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Autore: Jeremymarsh    15/02/2023    9 recensioni
«Ascoltami bene, Bond» cominciò riacquistando un’aria un po’ più seria. «Quello che sto per dirti è di vitale importanza, è la missione più entusiasmante di sempre, quella che cambierà il mondo; sì, anche più di quella di papà!»
Dove Agent Anya e Agent Bond tentano di salvare il futuro della famiglia Forger.
[Partecipa a To Be Writing Challenge 2023 indetta da BellaLuna ed è candidata agli Oscar della Penna 2024 sul forum Ferisce la penna]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anya Forger, Bond, Loid Forger/Twilight, Yor Briar/Thorn Princess
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Operation Chocolate cake



 

Anya scese dall’autobus determinata, quel mattino, a portarsi avanti con il piano B, quello che avrebbe assicurato a lei l’amicizia di Damian Desmond e a tutti la pace nel mondo. I suoi grandi occhi individuarono il compagno all’ingresso, circondato dai suoi due compari, e raddrizzando le spalle e lo zaino che portava su di esse si avviò in quella direzione, dandosi un’aria da persona dura e seria.

O almeno così credeva.

In realtà, si era incurvata dopo a malapena un passo sotto il peso dei libri e le gambe, divaricate tanto quanto una bambina dell’Eden College non avrebbe dovuto fare – non se voleva essere elegant – contribuivano a rendere la sua andatura sciatta, impedendole di camminare normalmente. Così, mentre proseguiva sicura verso il suo obiettivo, non si accorse degli altri bambini che si tennero alla larga, spaventati dalla sua espressione o per paura di inciampare nei suoi piedi a papera. L’unica che le si avvicinò senza alcun problema, scesa dalla vettura di famiglia, fu Becky Campbell, la quale ormai non faceva nemmeno più caso ai modi strambi dell’amica. Ciò che non mancò di notare, però, fu l’oggetto delle sue attenzioni. A quel punto, le brillarono gli occhi di una luce nuova e, subito, nella mente le nacquero mille e mille progetti romantici che potevano dirsi tanto fantasiosi e irreali quanto i piani da spia di Anya.

«Buongiorno, Anya» esordì superandola e coprendole la visuale per un attimo. «Siamo belle cariche oggi?»

«Hh» annuì lei, più seria che mai, dopo aver ricambiato il suo buongiorno e aver inclinato la testa di lato per poter tornare a guardare Damian.

Becky ridacchiò sotto i baffi seguendo i suoi movimenti e sempre più convinta di aver ragione. La sua amica era proprio determinata a vincere l’amore del giovane Desmond, e anche se lei non poteva comprendere l’attrazione che potesse avere, l’avrebbe aiutata ancora una volta fornendole i giusti consigli. Dopo tutto, lei era una vera esperta in materia!

«Devi cambiare metodo, Anya» ricominciò con saggezza, «e io per fortuna so proprio quello che fa al caso tuo. Devi sapere che, proprio ieri, nell’ultima puntata di Berlint in Love, Helene è riuscita a conquistare Hans, e tu farai come lei! Lo sanno tutti che la via più facile e veloce per arrivare al cuore di un uomo è attraverso il suo stomaco!» Forse, anche lei avrebbe dovuto cominciare a prestare più attenzione alle lezioni di economica domestica o, altrimenti, non sarebbe diventata una moglie perfetta per Loid.

E mentre Becky si perdeva nelle sue fantasie, Anya finalmente lasciava andare le sue, catturata dalle ultime parole dell’amica. L’espressione determinata cedette il posto alla paura e spalancò gli occhi e la bocca, inorridita da quella eventualità.

La mamma, allora, era spacciata! Non sarebbe mai riuscita a conquistare il papà con le sue ricette.

Accortasi di aver finalmente la sua attenzione, Becky le sorrise, fraintendendo il suo sguardo. «Ebbene sì, devi cucinare un piatto perfetto se vuoi far innamorare Damian. Ascoltami bene e non potrai sbagliare. Febbraio è il mese dell’amore e del cioccolato, ho anche la ricetta adatta in mente!» E così, con il dito alzato e l’aria da maestrina, Becky cominciò la sua arringa, non immaginando nemmeno per un secondo che Anya aveva del tutto dimenticato Damian e la pace nel mondo.

Ciò che le interessava, invece, era una missione ancora più importante: spingere il papà e la mamma a fare pucci pucci!

 

*

 

Tornata a casa dopo le lezioni, con un entusiasmo che Loid non le aveva mai visto in volto, Anya dichiarò a gran voce che sarebbe andata subito a studiare in camera sua insieme a Bond, e per quanto la compagnia del cane destasse qualche dubbio, l’uomo si disse che era già qualcosa se riusciva a motivarla. Quindi non vi diede molto peso e subito dopo ricominciò a leggere il giornale, cercando i messaggi riguardante l’ennesima missione extra.

Nel frattempo, chiusasi nella propria stanza, Anya cominciò a ridacchiare, quasi isterica, e poi guardò dritto negli occhi il fido amico. «Ascoltami bene, Bond» cominciò riacquistando un’aria un po’ più seria. «Quello che sto per dirti è di vitale importanza, è la missione più entusiasmante di sempre, quella che cambierà il mondo; sì, anche più di quella di papà!» E mentre alzava il dito verso l’orizzonte, in posa, Bond ricambiò il suo sguardo, muovendo con altrettanto entusiasmo la coda bianca. Lo prese come un segno d’assenso, dunque continuò: «Becky mi ha rivelato un segreto. Per far sì che il papà si innamori della mamma, per rimanere tutti insieme, dovremo cucinare il dolce più buono che ci sia. E poi gli faremo credere che sia stata lei.» Ricominciò a ridacchiare tra sé e sé, portandosi le mani alla bocca per evitare che il padre la sentisse e venisse a interrogarla, mentre Bond continuava a fissarla, entusiasta, contento già solo di poter passare altro tempo con lei – anche se questo sarebbe stato impiegato per l’ennesimo piano strampalato.

«Allora è deciso, Bond: la nostra sarà l’Operation Sciockolate Caike!» proclamò con i pugni chiusi e una luce nuova negli occhi.

Niente sarebbe andato storto questa volta. Agent Anya e Agent Bond avrebbero salvato il futuro della famiglia Forger.


 

*


 

Così, nei giorni seguenti, Anya cominciò a passare più tempo con Loid in cucina, osservando attentamente i gesti del padre, prendendo appunti, con Bond alle calcagna che, in realtà, sperava solo che qualche succulento ingrediente cadesse a terra così da poterlo inghiottire prima ancora che qualcuno se ne accorgesse.

Non era certo la prima volta che Anya si interessava al cucinare, quindi all’inizio Loid non vi diede troppo peso, anche perché sapeva che la bambina aveva tanta paura dei piatti di Yor quanto lui. Riusciva sempre a leggere in lei il sollievo quando lo vedeva tornare presto e mettersi ai fornelli – e, dopo tutto, era compito suo assicurarsi che Anya non morisse mangiando quel qualcosa che la moglie avrebbe cucinato altrimenti; ne andava della stessa operazione Strix. Tuttavia, quando la cosa persistette e cominciò a notare che passava più tempo a fissarlo mentre cucinava che a guardare i cartoni o a fare i compiti come avrebbe dovuto, si pose più di una domanda.

«Non dovresti studiare, Anya?» le chiese un pomeriggio.

«No» gli assicurò lei, lo sguardo serio fisso sul movimento delle sue mani che impastavano, mentre le sue, invece, facevano scivolare la penna su un diario pieno di scarabocchi. «Io e Bond abbiamo già studiato.»

Questa è la seconda volta che include Bond nelle sue faccende scolastiche,” pensò Loid. “Forse stasera dovrei interrogarla per capire se ha fatto progressi; d’altronde, ha detto di aver studiato molto in questi giorni.” Rivolgendole un sorriso, poi, le disse: «Sono fiero di te, Anya, ero sicuro che saresti migliorata.»

Anya, che aveva ascoltato i suoi pensieri, andò nel panico al pensiero di ciò che l’aspettava quella sera e gli rimandò indietro un’espressione sconvolta. Un attimo dopo, lasciò andare il bloc-notes e afferrando Bond per il collare scappò in camera sua.

Loid si piegò per raccogliere quanto era stato lasciato dietro e, senza esserne troppo sorpreso, trovò impossibile decifrarne il contenuto. Non era la prima volta che ci provava. Poi sospirò e si raddrizzò. Fare il padre si rivelava ogni giorno sempre più difficile e a lui sembrava sempre più lontano il giorno in cui avrebbe finalmente capito sua figlia. Tuttavia, non era considerato una delle migliori spie del suo paese per nulla e non avrebbe mollato.

«Dobbiamo essere più cauti, Bond» bisbigliava intanto Anya, al sicuro nella sua stanza. «Non dobbiamo farlo insospettire. Per ora abbiamo raccolto tantissimi appunti, domani passeremo all’azione» esclamò abbassando lo sguardo sul quaderno che aveva in mano. E solo allora si accorse del proprio errore. «Argh!» quasi urlò, dimenticando quanto appena detto sul non destare sospetti.

Abbandonò Bond e corse fuori, identificando subito l’oggetto. Non poteva rischiare che scoprisse il suo piano, doveva muoversi con cautela e recuperare il prezioso diario. Così, dopo aver osservato Loid da dietro la pianta ornamentale per qualche secondo, uscì allo scoperto e glielo strappò dalle mani, per poi ritornare sui suoi passi ancora più velocemente – e sgraziatamente –, lasciandolo a bocca aperta.

Quando si sentì di nuovo al sicuro, si lasciò cadere a terra, non curante di tutta la saliva che Bond le stava lasciando addosso in un accesso di affetto. «Ce l’abbiamo fatta, Bond» ansimò. «Papà non si è accorto di nulla; la missione recupero è filata liscia come l’olio e l’Operation Sciockolate Caike può proseguire.»

Anche quel giorno, dunque, Agent Anya e Agent Bond avevano svolto il loro lavoro in maniera impeccabile, rivelandosi persino all’altezza di Bondman!


 

*


 

«Allora, Anya, fai la brava con il signor Franky mentre sono via, va bene?» si raccomandò Yor qualche giorno dopo, chinandosi per poter essere all’altezza della bambina.

Anya la salutò entusiasta; non vedeva l’ora di restare da sola e poter dare via alla fase più importante della missione.

«Grazie ancora, Franky» ringraziò poi l’informatore – che dentro di sé stava maledicendo Loid per averlo nuovamente incastrato –, inclinando la testa in segno di gratitudine. “Cercherò di non fare tardi,” pensò tra sé e sé. “Una brava madre non abbandona per troppo tempo la figlia; Anya potrebbe risentirne.”

«Ad Anya e Bond piace tantissimo stare in compagnia del signor Franky» l’assicurò allora la bambina mentre la spingeva fuori dalla porta. «Ciao, ciao.» Poi, sempre travolta dall’entusiasmo, chiuse velocemente la porta e salì su Bond per assicurarsi dallo spioncino che non fosse rimasta nel corridoio.

«Perfetto» esclamò una volta che la via fu libera, le mani sui fianchi. «Agenti all’azione! Bond, andiamo!»

Franky, che aveva continuato a osservarla con un sopracciglio alzato, la bloccò prima che potesse correre verso la cucina. Considerando che la bambina si era appena accertata che rimanesse bloccato tutto il pomeriggio a fare da baby-sitter, pretendeva almeno una sorta di spiegazione. «Cosa sarebbe tutta questa storia?»

Anya prima lo guardò sconvolta, poi assottigliò lo sguardo, contemplativa. Forse avere un adulto dalla propria parte non era così male e, poi, non doveva aver paura che andasse a fare la spia al papà. Già altre volte lo aveva usato a proprio favore. Così, con un largo ghigno in volto, gli fece segno di avvicinarsi ancora di più. Franky fece come desiderava.

«Se prometti di mantenere il segreto» gli bisbigliò all’orecchio come se non fossero soli, «potrei rivelarlo anche a te.» Al suo cenno d’assenso, continuò: «Ho scoperto il modo migliore per conquistare il cuore di una persona.»

«Non credi di essere ancora troppo piccola per pensare all’amore?»

Lei sbuffò con aria di superiorità. «È per il bene della mamma e del papà» gli rivelò infine, con un tono che implicava che non si aspettava che capisse.

Franky annuì ancora e le fece cenno di continuare, quindi Anya si riavvicinò al suo orecchio e a quel punto lui capì che, forse, aveva trovato la situazione a tutti i suoi mali. Se avesse retto il gioco a Anya, avrebbe potuto non solo vendicarsi su Loid, ma anche conquistare il cuore di una bellissima donna.

Anche se, rifletté, sarebbe potuta considerarsi una vendetta se avesse aiutato Loid a mettersi con Yor? Scrollò le spalle e accettò comunque di dare una mano alla bambina: la vendetta veniva dopo il successo della sua vita amorosa.


 

*


 

In breve, dopo che i due agenti più l’informatore si furono messi all’azione, la cucina immacolata di casa Forger divenne un vero e proprio campo di battaglia.

Seguendo il consiglio di Becky, Anya aveva deciso di fare una torta cioccolatosa in tutti i sensi e quindi il cioccolato doveva essere un po’ ovunque. Franky, che stava seguendo la bambina convinto che fosse sicura di ciò che facesse, non osò contraddirla nemmeno quando il cacao cominciò a volare un po’ ovunque: sulle uova, il burro, la farina, Bond. Non aveva mica idea che la ricetta che Anya avrebbe dovuto seguire era stata del tutto abbandonata.

In questo, non si stava rivelando tanto diversa da Yor, ma la bambina non poteva arrivarci, troppo presa dal suo entusiasmo e dalla convinzione che nessuno poteva cucinare tanto male quanto la madre – cosa poi vera; nemmeno lei avrebbe raggiunto i suoi livelli per quanto cacao fosse finito sulle uova.

Dopo quelle che sembrarono interminabili ore, ma in realtà nemmeno due, Anya, Bond e Franky erano riusciti a ottenere un impasto per nulla levigato, di colore marrone, che la bambina dichiarò pronto per essere infornato solo dopo che vi ebbe aggiunto l’ennesima manciata di gocce di cioccolato. Avrebbe fatto credere al papà che anche quelle erano state fatte dalla mamma, così il messaggio d’amore sarebbe passato con più facilità.

Tuttavia, proprio quando Franky stava per infornare, sentirono la serratura scattare e tutti e tre si voltarono spaventati verso la porta.

«O santo cielo» esclamò Yor vedendo il disastro e poi notando il pelo di Bond completamente marrone. «Cosa è successo? Siete stati attaccati?» Il suo istinto di protezione ebbe la meglio e accorse in aiuto di Anya. Le sue mani la percorsero tutta per assicurarsi che non fosse ferita, non curante dello sporco, e anche quando non vide alcuna ferita le chiese: «Stai bene, Anya? Chi è stato?»

«Anya, Bond e Franky stavano cucinando» fornì come spiegazione, non rivelando il motivo di quell’impresa.

A quel punto Yor si rialzò, sollevata, ma un secondo dopo il panico tornò prepotente. “Mi sta forse dicendo che sono una madre incapace di cucinare per la figlia?” pensò, disperata.

Anya, che aveva sentito tutto, corse ai ripari: «La mamma è bravissima, ma volevamo fare qualcosa di divertente e diverso.»

«Oh, Anya» sospirò allora Yor. “Questo potrebbe essere un ottimo passatempo madre-figlia. Non è che quello che fanno tutte le famiglie per bene? È compito di una madre insegnare alla propria figlia come cucinare e se Loid ci vedrà all’azione, si convincerà ancora di più che sono una moglie perfetta.” «Allora ti aiuterò anch’io» proclamò, togliendosi il cappotto e avvolgendosi un grembiule in vita. Così, senza nemmeno aspettare una risposta affermativa, rubò la teglia dalle mani di Franky e rovesciatola ricominciò a lavorare l’impasto marrone.

Fu Anya ad andare nel panico, allora, soprattutto quando vide il risultato delle cure di Yor in una previsione di Bond. Non poteva permettere che il papà morisse dopo aver assaggiato il suo dolce; se fosse andata in quel modo la loro famiglia sarebbe stata spacciata comunque. Doveva correre ai ripari e, per far ciò, bisognava prima assicurarsi che la mamma e Franky fossero abbastanza distratti.

Fece segno a Bond di fare silenzio e il cane, in risposta, mosse la coda, rincuorato. Un attimo dopo, Anya era sgattaiolata fuori dall’appartamento senza essere notata, mentre Yor e Franky continuavano a litigare su chi dei due avesse maggior diritto su quel che sarebbe dovuto essere l’impasto.

 

*

 

Anya ricordava benissimo dove si trovava la pasticceria del quartiere, ed era stata quella la destinazione che le era saltata in mente quando era scappata di casa, furtivamente. Infatti, se voleva evitare che Loid mangiasse quanto preparato da Yor, doveva comprare la loro miglior torta al cioccolato e scambiare le due.

Giunse al negozio senza troppi problemi, e davanti alla vetrina piena di leccornie dimenticò per un momento l’essere una spia – e quindi la necessità di non dare nell’occhio – e incollò mani e occhi ad essa per rimirarla, estasiata. Lì al centro, vi era proprio il dolce che faceva al caso suo.

Allora si staccò dal vetro e svuotò le tasche per tirare fuori i suoi risparmi, ma mentre contava monetina per monetina, vide un’ombra avvicinarsi pericolosamente. Si spaventò, tanto da far cadere e tintinnare a terra il suo tesoro, e quando rialzò lo sguardo, incontrò una figura in bianco che le sorrideva, un cappello da chef sbilenco sulla testa e un ciuffo di capelli sporco di farina che sporgeva da sotto di esso.

«Ciao, piccolina. Dov’è la tua mamma?» le chiese pensando che si fosse persa.

Anya spalancò la bocca e leggendo i pensieri del pasticciere giunse alla scusa più veloce che poté formulare. «Anya voleva fare una sorpresa al papà e alla mamma» dichiarò indicando la torta nella vetrina.

«E sei qui tutta sola?»

La bambina scosse immediatamente la testa e puntò il dito verso un vecchietto che stava fermo sul marciapiede. Il pasticciere seguì il movimento e le sorrise ancora.

Ah, che brava bambina,” pensò. “Sta passando del tempo con il nonno, ma vuole anche fare una sorpresa ai genitori.” Si commosse nel constatare ciò e decise quindi di chiudere un occhio e vendere il dolce a lei, anziché all’anziano.

Poco dopo, con un sorriso birichino e le mani occupate dal dolce, Anya superava le porte di vetro e usciva dal negozio, contenta di essere riuscita a portare avanti quella parte del piano senza intoppi. Tuttavia, proprio mentre pensava ciò, udì i pensieri di qualcuno vicino a lei, qualcuno che non avrebbe dovuto vederla lì, da sola.

Accidenti, sono proprio stanco,” sentì. “Addurrò come scusa dei turni in più a lavoro. Spero proprio di non essere richiamato a breve per l’ennesima missione straordinaria.”

Tanto fu la sorpresa per la bambina, che quasi lasciò andare il bottino e per evitare che cadesse, non ebbe il tempo di nascondersi dal padre che stava venendo proprio dritto verso di lei.

Cosa ci fa Anya qui tutta da sola?” si allarmò Loid, quando la vide un secondo dopo. «Anya» la salutò con voce severa.

«Segreto!» urlò lei, nel panico, cercando di occultare la grossa scatola dietro la schiena – senza grandi risultati.

Loid sospirò, pensando che quello era proprio ciò che avrebbe voluto evitare dopo una giornata estenuante. Quindi rimandò le domande a dopo e accasciando leggermente le spalle, porse la mano alla figlia e si incamminò verso casa.

Forse, rifletté ricordando il comportamento strano di Anya negli ultimi giorni, il suo improvviso bisogno di dolci celava una richiesta di affetto; forse, stava sbagliando di nuovo, troppo preso dagli altri aspetti dell’Operation Strix, e doveva dimostrargliene di più. Dopo tutto, se Anya avesse continuato a mangiare dolci per colmare quella mancanza, la sua salute ne avrebbe risentito e, a quel punto, anche tutta la missione.

 

*

 

Svoltato l’angolo dietro casa, però, Loid capì subito che il riposo che stava cercando da mesi non sarebbe giunto nemmeno quella sera. Infatti, dalla finestra del loro appartamento stava uscendo una nuvola scura per nulla rassicurante e, spaventato, prese la figlia in braccio e corse verso il palazzo. La lasciò fuori il corridoio, mentre apriva la porta e afferrava l’estintore per spegnere le fiamme.

Qualche minuto dopo, l’immagine che si presentò a lui fu quella della devastazione.

Franky gli rimandò un’espressione esasperata, prima di uscire e sussurrargli che gliel’avrebbe fatta pagare anche per questa volta, mentre Yor – indifferente al disastro che la circondava – stava piazzando, tutta soddisfatta, un dolce carbonizzato su un’alzatina. Loid deglutì, ignorando l’uscita dell’amico e collega, cercando di escogitare un piano per liberarsi di quella pericolosa arma di distruzione.

Anya, che nel frattempo lo aveva raggiunto, la guardò sconvolta. Se il papà avesse visto la torta fatta dalla mamma prima che lei potesse effettuare lo scambio, tutti i piani sarebbero saltati. Doveva farlo ora, prima che fosse troppo tardi, e per farlo, aveva bisogno che entrambi i genitori fossero distratti.

Spinse allora Loid oltre la soglia, verso la madre, ed esclamò: «Dopo una giornata lontani, il papà e la mamma devono salutarsi affettuosamente.»

Loid e Yor sbiancarono in contemporanea.

Deve essere l’ennesima richiesta di affetto,” pensò il primo. “Se non l’assecondo, affogherà i suoi dolori nei dolci. Non posso permetterlo.”

Salutarsi affettuosamente? E così che si comportano dei normali genitori?” si chiese Yor, nel panico. “Non posso deludere Anya. Altrimenti che madre sarei?”

Anya ghignò e mentre i genitori si avvicinavano, corse verso l’alzatina. Non mise in conto l’entusiasmo di Bond, però, che stava correndo verso di lei per salutarla, e un attimo dopo si ritrovò a terra, la torta tutta spappolata addosso, interrompendo il quasi bacio di Loid e Yor. Constatando il definitivo fallimento dell’Operazione, non le restò altro che scoppiare a piangere, sconsolata, mentre Bond cominciava a leccarle dalla faccia i resti della torta al cioccolato.

Loid non esitò a prenderla in braccio, pensando che piangesse a causa della caduta, lieto anche di avere una scusa per nascondere il rossore sulle guance e di non dover pensare – per il momento – a quella strana sensazione alla bocca dello stomaco che aveva provato all’idea di baciare la moglie. Accantonò la cosa come dei movimenti di pancia dovuti allo stress e alla troppa caffeina e tentò di consolare la bambina, mentre Yor cominciava a pulire tutto attorno a loro per avere qualcosa da fare e scappare dai proprio pensieri – proprio come stava facendo il marito.

Anya sembrava inconsolabile e anche se Loid non riuscì a interpretare tutto ciò che stava dicendo tra le lacrime, capì frasi come “non faranno più pucci pucci” e “non voglio tornare in orfanotrofio”. A quel punto, era ormai certo che la sua prima analisi fosse corretta: l’improvviso desiderio di dolci della bambina era dovuto a una mancanza di affetto e lui ne era il responsabile. Avrebbe dovuto parlarne ad Handler e muoversi di conseguenza; non potevano rischiare che quel finto nucleo familiare crollasse prima che la missione fosse portata a termine.

Sospirò mentre il mal di testa aumentava al ritmo delle lacrime incessanti di Anya, lasciando andare la perfetta maschera indossata ogni giorno da Loid Forger e sostituendola con quella di un disperato e stanco padre di famiglia.

Forse è arrivato il momento di un’altra gita,” pensò in ultimo, sperando che nessuna delle loro vicine avesse assistito a quel completo disastro.


 


 


N/A: Desideravo scrivere qualcosa sui Forger da un po', ma l'ispirazione non arrivava mai, così appena ho avuto un'idea ho iniziato a svolgerla. 
Spero che questo mio esordio nel fandom vi sia piaciuto e se voleste farmelo sapere lasciandomi un commento qui sotto non può che farmi contenta. 

Un bacio a tutti e alla prossima ❤.

 

   
 
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