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Autore: robertar    16/02/2023    3 recensioni
Nessuno sa cosa significa essere il cattivo. Come se i cattivi non avessero sogni.
E invece li hanno anche loro, i sogni.
Riconoscersi e ritrovarsi, guardando suo figlio, temeva Lucius, a lui non sarebbe mai successo.
***
Una Oneshot su Lucius, ma forse soprattutto su Draco. Perché i cattivi, in fondo, cattivi lo sono diventati, e poi - a ben vedere - così cattivi non lo sono mai.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucius Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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No one knows what is like                      Nessuno sa cosa significa
To be the bad man                                  essere l'uomo cattivo
To be the sad man                                  essere l'uomo amaro
Behind blue eyes                                    dietro questi occhi azzurri.
And no one knows what it's like             E nessuno sa com'è
To be hated                                             essere odiato,
To be fated to telling only lies.               essere destinato solo a mentire.

But my dreams they aren't as empty     Ma i miei sogni non sono così vuoti
As my conscience seems to be.             come vi sembra la mia coscienza.

(Behind blue eyes, Limp Bizkit)           (Behind blue eyes, Limp Bizkit)
 
BEHIND BLUE EYES

Seduto nell’ufficio del Preside, la postura così dritta che non sfiorava lo schienale della poltrona, il mento così alto che non avrebbe visto se sul pavimento ci fossero stati galeoni d’oro (né la sua schiena si sarebbe mai piegata a raccoglierli), Lucius Malfoy guardava freddo verso un agitato primo ministro.

“Io capisco, Lucius, capisco la tua posizione…ma non potremmo almeno andare a vedere come sta tuo figlio in infermeria, prima di insistere per il licenziamento di Rubeus Hagrid e l’esecuzione di Fierobecco?” tentò Caramell.

L’occhiata che gli arrivò da quei gelidi occhi azzurri rese Cornelius Caramell ancora più balbettante e maldestro, mentre cercava una posizione comoda nella poltrona, in attesa di Albus Silente.

“Ministro, come ha giustamente sottolineato, Draco si trova in infermeria: quello è il posto adatto a curarlo. Dubito che potrei dargli cure migliori del personale medico di Hogwarts. Se così fosse, dovremmo far allontanare anche loro, non crede?” rispose Lucius, con una dolcezza glaciale più terrificante di qualunque sfuriata.

Caramel si fece ancora più teso, sudato e balbettante: ci mancava solo che dovesse chiedere ad Albus Silente di allontanare dalla scuola non solo il “custode delle chiavi e dei luoghi”, ma anche il personale che si prendeva cura della salute di studenti e insegnanti, pensò, asciugandosi la fronte con un ampio fazzoletto azzurro, mentre il fuoco del camino della Presidenza si faceva decisamente soffocante.

Guardò Lucius Malfoy: era freddo, impassibile, come se nulla potesse turbare la sua statuaria alterigia.

Proprio in quel momento, Albus Silente comparve a fianco del trespolo che reggeva la sua fenice, in modo così silenzioso che Caramell si chiese se avesse sentito lo scambio tra lui e il suo impegnativo sostenitore e finanziatore.

“Ministro, Lucius, vi aspettavo. Immagino vorrete andare immediatamente in infermeria a verificare le condizioni di Draco. Sono lieto di poter anticipare che si tratta di una ferita curabile, e che suo figlio, Lucius, ha avuto le migliori cure” disse, anticipandoli lungo il corridoio diretto all’infermeria, senza lasciare ai due altra scelta se non seguirlo.

Draco era steso nel letto, un’importante fasciatura all’avambraccio destro, lo sguardo perso verso il soffitto.
Quando il preside, il ministro, e suo padre lo raggiunsero, deglutì nervosamente, imponendosi il contegno che suo padre voleva vedere in lui.

“Come stai Draco?” domandò Albus, con un’espressione bonaria nel viso serio.
Il ragazzino gli diede un’occhiata veloce, come veloce fu lo sguardo che lanciò a Cornelius Caramell, per poi raggiungere ansiosamente la figura di suo padre e cercarne gli occhi.

“Ebbene, Draco?” domandò Lucius, senza che nulla nella sua postura o nel suo sguardo dimostrasse una stilla di amorevole preoccupazione.

“È stato terribile, padre. Quella bestia avrebbe potuto tranciarmi il braccio di netto, e uccidermi. Credo ci sia mancato poco” mormorò Draco, sforzandosi di mantenere il tono fermo che sapeva essere così gradito a suo padre, senza però sminuire quella che voleva dipingere come una situazione gravissima.

“Già. Terribile. Un… i p p o g r i f o” sillabò con beffarda dolcezza Lucius Malfoy, cercando nel figlio, nei suoi lineamenti delicati (così tanto Black, così poco Malfoy, se non per i colori), in quello sguardo adorante, avido di approvazione, qualcosa che evidentemente non trovò.

Chiuse per un breve istante gli occhi, strinse le mani, forti e pallide, sull’impugnatura del bastone, poi si girò a guardare con piglio autoritario il Ministro.

“Questa cosa non può passare indenne. Chiaramente, la scuola ha dato la cattedra di insegnante di Cura delle Creature Magiche a qualcuno che non lo merita. Questo fa sì che i consiglieri debbano imporre, su mia richiesta, alla Presidenza di rimuovere l’insegnante e di disporre l’esecuzione dell’ippogrifo. Mio figlio ha rischiato la vita”

Draco annuì, così assurdamente felice che suo padre si preoccupasse per lui, che intervenisse per difenderlo.
Ma il suo assenso fu inutile, perché il padre non lo stava degnando di un occhiata.

Lucius fece un sopralluogo con Silente e Caramell tra la casa del Custode e Silente, e si assicurò che Hagrid, la Presidenza, il Ministero e l’intera scuola fossero sufficientemente mortificati dal suo potere, con la rimozione del grosso insegnante e la condanna a morte dell’ippogrifo.
Poi raggiunse l'ingresso della scuola, e la passaporta che era stata allestita per lui nella sala del consiglio scolastico.

“Non vuole salutare Draco, prima di andarsene, Lucius?” domandò Albus, osservandolo tendere la mano alla teiera d’argento che lo avrebbe riportato nel Wiltshire.

Malfoy senior girò appena la testa, senza guardarlo, offrendogli un profilo freddo e pulito, e quegli inespressivi occhi azzurro ghiaccio, che chissà se qualcuno al mondo sapeva esattamente cosa nascondessero.

“Se non ricordo male, l’ho salutato prima, Silente. Non è in pericolo di vita. Quindi, lo rivedrò quando tornerà a casa, per Natale” disse, con fredda cortesia.

Un ippogrifo.
Non un centauro, o un’acromantula, o un licantropo, o il basilisco, o la piovra gigante.
No: un ippogrifo, pensò, con rassegnata amarezza.

Nessuno sa cosa significa essere il cattivo. Come se i cattivi non avessero sogni.
E invece li hanno anche loro, i sogni.
Riconoscersi e ritrovarsi nel guardare suo figlio, temeva Lucius, a lui non sarebbe mai successo.

Il giorno dopo, in Sala grande, un ragazzino biondo, con il braccio bendato, raccontava con aria petulante - ai suoi compagni di casa e a se stesso - che il suo potente papà aveva chiesto e ottenuto la rimozione di Hagrid e la testa di Fierobecco, per amor suo.

 
FINITE



 
   
 
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