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Autore: Alis_Weasley    26/02/2023    1 recensioni
[Buddy Daddies ]
Dal testo: Non ho mai esitato durante una missione ma sto esitando ora. E ogni frazione di secondo che spreco a tremare sul posto, è tempo regalato agli assassini che si trovano nel palazzo di fronte e cercano di uccidere le uniche due persone al mondo che contino per me.
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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//Cronologicamente ambientata dopo l'episodio 8 dell'anime//


Il cuore fa un triplo salto carpiato e sembra volermi uscire dalla gola, sbarro gli occhi e mi paralizzo per qualche secondo di fronte alla consapevolezza che è tutto già iniziato.
Non c’è tempo.
Ingoio a vuoto della saliva che non ho. Credo che potrei vomitare i cereali col latte che ho mangiato a colazione con Miri sotto lo sguardo rassegnato di Kazuki.
Non c’è tempo per spiegare loro che dobbiamo smettere di essere la famiglia che siamo diventati. Che dobbiamo separarci per il loro bene. Che devono dimenticarsi di me. Che mio padre- no, il mio boss, dispone ancora una volta, a proprio piacere, della mia vita. Riconoscerei quel suono tra mille e non ho dubbi.
Era uno sparo.
Proveniva dal soggiorno ed è dove ho lasciato Kazuki e Miri prima di andare a fare la doccia.
Ho paura.
Ed è ancora strano, per me, che sono sempre stato indifferente a tutto. Da quando loro sono entrati prepotentemente nel mio misero e insignificante spazio vitale, freddo e spoglio, illuminandolo e rendendolo simile a ciò che potrei chiamare casa… da allora sento qualcosa. Provo di nuovo, anzi per la prima volta, qualcosa. E adesso il mio cuore è stato afferrato dallo stesso mostro che mi teneva sotto scacco la sera in cui Miri aveva la febbre e io non avevo idea di come aiutarla: la paura. Solo che stavolta è raddoppiata, perché sono due le persone per le quali il mio cuore arrugginito ha ripreso a battere e sono entrambe nella stanza che è stata presa di mira. Sono loro gli sfortunati bersagli dei sentimenti della famiglia Suwa, dell’odio di mio padre e del mio amore. Come se li avessi maledetti.
Esco dal mio stato catatonico quando recepisco, seppur ovattate, delle grida dalla sala da pranzo. Sono loro, sono vivi: Kazuki sta chiamando il mio nome, con urgenza. Miri piange ma riesco a sentirlo che la rassicura. Le dice che non deve preoccuparsi, che stiamo tutti facendo un gioco e lei deve rimanere nascosta finchè i suoi papà non faranno tana libera tutti.
“La t-tua camicia… Kazuki p-papa, la tua camicia sta diventando rossa”
“Questo?! E’ ketchup Miri, non è niente… fa tutto parte del gioco, non è niente…”
Me lo posso immaginare il suo sorriso rassicurante, quegli occhi buoni che tentano di non lasciare trasparire il panico e il dolore. La sua voce ferma che continua a chiamare il mio nome.
Non ho mai esitato durante una missione ma sto esitando ora. E ogni frazione di secondo che spreco a tremare sul posto, è tempo regalato agli assassini che si trovano nel palazzo di fronte e cercano di uccidere le uniche due persone al mondo che contino per me.
“Dov’è Rei-papa?”
“Ora arriva, stai tranquilla”
Devo muovermi. Non posso deluderli. Non posso perderli. Non posso lasciare che gli facciano del male.
Non posso chinare il capo anche stavolta e arrendermi al volere di chi mi ha reso una macchina per uccidere incapace di provare emozioni. Voglio rivendicare il mio diritto di amare ed esercitarlo nei confronti delle due presenze che mi permettono di dormire sogni tranquilli quando condividiamo il tepore delle coperte. Loro che mandano via i miei incubi e realizzano piccoli e grandi sogni cui non pensavo di poter anelare. “Hai trovato un posto per te fuori da qui?” mi ha chiesto mio padre. Era una minaccia e ho mentito. Evidentemente, però, il mio corpo e la mia anima, sotto il peso di questo affetto, sono mutati più di quanto potessi nascondere.
Prendo un respiro profondo e, col dito pronto sul grilletto, rotolo sul pavimento del salone mentre i miei occhi cercano di carpire rapidamente quante più informazioni possibili.
Si, padre, l’ho trovato un posto per me.
L’unico a cui ormai sento di poter appartenere, in questo momento, è preso d’assedio.
E io lo proteggerò a ogni costo.
   
 
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