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Autore: Myriru    06/02/2023    3 recensioni
Anno 1785. Salon di Parigi.
Gira voce che sia stato dipinto il quadro più bello del secolo, l'artista ha realizzato il capolavoro per la corona francese.
O almeno così sembra.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"È assurdo come il semplice uso del pennello possa creare creazioni simili. " Il generale sembrava soddisfatto e compiaciuto. Non era qualcosa che capitava spesso, Oscar era alquanto sorpresa.
"Di cosa state parlando? " Chiese curiosa, posando il libro che stava leggendo sulle gambe senza togliere lo sguardo dal padre che, affacciato alla finestra, fumava dalla sua pipa in schiuma di mare, con lo sguardo perso.
Era un freddo giorno di pioggia, non aveva smesso per tutta la mattina. Oscar fu grata che un giorno così buio e freddo fosse capitato proprio in un suo giorno di riposo, permettendole così di restare a casa e riposare. Nonostante amasse il proprio lavoro più di ogni altra cosa, anche lei non vedeva l'ora di poter godere del dolce far niente. Non troppo. Il giusto per poter ricaricare le proprie energie e liberare la mente, almeno per un po', da tutti gli eventi che stavano accadendo intorno a lei.
"Sua maestà ha commissionato un quadro per celebrare la corona francese l'anno scorso, e quest'anno è stato esibito al Salon. Ho avuto il piacere di poterlo ammirare oggi, è sorprendete. "
"Davvero? E chi è l'artista? "
"Un certo David. Non ricordo il nome. "
"Non è da voi dimenticare il nome di un uomo, generale."
"La vecchiaia, figlio mio, la vecchiaia..." Oscar sospirò.
"Capisco. "
"Dovresti vederlo. Potrebbe farti tornare un po' di lucidità e ai veri valori, visto le scelte che hai fatto nell'ultimo periodo. " Ovviamente, il generale non era affatto contento del suo nuovo lavoro come Comandante della guardia parigina. Non era mai stato contento di nulla alla fine.
Oscar si trattenne dal rispondergli in modo scortese. Non ne valeva più la pena.
"Lo farò sicuramente. " E tornò al suo libro. Avrebbe chiesto ad André di accompagnarla, era certa che non avrebbe rifiutato.
E così fu. Il giorno dopo si era ritrovata con André nel famoso Salon di Parigi ad osservare i lavori dell'Académie royale de peinture et de sculpture. Di certo non il suo nuovo passatempo preferito, ma di certo le evitava di stare chiusa in un ufficio a firmare carte per un paio di ore.
"E questo è quello che fanno gli artisti? Vengono pagati per... questo?" Chiese Alain spudoratamente, senza preoccuparsi se qualche allievo dell'Académie l'avesse sentito. Oscar sapeva che portarlo con sé non era una buona idea, ma Alain riusciva a diventare insopportabile quando voleva. E l'aveva supplicata fino allo sfinimento per poter uscire dalla caserma, aveva ceduto per quel poco do bene che provava per sé stessa.
"Certamente. " Si limitò a rispondere, ma accennò un sorriso e scosse il capo notando l'espressione confusa e allo stesso tempo meravigliata dell'uomo.
I muri della stanza principale erano tappezzati di quadri di diverse misure, alcuni più grandi, altri più piccoli, chi raffiguranti i sovrani e la regina in particolare, chi scene di vita nobiliare, chi invece si rifugiava nella mitologia classica.
Non era molto affollata, c'erano molti giovani, forse gli stessi allievi, che si intrattenevano o tra di loro, o con gli ospiti. Tra di essi, riconobbe una donna. L'unica di cui fosse a conoscenza che studiava all'Académie e che aveva già realizzato alcuni ritratti della regina Maria Antonietta, diventando la sua ritrattista ufficiale.
Élisabeth-Louise Vigée conversava amabilmente a fianco a un uomo, che immaginò fosse il marito, Jean-Baptiste-Pierre Le Brun, con affianco la sua bambina. Non riconobbe gli altri uomini che la circondavano.
"Chi è quella donna che state fissando?"
"È la ritrattista della regina. Madame Vigée Le Brun. " Alain si voltò a guardare André per dire qualcosa ma fu interrotto dalla voce di una donna.
"Comandante Oscar François de Jarjayes, che piacere vedervi qui. " Tutti e tre si voltarono verso quella voce e Oscar sorrise nel vedere Madame Vigée Le Brun avvicinarsi a lei, sorridente come sempre.
"L'onore è mio, Madame. " Élizabeth sorrise. Era esattamente come la ricordava. I capelli color miele, il viso candido e le gote sempre rosee. Non l'aveva mai vista con vestiti stravaganti ed ingombranti, ma per l'occasione sembrava aver messo il vestito buono della domenica.
"La prego, non sia così formale. Si sente molto la vostra mancanza a Versailles. Mancate soprattutto alla regina. "
"Posso solo immaginare. "
"Ma cosa vi porta qui? Siete venuta anche voi a guardare il capolavoro di Jacques? "
"Credo di sì. Il generale mio padre mi ha consigliato di vedere l'opera, ma non mi ha dato molti dettagli a riguardo. "
"Allora siete fortunato ad aver incontrato me. Posso mostrarvelo subito, anche se..." Si fermò. Alzò lo sguardo verso la parte opposta a quella che stavano guardando e tutti si girarono a guardare nella stessa direzione. In alto, a sinistra della porta della porta d'ingresso, un unico quadro sembrava fare a pugni con il resto.
Era crudo. Realistico. Classico.
Così diverso dai colori pastello e dai temi frivoli che caratterizzavano tutti gli altri quadri presenti.
"Si presenta da solo. "
"Porca p-" André diede una gomitata sul braccio ad Alain prima che potesse terminare la frase. Oscar si girò a guardarlo per un istante sdegnata prima di tornare a guardare il dipinto.
"Le serment des Horaces, Jacques Louis David. È stato commissionato da sua maestà Louis XVI in persona. È tornato addirittura in Italia per poter dipingere quel quadro. Dovete sapere che proprio 10 anni fa, Jacques ha vinto il Prix de Rome e ha studiato per 5 anni a Roma. Rappresenta la lealtà assoluta allo Stato e alla corona francese. È meraviglioso, vero? Anche se non ha rispettato i limiti della tela, e questo è un punto a suo sfavore. Credo che voi siate già a conoscenza della storia, non è vero Comandante?"
"Certamente. La famiglia Orazi che si scontra con la famiglia Curiazi per la vittoria di Roma. "
"Esatto. Non deludete mai. Ora vi devo lasciare, è stato davvero un piacere poter conversare con voi. Vi prego, tornate a trovarci tutte le volte che volete e godetevi il Salon. "
"Lo farò, Madame. Grazie per la gentilezza. " Élizabeth sorrise compiaciuta e, dopo un inchino, si allontanò da loro, tornando al fianco del marito.
"Alain ti prego, cerca di tenere a bada quella parlantina che ti ritrovi. "
"Chiedo scusa, ma dovete ammettere che è un bel quadro. "
"È vero. "
"Anche se..." Inizio André osservando il quadro con più attenzione. "Al dire il vero, io non vedo molto elogio alla famiglia reale. " Aggiunse a bassa voce.
"In effetti ha ragione, comandante. "
"Voi credete? " Chiese Oscar confusa guardando il quadro.
Tre uomini, fratelli, stretti in un abbraccio, con il braccio destro alzato verso il padre che regge le loro spade. O Roma o la morte. Nel lato opposto, le donne che accettano con dolore il giuramento di morte dei propri mariti e cognati. C'era qualcosa che le sfuggiva? Qualcosa che Alain e André avevano notato che lei non riusciva a vedere?
"Onestamente Comandante, tutto mi dice tranne viva la monarchia. Considerando i tempi che corrono poi. Ma esattamente, di cosa parla? Avete detto di conoscere la storia. "
"Durante la guerra tra Roma e Albalonga ci fu uno scontro tra famiglie per decidere le sorti della guerra, gli Orazi in nome di Roma, i Curiazi in nome di Albalonga. O Roma o la morte. Morirono tutti tranne uno, un Orazio decretando la vittoria di Roma. "
"Non lo so comandante, ma c'è qualcosa che non va in quel quadro. Non sono un esperto, questo è vero, però... ma quelli sono Robespierre e Marat. Cosa ci fanno qui? "
Oscar spalancò gli occhi. "Cosa?"
"Dietro di voi."
"Stanno parlando con un uomo. " Aggiunse André. "Non ti girare. "
"Sarà difficile non riconoscermi, purtroppo. Anche se sono certa eviterà di avvicinarsi. " Ammise Oscar a bassa voce e, nonostante il consiglio di André si voltò in direzione dei due uomini. Non c'era dubbio, erano proprio loro. L'ami du peuple e l'avvocato. Una strana coppia. Stavano conversando con un uomo, forse della stessa età, con una orribile cicatrice sul labbro e sulla guancia sinistra.
"Chi è?"
"Non ne ho idea. Forse qualcuno dell'Académie. " Ipotizzò Alain guardandosi intorno. "Che sia... il pittore?"
"Tu dici? "
"Non lo so, è probabile. "
"Un uomo che realizza quadri per il re amico di due uomini che non vedono la monarchia di buon occhio? "
"Anche noi siamo amici comandante, eppure voi amate la vostra regina mentre per me è solo una delle tante nobili con troppo tempo libero e troppi soldi a disposizione. " Oscar tentò di controbattere ma non ci riuscì.
"Secondo me ti sbagli, Alain. " Continuò André, Alain alzò gli occhi al cielo.
Non scoprirono l'identità dell'uomo. Non lo fecero subito. Non tutti.
Era il 1792. Alain lo aveva riconosciuto subito. Era difficile dimenticare la cicatrice che gli sfregiava il volto e il suo modo buffo di pronunciare alcune lettere.
"O la Francia, o la morte!" Aveva detto durante il suo discorso dopo l'elezione nel Comitato d'istruzione pubblica.
L'aveva già sentita quella frase, pensò, ed era lontana anni luce dal contesto francese. Quel giuramento non gli era nuovo, quell'immagine in realtà era rimasta impressa nella sua memoria da quel lontano giorno del 1785. Il braccio teso, la monumentalità della sua figura, neoclassica direbbe il suo nuovo amico Bernard, il fuoco negli occhi, la lealtà allo stato e alle istituzioni governanti.
Jacques Louis David era proprio davanti a lui. L'uomo della propaganda rivoluzionaria in ambito artistico.
"Avete visto comandante, André? Avevo ragione io..." Disse tra sé e sé con un sorriso nostalgico.






Era da molto che non scrivevo su questo sito. Non lo faccio con grandi aspettative, ma solo per puro divertimento. È un piccolo racconto, basato su studi personali alimentato da un po' di fantasia. Siate clementi.
Spero vi piaccia.

   
 
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