Titolo: Guardala (e basta).
Autore: Jason_Trth Hrtz
Fandom: Crossing Lines
Pairing: Ellie x Marco
Rating: giallo
Parole: 1132
Avvertimenti:
menzione adulto x minore (non riguarda la ship di questa OS), implicito riferimento rapimento di
minori, attrazione tra colleghi di lavoro, older man x younger woman
Disclaimer:
Questi personaggi non mi appartengono, sono proprietà dei rispettivi autori
Note: è da molti anni, da quando vidi la serie, che
sto scrivendo una long su loro due, ambientata sempre nel canon,
ma che segue gli eventi dopo la serie canonica. Siccome richiede molto
dispendio mentale, fisico, emotivo e competenze che non mi appartengono, penso
che ci vorrà ancora un po’ prima che io riesca a pubblicarla. Sto scrivendo
anche una OS in Inglese su di loro, ma anche quella mi porta via tanto. Ho
deciso quindi di scrivere questa breve OS perché volevo davvero scrivere di
un’idea di loro, delle possibilità che rappresentano dal punto di vista
narrativo, ma in maniera più rilassata.
Buona lettura,
Jason.
Attenzione: se notate particolari diversi dal canon, non siete voi che ricordate male, sono io che mi
sono preso delle libertà.
Ringrazio @ame tsuki per avermi fatto da beta.
GUARDALA
(E BASTA)
Marco la guardava.
Osservava il modo in cui
dondolava i piedi scalzi, seduta in maniera composta sulla sedia del suo
ufficio, sfiorando di pochi centimetri il pavimento freddo dell’ICC. Indossava
sempre lo smalto nero ai piedi, non importava la stagione. Quel colore sembrava
così lontano dall’esprimere la personalità dell’Ellie che aveva imparato a
conoscere, eppure, Marco riusciva a immaginarsela abbinarlo a un vestito nero aderente
e dei tacchi alla moda. Magari per una delle tante serate di beneficenza
organizzate da suo padre. Avere amici potenti doveva essere costoso, oltre che
oneroso.
Probabilmente era più
comodo indossare uno smalto nero, non doveva stare troppo a pensare a come
abbinarlo per una serata di festeggiamenti tra amiche. Si chiedeva se fosse il
tipo da discoteca. Non era mai riuscito ad approfondire l’argomento, Ellie
tendeva a cambiare discorso. Lui non insisteva mai, per rispetto alla sua
privacy.
Marco, d’altro canto,
quando era giovane, neanche lui era stato tipo da locale notturno, alcol e
sesso nei bagni. Era stato abbastanza sveglio da non usare mai nemmeno droghe.
Molti suoi vecchi amici erano finiti in quel tunnel, pochi ne erano usciti.
Ellie sembrava il tipo di
ragazza a cui non piaceva usare troppi minuti del suo tempo per curare il suo
aspetto estetico, almeno, non nella maniera cui erano solite farlo la maggior
parte delle sue coetanee. Marco si chiedeva se fosse il risultato di qualche
esperienza spiacevole. Non poteva, anzi, non voleva, immaginare come avrebbe
reagito alla rivelazione di un possibile avvenimento traumatico nella vita di
Ellie.
D’altronde, era anche
vero che il loro lavoro non aiutava con la gestione del tempo. Spesso, Marco,
quando tornava nell’appartamento affidatogli dall’ICC in via temporanea, era
così stanco che non aveva le forze neanche di farsi una doccia prima di
mettersi a letto.
Una ragazza come Ellie,
sempre persa nei suoi pensieri alti, con il cuore che doleva sempre prima per
gli altri e poi per se stessa, suo padre che le stava
col fiato sul collo, le cene di gala infinite in compagnia di uomini con le
mani tanto sporche quanto quelle dei criminali che arrestavano all’ICC—l’unica
differenza, era che quegli uomini avevano i soldi e l’influenza per passare
inosservati, far chiudere un occhio. Non si sarebbe sorpreso se, un giorno, uno
di quegli stessi uomini si fosse ritrovato nel loro mirino; la ruota gira per
tutti, arriva sempre un cane più grosso a tentare di sovvertire l’ordine delle
cose, sottrare i ruoli costruiti da altri con corruzione e premi.
Per non parlare dei
profili psicologici da redigere su ogni criminale che passava sotto il radar
della squadra. Marco si sorprendeva come Ellie riuscisse a mostrarsi sempre
pulita, in ordine e profumata a lavoro. Non presentava mai sfumature violacee
sotto gli occhi, quindi supponeva che quelle le coprisse con del trucco.
Ogni volta che la
guardava le faceva tenerezza. Era una ragazza ancora così giovane… La sua
carriera era solo agli inizi.
Si era diplomata
all’accademia di polizia praticamente l’altro ieri, per usare un’iperbole. La
sua prima esperienza lavorativa non sarebbe dovuta
essere di una tale portata emotiva e fisica. Questo stile di vita assorbe ogni
tua energia, ogni buon proposito, ogni speranza per un mondo migliore. Intere
famiglie e matrimoni venivano rovinati—lui ne era un esempio. Hanno a che fare
con crimini contro l’umanità ogni giorno; la quantità di casi irrisolti che
ognuno di loro si portava a casa superava la media dei loro colleghi internazionali.
Nessun giorno era mai un giorno “noioso”. Non ci si riusciva ad averne uno. Il
rischio di perdere la vita, quella di un collega, o qualcuno in loro custodia,
che avrebbero dovuto proteggere, era sempre alto. Marco non poteva credere che
il padre di Ellie non fosse ancora riuscito a convincerla a lasciare la
squadra.
Durante le sue prime
interazioni con Ellie, non si era comportato nei migliori dei modi nei suoi
confronti, poteva ammetterlo almeno a se stesso,
sgridandola così come si rimbecca una ragazzina che crede di sapere già tutto
della vita… Nonostante questo, considerava comunque Ellie una ragazza sveglia.
Avrebbe fatto strada, diventando un’ottima Detective, glielo aveva anche detto,
quel giorno dopo il tentato suicidio dell’uomo che aveva intrapreso una
“relazione” immorale con una sua alunna. E così come Marco ci credeva allora,
alle parole che le aveva detto, così continua a crederci ora.
L’unica persona che forse
aveva davvero sottovalutato, era se stesso. Il suo
autocontrollo sembrava essere tornato indietro agli anni del Liceo, quando
ancora si emozionava se una ragazza che gli piaceva ricambiava il suo sguardo.
Era stato un adolescente introverso, timido, scontroso se provocato, dal
temperamento fumantino. Il rapimento di sua sorella lo aveva cambiato in modo
irreparabile.
Anche quando non era in
servizio, sentiva il peso di una corazza gravargli sul corpo. Arrivava a fine
giornata che era spossato, talmente tanto da non avere neppure le forze di
disfarsi di quella corazza. Neanche per quelle poche ore di sonno, di cui sarebbe dovuto essere grato, fino a quando si sarebbe
risvegliato il mattino dopo. Se non fosse che non riusciva mai a dormire
serenamente. Flashback e nuovi tormenti glielo impedivano.
Da quando aveva visto
Ellie la prima volta, aveva contemplato l’idea di spogliarsi di quella corazza,
rimuoverla placca dopo placca, fino a quando si sarebbe sentito talmente
leggero, da riuscire quasi a sfiorare il cielo.
Era troppo vecchio e
vissuto per bearsi di quelle emozioni ingenue, eppure, una parte di lui continuava
a sforzarsi a vivere di quella gratificante illusione. Non poteva fare altro.
Non avrebbe permesso a se stesso di fare altro.
Non riusciva sempre a
vedere Ellie come una donna. Spesso gli si figurava davanti lei vestita della
sua costosa divisa scolastica, seduta dietro un banco di una qualche scuola
privata riservata ai figli dell’alta società. Non per questo, non si sforzava
di rispettarla sul luogo di lavoro. Si era arbitrariamente incaricato il ruolo
di suo mentore. Niente di più, niente di meno.
Certo era che, essere da
soli, nel suo ufficio, e guardarla assumere via via una posizione sempre più
rilassata, scomposta, come se sapesse che con lui non necessitava delle
formalità che le erano state inculcate fin dalla tenera età, risvegliava sempre
qualcosa in lui. Quei momenti di isolamento da tutti gli altri, quando era il
loro turno di collaborare e lavorare in coppia, contribuivano a non fargli
chiudere occhio la notte.
Si rigirava nel letto del
suo appartamento, come in preda agli incubi, che via via si sostituivano a
scene proibite, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare, quando si svegliava
sudato e con un’erezione evidente, era che in quel cazzo di letto c’era troppo
spazio; vuoto, freddo, nostalgico di un qualcosa, una persona, che non era
ancora mai stata sua.
E non lo sarebbe mai
potuta essere.
“Limitati a guardarla,
Marco. Guardala, e basta.”