Non c’era molto lavoro, quella mattina.
Levi Ackerman aveva appena finito di pulire il pavimento, riponendo lo spazzolone e gli stracci nel ripostiglio, dopo averli accuratamente lavati e strizzati.
Avrebbe chiuso delicatamente il cancello dei cantieri navali per prendere l’auto e passare all’ufficio successivo.
Erano già le otto, ma complice il pieno inverno e l’arrivo del natale, il cielo era uggioso e grigio, ancora buio.
Levi si era apprestato ad arrivare all’agenzia di viaggio, non doveva perdere tempo perché avrebbero aperto alle nove e mezza, e doveva sistemare anche il piano inferiore, pieno di gadget che spesso i titolari lanciavano alla rinfusa nelle ceste dopo averne presi per i clienti.
Si era messo ad ordinare ogni singola scrivania, pulendo meticolosamente, pensando al fatto che non era mai stato oltre i confini del paese, e quei pochi viaggi che era riuscito a fare, erano per cose orribili come l’ospedale dove sua madre aveva provato l’ennesima cura dell’ennesimo luminare per il suo cancro aggressivo. Ma non era servito a molto, e pochi anni dopo era morta, lasciando Levi solo, senza nemmeno un diploma, a badare a sé stesso.