Libri > Grishaverse
Segui la storia  |       
Autore: Carmaux_95    19/03/2023    3 recensioni
[Six of Crows - Star Wars AU]
È un periodo di guerra civile nella galassia. Una coraggiosa alleanza tra cellule nascoste di combattenti per la libertà inizia a sfidare la tirannia e l’oppressione dell’Impero Galattico. Ma dalle strade stagnanti e dai vicoli bui dei pianeti più malfamati alle vie trafficate dei principali poli commerciali, sei ragazzi imparano a lavorare in squadra e a fidarsi l’uno dell’altro per portare avanti una missione che non batte alcuna bandiera ma che avrà ripercussioni: il loro potenziale potrà sì condurli a compiere grandi cose ma anche a provocare grossi danni…
"Si alzò appena un attimo prima che un colpo di blaster esplodesse ai suoi piedi facendo ribaltare il tavolo.
Vi si nascose dietro premendo la schiena contro la sua superficie bruciacchiata e cercò di prendere fiato.
Intercettò l’ultima frase del barista – “Ehi! Niente fulminatori qu-“ – e udì un altro scoppio. Assordato, si coprì le orecchie con le mani.
Si sentì in trappola.
«Adesso cominciamo a ragionare». Un sorriso entusiasta stampato in viso, il tiratore era stato veloce ad acquattarsi al suo fianco e ora stringeva fra le mani le proprie pistole. «Devi essere uno che scotta parecchio, eh, mercantuccio?»"
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
01
 
1
WYLAN
Wylan

13 BBY
 

Si trovava su Nal Hutta ormai da una settimana. Quasi quattrocentosessantamila chilometri quadrati di foreste e paludi che gli facevano sembrare il ricordo delle pianure di Naboo dolcemente accarezzate dal tepido sole estivo niente più di un sogno.
Complici l’odore stagnante e la perenne nebbiolina che si sollevava dalla superficie dell’acqua, era immerso in un miasma asfissiante. Un tubo di respirazione cibernetica sarebbe stato esagerato per il contesto nel quale si trovava. Tuttavia, non aveva con sé nemmeno una maschera né un più banale respiratore che gli permettesse di inalare ossigeno pulito al posto di quel lezzo afoso.
Alzò la testa per guardare il cielo, tinto di quelle pesanti gradazioni di giallo. Lasciò che la pioggia gli bagnasse il viso e approfittò di quelle gocce ancora fresche per pulirsi con una manica.
Credeva di aver scelto un buon pianeta per nascondersi: lontano e inospitale. Credeva di essere stato bravo a far perdere le proprie tracce ma quando quella mattina aveva adocchiato due uomini in livrea rosso e oro si era dovuto ricredere.
Per questo ora, a bordo di una chiatta sgangherata, scivolava silenziosamente verso una delle taverne più vicine al porto spaziale.
Non era più stato su un’imbarcazione del genere, grande o piccola che fosse, da quando sei mesi prima aveva lasciato Naboo e i suoi fiumi.
Valutò se assicurare o meno l’imbarcazione al porticciolo: in realtà dubitava se ne sarebbe servito nuovamente. Mentre lasciava cadere in terra la corda, gli giunse alle orecchie un vociare in diverse lingue: la taverna doveva essere più affollata del solito e quel pensiero quasi lo fece tornare sui propri passi. Scosse la testa e cercò di motivarsi: “I migliori piloti di astronavi mercantili del pianeta si trovano qui”. Se voleva trovare qualcuno che lo aiutasse a lasciare Nal Hutta, quello era il posto migliore dove cercare.
Non sapeva ancora bene che approccio usare, se inserirsi nella conversazione di chi, seduto ad uno dei tavoli, discorreva con i propri colleghi oppure se provare a rivolgersi a chi tentava la sorte ai tavoli da gioco o ancora se chiedere consiglio direttamente al barista duros. Optò per l’ultima opzione e si avvicinò al banco prendendo posto su un trespolo. Da lì poté dare un’occhiata in giro: il locale era troppo buio per i suoi gusti ma, ormai, aveva capito che avrebbe dovuto farci l’abitudine, che quella foschia e quell’odore avrebbero dovuto appartenergli se voleva sopravvivere. Dopotutto ormai non era niente più che un fuggitivo.
Umanoidi, insettoidi, altre strane combinazioni di razze squamose e pelose che non aveva mai nemmeno visto prima in vita sua: il campionario da cui pescare era bello grosso.
«Qual è il tuo veleno?» gli domandò il barista.
«Cerco un passaggio fuori dal pianeta».
«Qualche richiesta in particolare?» a porgergli la domanda fu l’umanoide seduto al suo fianco.
«Che parta il prima possibile».
«Sei fortunato, ho un piccolo mercantile che potrebbe fare al caso tuo» disse accarezzandosi le lunghe corna che gli spuntavano dalla fronte. «Non è delle più veloci… o pulite. Insomma, non posso offrirti un servizio a cinque stelle però…» Un rumoroso rutto aromatizzato dei liquori più scadenti che la bettola offriva interruppe quello sfortunato elogio.
Il cencioso pilota doveva aver fatto il pieno, e non di carburante, e se la nave lo rispecchiava anche solo in minima parte doveva trattarsi di una vera fogna. Mettere la vita nelle sue mani unticce non gli sembrava una buona idea: tanto valeva consegnarsi, a quel punto. Abbozzò un sorriso conciliante mentre scivolava via dallo sgabello per allontanarsi.
«Che c’è, ragazzino? Mai visto un devaroniano prima? O forse non ti vado a genio io
«Mi dispiace, io…»
«Non ti conviene offendermi».
«Non è mia intenzione».
«Fai lo schizzinoso? Neanche tu mi vai a genio, sai?» esclamò il devaroniano alzandosi traballante e facendo ribaltare il proprio sgabello.
Il giovane alzò le mani in un vano tentativo di calmarlo e lanciò un’occhiata al barista che, a quel punto, ritenne necessario dare il proprio contributo: «Niente folgoratori al chiuso».
Altresì detto: “finché non venite alle armi, poco m’importa se ti rompe le ossa una a una a mani nude”.
«Avanti», un ultimo tentativo di salvare la situazione. «Ti offro da bere per scu-»
La minaccia prese corpo prima che riuscisse a concludere la frase. Il colpo alla tempia che ricevette lo rovesciò su uno dei tavoli da gioco facendo volare in tutte le direzioni le carte e il denaro dei giocatori. Il vultan che si era appena visto strappare la vittoria scattò in piedi profondendosi in esclamazioni irripetibili e gli avrebbe assestato un secondo colpo se il devaroniano non lo avesse fermato dichiarando di reclamare ogni diritto di percossa sul suo corpicino. Questo infervorò il vultan, a sua volta non propriamente sobrio: dopotutto una rissa con un devaroniano regalava molte più soddisfazioni che una contro un semplice e giovane essere umano.
Il ragazzo rotolò giù dal tavolo e vi si nascose sotto. Aspettò qualche istante in cui controllò la situazione e fece il gesto di scattare verso l’uscita ma un paio di gambe lunghe gli bloccarono la strada.
«Non così in fretta.» La voce apparteneva al secondo giocatore della bisca. «Vieni fuori, su». Quando lo aveva visto atterrare sul tavolo da gioco si era concesso solo di sgranare gli occhi verdi e alzare le braccia per salvare la sua mano e il suo drink. Ancora adesso la sua voce ostentava, tutto sommato, calma. Una calma che, il ragazzino se ne rese conto subito, non gli apparteneva affatto: aveva i fianchi fasciati da un cinturone e le pistole infilate nelle due fondine tremavano leggermente, adattandosi al ritmo con cui il loro proprietario faceva nervosamente tamburellare le gambe.
«Mi dispiace, non intendevo rovinare il vostro gioco», disse il ragazzo alzandosi da terra e prendendo titubante posto al tavolo.
Quello gli mostrò le ultime due carte che gli erano rimaste: «Probabilmente dovrei ringraziarti: avevo una pessima mano. Ma venendo a noi, se era un tentativo di furto ti faccio i complimenti per l’impegno.» E così dicendo allungò una mano per sfilargli dal colletto della giacca due tondini calamariani che si erano incastrati lì quando aveva ripulito il tavolo. «Ti capisco: anche a me sarebbe piaciuto rubarglieli».
«Non stavo rubando».
Il pistolero gli sorrise, mostrando i denti bianchi in contrasto con la pelle scura: «Certo, nessuno sta mai rubando nel momento in cui viene beccato».
«Non stavo rubando! Cerco un passaggio per lasciare il pianeta».
«E intendevi pagarlo con i soldi racimolati con questo spettacolino? Devi essere davvero alla frutta».
«Posso pagare di tasca mia!» ripeté per l’ennesima volta, il tono sempre più piccato. Si domandò cosa ci facesse ancora lì. Controllò di non avere altra “refurtiva” addosso e si alzò: avrebbe trovato una nave e un pilota altrove.
«E dove vorresti andare?»
Avrebbe trovato un pilota altrove… se fosse riuscito a superare la notte.
E qualcosa nel tono di voce con cui era stata posta quella domanda gli fece intendere che non era troppo tardi per intavolare una contrattazione: forse quella era un’opportunità.
Il pistolero gli fece l’occhiolino: «I soldi sono una lingua universale: ti fanno fare molta più strada rispetto alla gentilezza».
 
Wylan
 
Mentre la rissa si era spostata fuori dalla taverna, trascinando con sé alcuni dei suoi avventori, il tavolo da gioco era stato sommariamente ripulito per fare spazio ad una mappa della Galassia sulla quale era stato additato un pianeta.
«Dantooine».
Il pistolero lo guardò con le sopracciglia inarcate e gli spostò l’indice con cui puntava il pianeta in questione di qualche centimetro lungo una delle rotte commerciali tracciate: «Questo è Dantooine. Prima eri su Ventooine».
Il ragazzo si scostò un ciuffo di capelli rossi dal viso, mordendosi una guancia: «C’è troppo buio. Non so come tu faccia a vedere le carte mentre giochi. O forse è perché non le vedevi che stavi perdendo».
«Non sarà un po’ troppo lontano per il tuo portafogli?» indagò il pistolero con scetticismo, per ricambiare la stoccata appena ricevuta.
«Ti pagherò la differenza quando arriveremo».
«Continui a sostenere che prima non volessi rubare? Parliamoci chiaro: di quanta liquidità disponi?» La provocazione gli fece stringere i pugni. Si guardò intorno prima di vuotare le tasche. Il pistolero roteò gli occhi: «Questi sono crediti repubblicani. Forse non ti è giunta la notizia ma la Repubblica è caduta».
«Ho anche crediti imperiali, solo in quantità minore. Ma se ti pagassi con entram-»
«Non ho intenzione di farmi beccare con crediti repubblicani in tasca: ci tengo, alla mia pelle».
Il rosso allora indicò un altro pianeta: «Corellia va bene? È più vicino».
«Non voglio avvicinarmi tanto all’Orlo Interno. Come sopra, la mia bella testa sta bene al suo posto e mi dispiacerebbe immensamente separarmene. Inoltre, un piccoletto come te non sopravviverebbe tra le strade di Corellia: tanto varrebbe andare su Wobani».
Non parlarmi così: non sono un cucciolo inerme.
«Dove puoi portarmi per questa somma?» domandò, esasperato.
«Dipende da cosa vuoi fare».
«Io…»
«Potrei scaricarti su Bracca: potresti cavartela come rottamatore. Tuttavia, poco tempo fa ci sono stati disordini sul pianeta: è intervenuto anche l’Inquisitorio. Oppure, perché no, su Kashyyyk, insieme a quarantacinque milioni di wookie: non sarebbe il primo pianeta sul quale verrei a cercare un fuggitivo. Di contro, se mi venisse questa folgorante illuminazione, certo salteresti all’occhio in mezzo a tanti giganti pelosi».
«Io voglio solo sparire».
«Non è facile come sembra» sussurrò il pistolero, giocherellando con una carta da sabacc.
«Puoi aiutarmi o no? Mi stai facendo perdere tempo!»
Il tiratore accarezzò le mappe, seguendone i disegni con le dita. «Questa è una mappa neimoidiana, vero?»
«Cosa ne sai tu di cartografia?!»
«Ne ho viste anche io ai miei tempi».
«Avrai un anno più di me!»
Il maggiore si concesse un sorrisetto, poi si sporse verso di lui con fare curioso e attento: «Tu chi sei
«Fare domande non va contro le vostre regole?»
«Non sono mica un cacciatore di taglie della Gilda. Per chi mi hai preso! Devo sapere in che tipo di guai ti trovi per decidere se aiutarti o meno. Questa è una mappa neimoidiana», ripeté. «Oltre all’Ufficio del Cancelliere Supremo, solo la Confederazione dei Sistemi Indipendenti e pochi altri potevano permettersi mappe di qualità simili. Dato che abbiamo appurato che non sei un ladruncolo, dico bene?, non rimane che un’opzione: sei un separatista?»
Chi diavolo credeva di essere quella sottospecie di cicogna ghignante? Se si trovava in una delle peggiori bettole di Nal Hutta a cercare lavoro certo non poteva permettersi di elargire giudizi in quel modo. D’altro canto, probabilmente rappresentava l’occasione migliore di salvarsi la pelle. E, se confrontato con gli altri avventori, aveva quasi un che di professionale…? Per quanto professionale potesse essere un giocatore d’azzardo con ancora in mano un bicchiere di chissà quale liquore e che continuava a lanciargli sguardi ambigui.
Sospirò. «Mio padre aveva un seggio nel Senato Galattico, insieme a Lott Dod».
«Tuo padre era uno dei rappresentanti della Federazione dei Mercanti!? Niente meno? A quanto so il caro senatore Dod non ha fatto una bella fine: è da questa realtà che scappi?»
No, la mia realtà è molto più tristemente semplice.
«Il Senatore Dod è morto per mano di Darth Vader. Se io morirò sarà per mano di mio padre».
Come finì di pronunciare quella frase, un colpo secco fracassò le porte della locanda scardinandole e facendole cadere rumorosamente in terra.
Non gli servì aspettare di riconoscere i colori di suo padre addosso a quei due cacciatori di taglie: si alzò appena un attimo prima che un colpo di blaster esplodesse ai suoi piedi facendo ribaltare il tavolo.
Vi si nascose dietro premendo la schiena contro la sua superficie bruciacchiata e cercò di prendere fiato.
Intercettò l’ultima frase del barista – “Ehi! Niente fulminatori qu-“  – e udì un altro scoppio. Il primo di una lunga serie. Assordato, si coprì le orecchie con le mani.
Si sentì in trappola.
«Adesso cominciamo a ragionare». Un sorriso entusiasta stampato in viso, il tiratore era stato veloce ad acquattarsi al suo fianco e ora stringeva fra le mani le proprie pistole. «Devi essere uno che scotta parecchio, eh, mercantuccio
 
Wylan
 
 
Angolino autrice:
Buona sera! ^^
Perché no? Imbarchiamoci in questa impresa… è da un sacco di tempo che ci penso, ho buttato giù un po’ di appunti e ora, finalmente, in concomitanza con l’uscita della seconda stagione di Tenebre e Ossa, vede la luce il primo capitolo di questa AU ♥
L’idea sarebbe di rispettare la struttura narrativa della duologia: ogni capitolo sarà scritto dal POV di uno dei corvetti… e so già che questa decisione mi si ritorcerà contro quanto prima ‘^^
Un pensiero speciale va a Spirit537 e a Leila91 che hanno sopportato le mie paranoie e che mi hanno sempre sostenuta e incoraggiata ♥
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto! 
Siccome mi voglio male, ho pensato di fare un ulteriore rimando all'universo di star wars provando a iniziare ogni capitolo con una cit, come accade nella serie animata di Clone Wars... sono sicura che anche questo mi si ritorcerà contro XD
Ringrazio chiunque abbia letto e vorrà seguire questa storia o lasciare un segno del loro passaggio!
Vi mando un abbraccio e un bacione!
A presto!
Bea
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Grishaverse / Vai alla pagina dell'autore: Carmaux_95