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Autore: asgardianstark    04/02/2023    2 recensioni
Oikawa Tooru e Sugawara Koushi sono più simili di quanto loro due possano immaginare, e per quando lo capiscono, è difficile tornare indietro.
[“Kageyama-il-prodigio, Kageyama-il-re-del-campo che prende il posto di chiunque non stia al suo passo. Come fai a sopportare che gli abbiano dato il posto da titolare?”. Eccola, la domanda che frullava per la testa di Oikawa.]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Koushi Sugawara, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È curioso osservare il numero 2 del Karasuno. Dal campo, sotto rete, mentre attende il fischio dell’arbitro come segnale per la battuta, Oikawa non può non guardare il ragazzo della panchina. Sono pochi istanti, una volta che la palla valica l’altro campo la mente di Tooru è subito settata sulla partita, i suoi compagni, gli avversari. Ma attimo dopo attimo, inizia a farsi un’idea sempre più completa del vicecapitano del Karasuno; che sia molto rispondente alla realtà deriva dall’altissima capacità di Oikawa di studiare le persone, in particolare quelle che lo interessano. Sugawara Koushi, terzo anno al liceo Karasuno, capelli chiarissimi, occhi dolci e perspicaci, un elevato senso del gioco, tecnica buona ma non fantasiosa, leale alla squadra, orgoglioso sotto l’apparenza da bravo ragazzo.

Ora in panchina a causa di Kageyama.

Oikawa sta assistendo da spettatore a quello che a lui è accaduto alle medie. È più comodo guardare dall’esterno; una posizione dal di fuori è fondamentale per avere una visione d’insieme. Da qui, le domande: perché Sugawara Koushi non sembra disperato di occupare quasi in maniera fissa la panchina? Si considera così poco? Crede davvero che il suo ruolo all’interno della squadra possa limitarsi a consigliere, mentre quel piccolo mostro di talento è titolare, cosciente che quello in corso è l’ultimo anno di superiori per il suo senpai? Come ha fatto a non farsi risucchiare dalla schiacciante bravura di Tobio?
Perché lui si è fatto queste domande, se le sta facendo dalla partita di terza media quando l’allenatore lo ha tolto dal campo per fargli schiarire le idee. E invece le idee gliele ha solamente confuse e intorbidite con il senso di inferiorità nei confronti di un ragazzino. Le risposte sono ancora lontane dall’essere state formulate.

È curioso osservare il numero 2 quando entra in campo. È poco appariscente, calmo, probabilmente molto agitato, ma non lo dà a vedere. Sa che ha un compito da svolgere, una sostituzione breve, sicuramente; Kageyama deve solamente rilassarsi e ritrovare lucidità. Averlo a così poca distanza è un fenomeno completamente diverso che spiarlo sulla panchina. Ora vede che le delicate mani gli tremano, che il ciglio intelligente e vigile si acuisce ogni volta che la palla viene toccata. La sua distribuzione non fa girare la testa come quella di Tobio, ma è fluida e accogliente, gli altri ragazzi si sentono protetti dalla sicurezza emanata dalla sua persona.
Oikawa capisce che quella a cui sta assistendo non è la riproposizione di quello che è successo a lui alle medie, perché qui di mezzo c’è una persona diversa. Più diligente, meno impulsiva. Eppure, non può fare a meno di pensare, mentre i passaggi continuano indisturbati, che la frustrazione che ha provato lui verso Kageyama, è la stessa che a volte vela lo sguardo di Sugawara mentre è in panchina. Un momento, poi il focus torna sulla partita e sui compagni, ma un momento che lui conosce per esperienza personale.

Una curiosità infiammante.
 
“Numero 2 del Karasuno” – vuole vedere come reagisce il proprio corpo davanti a quel ragazzo così simile e distante da lui.
“Oikawa-san?”. Il tono interrogativo non è allarmato o sorpreso.
“Sugawara Koushi, alzatore del terzo anno, senpai integerrimo di quel rompiscatole di kohai che è Tobio-chan. Non mi sembri molto stupito”.
“Ho notato che mi osservavi durante la partita. Non mi aspettavo una visita nello spogliatoio mentre gli altri stanno caricando i borsoni sugli autobus, ma qualcosa mi aspettavo”.
Sveglio e perspicace anche fuori dal campo. “Ti vedo abbattuto”.
“Beh, sai, non fa mai piacere venire sconfitti dopo una bella partita. Complimenti, davvero. Alla prossima”. Semplice e diretto, ma gentile, non sostenuto. Sincero.
“Sai, non sono solito fare complimenti a chiunque mi capiti sotto tiro, ma il tuo modo di giocare è molto buono. Forse un po’ troppo da manuale, sembri non prendere mai decisioni troppo rischiose, ma sei un buon osservatore e riesci a adeguarti bene ai tuoi schiacciatori”.
“Non credo si tratti di adattamento, quanto piuttosto capire così bene i miei amici da saper alzare il miglior pallone possibile per ognuno di loro. Comunque, grazie, credo”. Porta una mano dietro la nuca e socchiude gli occhi, con il neo che si muove al ritmo di quel sorriso sommesso e incerto. Sembra titubante se credere o meno alle lodi che ha ricevuto. “Alla prossima. E vinceremo noi, quindi tenetevi pronti”.
“Come fai?”. La domanda blocca Sugawara sulla porta dello spogliatoio.
“Come faccio a fare cosa?”. Il tono risuona colpito, ma non seccato.
“A farti andare bene quello che ti è successo.”
“E cosa mi sarebbe successo?”. Sembra non aver capito a cosa Oikawa faccia riferimento, eppure c’è qualcosa in come ha pronunciato quelle parole che fanno intendere il contrario.
“Kageyama-il-prodigio, Kageyama-il-re-del-campo che prende il posto di chiunque non stia al suo passo. Come fai a sopportare che gli abbiano dato il posto da titolare?”. Eccola, la domanda che frullava per la testa di Oikawa durante la partita. Denti stretti e tono indifferente a celare il tumulto che sente dentro. Una domanda che in realtà si pone da tre anni. Ripensa spesso al momento in cui è stato fatto sedere in panchina, alle mani tremanti puntellate sulle ginocchia e gli occhi così gonfi di lacrime da far male. Un asciugamano buttato in testa era servito a ben poco.
“Sono stato io a chiedere al coach di fare la scelta che ritenesse più adatta alla situazione della squadra. Se lui ha optato per Kageyama, io non posso fare altro che acconsentire. Ma non pensare neanche per un momento che mi sia dato per vinto.”

La risposta riporta Tooru con i piedi per terra e l’attenzione di nuovo catalizzata verso il ragazzo. In quelle frasi c’è un’intensità palese, ma non impetuosa o volgare. È come se fosse un felino con i muscoli posteriori tesi al massimo prima dell’attacco: per il momento quieto, immobile, ma pronto a scattare al minimo movimento. È elegante, Sugawara Koushi, anche quando è semplicemente fermo a parlare.
Il rossore che Oikawa si sente sul volto è razionalmente imputabile alla partita appena giocata.
“Come hai potuto fare una cosa del genere? Ti piace così poco la pallavolo da lasciare a qualcun altro la possibilità di scegliere al posto tuo?”. Non è esattamente quello che voleva dire; sa, sente, la passione con cui Sugawara aspetta diligentemente il suo turno dalla panchina e quella con cui gioca in campo. Vuole solamente vedere una reazione più emotiva, più arrabbiata, più simile a quella che ha avuto lui. Vuole arrivare a capire se è lui a essere sbagliato.
“Ti ho detto di non pensare neanche per un minuto che io mi sia dato per vinto.” La voce si è alzata di un tono, è diventata leggermente più tagliente, ma il volto è calmo, le sopracciglia appena corrucciate. “Secondo te non mi sono sentito escluso quando ho visto che ero l’unico del terzo anno a non essere titolare? Sawamura e Azumane sono i miei migliori amici, quelli con cui ho iniziato questo percorso il primo anno di liceo, quelli con cui ho rischiato di vedere chiudere il club, quelli con cui oggi ho giocato quanto mi è stato concesso.”
Sorprendente, pensa Oikawa. È sorprendente come la loro vicenda sia stata così simile, eppure con due esiti altrettanto diversi. Nelle sue parole non c’è invidia, né frustrazione.
“Mi alleno e gioco per questo: per avere la possibilità di giocare quanto ancora mi è concesso. So che è l’ultimo anno, e so che da fuori può sembrare patetico e triste che uno del terzo anno abbia dovuto far largo a un prodigio del primo, ma sai una cosa, Oikawa-san?”. Una domanda così diretta era l’ultima cosa che Tooru si aspettava. “Sono fiero di Kageyama, e sono fiero del rapporto che ho instaurato con lui. Non è stato per niente facile, ma col tempo si è sciolto e ha dimostrato di non essere quel mostro che veniva dipinto alle medie.” Nella voce e nell’espressione di Sugawara è dipinto tutto l’affetto che prova per il suo kohai. Sebbene siano passati pochi mesi da quando si sono conosciuti, ha capito che quel ragazzino andava accolto e rassicurato, non isolato. “Sai quanto ti ammira? Sai quanto spesso cita il suo Oikawa-senpai durante gli allenamenti?”.
“Posso immaginarlo,” risponde beffardo e quasi indifferente, “almeno si rende conto che qualcosa lo ha imparato da me e non è tutto frutto del suo genio.”
“Sei ingiusto con lui, Oikawa-san. Cosa hai ricavato da tutta l’invidia che hai provato per lui? Per la competizione nociva che hai instaurato con Kageyama?”. Le parole di Sugawara non sono cattive, né totalmente estranee alle elucubrazioni di Oikawa, ma sentirsi dire ciò che ha pensato in maniera così limpida e pacata fa pizzicare gli occhi.
“Mi fai venire i nervi, Raggio di sole.” A quelle parole, le guance del ragazzo del Karasuno si tingono di rosa. “Devo ammettere, però, che non hai tutti i torti. È solo che ha fatto male, tutto qui. Molti sembrano dimenticare che anch’io ero solo un ragazzino delle medie.” Gli occhi assumono un’espressione triste e arrabbiata allo stesso tempo. Sembrano pronti per sgorgare in un pianto furioso, ma sono colmi anche di divertimento e ironia. Sono un caleidoscopio di emozioni. La fronte bassa, non si accorge che di fronte a lui c’è una tuta nera.
“Oikawa-san.” Occhi di nuovo alti, leggermente umidi. “Non devi mortificarti per quello che è accaduto alle medie. E a maggior ragione, non devi mortificarti per come ti sei sentito. Lo capisco meglio di chiunque altro. Sei un’ombra ingombrante anche tu per Kageyama, però, che sembra provare un timore reverenziale nei tuoi confronti. E un immenso rispetto. Probabilmente, sei l’unica persona di cui ha paura. Sarò fortunato se tra dieci anni ci sarà qualcuno che parlerà di me del modo in cui Kageyama lo fa ora di te.” Le labbra di Tooru si sono un po’ aperte a quelle parole. “Non è un cattivo ragazzo. E non lo sei nemmeno tu.”

Da fuori si sentono borsoni spostati e persona urlanti, per un periodo di tempo sproporzionatamente più lungo di quello che la circostanza avrebbe suggerito. Un leggero imbarazzo aleggia per lo spogliatoio, come se fossero stati rivelati segreti e intimità di cui ora ci si penta.
“Una lingua sopraffina, Sugawara-san.” Oikawa riesce a dissimulare la tensione, ma sente la voce debole e tremante. “Ti aspetti un ringraziamento per questo discorso?”
“Non mi aspetto proprio niente, Oikawa, sei tu che hai iniziato tutto.” Una risata ironica ma genuina. E Tooru è sbalordito per l’ennesima volta.
“Ci penserò su, Raggio di sole. Non ti prometto nulla, ma spero di alleggerire un po’ i toni verso il mio amato kohai. Trattamelo bene.” Di nuovo restaurata l’apparenza frivola e vigile. “Alla prossima.”
“Alla prossima, Oikawa-san. E grazie per la chiacchierata. Almeno credo.”
È curioso osservare il numero 2 del Karasuno, Sugawara Koushi, mentre esce dallo spogliatoio. Un tipo molto interessante, che non si lascia suggestionare, parla senza peli sulla lingua, ma senza farti sentire in torto, senza farti sentire sbagliato. Le domande di Oikawa probabilmente resteranno irrisolte; non crede di riuscire a sbarazzarsi di dubbi così cementati in lui solo con uno scambio di parole con qualcuno che conosce appena. Eppure, si sente più leggero, un grosso peso è stato poggiato a terra, o meglio, suddiviso su due persone.
Perché ormai si sente legato a quel ragazzo così tenace, e non vede l’ora di scoprire cosa ha in serbo per la prossima partita e il prossimo incontro testa a testa.




 
Noticina
Torno su questo sito dopo un tempo imbarazzante, ma il semestre prima e la sessione ora mi hanno e mi stanno sfiancando e prendendo tutte le energie. Tuttavia, era molto che volevo scrivere qualcosa su loro due perché trovo che abbiano una dinamica molto interessante (sebbene non abbiano chissà quali interazioni durante la storia, ma stiamo parlando di Haikyuu, quindi :P). La loro vicenda così simile mi è sempre sembrata affascinante, condividere esperienze analoghe senza saperlo mi ha fatto pensare che magari avrebbero potuto supportarsi a vicenda. Buona lettura! 

 
   
 
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