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Autore: Carmaux_95    25/02/2023    2 recensioni
Rifiutare qualcosa a Rengoku era difficile per chiunque.
La gente solitamente assumeva che per Tomioka fosse estremamente facile dato il suo carattere glaciale ignorando quanto, invece, gli occhi di Kyojuro posati su di lui lo mettessero in soggezione.
Gli piaceva il modo in cui gli parlava: rispetto agli altri Pilastri, Rengoku non si lasciava mai scoraggiare dai suoi silenzi, né sospirava seccato quando lo trovava a rimuginare. Non cercava di strappargli più parole di quante lui non si sentisse di dire e, anzi, a volte difendeva le sue elucubrazioni sostenendo che non fosse giusto forzarlo a condividerle.
Il suo sguardo, comunque, non avrebbe mai tradito alcuna emozione. Come sempre.
E infatti, alla fine, aveva acconsentito alla sua richiesta e ora il piccolo Senjuro era seduto sul suo divano.
Aveva acconsentito ma, a conti fatti, non aveva idea di cosa fare.
[Rengiyuu per Ross e Betta ♥]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Giyuu Tomioka, Kyoujurou Rengoku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Shibumi
 
 
per Ross e Betta ♥



 
 
Tomioka non riceveva molte visite – affatto, a dire il vero – motivo per cui rimase stupito quando, quella mattina, sentì bussare alla propria porta e vi trovò davanti il Pilastro delle Fiamme.
«Buongiorno, Tomioka-san».
«Rengoku».
«Devo partire per una missione: sarà una cosa da poco e farò ritorno questa sera stessa. Mi spiace disturbarti ma avrei un favore da chiederti… nessuno degli altri Pilastri era disponibile».
Tomioka rimase in silenzio cercando di capire dove volesse arrivare a parare. Ricevette una silenziosa risposta quando da dietro il mantello bianco dalle punte frastagliate e fiammeggianti di Rengoku emerse lentamente una testolina dalla chioma inconfondibile in quanto perfettamente identica a quella del fratello maggiore.
«Gli avevo promesso che avremmo passato la giornata insieme e non vorrei riportarlo a casa», spiegò il Pilastro appoggiano una mano sulle spalle del bambino e incoraggiandolo a farsi avanti. «Posso affidarlo a te, solo per oggi?»
 

*
 
 
Rifiutare qualcosa a Rengoku era difficile per chiunque.
La gente solitamente assumeva che per Tomioka fosse estremamente facile dato il suo carattere glaciale ignorando quanto, invece, gli occhi di Kyojuro posati su di lui lo mettessero in soggezione.
Il suo sguardo, comunque, non avrebbe mai tradito alcuna emozione. Come sempre.
E infatti, alla fine, aveva acconsentito e ora il piccolo Senjuro era seduto sul suo divano.
Aveva acconsentito ma, a conti fatti, non aveva idea di cosa fare.
Cosa avrebbe potuto proporgli?
Di leggere qualcosa? Probabilmente lo avrebbe trovato noioso e Tomioka, ad una certa, non si sarebbe sentito di dargli torto.
A che punto restare seduti in silenzio diventava imbarazzante e una situazione in cui sentirsi a disagio?
«Tu sei…» sussurrò il bambino. «Il Pilastro dell’Acqua, giusto?»
Tomioka annuì con un cenno del capo ma corrugò la fronte quando vide il suo sguardo farsi pensieroso.
«Come fai a…», Senjuro si interruppe e cercò di riformulare la domanda. «Insomma, Kyojuro ha studiato la Respirazione della Fiamma e quando esegue uno dei suoi katà spesso la sua katana prende fuoco. Mi domandavo cosa succedesse alla tua…» Gli indirizzò un mezzo sorriso ma, forse intimorito dalla sua serietà, distolse immediatamente lo sguardo.
Non è che Tomioka volesse incutere timore… non lo faceva di proposito: ci era nato, con quella faccia.
Ad essere sinceri, in realtà quella domanda lo aveva quasi intenerito, riportandolo indietro nel tempo con la memoria.
«Vuoi vedere?»
Lo accompagnò all’esterno, dove si allenava regolarmente sapendo che non avrebbe fatto danni. Si preoccupò che fosse sufficientemente coperto – non era una giornata fredda, ma tirava un po’ di vento e voleva evitare che Rengoku venisse a recuperare il suo amato fratello trovandolo raffreddato – e si mise in posizione.
Si domandò se anche lui avesse avuto quella stessa espressione la prima volta che aveva visto il Signor Urokodaki vibrare la sua lama. Ricordava di esserne rimasto ammaliato ma di non aver mostrato (non esternamente, almeno) la stessa eccitazione di Sabito che infatti, trattenendo a stento l’entusiasmo, aveva preso a scuoterlo per le spalle.
Scosse la testa e si rimproverò. Quella era una ferita che, nonostante i tentativi, non si era ancora rimarginata e non avrebbe dovuto indugiare nel ricordo del suo migliore amico proprio ora che era in compagnia. I bambini capivano più di quanto gli adulti credessero e Tomioka temeva che Senjuro avrebbe riconosciuto la sconsolata tristezza che gli altri Pilastri spesso interpretavano erroneamente come spocchia.
Fortunatamente il ragazzino sembrava troppo coinvolto dalle sue dimostrazioni per porvi attenzione. Si era avvicinato, aveva chiesto di vedere la sua katana, aveva contato le differenze tra quest’ultima e quella di suo fratello e, com’era prevedibile per chiunque sapesse quanto affetto li legasse, aveva cominciato a parlare di lui: «Kyojuro mi racconta sempre delle sue missioni e una volta-»; «Mi ha fatto vedere come esegue i primi katà ma il mio preferito è il quinto! Sprigiona una tigre di fuoco!». E poi, cogliendolo alla sprovvista: «Kyojuro dice che hai creato un katà tutto tuo! Come si chiama?»
Tomioka, per un attimo, provò una fitta di imbarazzo: dopo la spettacolare “Tigre di Fuoco” ecco che arrivava lui con la tediosa “Bonaccia” pronta a smontare l’entusiasmo di Senjuro. Il bambino, invece, si illuminò, come se la sua conferma avesse sprigionato un nuovo senso di ammirazione nei suoi confronti.
«Kyojuro dice che solo gli spadaccini più potenti ne sono capaci!»
Tomioka annuì silenziosamente e, con sua sorpresa, la sua reazione distaccata suscitò un sorriso: «Kyojuro aveva ragione».
«A che proposito?»
«Dice che non parli mai molto».
«Non sono molto bravo a fare conversazione. Mi spiace che ti stia annoiando».
«Oh, no! Non intendevo questo! È solo che credevo che Kyojuro esagerasse!»
Quella frase poteva essere aperta a più interpretazioni e Tomioka non era sicuro di voler sapere cosa intendesse… Rengoku aveva forse sparlato di lui? Non sarebbe certo stato il primo ma il fatto che proprio lui avesse avuto da ridire alle sue spalle gli lasciava un po’ di amaro in bocca.
Non poco, a dire il vero.
«Hai fame?», domandò al bambino, tentando di cambiare discorso. Ormai era quasi ora di pranzo. «Cosa vuoi mangiare?»
«Mmh... Qualcosa che piace a te!»
 


*

 
 
Aveva provato a persuaderlo e a ricordargli che, in quanto ospite, poteva scegliere ciò che più gradiva senza fare complimenti ma niente era riuscito a fargli cambiare idea. Rassegnato, Tomioka aveva tirato fuori un trancio di salmone, zenzero, daikon e del cipollotto.
Senjuro, riconosciuti gli ingredienti, aveva assunto un’espressione insolita, come se avesse finalmente trovato la risposta ad una domanda: «Ah, ecco perché Ky-…», ma prima di concludere si tappò la bocca con una mano.
«Cosa?»
«Nulla! Pensavo… pensavo solo al fatto che Kyojuro non è molto bravo in cucina», ridacchiò.
«No?»
«Ieri ha dovuto ripreparare lo stesso piatto tre volte prima che gli riuscisse a dovere!»
Per qualche motivo quel pensiero lo divertiva: immaginare Rengoku ai fornelli, con il suo solito sorriso anche mentre le pietanze prendevano irrimediabilmente fuoco aveva un che di comico (oltre che di ironico) che riusciva ad incrinare perfino la sua maschera di indifferenza.
«Vuoi aiutarmi? Così questa sera avrai qualcosa da insegnargli».
Gli spiegò come impugnare a dovere il coltello e lo accompagnò durante i primi tentativi per essere sicuro che non si facesse male. Ma seppure avrebbe dovuto concentrarsi sul pranzo, la sua mente continuava a tornare a quella frase: “Credevo che Kyojuro esagerasse”.
Cosa diceva Rengoku di lui?
Gli piaceva il modo in cui gli parlava: rispetto agli altri Pilastri, Rengoku non si lasciava mai scoraggiare dai suoi silenzi, né sospirava seccato quando lo trovava a rimuginare. Non cercava di strappargli più parole di quante lui non si sentisse di dire e, anzi, a volte difendeva le sue elucubrazioni sostenendo che non fosse giusto forzarlo a condividerle.
Era grato degli sforzi che faceva per venirgli incontro… ed era consapevole di non essere in grado di esprimergli la sua riconoscenza.
Per questo il timore che, in realtà, anche Rengoku avesse raggiunto l’esasperazione e avesse iniziato a sparlare di lui lo atterriva.
«Tuo fratello parla spesso…» “di me?” «dei Pilastri?», domandò cercando di fingere indifferenza.
«Mmh… so che va molto d’accordo con il Pilastro del Suono ma degli altri non so molto: non parla tanto di loro. È vero che sei stato addestrato dal precedente Pilastro dell’acqua?»
«Come lo sai?»
«Me lo ha raccontato Kyojuro».
«Pensavo che non parlasse molto dei Pilastri».
«Infatti. Ma parla tanto di te».
 

 
*
 


Dopo pranzo, Senjuro gli aveva chiesto se gli avesse potuto concedere una sessione di allenamento: «Di solito mi esercito con Kyojuro… ma non sono molto bravo. Forse con il tuo aiuto potrei impressionarlo…»
Tomioka aveva recuperato un vecchio bokuto e aveva fatto del suo meglio per non deludere il suo piccolo e improvvisato apprendista.
E così, stravolto ma soddisfatto, Senjuro era infine crollato sul suo divano mentre la sera si avvicinava silenziosamente.
Anche Giyuu accusava un po’ di stanchezza, a voler essere onesti: non era abituato ad avere ospiti e il ragazzino aveva prosciugato la sua batteria sociale. E nonostante questo l’ombra di un sorriso increspò le sue labbra mentre coprì Senjuro con una coperta per ripararlo dalla brezza serale.
Non sapeva a che ora Kyojuro sarebbe tornato a prenderlo e si stupì quando si rese conto che se anche non fosse venuto a recuperarlo fino alla mattina seguente non gli sarebbe dispiaciuto: a quanto pareva, per quanto Tomioka cercasse di mentire a sé stesso, i Rengoku avevano un ascendente su di lui.
Doveva trattarsi di una dote di famiglia…
Si era seduto al suo fianco e aveva esalato un sospiro. Stava per addormentarsi a sua volta quando sentì bussare. Scostò delicatamente la mano di Senjuro che, nel sonno, aveva arpionato il suo braccio, e andò ad aprire.
«Tomioka-san, buona sera!»
Lo trovò lì, in piedi di fronte al suo ingresso e con le braccia tese mentre, sorridente, gli offriva un grosso pacco imballato in un morbido canovaccio viola.
Era semplicemente bellissimo, quel suo sguardo.
Vi era qualcosa di terribilmente confortante: scrutava nell’anima ma con rispetto e dolcezza. Rengoku non aveva bisogno di dire una parola per alleggerire i pesi che Giyuu si portava sulle spalle.
Bastava che lo guardasse.
Avrebbe voluto dare voce a molti dei pensieri che gli turbinavano in testa ma, come suo solito, preferì il silenzio e lo fece accomodare.
«Spero che Senjuro non ti abbia creato problemi».
Scosse la testa e lo accompagnò da lui: Kyojuro si chinò e scostò affettuosamente una ciocca di capelli biondi dalla fronte del fratellino e, ancora una volta, un angolo della bocca di Tomioka si inclinò verso l’alto. Soprattutto quando, guardando il suo profilo, si accorse di una foglia che il vento aveva fatto incastrare tra il mantello e il colletto.
Si affrettò a nascondersi voltando le spalle al suo nuovo ospite per concentrarsi su quanto questi gli aveva consegnato entrando.
«Per ringraziarti della tua disponibilità», gli spiegò semplicemente Rengoku avvolgendogli un braccio attorno alle spalle.
«Non ce n’era bisogno. È un bravo bambino: se dovesse ricapitare l’occasione…», rispose Tomioka sciogliendo il canovaccio e rivelando una profonda ciotola ancora calda ben sigillata di modo che durante il tragitto non fuoriuscisse niente. Il profumo che lo investì quando la aprì era inconfondibile. Non gli importava che avesse mangiato quella stessa identica pietanza a pranzo: ne avrebbe mangiata un’altra ciotola a cena senza problemi. Forse era un piatto semplice, poco appariscente, ma aveva sempre trovato il suo sapore e tepore consolatori.
«Spero che sia di tuo gradimento», dichiarò Rengoku e poi ridacchiò: «Ieri per esercitarmi l’ho ripreparata tre volte prima che mi riuscisse a dovere! Spero che quest’ultimo tentativo abbia dato i suoi frutti!»
Ieri? Tre volte?
Con una nuova consapevolezza ma continuando a rifuggire il suo sguardo gli domandò: «Perché hai chiesto solo a me?»
«Che cosa?»
«Di occuparmi di Senjuro. Hai detto che gli altri Pilastri non erano disponibili… ma in realtà lo hai chiesto solo a me». “Vero?”.
«Mi piace molto la tua compagnia e speravo che per Senjuro sarebbe stato lo stesso».
Diretto. Troppo diretto. Come sempre. Ogni tanto persino il suo stesso corvo glielo rimproverava.
Eppure sempre così gentile…
Kyojuro era fatto così. Ed era assolutamente ingiusto che rimanesse impassibile mentre scatenava l’inferno nella mente, nello stomaco e nel cuore di Tomioka.
Giyuu si sentì avvampare ma, sebbene a fatica, impedì al suo sguardo di tradirlo.
Gli piaceva la sua compagnia? Era la persona meno socievole e cordiale che esistesse: che bellezza poteva aver mai visto in uno come lui?
Le mani si serrarono sulla ciotola ancora calda: «Come sapevi che questo era il mio piatto preferito?», chiese mormorando.
L’imbarazzo fu improvvisamente evidente sul suo viso e divenne inequivocabile quando Rengoku gli sfiorò le guance in una carezza.
«A volte, quando lo mangi, sorridi».
Le sue dita erano fredde: che anche lui fosse agitato? Era forse un leggero tremore quello della sua mano che, dalla guancia, scendeva sulla nuca e lo attirava delicatamente a sé?
«Hai un bel sorriso…»
Giyuu avrebbe mentito a sé stesso se avesse detto che non aveva mai provato ad immaginare la morbidezza e il sapore delle sue labbra. Di solito, non appena si rendeva conto dei propri pensieri, si biasimava e cercava di distrarsi ma questa volta lo sguardo scivolò dove non avrebbe dovuto. Cercò di dirottarlo altrove: allungò una mano e raccolse la foglia impigliata nel colletto.
Un’ombra di disagio sembrò scurire il viso di Rengoku che, infatti, esalò una risatina nervosa.
Giyuu fece appena in tempo a rendersi conto che Kyojuro era arrossito fino alla punta delle orecchie che lo sentì imbrigliare i suoi capelli e spingerlo contro le proprie labbra.
E lui rimase lì, una ciotola di salmone bollito in una mano e una foglia secca nell’altra, senza opporre la minima resistenza ma, anzi, inclinando il capo per permettergli un miglior accesso. Le sue labbra erano secche e screpolate per colpa del vento ma nonostante questo gli parvero incredibilmente delicate persino quando gli strapparono un mugolio, persino quando scesero sul suo collo.
«Fratellone, bentornato!»
Come una scheggia, Kyojuro fu di fronte a Senjuro che ancora si stropicciava gli occhi stanchi: «Com’è andata oggi? Ti sei divertito?»
Come se niente fosse successo, mentre Giyuu si sforzava di non schiarirsi la voce e tentava di cancellare qualunque prova incriminante.
«Ho un po’ di cose nuove da insegnarti!»
Rengoku indirizzò un ultimo sguardo a Tomioka e quest’ultimo, imbarazzato, li accompagnò all’ingresso.
Richiudendo l’uscio di casa, si domandò cosa il bambino avesse visto. Non aveva detto una parola né fatto alcuna allusione ma aveva forse capito? Era forse per quello che, salutandolo, gli aveva regalato un sorriso particolarmente raggiante e quasi complice?
Come avrebbe dovuto comportarsi l’indomani?
Ma soprattutto cosa avrebbe dovuto fare quando, quella notte, Rengoku si sarebbe ripresentato alla sua porta? Perché questo gli aveva fatto intendere, con quell’ultimo scambio di occhiate.
Scosse la testa e tornò in cucina. Recuperò un paio di bacchette e, con una certa dose di eccitazione addosso, assaggiò un boccone del salmone preparatogli da Kyojuro.
Sorrise: «Buono…»

 
 





 
*Shibumi è una parola intraducibile giapponese che significa bellezza poco appariscente, raffinatezza che si nasconde dietro ad un aspetto comune.

 
 
Angolino autrice:
Buona sera! Primo esperimento (molto probabilmente non l’ultimo) nel fandom di Demon Slayer con una shippina che probabilmente shippiamo solo io, le mie compagne di delirio a cui la storia è dedicata, e pochi altri (tutti concentrati in spagna a quanto mi pare di capire dalle fanart e ff trovate online AHAHAH) XD
Non sono ancora in pari con il manga, quindi potrebbe darsi che mi sia presa qualche libertà ‘^^
Più che altro, comunque, spero di non essere andata OOC con questi bei personaggi ♥
Spero che la storia vi sia piaciuta e vi abbia strappato un sorriso!
Grazie a chiunque abbia letto fino a qui e a chi vorrà lasciare un parere ^^
Un bacione e un abbraccio grande!
Alla prossima! ♥
Carmaux
  
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