Una volta ottenuto il numero telefonico del professore dalla segretaria del signor Pugliese, la signora Galli non esitò a contattarlo, e fissò dunque un appuntamento a casa per fargli conoscere Tina e fissare l’obiettivo didattico di riuscire a darle la parola. O’ professore si presentò da subito come il “mago della parola, o’ growth hackèr del linguaggio”, sciorinando epiche imprese di insegnamento tali da far apparire al suo confronto Maria Montessori un’insegnante di sostegno precaria e in esubero, pronta per essere messa in cassa integrazione; insomma, gesta la cui leggendarietà è minore alla sola realtà. Narrò ad esempio di un pitbull denominato Lazzaro, soprannominato Lazza, ma nuovamente soprannominato dal professore come o’ lazzaron’ muort’ ‘e sonn’, che non era nemmeno in grado di adempiere al suo ruolo di guardiano domestico in quanto dormiente di notte e di giorno, e al quale egli disse: “Lazzarone, sosat’ e abbaia!” e che iniziò ad abbaiare così forte da scacciare “tutt’ e mariol’ d’o’ quartiere”. E con essi anche gli stessi abitanti. Questi ultimi, coalizzatisi contro Lazza, crearono un gruppo Whatsapp, poi uno Facebook, poi uno Messenger, poi uno Telegram, poi un altro di Whatsapp in quanto quello precedente aveva raggiunto il numero massimo di partecipanti, poi una petizione e poi un comitato di quartiere al fine di trovare una soluzione per far cessare l’abbaiare di Lazzaro. Il think tank che si era così creato decretò che la soluzione preferibile fosse quella di recarsi in massa al commissariato a sporgere denunzia per disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone (ex art. 659 c.p.) e poi chiedere i danni morali, biologici ed esistenziali mediante un’azione civile e appellandosi all’art. 844 c.c. (immissioni che superano la normale tollerabilità), intrapresa sotto forma di class action. Dati però i tempi del tribunale che avrebbe dovuto emettere una sentenza in merito, uniti altresì ai costi delle marche da bollo, del contributo unificato, dello studio legale e dei tecnici competenti in acustica che in qualità di c.t.p. avrebbero dovuto misurare l’intensità dell’emissione acustica al fine di produrre una perizia fonometrica da far valere dinanzi al giudice, stranamente i vicini considerarono l’opportunità di farsi giustizia da soli, tant’è che un giorno, all’ennesimo abbaiare di Lazzaro, uno di loro, il quale aveva appreso come realizzare una molotov dopo che una rifugiata ucraina ne aveva postate le relative istruzioni di assemblaggio su uno dei 2 gruppi Whatsapp, ed essendo consapevole della compiaciuta (e comprensibile) omertà degli altri, gli lanciò contro la molotov che aveva appena finito di realizzare, la cui esplosione decretò la trasformazione di Lazza nella cenere per cui oggi è ricordato.
E dopo la parabola di Lazzaro che tornò cenere, o’ professore narrò anche di come la sua pedagogia non si limitava all’insegnamento del linguaggio, bensì anche a quello della lettura, e pertanto citò l’esempio di Giovanni il cane buono, un cagnolone mite e mansueto il quale viveva in una famiglia con dei bambini ai quali voleva così bene al punto da recarsi ogni giorno presso il fornaio vicino casa al fine di prendere le pizzette che poi riportava ai bimbi come merenda. Quando però l’attività del forno cessò e il locale commerciale che lo ospitava fu locato a un’attività di vendita di smart drugs, Giovanni – abituato com’era a recarsi sempre in quel posto – continuò ad andare nello stesso locale commerciale, acquistando quindi la nuova merce ivi in vendita. Avendo i genitori dei bambini capito che Giovanni non aveva ben appreso che nell'unità immobiliare C/1 in cui questi si recava vi fosse ora un’attività commerciale leggermente diversa, si appellarono alle conoscenze e alle competenze zoopedagogiche del professore, il quale insegnò a Giovanni a leggere le insegne dei negozi, i codici Ateco e le visure camerali al fine di discernere le attività commerciali idonee ai pargoli da quelle attinenti ai vizi e al malcostume. Il cane buono, molto diligente e veloce nell’apprendimento, capì quindi del cambiamento di attività commerciale e fu così che continuò a recarvisi e a riportare ai bambini le smart drugs. Infatti Giovanni aveva ben compreso che i bimbi gradivano molto di più questo nuovo tipo di merce rispetto alla precedente e, in virtù del profondo legame emotivo che lo legava agli stessi, continuò appunto a riportar loro prodotti di tal tipo – tra cui "profumatori ambientali" a base di THC per la loro cameretta – al fine di perseguire quello che era il suo unico e nobile intento che animava ogni sua giornata: veder sorridere i più piccoli. A questo punto però i genitori vietarono formalmente a Giovanni di riportare qualsiasi cosa ai bambini, e data la sua natura molto mansueta e obbediente, acconsentì a questo divieto. Un divieto che tuttavia fu accettato molto a malincuore, poichè aveva fatto nascere in lui la paura di finire per non essere più amato dai bambini, che a sua volta causò in lui un disturbo depressivo maggiore, nonchè ricorrenti problemi di insonnia. Fu così che un giorno, mosso dall'animo affranto e dal cuore in pena, decise di prendere il coraggio a quattro mani (o, meglio, a quattro zampe) e mirando i genitori dritto negli occhi disse loro: “Quando, tornando a casa, troverete i bambini, date a loro una smart drug e ditegli: questa è la smart drug del cane buono!”.
Passando a un altro genere di animali, o’ professore raccontò della celebre “a’ papera muta”, ovvero un’anatra siciliana la quale – dopo aver appreso la parola per suo merito – si fece non solo foriera, ma anche cassa di risonanza, della denunzia delle turpi e reiterate attività malavitose di cui l’hinterland siciliano era suo malgrado triste teatro. La papera (non più) muta lanciò una vera e propria campagna di sensibilizzazione verso i crimini perpetrati da Cosa Nostra, spezzando il clima di silenzio e di omertà che fino a poco tempo prima imperversavano nella Trinacria. Il suo eroismo venne altresì notato dall’associazione antimafia Libera, che la invitò anche a salire sul palco durante un loro incontro pubblico, e sui cui ella dichiarò: “Quack! Quack! Oggi è giunto il momento di dire no alla mafia! Uniamoci contro Cosa Nostra e chiediamo giustizia! Se abbiamo paura di farlo per noi, facciamolo per il futuro dei nostri pulcini!”. Essendo ancorchè divenuta informatrice di polizia, alcune fonti – non rese pubbliche dagli inquirenti per motivi di segretezza – la indicano come responsabile di una soffiata che ha poi contribuito alla cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro. Tutta questa sua meritoria opera di supporto alla giustizia e di contrasto all’illegalità e al fenomeno della criminalità organizzata si è protratta fino al giorno in cui misteriosamente sparì, per poi riapparire sotto forma di ragù.
Infine, per dimostrare alla signora Galli di essere anche in grado di far parlare delle conigliette nane come Tina, raccontò di come fece riacquisire la parola alla coniglietta influencer Polly, alla quale era stato hackerato l’account Instagram da quasi 50000 follower, e che da quel giorno aveva perso l’uso della parola per il trauma subìto. La stessa proprietaria e social media manager della coniglietta si era così espressa in una diretta Instagram: “Sono mamma di una stupenda coniglietta di 2 anni di nome Polly. Purtroppo a Polly è accaduta una cosa inaudita, una disgrazia che non augurerei a nessuno, nemmeno alla mia peggior nemica. Una disgrazia per cui la sua vita non è più la stessa: prima saltellava e grugniva felice, ora giace mesta in un angolino senza più dire niente, senza nemmeno parlare alla sua mamma...ebbene, a Polly è stato...hackerato l’account di Instagram! Quando ho saputo di questa tragedia mi si è spezzato il cuore...è come se questo crimine l’avessero fatto a me stessa, a me che sono la sua mamma! E mi sono sentita DISTRUTTA, mi sono sentita DISPERATA, mi sono sentita STUPRATA! Perchè con un male così grande nel cuore non si vive. Si sopravvive. All’hacker vorrei dire soltanto una cosa: tieni pure i follower, ma almeno riconsegnaci le foto e i video, perchè per Polly sono tutta la sua vita!” e la diretta Instagram si concluse con le lacrime e il pianto disperato di una madre affranta da un male incommensurabile. Tale vicenda generò altresì una mobilitazione social senza precedenti, con hashtag del tipo “#JUSTICE4POLLY” o “#POLLYACCOUNTMATTERS”, flash mob con cadenza settimanale accompagnati dall’hashtag “#FRIDAYSFORPOLLY” per richiedere la restituzione dell’account alla legittima proprietaria, e relativo (ed ennesimo) crollo di Meta in borsa. La vicenda della coniglietta Polly si concluse in modo positivo solamente allorchè la stessa riacquisì la parola grazie all’intervento salvifico del professore, contattato dalla sua proprietaria/mamma/social media manager, che intanto era stata anche ribattezzata dai mass media “la mamma coraggio 2.0” a causa della sua fervida battaglia social per far riottenere l’account Instagram alla sua coniglietta (o meglio, figlia). Questa toccante storia aveva poi fatto sì che il video-appello creato dalla proprietaria/mamma/smm/influencer vicaria di Polly divenne virale, e lo stesso diventò conseguentemente un meme giacchè venne effettuato uno screenshot del fotogramma in cui la ragazza, in prossimità di scoppiare in lacrime, diceva: “Mi sono sentita STUPRATA!”. Tale meme a sua volta divenne un cryptoasset dal momento che fu acquistato su OpenSea come NFT (non-fungible token) da un petroliere texano iscritto al GOP, il quale lo utilizzò come finto banner pubblicitario al fine di trollare le femministe – e, più in generale, qualsiasi essere vivente che si riconoscesse, anche solo parzialmente o saltuariamente, nel genere femminile – con un fantomatico numero di telefono anti-stupro, che la pubblicità dava per raggiungibile all’1-800-f*ck my ass. Intanto, dato che Polly aveva finalmente riacquisito la parola, fu immediatamente invitata come ospite a Pomeriggio Cinque, in quella che poi sarebbe divenuta la sua prima ospitata televisiva. Una volta giunta in studio, Barbarella la conduttrice le domandò: “Cara Polly, cosa faresti se oggi potessi riavere il tuo account Instagram?” e lei le rispose: “Non ci farei un bel niente perchè intanto tutti i giornali, le TV e i social hanno parlato di me, sono diventata molto più famosa, e quindi potrei benissimo farmene uno nuovo di account e avere tanti più like e follower di prima; e siccome già mi hanno hackerato l’account e tutti i giornali parlano di me, potrei pure avere la spunta blu, cioè il badge di verifica che hanno gli account famosi. Tutto ciò mi consentirà di avere una visibilità molto maggiore e di poter così ottenere partnership lavorative con i brand più blasonati, lanciare sul mercato una nuova gamma di articoli per coniglietti da me firmata e nel tempo libero fare anche delle ospitate nei locali per offrire ai miei follower il grande privilegio di potermi incontrare dal vivo”.
“E se invece potessi inviare un messaggio al tuo hacker, cosa gli diresti?”. “A quello sfigato di pakistano che mi ha rubato l’account gli direi che se lo può pure tenere...tanto sono generosa e mi piace fare beneficenza aiutando i meno fortunati...”.
Dopo queste favolose narrazioni, o’ professore parlò anche del suo compenso, che doveva essergli corrisposto dopo ogni lezione privata rigorosamente “a nero”, a maggior ragione dal momento che essendo beneficiario del reddito di cittadinanza, un regolare contratto di lavoro avrebbe comportato la perdita di suddetto sussidio. Le lezioni però non andarono come sperato, poichè se da un lato la signora Galli pagava e pagava, Tina non aveva alcuna voglia di parlare, nè aveva maturato stima alcuna nei confronti del professore, tant’è che ogniqualvolta la signora Galli le chiedeva: “Ti piace il professore?” lei le rispondeva scuotendo la testolina da un lato all’altro. Pertanto, dopo aver pagato l’ennesima lezione, la signora Galli chiese al professore il perchè di questa mancanza di progressi da parte di Tina, al che egli le rispose: “Signò, la sua coniglietta è intelligente, ma non si applica! I’ agg’ parlato e parlato alla coniglietta di tante cose importanti, per cui vale la pena parlare, tipo come rivendere i soldi d’a’ card’ o’ reddito ‘e cittadinanza, fingersi falsi invalidi, raccattare o’ finto figlio illeggittimo pe’ avere o’ assegno unico, truffare o’ stato legalmente, ai sensi dell’art. 264 d’o’ DL 34/2020, ch’ha modificato o’ art. 75 d’o’ DPR 445/2000...”. “Mi scusi se la interrompo, egregio professore, ma se lei sostiene di aver fatto parlare tanti altri animali, compresi i coniglietti, perchè ora non ci riesce?”. “Ma o’ vero ch’agg’ fatt’ parlà nà moltitudine, nà giungla e’ animali...compresi e’ conigli! Se non ci crede, mi porti n’altro coniglio e io gli insegnerò a parlare seduta stante!”. Avendo il professore chiesto di essere messo alla prova, la signora Galli lo accompagnò nel salone della sua dimora, ove vi era disposto un grande coniglio bronzeo, il cui interno cavo permetteva anche la presenza di una persona, giacchè era possibile accedervi tramite un apposito sportello – apribile e richiudibile solamente dall’esterno – che la signora Galli aprì affinchè il professore potesse entrare: “Prego, trasìte pure egregio professore, lì dentro troverete una bella sorpresa!”. L’avido professore, ritenendo che all’interno del coniglio vi fosse celata chissà quale ricchezza, e ritenendo la signora Galli una vecchia svampita ma ricca – ovvero, il classico pollo da spennare di cui egli è costantemente a caccia – fece il suo ingresso nel coniglio di Falaride, ma a dispetto delle sue aspettative non trovò lì dentro nè altri animali, nè ricchezza alcuna. Intanto la signora Galli richiuse lo sportello e abbassò un interruttore che azionò un meccanismo idraulico in grado di allagare l’interno del coniglio tramite una tubazione celata sotto al panciotto dello stesso, e che dunque faceva afferire dell’acqua resa bollente dal bollitore Cordivari Bolly 2 ST FB, installato ai sensi del DL 34/2020, c.d. superbonus. In questo modo o’ professore fu letteralmente bollito come un’aragosta immersa nell’acqua di cottura bollente. Tra l’altro, una volta che l’acqua era arrivata a un certo livello, la stessa faceva innescare un meccanismo di ingegneria idraulica per cui al coniglio venivano azionate le orecchie e il nasino, che si muovevano mentre si udivano le urla del malcapitato professore, che rimbombando all’interno del coniglio emettevano un sonoro guuuu! “Ha visto che c’è riuscito a farlo parlare?! Peccato però che in questo caso non potrà vantarsi con nessuno della sua impresa!”. Una volta che il professore fu cotto a puntino, la signora Galli ne servì un pezzettino anche a Tina, che attirata dall’invitante odorino si accinse ad assaggiarlo; dopodichè, quando la signora Galli le pose la domanda: “Ti piace il professore?” ella mosse la testolina, ma questa volta in segno di assenso.