Serie TV > La famiglia Addams
Ricorda la storia  |      
Autore: observer90    05/03/2023    1 recensioni
[Mercoledì/Xavier]
Dal testo:
"Sono trascorsi otto anni da allora, adesso ripensa sempre più spesso al mito di Pigmalione.
Specialmente dall’arrivo di Mercoledì Addams alla Nevermore.
Da quando ha cominciato a disegnarla, in quel minuscolo schizzo realizzato durante le ore trascorse a seguire le lezioni più noiose del semestre finora, non ha smesso di riguardare quel volto cereo e quelle lunghe trecce nere con gli occhi della mente.
Per non parlare dei suoi occhi, quelli di lei: due cerchi così scuri e grandi da sembrare immensi, che si fanno strada in mezzo a quella spessa frangia corvina di capelli sottili come fili di ragnatela.
Ogni dettaglio di lei, ogni minuscola lentiggine, persino la curva delle ciglia perennemente sollevate verso l’alto… nel giro di pochi secondi, al suono della campanella che annunciava la fine della lezione, si era reso conto di aver riprodotto sul foglio bianco col carboncino nero il viso di Mercoledì."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mercoledì, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PYGMALION

 

Quando lesse per la prima volta di quel mito, Xavier aveva otto anni.

Fu sua madre a fargli conoscere la storia, facendogli sfogliare il libro contenente gigantesche illustrazioni: disegni complicatissimi, linee e ghirigori incrociati ricoperti di sfumature dai colori accesi.

Le metamorfosi di Ovidio era un tomo gigantesco, rilegato in pelle e con il dorso ricoperto di ghirigori dorati, allo stesso modo lo era il titolo sulla copertina.

Sua madre voleva fargli capire che il suo potere era speciale, dar vita ai disegni che realizzava era una specie di dono divino.

Proprio come era accaduto allo scultore Pigmalione, innamoratosi della statua che aveva creato al punto che la stessa dea Venere fu colpita da quel sentimento tanto profondo e, pertanto, concesse a Pigmalione di far vivere la statua trasformandola in una fanciulla in carne e ossa.

Xavier, seduto sulle ginocchia di sua madre, teneva quel gigantesco libro in equilibrio tra le braccia, seguendo con la punta del dito le linee di quelle splendide illustrazioni mentre ascoltava rapito la voce di lei catturare ogni parola del testo.

Le metamorfosi di Ovidio è stato il primo libro che Xavier abbia mai custodito gelosamente e riletto più e più volte.

Gli era sempre piaciuta l’idea che le cose possano trasformarsi, mutando in continuazione forma e consistenza.

Proprio come accadeva con i suoi disegni fatti a matita, in seguito col carboncino e infine attraverso l’uso delle tempere.

Da semplici figure impresse sopra un foglio o una tela, prendevano vita per uscire dalla realtà a due dimensioni e acquisire viva consistenza in quella a tre dimensioni.

 

Sono trascorsi otto anni da allora, adesso ripensa sempre più spesso al mito di Pigmalione.

Specialmente dall’arrivo di Mercoledì Addams alla Nevermore.

Da quando ha cominciato a disegnarla, in quel minuscolo schizzo realizzato durante le ore trascorse a seguire le lezioni più noiose del semestre finora, non ha smesso di riguardare quel volto cereo e quelle lunghe trecce nere con gli occhi della mente.

Per non parlare dei suoi occhi, quelli di lei: due cerchi così scuri e grandi da sembrare immensi, che si fanno strada in mezzo a quella spessa frangia corvina di capelli sottili come fili di ragnatela.

Ogni dettaglio di lei, ogni minuscola lentiggine, persino la curva delle ciglia perennemente sollevate verso l’alto… nel giro di pochi secondi, al suono della campanella che annunciava la fine della lezione, si era reso conto di aver riprodotto sul foglio bianco col carboncino nero il viso di Mercoledì.

Il suo sguardo duro lo penetrava da quel foglio come la lama di un coltello, l’espressione fredda e stoica riprodotta così fedelmente da fargli correre un brivido sottile lungo la schiena.

Un colpetto di tosse lo aveva fatto sobbalzare: si era voltato di scatto per ritrovarsi lo sguardo di Bianca bruciargli addosso, come una sorta di monito a denti stretti.

In silenzio e a testa bassa, Xavier aveva raccattato le sue cose, nascosto in tutta fretta all’interno dello zaino il foglio con il disegno e si era diretto a passi rapidi verso l’uscita della classe.

 

La notte non riesce a dormire.

Di norma è la prassi trascorrere intere notti insonni, sogni e visioni che presto si tramutano in incubi lo perseguitano senza sosta.

Ma è soprattutto lei a tenerlo sveglio.

Lei, col suo violoncello. Quella musica, quella melodia oscura che sembra quasi volerlo condurre per mano verso un’altra dimensione, verso l’altra faccia della realtà: quella più macabra e sconcertante, ma comunque irresistibilmente attraente come una calamita.

Con un punta di ironia, si chiede se non sia più pericoloso questo che non il canto delle sirene, lo stesso che solo alcuni mesi prima lo ha spinto a interrompere la sua relazione con Bianca.

È totalmente incapace di prendere sonno, così si alza dal letto e, senza produrre il minimo rumore si veste ed esce dalla sua stanza diretto verso il capanno.

 

La porta si apre con un cigolio sommesso, allunga una mano verso l’interruttore e la luce giallognola della lampada si riversa implacabile sulle ultime tele dipinte.

Il viso di Mercoledì è ovunque. Fra le pareti e sul pavimento.

Ci sono tele scoperte, altre celate da giganteschi lenzuoli per cercare di limitare i danni.

Difficile che questo però sia ancora possibile, una volta appurato quanto questa ragazza e tutto ciò che la riguarda sia ormai inesorabilmente scolpito nella sua mente. E nel suo cuore.

Prende tutto l’occorrente e comincia: disegna le cose che vede, le immagini che lo perseguitano per farle uscire dalla sua testa, per liberare la mente da quel groviglio fumoso e soffocante composto dalle figure di creature mostruose.

Per liberarsi di lei. Almeno per la farla uscire dalla sua testa.

La rivede avvolta in quel vestito, Tyler dietro di lei.

Rabbia. Gelosia. Tristezza.

Avrebbe dovuto esserci lui al posto di quell’idiota.

E lei era lì, bellissima, senza un briciolo di consapevolezza dell’effetto che ha su di lui.

Xavier quasi la invidia per questo: a Mercoledì non importa nulla di ciò che gli altri pensano di lei, pareri positivi o negativi è indifferente.

Vuole… no. Deve a tutti i costi dimenticarsi di lei.

Al più presto, per tornare integro. Per sgusciare via una volta per tutte dalla gabbia che quegli occhi scuri gli hanno costruito intorno, una gabbia che oscilla fra l’essere troppo stretta e l’essere costruita su misura per lui.

Xavier stringe i denti, serra le dita attorno alla matita, una pressione così forte da fargli già presagire che si spezzerà in due. Come il suo cuore.

Poi...

Eccola, di nuovo lei.

Mercoledì.

Sta suonando.

Quella musica.

Quella melodia oscura che sembra avvolgerlo in un abbraccio.

Ci sono delle note che sembrano divergere dall’oscurità, colorate di una nota più malinconica.

Non può resistere. Deve dipingerla.

Bastano poche pennellate, ormai conosce a memoria il suo volto.

Potrebbe disegnarlo ad occhi bendati.

Eccola, è lei.

Tiene fra le braccia il suo strumento, seduta sulla balconata della sua camera.

Alza le dita e lei prende vita.

Suona la musica di poco fa.

È in questo istante che Xavier desidera essere Pigmalione, di avere come lui la benevolenza della dea Venere affinché renda viva la creatura sulla tela.

Viva per poterla guardare, sfiorare anche solo brevemente (Mercoledì è sempre inavvicinabile, tanto distante dalle sue dita quanto dal suo cuore). Vorrebbe che quella ragazza intenta a suonare dentro il suo capanno diventi reale.

Un bacio. Un solo bacio. È tutto ciò che chiede.

Ed è quasi come in un’illusione ottica che la Mercoledì del dipinto apre gli occhi e li fissa nei suoi, tanto a lungo da dare a Xavier l’impressione che ogni secondo si sia congelato in questo istante.

Avanza piano verso di lei, le si fa più vicino e allunga una mano per toccarle il viso.

Con un sussulto si accorge che la pelle sotto i suoi polpastrelli è calda di vita.

Ritira in fretta la mano come se si fosse scottato, Mercoledì continua a guardarlo attraverso il dipinto.

Non può essere. Non può essere. Non è possibile.

Invece è reale. Deve esserlo per forza.

Si avvicina di nuovo e replica il gesto di prima. Stavolta non si ritrae nel sentire nuovamente la consistenza morbida e calda della guancia di lei.

Vorrebbe parlare, dire qualcosa, qualunque cosa.

Ma ogni parola, ogni frase che gli viene in mente si scioglie sulla lingua come miele amaro.

E teme che, esattamente come con la Mercoledì vera, quella del dipinto possa liquidare ogni cosa che lui potrebbe dire con la solita astiosità e durezza.

Lei però continua a guardarlo in silenzio, l’espressione immutata in quell’aria di perenne serietà che la caratterizza.

E di cui lui è segretamente innamorato. Da sempre, da quando erano bambini.

Ad un certo punto lei sbatte le palpebre, lentamente, come è accaduto a volte quando si sono ritrovati a parlare insieme.

Sembra volersi liberare dallo spazio opprimente della cornice, e così accade.

Lo spazio fisico, l’aria circostante, ogni cosa sembra comprimersi nel momento in cui Xavier si sporge verso di lei e lei fa altrettanto.

Poco prima che possano sfiorarsi, labbra contro labbra, da lontano l’accordo del violoncello si sprigiona nella notte potente e impetuoso come e forse più di prima.

Xavier schiude le palpebre già semichiuse e sospira, consapevole che nemmeno il miracolo cui sta assistendo stanotte potrebbe mai distoglierlo dalla realtà dei fatti.

Quella che ha realizzato è solo una figura a due dimensioni, un disegno su una tela, replicato e replicabile all’infinito.

Il soggetto di quest’arte è reale, vivo, in carne e ossa.

Ed è lei che vuole.

Vuole la Mercoledì Addams che lo fissa con quello sguardo indagatore e spigoloso.

Quella che adesso, in questo preciso istante, ha ripreso a suonare.

Magari per avvertirlo, anche se inconsciamente, che ciò che vuole davvero è oltre la porta di questo capanno. Oltre tutti questi mucchi di fogli, schizzi poi abbandonati o scartati nell’immondizia, oltre le tele e i quadri imbrattati di pittura che può replicare in modo soltanto parziale la straordinaria essenza di Mercoledì Addams.

Così, lascia che la musica lo allontani da quel dipinto come una corda, riportandolo alla dura, ma consistente realtà.

 

Forse, si dice mentalmente, il mito di Pigmalione non si realizzerà mai per lui.

 

Forse, forse… è meglio così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota Autrice: questa one shot è stata scritta senza alcun tipo di pretesa, frutto dell'attrazione che ho provato appena due mesi fa nei confronti di questi due personaggi e del loro complicato quanto intenso rapporto, uniti al mio amore incondizionato per la letteratura e la mitologia classica (specialmente quella latina, che studio all'università). Spero che possa lasciare qualcosa tanto quanto è stato per me mentre scrivevo colta da una folgorante ispirazione.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > La famiglia Addams / Vai alla pagina dell'autore: observer90