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Autore: Lartisteconfuse    18/03/2023    1 recensioni
La figlia di Bakugou e Kirishima esce con il figlio di Midoriya e Uraraka, ma loro non sanno chi sono i genitori l'uno dell'altra.
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oppure: bkdk ma con font diversi
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Nuovo personaggio, Ochako Uraraka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: ciao! Prima volta che pubblico qualcosa di non angst lol
Allora questa oneshot è proprio una cosa sciocchina e leggera, scritta senza pensarci troppo. Non è implicato l'mpreg ufficialmente, ma allo stesso tempo non fatevi troppe domande su come Bakugou e Kirishima abbiano una figlia biologica, cioè nel senso io non me lo sono chiesto quindi a voi decidere la versione che preferite ^-^ 
Buona lettura <3



Katsuki si trovava nello studio, intento a rileggere il rapporto che aveva appena finito di scrivere e che avrebbe dovuto consegnare quella sera all'agenzia. La sua concentrazione, però, fu interrotta da un lieve bussare alla porta, fatto quasi con timidezza. La persona dalla parte opposta della porta, nonostante l'indugio che si era avvertito tramite i colpi dati, non aspettò che Katsuki rispondesse e infilò la testa all'interno. Due occhi rossi brillanti e un sorrisino formato da denti aguzzi si rivolsero verso di lui.
"Papà."
Il modo in cui Yuki pronunciò quella parola fece capire a Katsuki che per il momento doveva mettere da parte il suo lavoro.
Giró la sedia completamente verso la figlia. "Cosa hai combinato questa volta?"
Yuki gli rivolse un'espressione basita. "Perché pensi subito male?" esclamò.
"Perché ti conosco. Non dirmi che devo di nuovo andare a parlare con Aizawa."
"No! Non ho fatto nulla!"
Katsuki alzò un sopracciglio, perché continuava a non crederci. Dopo diciassette anni conosceva bene sua figlia e di come avesse un temperamento abbastanza esuberante, che spesso e volentieri suo marito non perdeva tempo a istigare.
Katsuki sospirò. “Bene, allora cosa succede?"
"Ecco...oggi pomeriggio devo uscire e..."
Katsuki sapeva bene dove quella conversazione stesse andando. "Ferma un attimo. Non mi starai mica chiedendo consigli per un appuntamento?"
Yuki ridacchiò nervosamente e prese a giocare con una lunga ciocca bionda che le ricadeva su una spalla. "Probabile."
"Perché a me? Non dici sempre che Eijirou ne sa più di me e che sa dare veri consigli?" 
"Sei ancora offeso per quella battuta? La dissi a 14 anni. Comunque non posso chiedere a papà..." 
Quel modo di fare tentennante mise curiosità a Katsuki, che si protese meglio per osservare la figlia. "Perché?" domandò guardando di sottecchi Yuki. 
"Ecco... Hai visto com'è papà... Lui si emoziona e si eccita e vuole ficcanasare un po' ed ecco..." 
Katsuki sorrise sghembo e si appoggiò allo schienale della sedia, accavalló le gambe. "Roba seria quindi eh. Ti piace davvero e Eijirou lo capirebbe, solo che non sai ancora come potrebbe andare a finire e..." 
"E papà è capace di stare male più di me poi" concluse Yuki. Katsuki sorrise, orgoglioso di aver di nuovo azzeccato tutto e subito sia su sua figlia che su suo marito. 
Quello scemo, così romantico che sua figlia stessa voleva proteggerlo da una possibile rottura con il suo ragazzo del momento.  
"Va bene, su, dimmi" disse poi. 
"Ecco, non so come vestirmi e sono anche un po' agitata in generale." 
"Questa è nuova, non sei mai stata così, cosa ha questo tipo di speciale?" 
"A parte che sono uscita con pochi ragazzi prima ed ecco è che... Lui è diverso. Nel senso va a una scuola normale sai? E non è nemmeno interessato agli eroi." 
Katsuki la guardò scettico e nel frattempo si alzò. "Sa di chi sei figlia?" 
"No. Ci siamo incontrati lo scorso sabato alla convention, eravamo allo stesso stand e in realtà volevamo lo stesso volume di quel manga che mi piace tanto, solo che era l’ultimo rimasto e gliel’ho lasciato. Così mi ha poi invitata per sdebitarsi e di andare insieme a comprarlo in negozio.”
Katsuki fece una faccia quasi disgustata. “Tu sicura che non ne vuoi parlare con Eijirou?” 
“Ne sto parlando proprio con te perché sei così anti sdolcinatezze, papà si sarebbe distratto! Ora puoi aiutarmi?”
Katsuki si avviò verso la camera della figlia, afflitto, perché non aveva proprio voglia di mettersi a osservare una sfilza di vestiti. 
“Ma un paio di jeans e una maglietta no eh?”
“Certo che sì! Ma quali?” Yuki aprì l’armadio e gettò sul letto una pila di jeans e poi aprì un cassetto pieno zeppo di magliette colorate. 
“Ti fai troppi problemi, non lo devi mica conquistare con i vestiti.”
“Ma ci tengo io a vestirmi bene.”
Katsuki sospirò. Quante volte aveva già sospirato da quando sua figlia era venuta a disturbarlo? “Va bene, siediti e non starmi in mezzo.”
Yuki prese posto sul letto e batté le mani eccitata. “Uuh sembri la nonna.”
“CHIUDI IL BECCO O NON TI AIUTO!”
“Uguale identico!” Katsuki lanciò un paio di pantaloni neri in faccia a Yuki, che si lasciò sfuggire un verso di sorpresa. “Uh, questi me li ero dimenticati” disse, osservando i pantaloni neri, di un tessuto diverso dal jeans e che avevano una catena attaccata a due passanti. 
Il padre le lanciò un top nero e una camicia a scacchi bianca e nera. 
“Dici?”  domandò la ragazza in dubbio.
“è il tuo stile, quindi sì.” Katsuki iniziò ad avviarsi verso la porta, ma Yuki lo richiamò. “Paaaapà.”
Oh no, quel tono. Quello stupido tono che aveva imparato da Eijirou. 
Si voltò, ben sapendo che non se ne sarebbe andato da quella situazione tanto presto. “Mi trucchi tu?” Fu la ovvia domanda, che Katsuki si era aspettato. 
“No.”
“Oh ma dai prima lo facevi!” 
“Avevi dodici anni e non sapevi farlo, ora ne sai più che capace.”
“Tiii pregoooo! Per stare un po’ insieme, in questi giorni sei stato occupato con la missione. Mi sei mancato.”
E Yuki aveva ripreso da Eijirou anche quel tono così convincente per farlo capitolare. C’era da ammettere che Yuki, però, aveva anche ragione, Katsuki era stato pochissimo a casa nell’ultimo mese e se sua figlia per una volta lo stava addirittura esprimendo in maniera diretta significava che era più che sincera.
“Va bene, vestiti e arrivo.”
Alla fine Katsuki si mise anche a spazzolare i lunghi capelli lisci della figlia, mentre lei sceglieva gli orecchini.
“Grazie papà!” urlò Yuki mentre correva verso la porta dopo averlo ringraziato anche con un abbraccio. 
“Non tornare tardi!” le urlò dietro Katsuki, ma Yuki aveva già chiuso la porta. 
 
***

“Sono a casa!” Hiro non aveva fatto in tempo a togliersi la giacca che sua madre era già davanti a lui con uno sguardo che non presagiva nulla di buono. Anche la sua posa da combattimento, leggermente chinata e con la testa rivolta verso l’alto per fissarlo non era un buon segno.
“Dimmi tutto e subito” comandò con voce seria e inquietante. 
“Ochako, lo puoi far entrare, almeno?” Izuku si era sporto dal soggiorno per guardare la scena. Hiro sapeva che in realtà suo padre non aveva nessuna intenzione di fermare la madre dal sommergerlo di domande. Era curioso anche lui. 
Hiro sospirò. “Bene.”
“E? Dai, non tenermi sulle spine.”
“E nulla mamma, era la prima uscita!”
“Quando vi rivedrete? Dove andrete? Ti piace? Quando la porti a casa? Oddio Deku che dovremmo preparare?”
“Mamma!” 
Izuku si era avvicinato ai due e aveva poggiato le mani sulle spalle della moglie. “Forse è il caso che lo fai respirare, non credi?” Ochako si arrese e guardò il figlio. “Parla.”
Hiro superò entrambi per avviarsi in camera sua. “Sì mi piace, ci rivedremo venerdì, però devo andare a scuola sua, perchè a quanto pare il prossimo weekend deve rimanere al dormitorio.”
“Aspetta, ma dove va a scuola?” domandò Izuku. 
Hiro si fermò, ma non si voltò. “Alla UA, nel corso per eroi.” Ben presto venne raggiunto da entrambi i genitori, che gli rivolsero due espressioni eccitate. “Vuole fare l’eroina!” esclamò Ochako. 
“Qual è il suo quirk?” domandò Izuku. 
“Ecco, lo sapevo. Non dovevo dire nulla.”
“Aspetta” lo fermò Ochako quando Hiro aveva tentato di rimettersi a camminare. “Lei sa?” Hiro la guardò di sottecchi, non aveva più l’espressione eccitata e felice di prima, era preoccupata e lo stesso valeva per suo padre. Sorrise a disagio. “No, ma è più perchè voglio conoscerla bene prima, sapete com’è la gente no? Ma non credo che ci sia da preoccuparsi e poi, lo sapete anche voi, a me non importa molto.”
Izuku sorrise. “Lo sappiamo e sappiamo anche che non ti interesseresti mai a una ragazza che potrebbe avere simili pensieri.”
“Vero” annuì Ochako. “In che classe sta?”
“3-A.”
“Se incontri il professor Aizawa ti prego salutacelo! Ci farebbe molto piacere.”
“Va bene, va bene.” Detto questo Hiro chiuse la porta della sua camera, lasciando i genitori in corridoio. 
“Sono contento che abbia conosciuto questa ragazza, Hiro è stato solo per troppo tempo” commentò Izuku.
“Già, anche se sta migliorando no? Ha degli amici anche a scuola. Non importa se pochi o tanti, l’importante è che siano buoni.”
Izuku annuì. “Però questa cosa che non è interessato agli eroi mi uccide sempre!” esclamò con un finto tono disperato. Ochako scoppiò a ridere e gli dette qualche pacca rassicurante sulla schiena. “Devi fartene una ragione, tuo figlio non è interessato…a proposito cos’è questa puzza?” Izuku annusò l’aria, avvertendo odore di bruciato.
“Ochako, stavi cucinando?”
“Oh mamma sì!” 

 
***

Hiro era nervoso, la UA era immensa e gli edifici del corpo centrale e dei dormitori gli incutevano un certo timore. Intorno a lui, però, c’era un’aria rilassata e molti ragazzi passeggiavano o stavano seduti sul prato a godersi il caldo sole del pomeriggio. 
Da quanto gli avevano raccontato i suoi genitori era una novità che alla UA si accettassero visitatori esterni, ma i tempi erano cambiati e non ci stava una minaccia seria da parte dei villain dall’ultima guerra a cui loro stessi avevano partecipato. 
A quanto pare la scuola aveva mantenuto i dormitori per pura comodità, dato che in realtà erano stati disposti quando un compagno di classe dei genitori di Hiro era stato catturato dall’Unione dei Villain. Un certo Kacchan.
Hiro arrivò al dormitorio che gli avevano indicato all’entrata e, con un certo imbarazzo, entrò. 
Nella sala comune non c’erano molte persone e trovò subito Yuki. Stava in piedi a parlare con un uomo vestito completamente di nero e accanto a lei c’era un’altra ragazza dai capelli metà viola e metà biondi. Entrambe avevano un’espressione supplichevole diretta all’uomo.
“Per favore professor Aizawa, mi metta in punizione domani o domenica o va bene anche lunedì, ma non oggi” stava dicendo Yuki, “Gliel’ho detto che ho visite.”
“Già professor Aizawa, non ci punisca oggi.”
“Kaminari, non mi sembra che tu abbia visite per questo pomeriggio” rispose il professore alla ragazza sconosciuta. 
“Sì, ma poi Bakugou non ha nessuno come compagnia.”
“Esatto!” ribatté Yuki. 
“è una punizione non devo farvi i favori.”
“Sì, ma…uh Midoriya!” Yuki aveva visto Hiro e il suo volto si era aperto in un sorriso mentre agitava la mano per salutarlo. “Vieni! Ti presento il professor Aizawa.”
All’urlo di Yuki tutti i presenti si erano girati a osservare Hiro, tranne il professore. 
Hiro si avvicinò un po’ titubante e sorrise appena. “Spero di non disturbare” disse, lanciando poi un’occhiata all’uomo. 
Quando percepì la presenza del nuovo arrivato di fianco a lui Aizawa si voltò a guardarlo: Capelli verdi e mossi, volto pieno di lentiggini ed espressione nervosa.
Riportò l’attenzione sulla sua allieva, la figlia di Bakugou e Kirishima, che era una fonte di guai continua. 
Poteva avvertire il mal di testa minacciare di farsi più forte ormai. 
“Me ne vado. Parleremo della punizione più tardi. è un piacere fare la tua conoscenza Midoriya.”
“Piacere mio” rispose il ragazzo, “la salutano i miei genitori.”
“Aspetta, ma anche i tuoi genitori sono eroi! Anche i miei!” esclamò Yuki.
“Yuki, fa di cognome Midoriya, è figlio dell’eroe Deku” rispose l’amica.
Yuki strabuzzò gli occhi. “Non ci credo!” scoppiò a ridere. “Sono così abituata a sentirlo chiamare Deku che non ci ho pensato! Ma allora i nostri genitori sono amici.”
“Chi sono i tuoi genitori?” domandò Hiro confuso, non ricordava nessun Bakugou.
Yuki rise più forte. “Se tuo padre è Deku allora conosci uno dei miei padri come Kacchan, vero?”
Da quel momento si aprì una lunga discussione sui loro quattro genitori, con commenti anche di Kaminari, che a quanto pare era la migliore amica di Yuki e anche i suoi genitori facevano parte della stessa classe dei loro ed erano eroi. 
“Come mai non sei venuto anche tu qui?” domandò Kaminari ad un certo punto.
“Oh, ecco…Non sono portato per il lavoro da eroe.”
“In realtà a Midoriya non interessano gli eroi” commentò Yuki sorridendo. “La trovo una cosa bellissima, tutti parlano sempre e solo di eroi.”
“In un corso per eroi di cosa vuoi parlare?”
“Intendevo in generale stupida!”
 
***

Dopo aver scoperto di chi erano entrambi i figli, Yuki e Hiro decisero di non dire nulla ai loro genitori, nemmeno quando iniziarono a uscire insieme come una coppia.
“Voglio che sia una sorpresa, allora ci sono per domani vero?” domandò Yuki
“Sì.”
“Perfetto, ci sarà da ridere.”
E infatti, proprio la sera dopo i due ragazzi avevano organizzato una cena in un ristorante per far conoscere i genitori. 
Eijirou era stato molto felice della cosa, dato che la figlia era stata molto misteriosa sul ragazzo con cui usciva da ormai due mesi e il fatto che volevano far incontrare le famiglie era un buon segno. 
Katsuki, contro, era rimasto sospettoso, perché due mesi erano pochi e ufficializzare le cose con anche una cena con i genitori del ragazzo gli sembrava quasi come se stesse accadendo tutto troppo in fretta, ma Yuki era stata pronta a rassicurarlo. 
Izuku e Ochako non avevano mosso domande, erano entrambi felici di poter conoscere sia la ragazza che i suoi genitori. 
“Io ancora non sono entusiasta di questa cosa” commentò Katsuki scendendo dalla macchina. 
“E dai papà, ormai non puoi tirarti indietro!” 
“Ma posso esternare il mio disappunto.”
Eijirou prese la mano del marito e intrecciò le dita, massaggiando con il pollice l’interno del polso di Katsuki, ben sapendo che quel gesto era ben gradito.
“Sei preoccupato” ghignò Eijirou all’orecchio di Katsuki. “Hai paura che lui non sia adatto a lei e che loro non siano adatti a noi.”
“Non è vero, non essere idiota!”
“è così!” 
“No! Spero solo che non sia un emerito coglione con dei genitori di merda e…”
“HIRO!” L’urlo di Yuki fece girare di scatto i due che videro la figlia correre e saltare in braccio a un ragazzo di poco più alto di lei, che però aveva un’aria molto più che familiare. E infatti poco dietro, Eijirou e Katsuki incontrarono le facce sconvolte di Izuku e Ochako. 
“NO! MI RIFIUTO! NON QUESTO! NON IL FIGLIO DI DEKU! NO!”
Katsuki stava per voltarsi e andare via, ma Eijirou lo fermo ridendo. “Ma come no? Almeno sai già che tipi sono no?”
“Ed è per questo che è un problema! Io non mi imparento con merdDeku!”
“Kacchan!”
“Zitto!”
“Ciao Kirishima!” Ochako salutò Eijirou con un abbraccio, avrebbe voluto fare altrettanto con Katsuki, ma decise di rimandare. “Che coincidenza eccezionale eh?” 
“Ragazzi perchè non ce lo avete detto?”
“Sorpresa!” esclamò Yuki ridendo. 
“Yuki facciamo i conti a casa!”
“Non farla lunga, sappiamo tutti che in realtà adori Deku!” Detto questo Yuki corse dentro il ristorante, trascinandosi dietro Hiro. 
“YUKI!”
“Kacchan, non urlare!” 
“Tu zitto!”
Ochako prese Eijirou sotto braccio e si avviarono verso l’entrata, parlottando tranquillamente.
“Kacchan sono davvero sollevato che siate voi.”
Katsuki si voltò verso Izuku, imbronciato, ma cambiò subito espressione nel vedere il sorriso quasi malinconico dell’altro.
“Tu sai di Hiro?” 
“Non so nulla di quel ragazzo, che dovrei sapere?”
“Non ha un quirk.”
Di colpo calò il silenzio. Katsuki non sapeva che dire. 
“è sempre stato abbastanza solo per questo. è timido e alcuni bambini ancora non sono molto gentili con chi non ha un quirk…Da quando ha iniziato il liceo qualcosa è cambiato, ma ho sempre un po’ di paura quando viene fuori. In realtà a lui non interessa, non gli importa nulla dei quirk e degli eroi. Ma avevo paura che la famiglia di Yuki non sarebbe stata molto felice di questo…ma siete te e Kirishima, quindi non ci sono problemi.” Stavolta Izuku regalò a Katsuki un grande sorriso. 
Katsuki gli dette un leggero pugno sulla spalla. “Ovvio che non è importante se tuo figlio non ha un quirk. La mia Yuki è forte abbastanza per proteggerlo."
“Non lo avrei mai dubitato con Kacchan e Kirishima come genitori.”
“Il problema è imparentarsi con te e quella pazza di tua moglie!”
“Kacchan!”
 
   
 
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