesso tempo, diversi: Hermione era guidata dalla passione, con la sua anima fondamentalmente romantica. Lui no. Il romanticismo era così sopravvalutato. Ma dopotutto, cosa ne sapeva lui?
Hermione era ligia e rispettosa delle regole, di questo ne erano a conoscenza tutti, insegnanti e alunni. Ma era umana anche lei e talvolta, addirittura, le capitava di dimenticarsi del mondo intorno a sé e di perdersi in fantasticherie. Di recente si stava appassionando ai romanzi classici della letteratura babbana, in particolari ai romanzi delle sorelle Brontë. Cime Tempestose – questo era il titolo del libro – la stava appassionando e commuovendo, al punto che una mattina aveva perso la cognizione del tempo. Seduta sulla scalinata e con il libro poggiato in grembo, era assorta. E Percy, che come Caposcuola aveva anche il compito di far rispettare le regole, non poté far finta di niente. Lei se ne stava lì immobile, ma con la mente e l’anima era da un’altra parte, in un altro luogo e in un’altra epoca. Percy era sempre stato discreto, abituato a osservare senza farsi coinvolgere troppo. Non era il caso.
«Saltiamo le lezioni? Non è da te, Hermione.»
Percy non sapeva mai in che modo rivolgersi a lei. Non erano due estranei, ma non avevano nemmeno una tale confidenza da essere calorosi l’uno con l’altro. Era più corretto che tra i due ci fosse una cortesia distaccata. Hermione fu presa e trascinata vita dall’incanto e dalle immagini che si era figurata. Ed era arrossita, quasi offesa da quella sua interruzione in un momento così magico e intimo. E offesa per essere stata colta sul fatto, come una sciocca.
«… Non mi sono accorta del tempo che passava. Accidenti» sussurrò, in imbarazzo. Percy sapeva essere anche peggio di lei, non trasgrediva proprio mai alle regole. Ron si lamentava sempre di quanto fosse noioso anche in casa, Fred e George lo prendevano in giro per quel suo modo di fare così preciso e retto. Ora la guardava con espressione severa, ma vagamente in imbarazzo.
«Se vai adesso, farò finta di non averti vista. Ma che non succeda ancora, non me l’aspetto da una come te» le disse, distaccato. Hermione corrugò la fronte. Avrebbe voluto chiedergli cosa intendesse con una come te. Lei era precisa e rispettosa delle regole, ma era anche ribelle quando la situazione lo richiedeva. Senza contare che spesso sapeva allentare la presa, al contrario suo.
Offesa, si alzò alla svelta, lanciò un’ultima occhiata al Caposcuola e poi si sbrigò per raggiungere l’aula. Ma nella foga del momento aveva dimenticato Cime Tempestose sul gradino. L’onta era stata così grande da farle perdere per un attimo la lucidità.
«Ehi, hai dimenticato… qualcosa» disse Percy, senza essere ascoltato. Se si lasciavano i propri effetti personali in giro, si finiva col perderli! Quella ragazza era proprio distratta ultimamente. Beh, pensò, glielo restituirò io non appena la vedrò. Percy raccolse il libro e ne lesse il titolo. Non lo conosceva, doveva trattarsi di un qualche libro babbano. Sfogliò qualche pagina e lesse poche righe. Poi però lo richiuse. Non era il momento di mettersi a leggere, non poteva certo dare un cattivo esempio.
 
 
Hermione era impallidita quando si era accorta di aver dimenticato il suo libro. Era l’unica copia che aveva e che si era portata da casa, custodendola sempre gelosamente. E ora, cosa faceva? Lo perdeva in un momento di distrazione.
«Ma dai Hermione, quante storie per un libro, ne esistono a centinaia» le disse Ron durante il pranzo, mentre si rimpinzava.
«Tu non capisci, Ronald. Mi sono appassionata alla storia ed ero arrivata a metà. Sai quanto è terribile quando non puoi sapere come finirà una storia?»
Ron la guardò con aria confusa.
«No, non lo so!»
La ragazza alzò gli occhi al cielo. Doveva averlo lasciato sulle scale quella mattina stessa, quando Percy l’aveva rimproverata. Già, Percy, forse lui aveva preso la sua copia di Cime Tempestose (non per sequestrargliela, si augurò Hermione). Avrebbe dovuto chiederglielo, non appena lo avrebbe visto.
Percy, dal canto suo, si stava avvicinando a lei con il libro in mano. Tossì, per attirare la sua attenzione.
«Credo di avere qualcosa che ti appartenga» le disse a bassa voce. Hermione sgranò gli occhi e allungò subito le mani.
«Meno male, allora ce l’avevi tu! Grazie per avermelo riportato. Pensavo volessi sequestrarlo» ammise, senza pensare. Percy arrossì, indispettito.
«Avrei potuto, ma non stavolta. Sempre meglio stare attenti a ciò a cui teniamo, potremmo perderlo facilmente.»
Fu Hermione ad arrossire, non tanto perché le sue parole le arrivarono come un rimprovero. In realtà sembrava quasi che Percy volesse mandarle un messaggio implicito. Ma era più facile che fosse lei a vedere doppi significati dove non c’erano. A volte leggere tanto la faceva fantasticare sulle persone e sulle situazioni più impensabili.
A leggere quel libro, però, non era stata l’unica. Spinto dalla curiosità (cos’era che catalizzava del tutto l’attenzione di Hermione Granger?), aveva letto qualche pagina. Aveva capito subito che il genere non faceva per lui, troppo dramma e troppo sentimentalismo. Si era accorto che alcune frasi erano sottolineate: Hermione doveva aver segnato le parti che più le piacevano. Come ad esempio.
 
Sii sempre con me, prendi qualsiasi forma, portami alla follia. Solo non lasciarmi in quest’abisso, nel quale non riesco a trovarti.
 
O anche:
 
Di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa
 
Poi però aveva distolto lo sguardo. Gli era sembrato di violare l’intimità di Hermione, nel leggere quelle frasi che lei aveva segnato. Come se stesse guardando dentro la sua anima. Che poi, era assurdo pensare che due anime potessero essere fatte della stessa cosa. Ogni anima era diversa, no? Ma soprattutto, perché doveva mettersi a pensare alle anime? Non era da lui. Ecco perché glielo aveva restituito al più presto. Iniziare a fantasticare non gli avrebbe fatto bene. Ma era umano anche lui. Un umano molto pignolo, a volte noioso e rompiscatole, non immune però alla bellezza delle parole. E all’amore. E qualcosa, in quelle parole d’inchiostro, aveva colpito anche lui.
 
Hermione aveva un’ottima memoria. Ricordava quello che faceva e, soprattutto, quello che non faceva. Quando aveva riaperto il libro per continuare la lettura, arrivata ad un certo punto aveva trovato una frase non sottolineata ma cerchiata.
 
Non rivelai mai il mio amore verbalmente; però se gli sguardi hanno in linguaggio, anche il più perfetto idiota avrebbe potuto indovinare che io ne ero perdutamente innamorato
 
Lei non poteva essere stata. Ma allora chi? Il suo libro era rimasto praticamente intonso fino a prima che iniziasse a leggerlo e l’altra unica persona ad averlo avuto per un po’ era stato Percy. Ma dubitava che uno come Percy Weasley si mettesse a leggere libri d’amore e a segnare le sue frasi preferite. Però sarebbe stato interessante scoprire un animo romantico dietro il suo modo di fare. Ma anche qui, Hermione stava viaggiando con la fantasia. O stava invece analizzando tutto con troppa logica?
Non lo sapeva, ma di sicuro non c’era niente di male a domandare. Sarebbe stato bello avere qualcuno con cui condividere la sua passione.
Glielo chiese alcuni giorni dopo, dopo che Percy aveva aspramente rimproverato degli studenti del secondo anno che avevano quasi dato inizio ad una rissa. Hermione era rimasta in disparte, divertita dal suo modo di fare sì severo, ma per certi versi anche tenero. Poi si era avvicinata con il libro stretto al petto, un po’ timida.
«Percy?»
«Hermione. Dimmi pure» rispose, indifferente. O apparentemente tale. Ma cosa gli era saltato in mente quando aveva cerchiato quella frase? Hermione avrebbe potuto fraintendere. O era proprio quello il punto?
«Umh. Niente, volevo solo dirti che… se vuoi, il libro posso anche prestartelo… dopo che avrò finito di leggerlo.»
Percy si guardò attorno, grato che non ci fosse nessuno. Era già imbarazzante così.
«Grazie, ma non credo che sia il mio genere…»
«Tu dici? Ho letto la frase che hai cerchiato. Credo l’avrei segnata anche io. Però sono stupita, non pensavo fossi così romantico.»
Doveva ammettere che stuzzicarlo era divertente, però era sincera. Percy cercò di mantenere la calma.
«Non mi definirei romantico. Però questa scrittrice babbana, Emily Brontë, sa scrivere, non posso non riconoscerlo. Bello stile.»
Hermione si avvicinò. C’erano attrazioni fortissime, come quelle intellettuali.
«E quali altri punti ti hanno colpito? Dal punto di vista stilistico, ovviamente.»
Hermione era divertita, Percy lo aveva capito. Ma d’altronde anche lui avrebbe riso al suo posto. Ci pensò un po’ su.
«Di qualunque cose le anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa. Mi è rimasta impressa perché non riesco a comprenderla. Com’è possibile che due anime siano fatte allo stesso modo? Che siano uguali?»
«Oh, io credo che sia possibile eccome. Non mi è ancora capitato, ma penso che sia n questo caso che si parli di anima gemella. Non credo che due persone debbano essere per forza identiche, per esserlo. Ma penso che possano essere in grado di capirsi anche solo guardandosi negli occhi. Così almeno è come la penso. So che è un concetto molto sentimentale, ma l’amore non è di certo razionale.»
Hermione arrossiva mentre parlava dell’amore. Mentre ne parlava con la più improbabile delle persone. Percy pensò che non ci fosse niente di più giusto delle sue parole, in barba a tutte le proprie convinzioni.
«Forse hai ragione, ma non te lo saprei dire. Non mi sono ancora innamorato.»
Hermione gli sorrise. Si resero conto entrambi che i rispettivi sguardi dovevano essere cambiati. Percy si schiarì la voce.
«Ascolta, devo chiederti un favore…»
«Né Ron, né Fred né George verranno a conoscenza di queste nostre conversazioni. Hai la mia parola.»
Percy fece un cenno con il capo. Non è che ci fosse molto da raccontare, comunque. Quella era una cosa da poco. Ma Hermione continuava a guardarlo con sorpresa e una certa aspettativa. Era eccitante: era come se quello fosse un segreto tutto loro.
 
E non si era sbagliato. Mentre il mondo crollava intorno a loro, Hermione e Percy si erano costruiti il loro angolo felice e segreto. Parlavano con discrezione e solo di tanto intanto, perché di sicuro gli altri Weasley si sarebbero insospettiti nel vederli così uniti. Hermione aveva insistito per prestargli il suo libro dicendo so che non è il tuo genere, ma prova. Magari potresti scoprire che ti piace. Se c’è qualcosa che ti piace, dovresti segnarlo.
Percy aveva accettato con riluttanza. Aveva l’impressione che si sarebbe cacciato in un guaio (forse ci si era già cacciato). Ma forse, per una volta non sarebbe successo niente. Aveva accettato il libro di Hermione e aveva preso a leggerlo nel tempo libero, quando non era impegnato a comportarsi da perfetto e severo Caposcuola. Continuava a pensare che le storie d’amore non facessero al caso suo, tuttavia era comunque trascinato dalla lettura, dai personaggi che sembravano così vivi. E di cose da annotare ne aveva parecchie, la maggior parte delle quali espresse con un certo dissenso. Annotava sui bordi della pagina e quando poi lo restituiva a Hermione (facevano a turno), quest’ultima si ritrovava a ridere.
 
Questa storia d’amore tra i protagonisti mi mette ansia, non capisco se l’intento dovesse essere questo. Belle parole poetiche, ma è tutto troppo sdolcinato,
 
Come sei rigido! Non si è razionali quando si è innamorati.
 
Perché avevano preso l’abitudine di rispondersi quasi si spedissero delle lettere. E così quel libro era diventato pian piano vissuto, pieno di annotazioni, commenti e riflessioni, di risposte dell’uno e dell’altra. Era diventato qualcosa di troppo intimo e personale e Hermione se e accorse una sera. Avevano oramai finito entrambi di leggere Cime Tempestose, ma continuava a sfogliare le pagine, a rileggere ciò che Percy aveva scritto. Tra i fratelli Weasley, lui era di sicuro quello più difficile da capire, oltre a essere il più chiuso. Ma chi leggeva storie d’amore, chi poneva domande, chi si interrogava, non poteva essere così freddo e scostante come si sforzava di apparire. Ron se n’era accorto. Hermione e Percy si incontravano sempre con discrezione, sforzandosi di farla apparire una casualità tutte le volte. Ma non era potuto sfuggirgli il fatto che tra lei e suo fratello si fosse instaurata un’intimità tutta particolare.
«Da quando tu e Percy siete così amici?» domandò a bruciapelo. Hermione smise di leggere all’istante, arrossendo.
«È un problema?»
«No, solo che è strano. Non vi siete mai parlati molto in questi anni. Anche se, pensandoci, forse non è così strano. Voi siete uguali.»
Le parole di Ron non avevano un’accezione positiva, a Hermione erano risultate sarcastiche e sgradevoli.
«E anche se fosse? Continuo a non capire dove sia il problema» ribatté piccata. Era strano, proprio che lei poco tempo prima aveva affermato io e te non siamo uguali, ora con orgoglio domandava anche se fosse?
Ron la guardava confuso. Forse per gli altri sarebbe stato difficile comprendere il tipo di rapporto che si stava creando tra loro. Non lo capiva neanche lei. Non era amicizia. Ma parlare d’amore non sarebbe stato troppo? Era innegabile però che lui le piacesse.
«Non c’è bisogno di arrabbiarsi. Non è che salta fuori che siete innamorati? Perché questo sarebbe strano.»
Hermione non aveva intenzione di ascoltarlo un secondo di più. Si alzò e, con un fruscio di mantello, si allontanò. Harry si era guardato bene dall’intromettersi in una discussione così delicata. Ma aveva alzato gli occhi al cielo quando Ron gli aveva domandato ma che ho detto?
 
Percy non era uno che si distraeva. Mai. Ma da quando aveva iniziato a coltivare quel suo particolare rapporto con Hermione, tendeva a lasciarsi andare un po’ troppo alle fantasticherie. Non era uno stupido, sapeva che quella ragazza non gli era indifferente. Eccome se non lo era. Ma si sentiva imbarazzato all’idea di dichiararsi. Dichiararsi, lui! Lui non era un eroe di un romanzo. E non sapeva nemmeno scrivere, anche se ci stava provando. A fare cosa? A scrivere una lettera d’amore? Doveva essersi bevuto il cervello. Hermione si rasserenò quando lo vide, concentrato e imbronciato. Se bastava così poco per farla sorridere, la situazione doveva essere più grave del previsto.
«Che cosa stai facendo?»
«Niente!» rispose lui, nascondendo la pergamena. Per fortuna, non aveva ancora iniziato a scrivere. Hermione si sedette accanto a lui. Man mano diminuiva le distanze.
«Tuo fratello ha iniziato a fare domande. Strano, eppure siamo sempre stati così attenti.»
«Io ho detto che non voglio scoprano della mia… del mio recente hobby, non di certo della mia amicizia con te. È così strano? Io e te, intendo?»
Hermione si voltò, sorridendo. Ci si poteva comprendere pur essendo molto diversi.
«Adesso non penso più che sia strano.»
Percy ebbe un fremito. Hermione ebbe la sensazione che lui avesse intenzione di baciarla, ma non lo fece.
 
 
«Percy.»
Lo aveva chiamato. E per la prima volta Hermione si era resa conto di quanto si sentisse piccola rispetto a lui, che invece ora sembrava così adulto, così diverso. Percy l’aveva guardata con rammarico.
Che idea ti eri fatto? È una ragazzina, quello che avete condiviso è stata una parentesi. Un incanto durato poco.
Hermione lo guardava con gli occhi lucidi. Le sembrava così diverso dal ragazzo con cui aveva condiviso momenti profondi. Più adulto, sì. Ma anche più distante, più freddo. Quasi avesse perso la luce dai suoi occhi. Forse era stato l’allontanamento dalla sua famiglia? Forse il lavoro al Ministero?
«Hermione, cosa fai qui?» domandò, severo. Cosa faceva vicino al Ministero, quel giorno che faceva così freddo, con gli occhi lucidi? Hermione si avvicinò a grandi falcate. Oh, come avrebbe voluto colpirlo. E porgli tante domande.
«Ti sembra questo il modo di comportarti? Ti sei allontanato dalla tua famiglia e ora ti comporti come se non esistessero. Tua madre piange sempre pensando a te. Percy, che ti succede?»
Hermione era cresciuta ancora. Era cambiata, si era lasciata alle spalle la sé stessa bambina.
«Sicura di essere qui solo per questo?»
Non sopportava che la guardasse in quel modo. Che avesse messo delle barriere così insormontabili. Che facesse così male.
«Perché devi essere così? Mi hai cancellata? Pensavo ci fosse qualcosa di speciale tra di noi.»
«Solo fantasie, nulla più.»
Hermione sentì le lacrime agli occhi. Afferrò il suo braccio e lo strinse forse. Non era una bambina già da un po’ e di sicuro non era mai stata cieca o stupida.
«Il libro che abbiamo letto, lo conservo ancora. Ci sono tutte le tue annotazioni. Sono state fantasie anche quelle?»
Percy distolse lo sguardo.
«Conoscermi ti ha fatto male.»
«Tu mi fai male. Perché ti ho amato. Ti amo ancora. Ma tu hai scelto di allontanare tutti coloro che ti amano.»
Iniziò a singhiozzare e Percy si odiò più di quanto facesse di solito. Anche lui l’aveva amata. Anche lui l’amava ancoa, pur consapevole di non meritarla. Il bacio che non le aveva mai dato giaceva lì sulle se labbra. La lettera che non le aveva mai scritto giaceva in un cassetto. Hermione era arrabbiata. E innamorata. Pensava fossero uguali, ma forse si sbagliava. Lo strinse a sé con possessività e lo baciò. Non era così che si era aspettata il loro prima bacio, ma non poteva negare che fosse romantico. Triste e romantico. Percy la strinse, la baciò con passione e quella fu la prima volta in cui si sentì un totale idiota. Dovette allontanarla da lei. Dovette farsi violenza per allontanarsi dalle sue labbra, dalle sue mani, dai suoi occhi.
«Scappa via, Hermione. Finché sei in tempo.»
 
 
La lettera di Percy le arrivò come un fulmine a ciel sereno. Arrivò nel periodo più buio della sua vita, perché una battaglia era alle porte, perché lei aveva paura. Non lo vedeva da mesi e per altrettanti mesi aveva tenuto nascosti dolore e amore in un angolo del suo cuore. Forse era debole, forse era rimasta una ragazzina romantica. Oh, che cosa patetica. Quando lei e Percy erano mai stati davvero uguali? Non lo sapeva, ma non vedeva l’ora di leggere quella lettera. Se l’aveva scritta, l’aveva pensata. Nel bene e nel male. La sua grafia non era mai cambiata.
 
Hermione,
la mia lettera sarà breve, perché come sai non sono mai stato un tipo romantico. Né uno da scrivere lettere d’amore. Ma non mi conoscono poi così bene come credo. Tu, invece, mi hai capito sin da subito. Non sono mai stato un tipo romantico o sentimentale. Non agli occhi degli altri, solo ai tuoi. Son ben consapevole di aver rovinato qualcosa che poteva essere bello. A nessuno fa piacere quando gli si viene detta la verità, ed è quello che hai fatto con me: ho allontanato tutti coloro che amo..
Forse è patetico parlare di sensi di colpa, a questo punto. Ma credo che tu meriti di meglio, e non lo dico tanto per dire. Meriti una persona più coraggiosa, meno orribile di quanto sia io. Ricordo nitidamente i giorni passati con te ad Hogawarts, quando ci scambiavamo la tua copia di Cime Tempestose. Ora mi rendo conto che la prima frase da me segnata, inconsciamente mi aveva colpito perché mi aveva fatto pensare a te. Ho lasciato aperto lo spiraglio e tu mi hai visto. Adesso, però, che la guerra avanza, cosa posso fare? Era questo il tipo di amore che ti eri immaginata? Tragico, passionale, doloroso? Non so se ci rivedremo ancora. Ma una cosa però la so per certo. Era vera quella frase: di qualsiasi cosa le anime siano fatte, amia e la tua sono fatte della stessa cosa. Noi siamo diversi. Ma siamo anche uguali. Ai tempi non capivo questo concetto. Ora lo so. Ma non so se merito ancora la felicità.
 
Hermione strinse la pergamena fino a quasi sgualcirla. Piangeva, ma non di tristezza. Era sollevata, perché in una parte di lei aveva sempre sperato di averci visto giusta, di non essersi sbagliata quando aveva intravisto un po’ della sua anima, ora così tormentata. Si portò la pergamena vicino le labbra e vi posò un bacio. Amare era così doloroso, ma in quel momento si ricordò di essere viva.
 
 
«Percy.»
«Hermione.»
 
Non era un incontro idilliaco, non era un felice ritrovarsi. Non poteva esserlo mentre i loro compagni, amici e familiari cadevano. Ma Hermione si permise si provare un attimo di felicità nel ritrovarselo lì. Ad Hogwarts, a casa. Gli corse incontro e lo abbracciò. Ora non serviva a niente il rancore, la timidezza, domandare. Lui era lì e non era mai riuscita a dubitare fino in fondo.
«Percy, sei tornato.»
Lui accarezzò il suo viso, incrociò il suo sguardo.
«Per restare.»
Ci fu un lampo di gioia nei loro occhi, un breve momento di luce dopo tanta oscurità, dopo aver visto tanto orrore. Lui la baciò e decise che in quel momento non gliene importava più niente: delle scelte sbagliate, del senso di colpa. Avrebbe avuto modo di pensarci, dopo.
Percy Weasley non era mai stato un tipo romantico. Quella era stata la sua eccezione.

Nota dell'autrice
Beh che dire, non scrivevo di una ship crack su questa sezione dai tempi dell'epoca. Ma la verità è che sono in vena di romanticismo e che la storia si è scritta da sé quando ho letto il prompt, nonché la famosissima citazione di Cime Tempestose (libro che a me nemmeno piace, ma dettagli hahahah). Sempre più sconvolta dalla mia capacità di shippare Hermione con tutti i Weasley meno che con Ron, è incredibile. Comunque io a lei la vedo come un'anima fondamentalmente romantica, di quelle che sognano il grande amore, anche se magari è brava a nasconderla. Percy vabbé, è Percy, qui più addolcito e innamorato e ha comunque avuto il suo"periodo buio", se così possiamo definirlo. Se non infilo lettere d'amore nelle mie storie oramai non è più possibile. Ringrazio come sempre il forum Siate Curiosi Sempre, grazie al quale questa storia non sarebbe mai nata. 
Nao
   
 
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