Nella grande casa, tutto congiurava a mantenere il segreto, e a lasciare che la coppia, appena riconosciutasi nell’amore reciproco, godesse di quella calda intimità, propiziata dalla tranquillità richiesta perché il Colonnello Jarjayes si riprendesse dall’infortunio occorso la sera della Vigilia di Natale nel parco della tenuta, e dalla solenne infreddatura che aveva ricavato dalla sua lunga passeggiata solitaria fra la neve. Il clima un poco sospeso della magione era anche alimentato dal fatto che Justine Legris, la solerte e grigia governante, fidanzatasi il giorno di Natale con l’amministratore della tenuta Jarjayes, stata vivendo una seconda, ma che, una prima giovinezza, rinfrancata dall’amore di Monsieur Laval, il matrimonio con il quale era previsto per il sabato dopo Pasqua, quello che precede la Domenica in Albis.
Sì, decisamente, quella sarebbe stata una primavera promettente, sorrise fra sé Oscar, ancora riparata dal tepore delle coperte e della vicinanza di André …
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Più tardi, in una piccola, disadorna chiesa di Arras, durante la funzione pomeridiana delle Ceneri, l’officiante, prima di passare a compiere il rito sulla folla di semplici fedeli in fila composta davanti all’altare, per speciale distinzione nei confronti di Monsieur le Comte, notoriamente infortunato, si era posto davanti a Oscar, accanto alla quale sedeva André, che l’aveva aiutata a prendere posto al primo banco, e sulle due chiome, su quella biondissima del Colonnello Jarjayes che restava seduto, e su quella corvina di André, levatosi per rispetto, aveva fatto cadere un poco di cenere, con la formula rituale: “Memento quia pulvis es et in pulverem reverteris”.
Quel messaggio intimamente penitenziale l’aveva sempre turbata, da bambina, inducendola ogni anno a pensare per ore, dopo la cerimonia cui suo padre e Nanny la costringevano sempre a partecipare, a che cosa sarebbe stato il disfacimento del suo corpo, e di quello di André[1]. Invece, quel 22 febbraio, mentre i raggi del sole che filtravano dalle vetrate baciavano i suoi riccioli biondi, Oscar pensava che no, non sempre la cenere è associata a immagini negative.
In fondo, poteva davvero dire che la sua vecchia vita era andata in cenere, andata in cenere sotto la neve di un Natale che le aveva portato una nuova esistenza.
E non rimpiangeva la fiamma dell’amore che si era mangiata, come vecchia carta divorata dalla vampa del fuoco, la vecchia vita del Comandante de Jarjayes.
[1] Affronto l’argomento in un altro racconto, “In pace requiescant”.