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Autore: Jason_Trth Hrtz    22/02/2023    0 recensioni
[Ellie x Marco]
Era troppo vecchio e vissuto per bearsi di quelle emozioni ingenue, eppure, una parte di lui continuava a sforzarsi a vivere di quella gratificante illusione. Non poteva fare altro. Non avrebbe permesso a se stesso di fare altro.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Titolo: Guardala (e basta).

Autore: Jason_Trth Hrtz

Fandom: Crossing Lines

Pairing: Ellie x Marco

Rating: giallo

Parole: 1132

Avvertimenti: menzione adulto x minore (non riguarda la ship di questa OS), implicito riferimento rapimento di minori, attrazione tra colleghi di lavoro, older man x younger woman

Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, sono proprietà dei rispettivi autori

Note: è da molti anni, da quando vidi la serie, che sto scrivendo una long su loro due, ambientata sempre nel canon, ma che segue gli eventi dopo la serie canonica. Siccome richiede molto dispendio mentale, fisico, emotivo e competenze che non mi appartengono, penso che ci vorrà ancora un po’ prima che io riesca a pubblicarla. Sto scrivendo anche una OS in Inglese su di loro, ma anche quella mi porta via tanto. Ho deciso quindi di scrivere questa breve OS perché volevo davvero scrivere di un’idea di loro, delle possibilità che rappresentano dal punto di vista narrativo, ma in maniera più rilassata.

Buona lettura,

                 Jason.

 

Attenzione: se notate particolari diversi dal canon, non siete voi che ricordate male, sono io che mi sono preso delle libertà.

 

Ringrazio @ame tsuki per avermi fatto da beta.

 

 

 

 

 

 

 

 

GUARDALA (E BASTA)

 

 

Marco la guardava.

Osservava il modo in cui dondolava i piedi scalzi, seduta in maniera composta sulla sedia del suo ufficio, sfiorando di pochi centimetri il pavimento freddo dell’ICC. Indossava sempre lo smalto nero ai piedi, non importava la stagione. Quel colore sembrava così lontano dall’esprimere la personalità dell’Ellie che aveva imparato a conoscere, eppure, Marco riusciva a immaginarsela abbinarlo a un vestito nero aderente e dei tacchi alla moda. Magari per una delle tante serate di beneficenza organizzate da suo padre. Avere amici potenti doveva essere costoso, oltre che oneroso.

Probabilmente era più comodo indossare uno smalto nero, non doveva stare troppo a pensare a come abbinarlo per una serata di festeggiamenti tra amiche. Si chiedeva se fosse il tipo da discoteca. Non era mai riuscito ad approfondire l’argomento, Ellie tendeva a cambiare discorso. Lui non insisteva mai, per rispetto alla sua privacy.

Marco, d’altro canto, quando era giovane, neanche lui era stato tipo da locale notturno, alcol e sesso nei bagni. Era stato abbastanza sveglio da non usare mai nemmeno droghe. Molti suoi vecchi amici erano finiti in quel tunnel, pochi ne erano usciti.

Ellie sembrava il tipo di ragazza a cui non piaceva usare troppi minuti del suo tempo per curare il suo aspetto estetico, almeno, non nella maniera cui erano solite farlo la maggior parte delle sue coetanee. Marco si chiedeva se fosse il risultato di qualche esperienza spiacevole. Non poteva, anzi, non voleva, immaginare come avrebbe reagito alla rivelazione di un possibile avvenimento traumatico nella vita di Ellie.

D’altronde, era anche vero che il loro lavoro non aiutava con la gestione del tempo. Spesso, Marco, quando tornava nell’appartamento affidatogli dall’ICC in via temporanea, era così stanco che non aveva le forze neanche di farsi una doccia prima di mettersi a letto.

Una ragazza come Ellie, sempre persa nei suoi pensieri alti, con il cuore che doleva sempre prima per gli altri e poi per se stessa, suo padre che le stava col fiato sul collo, le cene di gala infinite in compagnia di uomini con le mani tanto sporche quanto quelle dei criminali che arrestavano all’ICC—l’unica differenza, era che quegli uomini avevano i soldi e l’influenza per passare inosservati, far chiudere un occhio. Non si sarebbe sorpreso se, un giorno, uno di quegli stessi uomini si fosse ritrovato nel loro mirino; la ruota gira per tutti, arriva sempre un cane più grosso a tentare di sovvertire l’ordine delle cose, sottrare i ruoli costruiti da altri con corruzione e premi.  

Per non parlare dei profili psicologici da redigere su ogni criminale che passava sotto il radar della squadra. Marco si sorprendeva come Ellie riuscisse a mostrarsi sempre pulita, in ordine e profumata a lavoro. Non presentava mai sfumature violacee sotto gli occhi, quindi supponeva che quelle le coprisse con del trucco.

Ogni volta che la guardava le faceva tenerezza. Era una ragazza ancora così giovane… La sua carriera era solo agli inizi.

Si era diplomata all’accademia di polizia praticamente l’altro ieri, per usare un’iperbole. La sua prima esperienza lavorativa non sarebbe dovuta essere di una tale portata emotiva e fisica. Questo stile di vita assorbe ogni tua energia, ogni buon proposito, ogni speranza per un mondo migliore. Intere famiglie e matrimoni venivano rovinati—lui ne era un esempio. Hanno a che fare con crimini contro l’umanità ogni giorno; la quantità di casi irrisolti che ognuno di loro si portava a casa superava la media dei loro colleghi internazionali. Nessun giorno era mai un giorno “noioso”. Non ci si riusciva ad averne uno. Il rischio di perdere la vita, quella di un collega, o qualcuno in loro custodia, che avrebbero dovuto proteggere, era sempre alto. Marco non poteva credere che il padre di Ellie non fosse ancora riuscito a convincerla a lasciare la squadra.

Durante le sue prime interazioni con Ellie, non si era comportato nei migliori dei modi nei suoi confronti, poteva ammetterlo almeno a se stesso, sgridandola così come si rimbecca una ragazzina che crede di sapere già tutto della vita… Nonostante questo, considerava comunque Ellie una ragazza sveglia. Avrebbe fatto strada, diventando un’ottima Detective, glielo aveva anche detto, quel giorno dopo il tentato suicidio dell’uomo che aveva intrapreso una “relazione” immorale con una sua alunna. E così come Marco ci credeva allora, alle parole che le aveva detto, così continua a crederci ora.

L’unica persona che forse aveva davvero sottovalutato, era se stesso. Il suo autocontrollo sembrava essere tornato indietro agli anni del Liceo, quando ancora si emozionava se una ragazza che gli piaceva ricambiava il suo sguardo. Era stato un adolescente introverso, timido, scontroso se provocato, dal temperamento fumantino. Il rapimento di sua sorella lo aveva cambiato in modo irreparabile.

Anche quando non era in servizio, sentiva il peso di una corazza gravargli sul corpo. Arrivava a fine giornata che era spossato, talmente tanto da non avere neppure le forze di disfarsi di quella corazza. Neanche per quelle poche ore di sonno, di cui sarebbe dovuto essere grato, fino a quando si sarebbe risvegliato il mattino dopo. Se non fosse che non riusciva mai a dormire serenamente. Flashback e nuovi tormenti glielo impedivano.

Da quando aveva visto Ellie la prima volta, aveva contemplato l’idea di spogliarsi di quella corazza, rimuoverla placca dopo placca, fino a quando si sarebbe sentito talmente leggero, da riuscire quasi a sfiorare il cielo.

Era troppo vecchio e vissuto per bearsi di quelle emozioni ingenue, eppure, una parte di lui continuava a sforzarsi a vivere di quella gratificante illusione. Non poteva fare altro. Non avrebbe permesso a se stesso di fare altro.

Non riusciva sempre a vedere Ellie come una donna. Spesso gli si figurava davanti lei vestita della sua costosa divisa scolastica, seduta dietro un banco di una qualche scuola privata riservata ai figli dell’alta società. Non per questo, non si sforzava di rispettarla sul luogo di lavoro. Si era arbitrariamente incaricato il ruolo di suo mentore. Niente di più, niente di meno.

Certo era che, essere da soli, nel suo ufficio, e guardarla assumere via via una posizione sempre più rilassata, scomposta, come se sapesse che con lui non necessitava delle formalità che le erano state inculcate fin dalla tenera età, risvegliava sempre qualcosa in lui. Quei momenti di isolamento da tutti gli altri, quando era il loro turno di collaborare e lavorare in coppia, contribuivano a non fargli chiudere occhio la notte.

Si rigirava nel letto del suo appartamento, come in preda agli incubi, che via via si sostituivano a scene proibite, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare, quando si svegliava sudato e con un’erezione evidente, era che in quel cazzo di letto c’era troppo spazio; vuoto, freddo, nostalgico di un qualcosa, una persona, che non era ancora mai stata sua.

E non lo sarebbe mai potuta essere.

“Limitati a guardarla, Marco. Guardala, e basta.”

 

 

 

   
 
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