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Autore: LorasWeasley    03/02/2023    2 recensioni
Una Song-fic per concludere ufficialmente la serie "Future Fic with Babies"
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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"Oronero" vuole denunciare l'abuso del giudizio. L'«oro nero» nel suo significato primario è il petrolio, considerato per lungo tempo e culturalmente prodotto di valore e preziosissimo, in questo brano diventa ciò che è davvero. L'Oronero sono gli altri, sono un materiale che inquina, un veleno che trasforma in cose brutte ciò su cui si poggia. E questo è perché spesso gli altri ti giudicano mentre sei in un momento fragile e fai cose forse che non approvano o che non si aspettano avresti fatto.
Gli altri non ascoltano, non cercano di comprenderti, non provano empatia né a mettersi nei tuoi panni.
 
 
ORONERO - Giorgia
 
“Parlano di me
Una donna facile
Con le difficoltà
Di un giorno semplice”
-Noel Diane-
Solo perché le piaceva vestirsi bene, solo perché le piaceva allenarsi per avere un bel fisico, solo perché le piaceva truccarsi e tenere ordinati i suoi capelli non voleva dire che fosse una donna facile. Niente di tutto quello che amava fare dava il diritto agli altri di giudicarla, di darle appellativi non veri solo per le apparenze.
Diane si piaceva in quel modo e, in fin dei conti, dopo tutto quello che aveva passato quando ancora viveva in Francia, non che gliene potesse fregare qualcosa del pensiero altrui per problemi così banali.
E se, qualche volta, era abbastanza sensibile da restarci male a quelle frasi, ogni cosa passava nel momento esatto in cui raggiungeva Haru e lui la guardava come se fosse la cosa più importante della sua vita, come se fosse ciò che gli aveva appena migliorato la giornata. E i giudizi delle altre persone era come se non fossero mai esistiti.
 
“Parlano di te
Che sei fragile
Ma cammini a testa alta senza chiedere”
-Futakuchi-Aone Yuki-
Yuki era sordo. Lo era sempre stato ed era la sua normalità. Era il primo a non crearsi problemi per la sua disabilità, quindi perché dovevano farlo gli altri? Perché avevano paura di stargli vicino? Di sbagliare qualcosa? Perché lo credevano così fragile?
Yuki non era fragile, ne era ben consapevole così come ne erano consapevole le persone più vicine a lui. I suoi genitori non l’avevano mai trattato in modo differente, non gli avevano mai impedito di fare nuove esperienze e gli avevano fatto provare tutto quello che voleva.
Yuki si era guadagnato una vita piena nella quale poteva fare tutto in autonomia, una vita che non aveva nulla da invidiare a quella delle persone “normali”.
 
"Parlano di lui
Uno stronzo senza fine
Che si perde sotto le prime luci di aprile”
-Iwaizumi-Oikawa Haru-
Che Haru fosse stronzo, era risaputo. Non era una diceria che il ragazzo stesso aveva mai provato a combattere, perché come avrebbe potuto quando lui stesso ne era consapevole? Lo sapevano i suoi amici, la sua ragazza, la sua famiglia. Sul vocabolario, come esempio a quella parola, avrebbero potuto aggiungere tranquillamente una sua foto.
Il problema è che le persone, le altre, quelle esterne che pensavano di conoscerlo ma che non sapevano nulla, sapevano solo quello. Ed era sbagliato.
Perché Haru era stronzo, ma era anche lo stesso ragazzo che si era fatto spaccare il naso per difendere il suo migliore amico da persone omofobe, era lo stesso ragazzo che si era sempre comportato da galantuomo per tutte le sue amiche, lo stesso ragazzo che aveva pianto per mesi quando era morto di vecchiaia il suo cane.
Quindi sì, Haru era stronzo, ma gli unici che avevano il diritto di poterlo chiamare in quel modo erano solo quelle persone che sapevano che in realtà c’era anche molto altro sotto.
 
“Dicono di me
Che rimarrò da solo
Ma nel tempo ho scelto e so che ne rimarrà uno di me
Uno di me”
-Kita-Aran Gen-
Quando stava ancora all’orfanotrofio, Gen aveva sentito fin troppo spesso le governanti parlare alle sue spalle, dire che non sarebbe mai stato scelto, che ormai era troppo grande e che sarebbe rimasto solo. Gen cercava di non pensarci, di vivere la propria vita alla giornata e di aiutare tutti i suoi fratellini così che potessero avere un destino migliore.
Ma non accadde quello che gli era stato predetto, perché Gen fu scelto da Aran e Kita e lui decise, a sua volta, di scegliere loro, di seguirli e di diventare parte di quella fantastica famiglia.
 
“Parlano di te
Che non hai regole
La gente parla quando non ascolta neanche sé”
-Tanaka Kaoru e Reki / Sugawara-Sawamura Mirai e Kou-
Kaoru e Mirai avevano tantissime cose in comune, soprattutto nel carattere, era per questo che si erano innamorati l’uno dell’altro. Anche Reki e Kou erano molto simili e divennero migliori amici fin da subito.
Per Mirai e Kaoru non fu facile comportarsi da fratelli maggiori quando gli altri due erano così diversi, così esaltati, sempre pieni di energia e pronti a combinare ogni guaio con il sorriso malandrino in volto.
Ma nonostante tutto, nonostante li facessero arrabbiare con il loro modo di comportarsi, con le gare illegali di skate di Reki e gli oggetti che Kou rubava, i più grandi non potevano fare a meno di proteggerli sempre, soprattutto dalle persone che parlavano di loro, che affermavano che quel non aver regole li avrebbe portati alla rovina e a non avere nessuno accanto.
Non sarebbe andata in quel modo, perché Kaoru e Mirai li avrebbero protetti sempre e comunque nonostante tutto. Perché è questo che fa una famiglia.
 
“Parlano di me
Che non mi amo davvero
Ma una carezza sul mio viso è il mio primo pensiero”
-Yamaguchi Emiko-
Non era vero che Emiko non si amasse abbastanza, era solo troppo timida e imbarazzata per riconoscere di accettare il suo corpo. Essere una ballerina non era facile, c’erano degli standard da mantenere, dei tipi di bellezza canoni che tutte dovevano imitare. Molto spesso Emiko entrava in paranoia, si rendeva conto di non essere abbastanza e voleva coprire tutte le sue imperfezioni, nasconderle agli occhi delle persone. Questo, tuttavia, non voleva dire che si odiasse, come potevano pensare la maggior parte delle persone, infatti non aspettava altro che farsi coccolare dai suoi genitori o dal suo ragazzo, non andando contro le loro belle parole ma accettandole e facendo in modo che queste le riscaldassero il cuore.
 
“Parlano di noi
E abbiamo tutti contro
Ma tu sei come me
So che rimarrai al mio fianco”
-Bokuto Maru e Naoya-
Maru e Naoya erano sempre stati definiti un po’ “troppo”. Non che gli altri bambini li odiassero o non volessero passare del tempo con loro, ma non riuscivano quasi mai a stare al loro passo, seguendo la loro mente che si interessava a mille cose nello stesso momento, provando cose nuove ed essendo semplicemente iperattivi. Anche da adolescenti e poi da adulti, i loro amici facevano fatica a stare loro dietro. Ma non era importante, perché c’erano l’un l’altro e si sarebbero sempre capiti a vicenda, il resto non importava.
 
“Dicono di me
Non sono più com'ero
E questa sono io e loro sono oronero”
-Shirabu Ami-
Ami era sempre stata la principessa dei suoi papà. Questa bimba bionda e carina che si comportava in modo impeccabile, che sapeva come e quando parlare e che non faceva mai arrabbiare nessuno.
Crescendo, le cose erano cambiate. Ovviamente era rimasta ben educata e adorabile, ma avere un gruppo di amici come quello che si era andato a formare da Kea e Diane, l’aveva portata ad evolversi. E se la gente voleva lamentarsi del fatto che fosse cambiata… beh, non era qualcosa che la riguardava.
 
“Parlano di te
Un uomo che si perde
Ma dà un abbraccio alla vita che poi lui protegge”
-Kageyama Youta-
C’è un detto che dice che per quanto tu possa essere buono e disponibile, la gente troverà sempre un motivo per parlare male di te. Ed era esattamente il caso di Youta.
Il rosso era gentile ed altruista con chiunque, questo lo portava a essere abbastanza distratto con tutto il resto: come quando si fermava ad aiutare una vecchietta con la spesa e faceva ritardo a un appuntamento o come quando cedeva il proprio posto in fila a qualcuno che ne aveva di più bisogno. Gli avevano parlato alle spalle per questo motivo, perché la gente si soffermava a vedere solo gli aspetti negativi in tutta una situazione, non che comunque Youta sarebbe mai cambiato.
 
“Parlano di lei
Una donna senza cuore
Ma che chiede solamente di trovare amore”
-Suna Naomi-
Un giorno Rintaro aveva guardato sua figlia e aveva affermato la più grande verità che potesse dire su di lei: “avrai anche i miei geni, ma quando devi esprimere i tuoi sentimenti sei stitica come ‘Samu”.
Naomi era stata colpita da quella frase, perché non si era mai resa effettivamente conto della cosa. Non si era mai resa conto che faceva fatica a dire delle parole carine alla sua famiglia, a dire a Kota che lo amava come un fratello, a dire ai suoi genitori che era davvero felice che questi avessero deciso di adottarla ancora prima che nascesse. Era per questa sua fatica ad esprimere i propri sentimenti che spesso veniva definita senza cuore. Ma lei un cuore l’aveva, solo che era fin troppo brava a nasconderlo, ma che importava se poi le persone che amava sapevano comunque quali fossero i suoi sentimenti?
 
“Dicono di me
Che non so consolare
Ma sono qui davanti a te, mi prendo il tuo dolore”
-Kuro Kea-
Kea era il tipo di persona che se vedeva qualcuno cadere rideva piuttosto che precipitarsi ad aiutarlo. Era quel tipo di persona che si divertiva a prendere in giro il suo migliore amico ogni giorno o a imbarazzare fino all’inverosimile il proprio ragazzo davanti ai loro genitori.
Di conseguenza, se avevi bisogno di consolazione o aiuto, era raro che la gente volesse andare da lui. E poteva anche essere vero, magari Kea non era mai stato bravo a consolare le persone con le proprie parole, ma era sempre stato bravo a esserci.
Kea era quel tipo di persona che rimaneva al tuo fianco in silenzio, che semplicemente c’era per aiutare la persona cara a condividere il proprio dolore.
 
“Parla un po' con me
Che sono come te
E le parole sono armi e sanno fare male
Devi saperle usare”
-Sugawara-Sawamura Kazuki e Kenta-
Kenta era sempre stato il più sensibile tra i due gemelli, quello che dava molto più peso alle parole delle altre persone e quello che rimuginava per giorni anche per un tono un po’ più duro del solito.
Kazuki lo sapeva bene e, nonostante fosse caratterialmente così diverso da lui ma uguali in tutto il resto, gli era sempre stato accanto, parlando con lui, consolandolo, cercando di proteggerlo da tutte quelle parole che potevano fare male quanto un coltello. E Kazuki ci credeva davvero che, un giorno, la gente avrebbe capito come pesare le parole, che un giorno a Kenta non sarebbe più interessato il giudizio degli altri. Ma fino a quel momento, lui sarebbe rimasto al suo fianco.
 
“Parlano di te
Che non hai regole
La gente giudica e non sa neanche lei perché”
-Hoshiumi-Hirugami Shiro-
A Shiro non era mai interessato cosa pensassero gli altri di lui. O meglio, sapeva di essere strano, sapeva che dava loro un sacco di motivi per giudicarlo, sapeva di avere “regole” e priorità diverse dagli altri. Persino i suoi genitori avevano faticato ad accettare questo suo lato particolare, quello che credeva nei fantasmi, quello che percepiva e sentiva cose che per tutti gli altri non esistevano. E se anche i suoi genitori, che non avevano mai smesso di amarlo, avevano fatto fatica a comprenderlo, perché avrebbero dovuto capirlo le altre persone? Shiro aveva quindi accettato il proprio destino e aveva imparato a fregarsene del giudizio altrui.
 
“Parlano di me
Che non mi amo davvero
Ma una carezza sul mio viso la vorrei sul serio”
-Petrov Isak-
Prima che Yaku e Lev gli insegnassero come prendersi cura di sé, Isak aveva sempre fatto fatica ad amarsi davvero. Trovare in loro quello che aveva sempre cercato senza saperlo era stata la svolta della sua vita, trovare qualcuno che lo accettasse esattamente così com’era e che gli disse “non devi fare nulla, tu vai bene esattamente come sei” l’aveva fatto piangere dal sollievo.
Isak non aveva mai pensato che sarebbe riuscito ad avere tutto quello, ma avrebbe lottato per mantenerlo.
 
“Parlano di noi
E abbiamo tutti contro
Ma tu sei come me
So che rimarrai al mio fianco”
-Sugawara-Sawamura Isao-
Quando, da piccolo, Isao si era ritrovato da un giorno all’altro senza genitori e diviso dai suoi fratelli aveva lottato da solo. Lui contro il mondo che gli impediva di tornare da Kenta e Kazuki, un mondo che li teneva lontani da lui per motivi di profitto che solo gli adulti potevano capire. Ma Isao non si era mai arreso, perché sapeva che loro erano una famiglia, che erano destinati a stare insieme e che non si sarebbe mai arreso per averli al suo fianco, per dare loro tutto quello che si meritavano e di cui avevano bisogno. Aveva tutti contro in quella sua lotta solitaria, fino a quando non fu aiutato da quei due uomini che divennero ben presto parte di quella stessa famiglia che non avrebbe mai spesso di proteggere.
 
“Dicono di me
Non sono più com'ero
E questo sono io, non lo voglio l'oronero”
-Matsuhana Sho-
I genitori di Sho gli avevano insegnato a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno, come rispondere a tono alle persone, come rispondere agli insulti e a qualsiasi altra cosa le persone volessero dire contro di lui. A Sho non erano mai serviti quegli insegnamenti, non erano mai serviti perché era sempre stato il tipo di persona che se ne stava per conto proprio, che la gente non calcolava e che non si intrometteva nelle discussioni. A lui era sempre andata bene così, fino a quando Youta non era entrato nella sua vita e si era reso conto che tutti quegli insegnamenti gli sarebbero serviti per proteggere lui. Fu a quel punto che la gente aveva iniziato a parlare, a dirgli che non era più lo stesso, che si stava facendo dei nemici. Ma Sho non era cambiato, aveva solo mostrato se stesso per una persona che ne valeva la pena. E se a qualcuno non andava bene… beh, quel pensiero non avrebbe di certo rovinato i suoi riposini.
 
“Parlano di te
Che tu non puoi cambiare
Ma nella vita hai fatto passi per potere amare”
-Daishou Natsu-
Era stato difficile per Natsu farsi degli amici, aprirsi, scoprire davvero se stesso ed esplorare quello che gli piaceva senza che gli altri ragazzini della sua età lo prendessero di mira. Era stato difficile per Natsu stesso accettare che non sarebbe mai cambiato, che avrebbe fatto finta di interessarsi a certi argomenti solo perché andava di moda, solo perché alle persone che aveva accanto piaceva così. Ma poi aveva conosciuto Kea, Kea che era stato un uragano nella sua vita e che l’aveva stravolta. Ma non era stato lui a cambiarlo, era stato Natsu stesso a cambiare, accettandosi e amandosi per quello che era realmente.
 
“Parlano di me
Ci credo per davvero
Le tue parole sono oro
Basta oronero”
-Sakusa-Miya Kota-
Kota aveva imparato fin da piccolo che alle persone piace parlare male degli altri. L’aveva capito abbastanza presto quando aveva scoperto che molte persone scrivevano cose cattive su suo papà Atsumu o quando aveva capito che suo papà Kiyoomi con la sua misofobia non veniva mai accettato del tutto nei luoghi che visitavano. Ma nonostante Kota avesse imparato da piccolo quanto potevano essere cattive le persone, aveva anche imparato dai suoi genitori a fregarsene, perché il parere di uno sconosciuto non doveva rovinare la sua giornata.
E fu per questo che Kota decise di fare lo psicologo, aiutando le persone con tutti i loro problemi, problemi che, molto spesso, nascevano per colpa dei pensieri cattivi di tutto il resto del mondo, della pressione sociale, del bisogno incessante di catalogare qualcuno all’interno di generi ben precisi.
Kota avrebbe aiutato ognuno di loro con il sorriso, esattamente come gli avevano insegnato i suoi genitori.
  
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