Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: drisinil    04/02/2023    4 recensioni
Cosa ci fanno Azumane e Tsukishima sul tetto della Shinzen in piena notte durante il ritiro estivo?
Questa oneshot è altamente improbabile, ma l'improbabilità è la sfida di #Comeasyouarenot dal meraviglioso gruppo fb "Non solo Sherlock".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Asahi Azumane, Kei Tsukishima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

INSONNIA



«Va tutto bene?»

Kei trasale e si volta di scatto.

Ha riconosciuto la voce, naturalmente, ma non capita spesso che qualcuno riesca a coglierlo di sorpresa, perché se c’è una cosa che Tsukishima Kei sa fare è pianificare.
Immaginare, sondare, calcolare e verificare mentalmente innumerevoli ipotesi che facciano convergere le variabili del suo mondo a un insieme finito di scenari possibili, con la rassicurante prerogativa di restare saldamente sotto il suo controllo.

Imprevisti zero.

Peccato che essere beccato sul tetto della Shinzen a mezzanotte da uno dei senpai del terzo anno sia decisamente un imprevisto.

«Ti senti male, Tsukishima-kun? Eri pallido stasera.»

Per fortuna non è il capitano, che andrebbe su tutte le furie. E non è neanche Suga-senpai, a cui sarebbe più difficile rifilare panzane.

«Non riuscivo a dormire.»

«Neanche io.»

Non aggiunge altro. Kei è già pronto a sorbirsi un fervorino e a snocciolare una manciata di stupide scuse, che gli permettano di defilarsi prima possibile.

Ma Azumane non parla. Si avvicina, si accosta anche lui al parapetto, ci appoggia le mani e si sporge, annusando l’aria e respirando a fondo.

Il complesso scolastico, a parte i vaghi riverberi di una mezza luna argentata, è immerso nel buio. Solo una finestra, in basso, nella zona delle palestre, è illuminata. Una luce forte, calda e gialla, come se qualcuno avesse intrappolato il sole in quella stanza e se lo stesse godendo.

Kei distoglie subito lo sguardo, sarebbe imperdonabile farsi cogliere in flagrante. Ma è troppo tardi.
«Chissà chi altri è ancora in piedi» si domanda Asahi a bassa voce, fissando la finestra, con qualcosa che sembra invidia, o forse nostalgia.

Kei non risponde. Sarebbe il momento perfetto per eclissarsi: un passo indietro, un saluto qualunque, una spinta alla maniglia.

Proprio in quell'attimo, la luce gialla si spegne di colpo, il vento notturno intrappola il cigolio di una porta di metallo, l’eco appena accennata, lontana e vicina, di una risata soffocata, ma inconfondibile.

Kei trasale, di nuovo. E deglutisce e abbassa lo sguardo e non riesce a controllare nessuno di quei gesti.

Azumane è soltanto curioso, si sporge, strizza gli occhi, segue con lo sguardo le due sagome scure contro il buio del cortile: si muovono in fretta, cercando di restare nei coni d’ombra fra le pensiline e gli edifici.

«Non ti preoccupare, non è una ragazza.»

Kei si sistema gli occhiali e finge di non aver capito, come se dalla bocca dell’asso dovessero uscire sempre e solo frasi senza senso.

Azumane sorride incoraggiante. «Intendevo Kuroo-san. Non era con una ragazza.»

«E quindi?»

Kei sente la maschera di noncuranza perdere l’appiglio al suo viso e scivolare via sulla superficie viscida di una paura irrazionale. Come ha potuto sbagliarsi così tanto su di lui? Non era uno degli individui più inoffensivi al mondo?

«Senti Tsukishima: i senpai servono anche a questo… se per caso volessi parlare…» Azumane non finisce la frase. Si stringe nelle spalle, oscilla con il corpo avanti e indietro, si accarezza i peli radi della barba, fa una specie di breve colpo di tosse.
«Insomma, siamo in pochi… noi. Io credo che tu sappia a cosa mi riferisco… »

Kei lo sa. Lo sa dal giorno uno, dal momento zero, dal primo sguardo, dal primo stupido inchino. Ma l’ultima cosa che vuole è parlare della sua vita sessuale con Azumane, sopra il tetto di una scuola di Tokyo, in piena notte.

Asahi prosegue, pacato e gentile: «Lo so che è difficile. E’ difficile parlarne; anche solo pensarci è difficilissimo qualche volta. Fa paura. A me, almeno. A me fa una gran paura.»

E cosa non gli fa paura? Cuore di vetro, lacrime pronte, un’anima fragile come carta velina nascosta dentro il ridicolo errore di quel corpo grosso e potente.

Kei lo disprezza.
«Ma paura di cosa? Io sono gay, tu sei gay, Sugawara è gay. Diciamocelo pure: la pallavolo ha complessivamente la stessa indiscussa virilità dell’aerobica maschile. Che altro? Kageyama è demisessuale, scoperebbe con la palla se potesse. Hinata quando capirà a cosa serve quello che ha nelle mutande si farà allegramente mezzo mondo. Gli altri della squadra sono lercioni ordinari che vanno in tilt davanti a un paio di tette, e meno male. Che cazzo c’è di così difficile?»

Asahi fa una risatina. Una risatina imbarazzata e stupida che Kei detesta. E il motivo per cui la detesta è che, intimamente, ne avverte a fondo la vibrazione e la riconosce: disagio allo stato puro sul sottofondo di una ronzante insicurezza.

Lo disprezza più che mai e in quel momento, voltandosi, nel buio, sente che le somiglianze fra loro, segrete, sepolte, vestite di bugie, sono troppo grandi. Può solo chiudere gli occhi, per sfuggire alla viltà e alla debolezza che si porta nascoste fra le costole.

E’ allora che due braccia enormi e forti lo circondano.

Kei oppone resistenza, facendo forza per divincolarsi; sta per usare i gomiti e le ginocchia, quando improvvisamente cambia idea. Rilassa i muscoli, abbandona le braccia, rinuncia a difendersi e si appoggia con la fronte alla spalla di Azumane. Chiude gli occhi, serrando le palpebre dietro le lenti.
«Non parlare!» sibila, in un sussurro perentorio.

E Asahi obbedisce. Obbedire è una delle cose che gli riesce meglio.

Si tiene stretto addosso quel corpo adolescente: lungo e sottile, nevrile, affilato, teso. Lo abbraccia forte e tace, senza sapere che altro fare, che altro dire.
Senza neanche sapere cosa lui stesso vorrebbe, perché se c’è una cosa che Azumane Asahi non ha mai imparato a decifrare, è se stesso.

Kei, invece, sa sempre cosa vuole, anche se quasi mai si concede di ottenerlo.
In questo momento vorrebbe di più.
In tutti i sensi possibili, compreso quello più ovvio. Solleva il viso ed è la sua volontà a influenzare quella di Asahi. Il risultato è un bacio delicato sulle labbra, lento e caldo. Assurdo, in realtà, figlio di un sogno sognato a occhi aperti e con le palpebre abbassate.

Kei vuole ancora di più e schiude le labbra. Pensa a quella luce gialla, ai neon tremuli della palestra tre, alla palla, così rotonda e perfetta, stretta in una mano grande. Pensa a quel sorriso spavaldo e pericoloso che parte come una scintilla dagli occhi del capitano del Nekoma e arriva ogni volta dritto nel suo stomaco, preciso come una stilettata. Serra di più le palpebre, si sforza di farsi bastare quel misto crudele di verità e finzione, ma non funziona.

Azumane è due o tre centimetri troppo basso, il suo petto è troppo ampio, i capelli lunghi gli solleticano le tempie e il collo. Ma è l’odore della sua pelle, un vago sentore di legni esotici e nostalgia, a essere tutto sbagliato; il sapore che non ha sulla lingua.

Tsukishima Kei vuole baci violenti e insidiosi, che sappiano d’estate e d’aria aperta e di qualcos’altro che non ha ancora chiaramente individuato, ma che gli manca disperatamente.
E’ un’illusione effimera e crudele, che non regge neanche il tempo di un misero abbandono.

Kei sospira deluso e le braccia di Asahi si scostano piano.

La luna è velata, la notte più buia di prima. Riescono a guardarsi senza vedersi.

«Non so perché l’ho fatto. Scusa» balbetta Asahi, nervoso e colpevole.

Avrebbe fatto meglio a tacere.
«Molto onestamente, Asahi-san, io non penso che fra noi… »

«No. No, certo. Io lo so benissimo che… intendo che nemmeno io… cioè, non vorrei che tu pensassi che mi voglio approfittare di… soltanto perché so che… »

Asahi si strofina la faccia con le mani, si tira indietro capelli con un gesto di nervosismo quasi inconsapevole, si liscia le mani contro i pantaloni della felpa.
«Volevo solo sapere cosa si prova» ammette infine, onestamente.

Kei annuisce. Asahi spinge lo sguardo nel buio.

La luna si rifugia in una coltre di nubi sfilacciate, il buio inghiotte uno a uno gli edifici e i vialetti della Shinzen, le siepi, l’erta delle penitenze, il boschetto.

Spariscono anche loro due e quello che hanno condiviso dilava dolcemente in una tiepida oscurità. Nel giro di pochi minuti, non è mai accaduto.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: drisinil