-Bigliettini, lettere d’amore, scatole di cioccolatini – elencò Takeshi – quasi tutti per Ken o per Kojiro.

-Quelli per il capitano – disse Kazuki – puoi anche cestinarli, lo sai che lui non  accetta mai questi regalini!

-Lo so – rispose l’altro – però oggi è San Valentino e almeno due o tre potrebbe prenderli. Quelle ragazzine ci mettono impegno e spendono soldi.

-Ma sai benissimo che a Kojiro non interessa minimamente questa come altre ricorrenze – replicò Sorimachi interrotto però dal capitano stesso entrato nella stanza già pronto e cambiato per andar via.

-Cosa avete da chiacchierare? – tuonò Kojiro buttando lo sguardo su tutti quei pacchettini sul tavolo.

I due compagni non fecero in tempo a rispondere che lui comunicò:

 -La cioccolata prendetela voi e con i biglietti fate ciò che volete.

-Ma capitano – balbettò Takeshi – sono per te …

-Non ho tempo per queste cose – replicò – devo andare a lavorare, devo sbrigarmi. A domani.

Uscì sbattendo la porta, Takeshi e Kazuki si guardarono con aria sconfitta.

Kojiro prese l’autobus, come ogni pomeriggio. 

Il posto dove lavorava era abbastanza distante, un’ora andare e una a tornare.

Dal finestrino vedeva enormi cartelloni pubblicitari, tutti con immagini legate alla festa di San Valentino.

Un ragazzo e una ragazza erano seduti di fronte a lui con in mano un fiore e un peluche.

Chiuse gli occhi, era esausto.

Arrivato a destinazione si mise subito a lavorare, faticava ma la paga non era male.

-Tutti a casa -  annunciò  inaspettatamente il capo dopo soltanto due ore – oggi vi faccio riposare. È San Valentino e vorrei correre da mia moglie.

Quella notizia sorprese tutti i dipendenti che però felici si sbrigarono a muoversi  verso l’uscita.

-Ehi ragazzo – disse il capo a Kojiro dandogli dei soldi in mano quasi di nascosto – tieni e vai a divertirti con la tua ragazza, buon San Valentino!

Imbarazzatissimo Kojiro tentò di replicare ma il capo stava già uscendo fuori con altre due persone.

Rimasto solo, con quei soldi in tasca, si diresse verso la fermata dell’autobus.

Camminava a passo svelto e intanto intorno vedeva coppiette abbracciate, negozi pieni di cuori appiccicati in vetrina e pubblicità di cioccolatini.

Col capo chino guardava la strada, passava veloce come a voler evitare tutto e tutti.

Ad un tratto però si fermò e fece un passo indietro. Poi due. Pensò che forse non era una cattiva idea e, tirati fuori i soldi, entrò in quel negozio. 

Fioraio.

Sì, lei avrebbe apprezzato.

Fece in fretta.

Uscì con una rosa rossa in mano.

Si sentiva ridicolo.

Tirò su il cappuccio del giaccone sperando di non incontrare nessuno.

Takeshi e gli altri avrebbero riso per l’eternità vedendolo così, con una romantica rosa rossa in mano il giorno di San Valentino.

Eppure in cuor suo sentiva che era giusto, quei soldi erano stati un’inaspettata sorpresa e lei, soltanto lei, meritava quel regalo.

Giunto nel posto dove sapeva l’avrebbe trovata, attese in silenzio che lei uscisse.

La vide salutare un’amica e dirigersi verso la porta per uscire.

-Kojiro! – sussurrò meravigliata – Tu qui?

Il ragazzo la guardò con tenerezza, era così bella nonostante la stanchezza che si poteva intravedere dal volto. Era il volto di chi, con sacrificio, ogni giorno lavorava e tentava di tenere in piedi una famiglia.

-Buon San Valentino, mamma – disse Kojiro con impaccio porgendole la rosa rossa.

La donna rimase senza parole, balbettò qualcosa ma il figlio aggiunse:

-Ho finito prima stasera e ho pensato di farti una sorpresa venendo a prenderti al lavoro.

-Grazie – riuscì soltanto a rispondere lei – è un pensiero meraviglioso.

Kojiro la baciò sulla fronte poi, insieme, s’incamminarono verso casa.

Non è amore questo?

Buon San Valentino!