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Autore: Clodie Swan    20/03/2023    3 recensioni
Questa partecipa al contest “D&D Mania” indetto da Ghostro sul forum di Efp"
Una misteriosa Glaciazione comincia ad avanzare nelle terre del Continente Verde. Il giovane mago Damien, sospetta che ci sia qualche magia oscura dietro ed inizia ad indagare. La sua ricerca lo porterà nella Foresta delle Lame, dove la sua strada incrocerà quella di altri incredibili personaggi, che lo aiuteranno a portare a termine la sua missione. Maghi, guerrieri, principesse, sono i protagonisti di un'avventura fantasy divertente e appassionante.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Secondo
Magena

 
 
Dopo un viaggio di circa cinque giorni senza intoppi, Damien si ritrovò ad ammirare il maestoso castello di Magena, circondato da boschi, in una suggestiva cornice invernale. Situato su una rupe rocciosa, accessibile grazie ad un ponte di pietra, il palazzo era formato da un complesso di otto torri altissime intorno a delle mura alte massicce alleggerite da numerosi bovindi, formata da cortili, giardini e terrazze. Damien lo trovò imponente quanto quello di Gamirhia, ma più austero. Le pietre erano di un grigio consunto, mentre il blu delle tegole era sbiadito dal tempo. I residui di neve sui tetti e sul sentiero davano una spolverata di bianco, mentre una sottile nebbiolina conferiva uno strano senso di tristezza. Si abbassò il cappuccio per osservarlo meglio e si chiese dopo la cacciata della principessa non fosse rimasto nell’aria un velo di magia, per quanto impalpabile… Damien riusciva quasi a percepirlo. Il giovane mago si ridestò dalle sue meditazioni e proseguì sul ponte di pietra facendo attenzione a non scivolare.
 
«Il Ciambellano è un uomo molto occupato» gli fu risposto da un nobiluomo che lo ricevette. «E’ lui che tiene le fila del regno e senza di lui il re non potrebbe fare nulla. Nonostante vi raccomandi il vostro sovrano, il tempo che si può concedere è davvero minimo, signore… Chi avete detto che siete?»
«Damien di Grimson, sono uno storico al servizio di Re Gauward.»
«Giusto, credete che il Ciambellano abbia tempo da perdere per le lezioncine di storia, in tempi come questi? Tutto quello che otterrete, al massimo, sarà una visitina alla biblioteca.»
«Sarebbe un piacere, ma vi prego: domandategli se può farmi l’onore di un’udienza per conto di Re Gauward. Si tratta di una questione importante»
L’uomo se ne andò borbottando…Damien riuscì a sentirlo dal corridoio. «Uno storico! Adesso mandano i ragazzini a fare gli storici? Il Re di Gamirhia non ha niente di meglio da fare...» Damien sospirò rassegnato, avvezzo a certi commenti e mentre attendeva si scaldò davanti al camino. Il gentiluomo poco gentile tornò quasi subito, con l’aria meravigliata. «Dovete ringraziare la vostra buona stella, il Ciambellano vi riceverà subito. Se volete seguirmi…»

Anche Damien fu piuttosto sorpreso di quell’accoglienza e si lasciò condurre in una stanza riccamente arredata, con mobili intagliati, dalle pareti ricoperte di arazzi ed un grande camino acceso. Seduto ad uno scrittoio vi era un uomo col viso segnato dal tempo, leggermente curvo, ma dallo sguardo penetrante e vigile, vestito in eleganti vesti di velluto blu, ricamate in oro. Sui polsi ed intorno al collo, l’abito aveva una pelliccia bianca. Sul capo portava un cappello degli stessi colori. Il Ciambellano non si alzò per andargli incontro ma gli fece cennò di avanzare verso di lui, studiandolo attentamente. Damien si sentì turbato, provando misterioso senso di oppressione, senza comprenderne il motivo.

«Damien di Grimson. Uno storico al servizio di Re Gauward» cominciò il ciambellano, restituendogli la lettera di presentazione. «Siamo in ottimi rapporti con il Regno di Gamirhia e desideriamo certamente collaborare con il Vostro sovrano. In cosa posso esservi utile?»
I modi dell’uomo erano di certo cortesi ma Damien sentiva nel suo tono un certo fastidio come se quello che pensasse in realtà fosse: “Cerca di non farmi perdere troppo tempo e levati dai piedi.” Di sicuro sapeva come intimidire le persone.
«Signore, per prima cosa, vi ringrazio infinitamente di avermi ricevuto. Sto conducendo delle ricerche sull’Antica Era Glaciale. Temo che il nostro mondo stia andando incontro ad un’altra calamità del genere e sto cercando di documentarmi il più possibile. Sembra che la più recente sia avvenuta nell’Isola di Iberia oltre duemila anni fa ma non ho trovato molto sui testi e ho appreso che visitare l’isola di questi tempi non è consigliabile.»
«Confermo.» annuì il Ciambellano «La tirannia di Globo imperversa da anni e non ha rapporti amichevoli con nessuno. Iberia è al momento blindata al mondo esterno.»
«So che Voi siete stato l’ultimo a visitarla, circa dieci anni or sono e mi chiedevo se potessi farvi qualche domanda su Iberia.»
Il Ciambellano sollevò le sopracciglia dubbioso poi rispose con voce grave: «Non ho molto da dire. Iberia era un luogo mistico, nel mare orientale, tra il Continente Verde e quello Desertico, governato dalla casata degli O’Fleed.  Un regno prospero e pacifico, i sovrani erano benvoluti da tutti, Re Dukan era un uomo attento alle necessità del popolo. Io ero molto amico della famiglia reale e facevo loro spesso visita. Dovete sapere mio caro giovane che anch’io avevo notato da tempo i segni di una possibile nuova era glaciale e durante quella visita cercai di parlarne al re, ma lui non mi prestò ascolto. Secondo lui erano solo leggende e cercò di dissipare i miei timori. Quando ripartii non avevo idea di quello che sarebbe accaduto dopo.  Il principe Globo ed il sacerdote Shuva misero al ferro e fuoco la capitale e uccisero i sovrani e tutti i sudditi a loro fedeli. I motivi di tale tradimento restano oscuri.» Il Ciambellano fece una pausa poi guardò Damien sollevando le spalle. «Credo che questo sia tutto. Temo di non esserle stato di grande aiuto.» Il commento finale suonava quasi come un congedo ma Damien non volle rinunciare a saperne di più.
«Avete detto che l’isola è blindata. Come avete avuto notizie della tragedia?»
Il ciambellano parve esitare ma poi rispose «Alcuni abitanti riuscirono a fuggire e a mettersi in salvo. Chiesero rifugio qui a Magena e ci riferirono i tragici avvenimenti.»
«Crede che potrei parlare con loro e fare qualche domanda? Sa come posso rintracciarli?»
Un lampo di gelo passò negli occhi del Ciambellano. «No.» fu la sua risposta. «E adesso se non vi dispiace devo congedarvi. Ho mille cose da fare.»
«Ma anche voi avete riconosciuto che un’Era Glaciale è alle porte. Cosa possiamo fare per fermarla?»
«Dubito che si possa fermare una calamità naturale. Ci sono i Sacerdoti del fuoco che lavorano costantemente per circoscriverla. Possiamo solo adeguarci e cercare di limitare i danni.»
«Ma dobbiamo cercare delle risposte…deve esserci qualcosa…»
«Porgete i miei omaggi al Vostro re. Se volete fare ricerche, la biblioteca reale è a vostra disposizione.» Sembrava una frase buttata lì per concludere la conversazione ma Damien lo prese in parola: forse nella biblioteca avrebbe potuto davvero trovare qualcosa di interessante su Iberia, visto che il regno di Magena vi aveva fatto visita così spesso. Valeva la pena di tentare, così il giovane dopo essersi inchinato ed aver preso congedo nel modo più garbato possibile, uscì dalla stanza in cerca della biblioteca.
 
                                                                          ***

Come aveva supposto, Damien trovò numerosi libri che parlavano di Iberia anche se, purtroppo, in nessuno di essi era menzionata l’Era Glaciale. Quello che poté approfondire fu la storia dell’isola. Gli abitanti di Iberia, devoti ad una Dea chiamata O’Shu Tal, erano divisi tra umani e leonid, una razza ibrida di uomini-leone, che in tempi antichissimi si allearono, grazie all’unione dalla casata O’Fleed con la più antica famiglia di questgy6i leonid. Per secoli avevano convissuto pacificamente fino al tradimento del principe Globo e del sacerdote leonid Shuva. Damien non lesse nulla sugli avvenimenti recenti che potessero spiegare cosa avesse indotto Globo ad uccidere i propri genitori e mettere il suo paese a ferro e fuoco. Sfogliando un’altra pagina Damien apprese che il principe aveva una sorella minore di nome Stella, della quale si erano perdute le tracce. Damien si augurò con tutto il cuore che almeno la bambina fosse riuscita a salvarsi.
La cosa certa era la forte presenza della magia nella cultura di Iberia, come testimoniava l’usanza di cacciare i leoni bianchi. I Leoni d’Iberia erano considerati doni della Dea. Ucciderli permetteva all’anima della bestia di unirsi al cacciatore, diventando un tramite per ascoltare la voce della divinità e ottenere in dono l’Occhio della Dea: un cristallo blu. Esso permetteva ai leonid di usare il cristallo come catalizzatore della loro magia mentre gli umani, toccandolo potevano trasformarsi in un Leonid. Damien trovò alcune immagini dei sacerdoti con indosso la pelle del leone e le insegne del loro ordine. Sarebbe stato utile poter parlare con qualcuno di loro.
 
«Lettura interessante?» chiese una voce alle sue spalle. Damien si voltò di scatto e riconobbe dai ritratti il volto di Re Vermyl. Era alto, dai lunghi capelli grigi e con una barba argentata, la carnagione chiara che ne metteva in risalto gli occhi azzurri, segnati da diverse rughe di espressione. Aveva ancora una figura imponente e vigorosa, uno sguardo intelligente e acuto, sebbene nei suoi occhi s’intravedesse un velo di tristezza. Il re indossava una tunica blu con ricami argentati a motivi geometrici, sotto la quale portava robusti stivali di pelle marrone. Un mantello di lana, di un blu ancora più scuro come la notte era posato sulle sue spalle trattenuto da una preziosa spilla d’oro con un rubino al centro, come quello che si trovava sul diadema d’oro posato sulla sua fronte. Non era una corona ma gli conferiva comunque autorità regale.  Damien aveva sentito molto parlare di lui: era stato un famoso eroe di guerra, un sovrano potente, ammirato e temuto. Si alzò immediatamente in piedi e si prostrò in ginocchio di fronte a Vermyl, con il capo chino.
«Vostra Maestà…» cominciò pieno di soggezione ma il sovrano gli fece cenno di alzarsi.
«Prego, alzatevi. Non volevo interrompervi»si scusò in tono benevolo. «Tornate pure ai vostri libri, mi piace vedere i giovani che studiano. Ho sentito che sei uno storico. Mi piace che si studi la storia e che si conservi la memoria di fatti importanti. Ci sono molte cose che vorrei non andassero perdute… Questa che hai scelto era la postazione preferita di mia figlia, quando veniva qui a studiare.» Volse lo sguardo verso lo scrittoio, situato sotto una finestra, che riceveva un’ottima luce a quell’ora del giorno.
«La principessa Emeryl?» chiese Damien alzandosi in piedi. Sperava davvero di conoscere qualche altro dettaglio su quella storia.
«Mi sembra ancora di vederla qui,» continuò il re assorto «con il capo chino sui fogli, alle prese con qualche materia complessa, che giocava nervosamente con la sua treccia. Vi piacerebbe vedere un suo ritratto?»
Damien acconsentì di buon grado e seguì il re in una sala poco distante, dove sopra un caminetto di marmo faceva bella mostra di sé il ritratto di una bellissima fanciulla dai lunghissimi capelli biondo oro e dai lineamenti di porcellana: Emeryl Astoria Ver Haret recitava la targhetta appesa sotto. Re Gauward non esagerava quando l’aveva definita la Delizia del Reame. Il pittore aveva curato ogni aspetto del sontuoso abito, dei gioielli e della pettinatura della giovane principessa, ma quello che colpì Damien furono gli occhi verdi, magnetici, consapevoli della sua autorità.
«Sarebbe diventata una magnifica regina» mormorò Re Vermyl «Curai personalmente ogni dettaglio della sua istruzione. Poi ci fu quella fatale notte: eravamo tutti ad un banchetto che si stava protraendo fino a tardi, quando Emeryl ottenne il permesso di ritirarsi nelle sue stanze. Non ci furono testimoni, ma venimmo a sapere che mia figlia si ritrovò sola per qualche motivo e fece un brutto incontro nel corridoio. Si trattava di un nobile sfrontato che da qualche tempo, a mia insaputa, si divertiva ad importunarla. Se lo avessi saputo, lo avrei ucciso io stesso e non sarebbe accaduto nulla. Invece la rabbia fece scattare qualcosa in Emeryl, suscitando un potere che uccise il giovane. Ne restammo tutti sconvolti.»
«Di quale potere si trattava, sire?» domandò Damien impressionato.
«Consultammo subito l’Accademia di Valldysi e ci spiegarono che si trattava del Potere del Fulmine e, se Emeryl aveva potuto evocarlo senza aver mai studiato magia, era perché nelle sue vene scorreva il sangue di una maga. Io proposi di mandarla a Valldysi a studiare per imparare a controllare i suoi poteri, ma il ciambellano mi fece capire che una maga non sarebbe mai potuta diventare regina. Nonostante ci fossimo serviti spesso dell’ausilio di maghi e fossimo in buoni rapporti con l’Accademia, la legge, un’antica legge, ci impediva di mettere un mago, anche se legittimo erede, sul trono.»
«Esiste una legge simile anche a Gamirhia» intervenne Damien «Un tempo i maghi erano al potere e dominavano sui mortali. Gli esseri umani non vogliano che la storia si ripeta.»
Re Vermyl annuì tristemente: «Vi è un delicato equilibrio tra maghi e umani. Dobbiamo preservarlo, anche a costo di grandi sacrifici. Fui costretto a ripudiare lei e sua madre. Il popolo insorse contro il regno e dovetti prendere una decisione, per quanto terribile. Lasciarono il castello pochi mesi dopo e non le rividi mai più. Mi convinsero a risposarmi, non appena il mio matrimonio con Sheeira fu dichiarato nullo, ed ebbi altri due figli.» Il re riprese a camminare nella stanza e accennò con il capo ad altri due ritratti alle pareti. Uno riportava il nome del principe Caldryn, un uomo possente dai capelli neri pettinati all’indietro ed una finissima barba, dallo sguardo arrogante. L’altro era di uomo più giovane, senza la barba, dai capelli ricci castani ed uno sguardo freddo.  «Esben, il più giovane. Me lo ricordi, per certi versi, quando aveva la tua età…»
«Sono lusingato, Maestà…» rispose imbarazzato Damien, ansioso di riprendere il discorso su Emeryl. «Posso osare farvi una domanda? Cosa ne è stato della principessa? Re Gauward la ricorda ancora, quando vi recaste a Gamirhia ed è dispiaciuto di non aver saputo più nulla di lei.»
«Si è unita ad un ordine di maghe eretiche che vivono nella Foresta della Lame: le Din Nadair.»
All’improvviso Damien seppe quale sarebbe stata la prossima meta del suo viaggio.
  
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