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Autore: Karla_Heisenberg    06/03/2023    4 recensioni
[Ousama Ranking\\\\\\\\\\\\\\\\ Ranking Of Kings]
[Ousama Ranking\ Ranking Of Kings]
Un Re irriconoscibile e ferito;
Una Regina affranta e rabbiosa;
Una Ladra dall'animo nobile;
Tra dame, feste, combattimenti e saccheggi, il Regno di Bosse vi saluta nella sua nuova e ombrosa atmosfera. Strizzando l'occhio ai poemi cavallereschi e i cicli arturiani si scoprirà cos'è successo dopo l'ascesa di Re Daida e la partenza del Principe Bojji, in un mondo dove nulla è più come sembra.
Potranno cambiare le cose?
Che cosa è accaduto al regno?
E cosa tormenta la Regina Madre?
Salite a cavallo e seguitemi in questa nuova avventura~
[STORIA AMBIENTATA DOPO LA FINE DELLA SERIE]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"E se ben come Orlando ognun non smania,

 

suo furor mostra a qualch’altro segnale.

 

E quale è di pazzia segno più espresso

 

che, per altri voler, perder se stesso?"

 

 

 

*** 

 

 

 

Le campane risuonarono per tutto il regno con i loro lenti rintocchi, pervadendo l'aria delle strade vuote.

 

Nessuna bottega era aperta, nessuna taverna gremita di gente.

 

Uomini, donne, bambini, giovani, anziani… ogni singolo abitante del Regno stava in piedi nei giardini della Cattedrale in rispettoso silenzio; alcuni piangevano, altri nascondevano il loro dolore… esattamente come il giovane Re.

 

Nelle prime file Daida teneva lo sguardo fisso sulla corona di fiori posta in onore della madre; rosa, rossi, bianchi, gialli… una composizione che riportava alle sue arti curative e ai dettagli che la caratterizzavano. Il ragazzo tremava, le mani contratte sulla panca di legno con tale forza da rendergli le nocche bianche, le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, incapaci di essere fermate.

 

Prima suo padre.

 

Poi la sua consorte.

 

Suo fratello non era stato rintracciato.

 

E ora anche sua madre se ne era andata…

 

Era solo. E si sentiva perso.

 

Avrebbe voluto solo gettarsi su quel crudele bouquet, stringerlo tra le braccia e gridare tutto il suo dolore, oppure lasciarsi andare ad un vero e forte pianto.

 

Ma non poteva permettersi tale lusso… lui era il sovrano in carica, doveva imporsi un certo controllo.

 

Solo quando la funzione si concluse il ragazzo fu libero di avvicinarsi alla corona floreale, sfiorandola con una mano “Madre…” mormorò affranto “Mi dispiace… mi dispiace… perdonatemi…” si accasciò in avanti, poggiando la fronte contro alle piante. Cosa non avrebbe dato per poter riavere la donna con sé…

 

Se solo non avesse mai dato quel ricevimento!

 

D'un tratto sollevò il capo, avvertendo un tocco delicato sulla propria spalla: una ragazza più o meno della sua età e molto più bassa di lui gli si era avvicinata, le iridi rosate puntate dritte nelle sue.

 

La stessa giovane che aveva curato le sue ferite e quelle di molti altri la sera dell'incendio.

 

“Lady Flora…” le si rivolse il biondo. 

 

Era convinto di essere solo! E invece… 

 

“Altezza…” mormorò la giovane tristemente “Perdonate la mia presenza qui con Voi ma… volevo assicurarmi che steste bene, per quando bene si possa stare in una tragedia simile" spiegò; l'intento sorprese il monarca, era incredibile pensare che qualcuno potesse accertarsi del suo stato in maniera disinteressata, ma se c'era qualcuno in grado di fare ciò, si trattava proprio della giovane sovrana: Flora era sua coetanea, ma a differenza sua governava su un regno florido e potente, finito recentemente tra i primi venti nel famigerato Ranking of Kings. I sudditi la amavano, e il suo esercito ricambiava tale amore proteggendoli. Molte poi erano le voci riguardanti l’intelletto della ragazza assieme a lodi riguardo il suo aspetto, così apprezzato da valerle il titolo di una tra le dame più avvenenti tra i Regni.

 

Anche sua madre compariva in tale elenco…

 

Si asciugò gli occhi, sforzandosi di rivolgerle un tiepido sorriso “Vi ringrazio, Lady Flora…” mormorò, notando le guance della regina arrossarsi “Non fatelo, Vostra Grazia" replicò l’albina “Chiunque lo avrebbe fatto al posto mio" “Mi permetto di contraddirvi: siete la sola rimasta oltre me, e siete la sola che si è spinta oltre l’etichetta per venire a consolarmi" se la ragazza avesse potuto probabilmente si sarebbe sciolta sul posto! 

 

Il Re le aveva rivolto parole così gentili! 

 

“È mio dovere. So come ci si sente a perdere un genitore dopotutto” replicò, scostando alcune ciocche candide sfuggite dalla lunga treccia ornata di fiori oltre la spalla. Solitamente vestiva delle tinte del cielo terso e dell'oro, ma per omaggiare la defunta aveva optato per un solenne abito scuro che faceva risaltare ancora di più il suo albinismo “E proprio per questo io volevo dirvi che, se doveste sentire il bisogno di parlare con qualcuno, potete rivolgervi a me. Notte e giorno, ad ogni ora.” 

 

Per la seconda volta le parole di Flora colpirono profondamente il biondo.

 

La coetanea pareva sincera, ma non poteva evitare di sentirsi esitante, dopotutto la sua consorte era spirata solo da un anno… forse era sbagliato dare troppa confidenza ad un’altra dama! Ma Flora in quegli incontri avvenuti nei suoi ricevimenti gli aveva sempre rivolto complimenti e parole dolci, disinteressate e sincere, scaldandogli l'animo come nessuno aveva mai fatto. Viveva in un costante dilemma, e anche ora quella tragedia pareva più lieve proprio grazie all'albina.

 

Pareva quasi che fosse in grado di alleggerire il suo animo flagellato dal dolore e dai dubbi, confondendolo al tempo stesso. Si decise a raddrizzare la postura “Terrò a mente le vostre parole, e dal profondo vi ringrazio, Lady Flora" disse, sorridendole di nuovo; la ragazza si intrattenne in sua compagnia per altri minuti, dopodiché si congedò per garantirgli un po' di spazio. Non voleva assillarlo, ed elaborare un lutto non era facile! 

 

Lo sapeva bene dopotutto… 

 

Uscita dall'edificio si guardò attorno e prese la destra, scorgendo una figura seduta su una panca: un uomo alto e snello indossante un abito scuro con i suoi stessi arabeschi. Quando la scorse egli si alzò, stirando le labbra sottili in un sorriso “Vostra Altezza, perdonate il mio spostamento ma avevo proprio bisogno di riposare" fece questi con una lieve risata, dando una sistemata al diadema intrecciato che gli ornava i lunghi capelli argentei 

 

“Non scusarti, Deimos!” lo rassicurò la monarca “La tua salute viene prima di ogni cosa per me!” “Oh, Vostra Grazia, siete sempre così prodiga a prendervi cura del prossimo” rispose l'uomo mellifluo “Persino con un umile servo come me!” 

 

“Deimos, non sei un servo! Sei il mio precettore e consigliere, e lo sai che tengo molto a te!” replicò la ragazza, ricevendo un secondo sorriso dal consigliere. 

 

Un sorriso paragonabile a quello di una serpe verso un ignaro topolino.

 

“Dunque! Avete conversato con Re Daida? Come sta?” Mentre Flora gli raccontava la conversazione avvenuta lo stregone le cinse le spalle con un braccio tenendola vicina al proprio fianco… e presto si ritrovò ad annuire sforzandosi di mantenere un falso tono interessato. Quella stupida ragazzina era così irritante! Ma era anche la sua pupilla, la sua allieva, la sua creazione… non poteva permettersi di infrangere il suo animo puro e ingenuo! 

 

“… è stato così dolce con me, nonostante si trovi in un momento di grande dolore…” concluse Flora con un sospiro “Ragion per cui ci impegneremo a fargli visita spesso~” sentenziò Deimos “La vostra presenza lo aiuterà, ne sono certo!” la ragazza arrossì nuovamente, lusingata dai complimenti del suo consigliere.

 

Dalla morte dei suoi genitori il mago era diventato come un padre ai suoi occhi. Non poteva che essergli grata! Ma il suo idillio si ruppe quando l'uomo le strinse la spalla con forza, conficcandole quasi le unghie lunghe, scure e curate nella carne “Ahi! Deimos, mi hai fatto male!” pigolò la ragazza “Vi chiedo perdono, Altezza" si scusò l’uomo mentre cambiava strada bruscamente “Ma… qualcuno vi osservava in maniera strana, e ho preferito imporre la mia presenza come vostra guardia" spiegò in fretta.

 

Si allontanarono, e il consigliere gettò un’occhiata torva delle iridi gialle proprio a chi li stava tenendo d’occhio da sotto ad un albero: un individuo il cui dettaglio più evidente erano i baffetti scuri quanto i capelli folti. Se ne stava immobile, carezzando un serpente adagiato comodamente sulla sua spalla… ringhiò a denti stretti.

 

Quello stregone lo aveva notato. Avrebbe dovuto essere più cauto… ma almeno origliare la conversazione dei due era servito: non sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbe visti… 

 

La spia si mosse, raggiungendo un punto dei giardini dove stava Dorshe, abbandonato su una delle panche di pietra in compagnia di altre tre persone: un uomo alto quanto la guardia dai corti capelli grigi, un secondo cavaliere biondo dalla vistosa protesi di ferro al posto della mano, e infine un terzo uomo biondo, chiaramente nobile per via del taglio corto fin troppo curato e gli abiti funebri neri ma un po' troppo decorati.

 

Il corvino si fermò di fronte alla guardia, incrociando le braccia “Come stai, Dorshe?” chiese al collega; l'uomo sollevò il viso, mostrandolo rigato dalle lacrime 

 

“Potevo evitarlo… potevo evitare questa tragedia! Non avrei dovuto ascoltarla, che razza di guardia sono?!” guaì affranto; tornò a nascondere il viso tra le mani, emettendo un lamento degno di un animale ferito che intristì i presenti 

 

“Non prenderti colpe non completamente tue, Dorshe" lo richiamò la guardia dai capelli argentei, Apeas “Io non sono riuscito a sbloccare la via per le scale dopo il secondo crollo" ricordò con un sospiro “Tu sei stato leale fino alla fine, hai salvato quei servitori prima dell'ultima esplosione!” “E tu? Hai aiutato quella donna prima che le macerie la travolgessero, Apeas…” replicó Dorshe “Ma non siamo comunque stati in grado di raggiungerla, e io sono stato stupido a non rimanerle accanto nonostante il suo ordine… dovevo morire io al posto suo!!” inutile negarlo, quel lutto li aveva segnati tutti nel profondo dell'animo. 

 

Quella frase provocò nuove lacrime tra i presenti, solo il nobile biondo e il domatore di serpenti si astennero dai pianti, attirando l’attenzione del cavaliere più giovane “Come potete non piangere? Non siete provati da tutto questo?!” chiese con tono accusatorio “Domas, questo fatto ha segnato tutti noi" lo redarguì il corvino “Ma non posso fare a meno di riflettere su alcuni particolari…” “Sono d’accordo con Bebin" annuì il nobile alla sua destra 

 

“Ho come la sensazione che ciò che vediamo non sia la verità” “Spiegatevi, Despa" Apeas gli puntò gli occhi grigi addosso, stringendo la presa sulla sua fidata lancia per stemperare la propria tensione… Despa a volte era troppo teatrale per i suoi gusti; il principe lo guardò storto, ma proseguì nella sua esposizione 

 

“Penso che questo evento possa non essere vero. Attorno alla corona non ho avvertito alcuna presenza, e nemmeno nelle macerie dopo l’esplosione” Dorshe alzò il viso sconvolto, capendo al volo cosa stava per dire “… non illudeteci così, Principe Despa,” ringhiò “Io non illudo nessuno, buon Dorshe" replicò il nobile poggiando le mani sui fianchi indispettito “E questa accusa mi ferisce! È questo il grazie per darvi una speranza concreta?! Ah! Che villano!” fece drammatico “Di che state parlando?! Non capisco!” si intromise Domas sempre più confuso mentre si frapponeva tra Dorshe e Despa “Qualcuno può spiegare?!” 

 

“Quello che Despa sta cercando di dire è che la Regina potrebbe essere ancora viva" rivelò Bebin, lasciando i colleghi a bocca aperta. 

 

Il colore abbandonò il viso di Dorshe, che ripiombò pesantemente sulla panchina “Come…” “Despa, come può una simile affermazione essere vera?” chiese Apeas stringendo la spalla della sconvolta guardia “Tutti noi abbiamo visto la tenuta in fiamme, e la corona di Sua Maestà è stata ritrovata tra le macerie" ricordò. Il biondo sorrise lievemente sotto i baffi arricciati 

 

“La corona, non i resti carbonizzati” puntualizzò “Si è subito dato per ovvio il peggio, quando il dettaglio più lampante è stato ignorato, ossia l'assenza del corpo" 

 

“Effettivamente nella stessa stanza io stesso ho potuto scovare un cadavere, ma era un uomo. Non una donna" si aggiunse Bebin “E non ci risultano altre vittime a parte quel servitore e la Regina… quindi la tesi di Despa ha una possibilità di essere vera" “E allora cosa aspettiamo?! Dobbiamo scoprire che fine ha fatto Lady Hiling!” sbraitò Domas, ricevendo la mano di Apeas a coprirgli la bocca “Contegno e discrezione, Domas…” lo rimproverò duramente “È solo una possibilità, se la notizia si divulgasse e si rivelasse falsa, sarebbero guai".

 

Dopo che le acque si calmarono e Dorshe si fu ripreso dallo stato di shock, i cinque si spostarono per non dare nell'occhio in un'altra area dei giardini con la scusa di tenere d’occhio i restanti sudditi e la zona “Dunque, come possiamo scoprire se Sua Maestà Lady Hiling è viva?” chiese la guardia. La sua sensibilità si era intromessa troppo nelle sue decisioni ed azioni ultimamente, facendogli compiere errori… ma per amore della donna si sarebbe corretto, e l’avrebbe trovata.

 

Era la sua guardia.

 

Le era stato accanto sin dal primo momento in cui si era trasferita a palazzo, avevano passato così tanti momenti insieme… e anche se lei insisteva sul fatto che ciò che era stato era ormai un vano ricordo, per lui quelle memorie andavano conservate. Forse Lady Hiling non lo vedeva più con gli occhi di una compagna e un’amante, ma per l'uomo una sola cosa era importante: la sua sicurezza e la sua felicità.

 

“La scelta più saggia sarebbe rivolgerci a qualcuno pratico di occulto o di negromanzia" spiegò Despa “Così da vagliare ed eliminare la possibilità che la sua anima sia nell'Aldilà” 

 

“Un nome valido in tale campo è quello di Lady Elisabetta Lombroso del Regno di Altomare” disse Apeas “Le sue abilità sono rinomate tra le contee quanto le sue scoperte. Si potrebbe verificare se un emissario è ancora in città ed usarlo come corriere" “Anche Re Sigurd del Regno di Nimue potrebbe essere un'opzione a parer mio" ribatté Domas “Non solo sapiente, ma le voci dicono che lui sappia proprio imporre la sua volontà sui non morti!” aggiunse con trasporto “Una leggenda sul suo conto narra che comandi un esercito di spiriti!!” 

 

“Entrambe le opzioni sono valide ma impossibili" li interruppe Dorshe seccato “I due regni sono troppo distanti, e inoltre ricevere un’udienza non è cosa certa… e a noi servono risposte immediate. Non possiamo andarcene per chissà quanto tempo e lasciare Re Daida solo!”.

 

Era vero, loro quattro erano i Big Four, il corpo speciale a difesa della Famiglia Reale… andarsene significava esporre Sua Altezza a possibili rischi!

 

“… ci sarebbe un'opzione più vicina, anche se il rischio di fallimento è forse più elevato" Bebin si rivolse ai quattro con tono grave; il tempo sarebbe stato a loro favore con una distanza pari ad un'ora a piedi e forse meno a cavallo, ma la persona in questione detestava il Regno di Bosse, l’attuale Regno di Daida… e in particolare i residenti del Palazzo Reale

 

“Mia sorella, Hela" rivelò.

 

 

 

*** 

 

Procedendo a Nord dal Palazzo si giungeva ad una distesa d’acqua tersa e ad un porto gremito di gente; da tale porto ci si poteva imbarcare su alcune delle navi disponibili, e nel giro di sei ore si poteva raggiungere un'isola alquanto singolare.

 

Posto al centro della laguna e costruita su livelli, il Regno di Altomare rappresentava una rinomata meta turistica e non solo; casa di sapienti, di maghi, stregoni e uomini di scienza, era conosciuta come “La Culla delle Menti"; facile era perdersi tra le vie e le botteghe, e unica era l’esperienza di vedere con i propri occhi gli Altomarini nei loro pomposi abiti e le loro singolari maschere. 

 

Non c'era che dire: Altomare era come immergersi in un sogno…

 

In una delle varie piazze dei decoratori si stavano accanendo su una struttura, affiggendo manifesti ed arazzi sotto lo sguardo vigile di due donne: la più alta si reggeva ad un bastone d'ebano decorato riccamente in oro, e la sua figura slanciata era nascosta dalle pesanti vesti scure, mentre sul viso stava poggiata una maschera da Medico candida; durante la sua osservazione colpi di tosse sfuggivano da sotto la maschera, attirando l’attenzione della sua accompagnatrice: minuta e nettamente contrastante con il Medico della Peste sia per l’abito ampio e candido ornato di pelliccia, sia per i bianchissimi capelli fermati in due morbide code che le raggiungevano la vita, sia per il fioretto assicurato ad essa, celato in un fodero a forma di corno d’unicorno.

 

Anche la sua maschera era diversa: nascondeva solo metà del viso pallido, e rimandava ad un ariete.

 

L’albina toccò il braccio del medico, e quando ottenne la sua attenzione mosse le mani, strappandole una risatina “Non preoccuparti, Amelia" la rassicurò l'interpellata “Sto bene, solo… oggi gli acciacchi si sentono maggiormente” spiegò, concentrandosi sui decoratori “Hai scelto dei motivi e dei fregi sopraffini, l’esposizione sarà stupenda" commentò; la più giovane le rivolse altri segni “Lo so, lo so, nemmeno io sono lieta di questa mostra… ma Amadeo ha insistito molto, ci sarebbe rimasto male se ci fossimo opposte" la risposta ottenne uno sbuffo dell’Ariete.

 

La mostra commemorativa della Guerra degli Dei propri non le andava giù…

 

Amelia e la sua collega rimasero con i nasi per aria a lungo, finché una voce maschile agitata non le fece voltare: un ragazzo sulla trentina dell’abbigliamento colorato ed una arlecchina maschera da canide stava correndo nella loro direzione “MADONNA ELISABETTA, MADONNA AMELIA! FINALMENTE VI HO TROVATE!!” Chiamò trafelato “Petruccio? Cosa vi porta a correre così?!” chiese il medico; il giovane riprese fiato prima di rispondere “Mi mandano dal laboratorio…” informò “Lo Specchio ha… ha avuto una reazione!!”.

 

I tre si recarono in fretta nel suddetto laboratorio, dove altri uomini e donne con divise simili a quelle di Elisabetta ma completamente nere erano riuniti attorno ad uno strano specchio esagonale affisso ad una parete. Alcuni prendevano appunti, altri reggevano dei cristalli colorati che venivano di volta in volta avvicinati all'oggetto, osservando riflessi e scariche fumose apparire sulla superficie liscia 

 

“Uno dei nostri ha avvicinato un cristallo proveniente dal Regno di Bosse, e lo specchio ha reagito!!” esclamò Petruccio emozionato “Che genere di cristallo era?” domandò Elisabetta fremente di curiosità “Conteneva l’essenza di Madonna Hiling" spiegò “Condoglianze alla famiglia" aggiunse il medico, lasciando il ragazzo libero di proseguire mentre si avvicinavano all'oggetto “Dopodiché abbiamo provato con il vostro cristallo, e ha reagito di nuovo!!” concluse il canide.

 

Amelia si staccò dal gruppo per avvicinarsi all'oggetto… 

 

Accadde tutto in una frazione di secondo:

 

Elisabetta si voltò appena in tempo per vedere la collega parare con il fioretto quello che pareva un tentacolo di solido fumo, al quale ne seguirono altri proprio dal centro dello specchio “INDIETRO!! FATEVI INDIETRO!!” urlò il medico ai colleghi. Averli attorno limitava il raggio d’azione della spadaccina, che infatti non riuscì a bloccare una sferzata.

 

Fu spedita bruscamente contro ad un tavolo, e altri colpi sopraggiunsero facendo apparire tagli sul suo corpo “MADONNA AMELIA!!” Petruccio si lanciò verso di lei, ma venne tirato indietro dal superiore, che corse dall’amica proprio mentre uno dei tentacoli, spaventosamente acuminato, scattava verso l'albina ancora a terra.

 

Elisabetta emise un gemito sofferente quando l’appendice la trafisse; alzò il bastone, e toccò il tentacolo con la parte in oro dal quale scaturì un’abbagliante luce dorata…

 

Con sua grande sorpresa il laboratorio sparì, lasciando spazio a quella che ricordava una sala del trono nobiliare. Tutto era scuro, illuminato solo da candele fluttuanti… dov'era finita?! 

 

“Perché ti sei messa in mezzo?” 

 

Dalle ombre alle sue spalle emerse una figura femminile il cui viso era parzialmente celato dal cappuccio del lungo mantello verde che portava; Elisabetta assottigliò lo sguardo sotto la maschera, notando ciocche scure ricadere sulle spalle della donna sconosciuta.

 

Curioso, le ricordava qualcuno…

 

“Perché sei intervenuta?” domandò ancora la figura “Non avresti dovuto. Percepisco lo stesso sangue scorrerci nelle vene, dunque PERCHÉ intercedi per una di loro?!” 

 

“Perché è una mia carissima amica" rispose la scienziata dura “Benché venga dal Regno di Gyakuza e io venga dal Regno di Houma, non si può fare di tutta l'erba un fascio. Una guerra non definisce una singola persona, e ti avviso che se proverai a toccarla ancora una volta, anima o meno, ti spedirò all’Inferno senza troppi complimenti~” aggiunse minacciosa.

 

La dama in verde si fece seria, stirando poi le labbra in un sorriso sghembo “Ci sono già stata, e non mi aggrada come casa~” replicò, mentre le candele iniziavano a spegnersi “Elizabeth Lombroso…” l'essere chiamata con il suo vecchio nome colse non poco di sorpresa il medico “Guardati le spalle. Presto o tardi, mi libererò di quella puttana di Gyakuza" promise quella che doveva essere un'anima rancorosa 

 

“Voglio proprio vederti provare, Dama in Verde" rise il medico stringendo il bastone tra le mani guantate “Amelia si sa difendere molto bene… e anche io!” batté con forza la punta del bastone sul pavimento, producendo un nuovo bagliore che fece ringhiare l'entità infastidita. La sala del trono si sbiadì, ed una calda luce avvolse il medico…

 

Con un sospiro pesante riaprì gli occhi; si tolse la maschera e il cappuccio protettivo, libera di respirare affannata e tossire alcuni grumi di sangue nelle mani. Subito Amelia e Petruccio le furono accanto, con il ragazzo intento a scusarsi più volte per aver creato guai.

 

I tentacoli erano spariti, e tutto pareva tornato alla calma antecedente all’improvviso attacco, persino la ferita al petto era sparita! si rialzò dopo che la tosse fu scemata, gettando un’occhiata allo specchio “Sorprendente…” mormorò sciogliendo i capelli grigi, liberi di ricadere lunghi e lisci fin sotto al fondoschiena; quella capigliatura quasi stonava per il modo in cui incorniciava il suo viso di età impossibile da definire “Signori, vi racconterò tutto presto, ma per ora vi dico solo che credo abbiamo a che fare con uno Specchio Stregato" rivelò “Abitato dall'anima di una deceduta della guerra di Houma…”

 

 

 

*** 

 

 

 

La predizione l'aveva lasciata davvero stremata! 

 

Hela se ne stava rannicchiata di fronte al camino sul suo giaciglio di cuscini, nascosta sotto la coperta; Fenrir dormiva poco più in là, mentre Ouken era seduto al tavolo intento ad affilare lo spadone e i serpenti strisciavano attorno, captando i suoni circostanti. Si preannunciava un primo pomeriggio tranquillo, ma l’improvviso bussare alla porta sentenziò il contrario.

 

Ouken si alzò di scatto, e Fenrir ringhiò poco amichevole “State calmi, sono certa che non è nulla…” la veggente si alzò, zampettò fino alla porta e la aprì, per sbatterla indietro un secondo dopo 

 

“Lo sapevo…” Bebin roteò gli occhi, bussando di nuovo sui battenti di legno “Vattene!” berciò la strega dall'interno “Hela, per favore apri, è importante!” tentò il corvino “Sparisci, non mi interessa!” replicò la ragazza; Dorshe prese il collega per la spalla, scambiando le posizioni “Lady Hela, per ordine del Re aprite questa porta!” tuonò la guardia, rimanendo di stucco quando ricevette una pernacchia come risposta “Il Re non ha autorità nelle MIE Foreste!” informò lei “Sparite!”.

 

Non aveva proprio voglia di conversare con suo fratello o i suoi stupidi amici del Castello di Re SoTuttoIo! 

 

“Vi avevo detto che le probabilità di fallimento erano molto alte…” sospirò la spia; nemmeno conversare con i serpenti della sorella sarebbe servito “Lady Hela, per favore apra la porta" stavolta Apeas e Domas erano impegnati nel tentativo di farsi accogliere nella capanna “Non ci costringa a buttarla giù!” alla frase di Domas la serratura scattò, mostrando Ouken ritto in tutta la sua altezza e a spada sguainata.

 

La visione del non morto fu abbastanza per far comparire un'ombra di paura sul viso dei Big Four; i due cavalieri di fronte alla porta strinsero le rispettive armi pronti allo scontro facendo due passi indietro… Quell'essere era l'ultima cosa che si aspettavano di vedere! “Ecco perché non era saggio insistere…” ringhiò Bebin 

 

“Tu sapevi della sua presenza e non l'hai detto?!” berciò Dorshe contrariato “La vera domanda è che COSA ci fa lui qui?!” commentò Domas, il più agitato dei quattro “Manteniamo la calma" si impose Apeas “Lady Hela, non vogliamo scontrarci! Vogliamo solo discutere di una faccenda con Voi!” disse a gran voce, ma Ouken non arrestava la sua avanzata, e presto a lui si unì l'imponente lupo a denti scoperti. Era chiaro che se avessero insistito la questione si sarebbe risolta con il sangue.

 

Despa intanto osservava la scena: era stato contrario sin da subito al bussare ed imporre la propria presenza, se lo sentiva che non era la maniera giusta! 

 

“I tuoi amici non sono stati molto garbati, Fratello…” alla sua sinistra, apparso come dal nulla, stava un uomo indossante una maglia bianca e un paio di pantaloni scuri. Il viso dall'aria gentile era sovrastato da una folta capigliatura scura che si abbinava ai baffi curati “Hela è molto risentita con il fratello e con la Corte. Me lo disse qualche tempo fa…” “Se le parlassi io secondo te potrei convincerla?” chiese il biondo, ricevendo un cenno di assenso dal fratello “Provaci, ci riuscirai secondo me" rispose. Il principe gli sorrise, sentendosi rincuorato “Grazie, Ouken…” mormorò mentre la visione del corvino spariva.

 

Osservò il cavaliere d’argento rientrare con il lupo dopo aver scacciato indietro i quattro e chiudersi la porta alle spalle; si avvicinò alla porta, e bussò “Hela, ti ricordi di me?” domandò “Sono io, Despa" si presentò “Capisco quello che provi, Ouken mi ha rivelato qualcosa… ma ora ci serve il tuo aiuto. Le tue doti…” proseguì “Non ti deluderemo, potrai prendertela con me se così sarà, te lo prometto!” 

 

Ci fu un pesante silenzio per qualche minuto, dopodiché la serratura scattò di nuovo: Ouken apparve sulla soglia, e si fece da parte “Grazie…” gli si rivolse Despa prima di fare un cenno verso i quattro.

 

Il Cavaliere si mosse portandosi alle spalle della veggente, seduta al tavolo principale 

 

“Che cosa volete da me?” abbaiò ostile “Hela cara, vedi… oggi si sono svolti i funerali della Regina Madre, Lady Hiling” informò Despa “Condoglianze” sbuffò la ragazza, ignorando Dorshe serrare i pugni adirato; Ouken le poggiò una mano sulla spalla, che la corvina strinse “È… proprio per questo che siamo qui, Hela. Vogliamo sapere… Sua Altezza è davvero nell'Oltretomba?” domandò finalmente il principe.

 

La ragazza si massaggiò i lati del naso con un sospiro seccato “Il glicine…” mormorò, confondendo i presenti “Nei giardini doveva esserci un glicine” precisò la strega come se stesse parlando di qualcosa di ovvio “Com'era?” “Secondo lei perdiamo tempo a guardare le piante, con tutto il rispetto?!” sbraitò Dorshe a denti stretti, venendo richiamato da Apeas e facendo stringere il braccio di Ouken attorno alla veggente in maniera protettiva. Alcuni serpenti soffiarono minacciosi, e Fenrir ringhiò nuovamente. 

 

Bastava una scintilla, e tutto sarebbe piombato nel caos per la seconda volta!

 

“Era intatto, era intatto!!” si ricordò improvvisamente Bebin, cercando di sovrastare il ringhio ostile del lupo con la propria voce; Hela alzò una mano, calmando l'animale all'istante 

 

“Se l'acqua scorre triste e lenta, e rosso il cielo da azzurro diventa, è segno che la povera Regina si è spenta… Ma se il glicine svetterà senza danno, il cuore batterà senza alcun affanno…” recitò, guardando i presenti “Ebbi questa visione mesi fa, e il vostro caro Re mi scacciò in malo modo. Avete appena detto che il glicine era intatto… traete le vostre conclusioni” sentenziò.

 

Dorshe passò dalla furia al sollievo, cadendo in ginocchio e scoppiando in lacrime seguito da Domas, Bebin guardò la sorella con rammarico e così Apeas, sentendosi in colpa per il trattamento che la ragazza aveva ricevuto e al quale non poterono opporsi ai tempi, infine Despa le prese la mano tra le proprie, sorridendole gentile “Grazie, Hela cara…” disse sincero, guardando il cavaliere alle sue spalle. Senza il suo incoraggiamento non avrebbe neanche tentato di stabilire un contatto con la veggente! 

 

Hela roteò gli occhi, rivolgendogli un breve sorriso “Ora però vi voglio dire una cosa" proferì seria “Proprio due giorni fa ho avuto una nuova visione, è trascritta su quella bacheca… leggetela, e ricordatevela” istruì, sicura che stavolta sarebbe stata ascoltata…

 

 

 

*** 

 

 

 

Le palpebre di Hiling tremarono, sollevandosi poco dopo… cos'era successo?

 

Si sentiva così confusa… l'ultimo suo ricordo era una figura che le si avvicinava in mezzo al fumo, e poi un gran buio; emise un lamento, mettendo poi a fuoco l’ambiente circostante… un momento. 

 

Quella non era la stanza della Tenuta d'Estate! Dove si trovava?! 

 

“Oh, finalmente il riposino di quarantotto ore è finito?” fece Tyr dalla sedia accanto al letto; la Regina Madre balzò seduta, ritraendosi un po' “Chi sei tu?!” domandò brusca “E dove mi trovo?!” quarantotto ore? Due giorni quindi?! Dove era stata per due giorni?! 

 

“Ti trovi nella nostra infermeria, e il mio nome se proprio ti interessa è Tyr" bofonchiò la ladra, facendo diventare il viso della nobile rosso di stizza “Lo sai con chi stai parlando?!” chiese, ricevendo una risatina dalla donna più giovane “Oh sì, con sua Altezza Reale Milady Hiling~” rispose Tyr “E allora sei pregata di parlarmi in modo adeguato, sfregiata” sibilò la reale “Altrimenti che fai? Ordini al nulla di mozzarmi il capo?” rise la ladra per nulla spaventata “La tua autorità e il tuo titolo sono nulli qui, cornacchia~” la canzonò, punzecchiandole il naso con l'indice e ricevendo uno schiaffetto alla mano 

 

“Non toccarmi!!” strillò la bionda adirata “Altrimenti che fai, mi mordi?” miagolò la rapitrice aumentando la rabbia della testa coronata.

 

 Tyr si voltò, stiracchiandosi e dandole le spalle “Fossi in te mi metterei comoda, bambolina: se non ti fosse chiaro il concetto, hai da due giorni guadagnato il titolo di Ostaggio Reale, e ci aspetta una luuuunga convivenza~”

 

Hiling sentì il sangue ribollire e salire alla testa, quella vile buzzurra aveva superato ogni limite! Si alzò di scatto, e allacciò il braccio destro attorno al suo collo mentre il sinistro premeva dietro alla sua testa. L’avrebbe messa fuori gioco e sarebbe scappata! Una fortuna aver chiesto a Dorshe delle nozioni di difesa! Strinse la presa con un ringhio, presa che si allentò quando ricevette un colpo alla bocca dello stomaco e una spinta che mise distanza tra le due “Qui micio micio~” canzonò Tyr con voce roca per il tentativo di soffocamento appena ricevuto. 

 

Voleva la lite? Nessun problema.

 

La bionda le fu addosso subito dopo, attaccando furiosamente e riuscendo ad un certo punto a graffiarla in viso; l’assenza dei guanti, rimossi per accertare le condizioni delle mani e delle braccia della donna, si era ritorta contro la ladra! La sorpresa fu tale da farla inciampare trascinandosi la Regina dietro. Rotolarono un paio di volte sul pavimento sempre impegnate in quella zuffa selvaggia, colorita da altri graffi da parte della bionda e prese ai capelli e parate da parte della corvina; Hiling riuscì a guadagnare un vantaggio, stringendo le gambe attorno ai fianchi della ladra sovrastandola, la afferrò per il collo con entrambe le mani e iniziò a stringere.

 

Gli occhi blu parevano risplendere di rabbia, e la smorfia sul suo viso era pari al ringhio di una fiera fuori controllo; l'aveva rapita, l'aveva toccata, le aveva mancato di rispetto e le aveva rovinato il vestito scoprendole le spalle e quasi il petto… doveva pagarla cara! Non le importava se la donna sotto di lei le aveva afferrato la gola a sua volta, avrebbe resistito finché quella schifosa rapitrice non sarebbe crollata svenuta sul pavimento! 

 

Tyr si agitò nel tentativo di levarsela di dosso, scalciando e dando un paio di colpi di reni, ma l’avversaria portò il proprio peso verso il basso, inchiodandola ancora di più a terra; da quella posizione la bionda riuscì a guardarla dritta nell'unico occhio visibile… e sentì i propri spalancarsi…

 

Più la guardava, più provava una strana sensazione, un calore che si irradiava dal centro del petto in tutto il corpo, una sensazione che aveva già provato…

 

Ben dieci anni prima…

 

Con grande sorpresa della ladra Hiling allentò la presa, permettendole di respirare nuovamente e spingendo Tyr a fare lo stesso, lasciando cadere le braccia ad incorniciare il capo… la Regina sentì le guance andare letteralmente a fuoco alla vista della donna più giovane ansimante peggio di lei a cui stava ancora addosso 

 

“Smettila…” ordinò, poggiando le mani accanto alle sue per sostenersi “Cos-..?” “Smettila di… respirare così-!” la sgridò la bionda “È… indecente!” Tyr ridacchiò tra gli ansimi, rivolgendole un sorriso stanco 

 

“… pervertita~” sogghignò, muovendo le proprie mani ad afferrare i polsi della donna.

 

Le fece scivolare in avanti sul pavimento di legno, ottenendo che la Regina le piombasse addosso; l'intento era solo di riprendere fiato e sfruttare la stanchezza dell'ostaggio per evitare un'ulteriore zuffa, ma quella posizione era… alquanto ambigua, e avere il seno prosperoso della donna premuto contro al proprio di certo non aiutava. Evidentemente la nobile ebbe gli stessi pensieri, poiché la fulminò con lo sguardo 

 

“Ti odio già …” sibilò esausta, lasciando cadere mollemente il capo in avanti e facendo ridacchiare la ladra 

 

“… Ho interrotto qualcosa?” 

 

Rapita e rapitrice mossero il capo, incrociando lo sguardo incredulo di Arthur e quello imbarazzato di Gale, che si girò dall'altra parte dando loro le spalle 

 

“Non è come sembra!-" guaì Hiling ancora più rossa 

 

“Dicono tutte così~” miagolò Tyr senza vergogna; i due le aiutarono ad alzarsi, e mentre Tyr lasciò l’edificio Gale si appoggiò alla porta, permettendo ad Arthur di sedere accanto alla bionda “Vedo che si è ripresa" le si rivolse il ladro, sorprendendola un poco. Dopotutto non aveva usato il tu! “E ho ragione di credere che è stata in grado di muoversi bene, quindi le mie cure sono state efficaci" “Come prego?” Hiling inarcò un sopracciglio “… lei mi ha curato?” 

 

“Arthur è il nostro medico, oltre che il Grande Capo" spiegò Gale “Via, sono solo un coordinatore più che un capo" lo corresse il più anziano lusingato “Potrei sapere dove mi trovo, che sta succedendo e chi era quella buzzurra pervertita, di grazia?!” starnazzò la bionda “Fossi in lei sarei un po' più gentile con Tyr. Dopotutto la “buzzurra pervertita" ha rischiato la vita per salvare la sua" rispose Arthur, informando poi la donna dei fatti.

 

Hiling rimase seduta sul letto senza parole.

 

La donna con cui si era azzuffata e che aveva cercato di soffocare… era andata incontro a morte certa o ad una cattura solo per salvarle la vita?! 

 

Perché?! Che ragioni aveva?! 

 

“Le garantisco che, anche se può essere definita ostaggio, non vogliamo assolutamente farle del male. Non siamo selvaggi" “A meno che non ci attacchi prima tu, allora puoi salutare la tua gola-” “Gale, non è il momento!” ristabilito l'ordine il grigio tornò a guardare la bionda 

 

“Screzi a parte, le cose stanno così.  E ora le chiedo gentilmente di seguirci… l'infermeria va lasciata libera nel caso qualcuno necessiti delle mie cure, quindi la sistemeremo nello stesso edificio dove io e i miei compagni risiediamo “ finì di spiegare, ricevendo un cenno dall'ostaggio 

 

“Ah, e ripeto. Ringrazia la buzzurra pervertita anche per questo, visto che io ti avrei sbattuto in cella…” le sibilò contro il gigante mentre uscivano dall'infermeria…

 

 

 

 

 

*** 

 

 

 

 

 

Ed eccomi qui che di nuovo vi lascio in sospeso~

 

Sono cattiva lo so💖⚙

 

Tante domande?

 

Lo spero.

 

Più casini? Assolutamente 

 

Soft Core? SÌ CAZZO!!! 

 

Spero di vedervi nel prossimo cap, e voglio sapere cosa ne pensate dei nuovi personaggi apparsi! 

 

 

 

Un abbraccio

 

⚙Karla_Heisenberg⚙

 

 

   
 
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