Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Crysta    20/03/2023    1 recensioni
Violet McGonagall è la nipote della preside di Hogwarts. Dopo essere stata affidata alla zia inizierà gli studi alla scuola di magia dal sesto anno.
Minerva le affiderà il compito di tenere d’occhio e, se necessario, proteggere Draco Malfoy, studente di serpeverde la cui vita è in pericolo.
Solo Violet, ignara della pessima fama del ragazzo e di un segreto che la lega alla sua famiglia, potrà aiutarlo.
Tra nuovi e vecchi amici, avventure mortali e magia, la scuola di Hogwarts avrà un nuovo duo che nessuno si sarebbe aspettato.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VI libro alternativo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Violet entrò nell’ufficio della preside.
La strega seduta dietro la grande scrivania alzò la testa non prima di aver finito di trascrivere qualcosa su una pergamena.
Quando la vide, i suoi occhi si illuminarono.
«Violet, piccola mia…»
Si alzò e le corse incontro senza tante cerimonie. La strinse in un affettuoso abbraccio, tanto che Violet credette di soffocare con tutti quegli strati di tessuto che indossava.
La fece accomodare e, muovendo la bacchetta, una tazzina e una teiera le si avvicinarono volando e le veniva versata una dose massiccia di tè.
«Mi spiace non esserti venuta a prendere alla stazione, ma sono certa che il professor Hagrid sia stato un ottimo sostituto».
Il professor Rubeus Hagrid era un mezzo gigante che l’aveva subito messa a suo agio.
«Come va la tua voce?» le chiese Minerva, ridestandola dai suoi pensieri.
La nota dolente.
La ferita che le era stata inferta l’anno prima si stava ancora rimarginando e i medici le avevano suggerito di non parlare.
Violet sfilò dalla tasca la bacchetta e, muovendola, le parole uscirono levitando a mezz’aria. Aveva scoperto che quello era l’unico metodo per comunicare con gli altri. Non potendo parlare e non conoscendo il linguaggio dei segni, era costretta ad agitare tutto il tempo la bacchetta per far comparire delle stupide parole per farsi comprendere.
Era sfiancante, ma non lo disse a sua zia.
Le lettere unirono la frase: ‘non posso ancora parlare’
Minerva McGonagall tentò di confortarla, poi diventò estremamente seria. «Ti ho chiesto di venire qui non solo per assicurarmi che tu stia bene, ma per chiederti di accettare un compito».
Violet fu sorpresa. Di che compito poteva trattarsi?
«E’ un incarico di estrema importanza che non potrei chiedere a nessun altro» le spiegò. «Ho bisogno che tu sorvegli uno studente di questa scuola».
‘Sorvegliare?’ chiese, incuriosita.
«Esatto. Forse hai già sentito parlare della sua famiglia» fece un momento di pausa, cosa che Violet trovò strana. Sua zia andava sempre dritta al punto. «Si tratta di Draco Malfoy».
La famiglia Malfoy.
Certo che aveva sentito parlare di loro. I purosangue seguaci del Signore Oscuro, questo dicevano le voci.
Malfoy Senior era un mangiamorte.
Come quello che aveva cambiato la sua vita per sempre.
«Violet, non te lo chiederei se non fosse davvero importante» proseguì Minerva, stringendo una piuma. «Quel ragazzo ha ricevuto minacce di morte. Anche se sospettato di tradimento, è stato assolto da tutte le accuse».
«Non è un mago malvagio. Ha solo avuto la sfortuna di nascere in quella famiglia, ma il suo aiuto è stato importante nella guerra magica, posso assicurartelo».
Sua zia non spendeva mai parole per nulla. Questo voleva dire che, se lei garantiva per il figlio di un mangiamorte, doveva crederle.
‘Non c’è nessun altro che lo farebbe, non è vero?’ scrisse con la bacchetta.
«Sei troppo intelligente perché ti menta. Malfoy non è, come dire, un ragazzo facile».
La penna che stringeva tra le mani era ormai disintegrata. Violet capì che c’era dell’altro ma, a quanto pare, l’incolumità del suo studente aveva la priorità.
Non poteva di certo deluderla.
‘Lo farò’
«Cara Violet, non sai che sollievo sapere che lo terrai d’occhio» disse, facendo un gran respiro. «Mi raccomando, con discrezione».
‘Cosa intendi?’
«Senza che lui se ne accorga» spiegò. «Dovrà ripetere il sesto anno, e frequentando la stessa classe, avrai più possibilità di incontrarlo».
Un piano ben congeniato. Come solo sua zia poteva ideare.
L’ultima cosa che fece prima di congedarla (a suo parere sempre parte del piano), fu consegnarle la spilla di prefetto.
Scese le scale roteanti con una miriade di domande che le vorticavano in testa.
Che tipo era questo Malfoy?
Cosa le nascondeva sua zia?
Solo allora si rese conto che era l’unica studentessa in tutta Hogwarts. Essere la nipote della preside aveva i suoi pregi. Decise di studiare un piano e, per prima cosa, capire dove si trovasse qualunque stanza.
Quel castello era enorme. Come facevano gli studenti ad orientarsi? Giravano con una mappa?!?
Ad un certo punto, non sapeva bene come, si era ritrovata all’aperto.
Memorizzò una serra, un lago, una capanna, una foresta dall’aria terribile e un campo da Quidditch.
L’interno fu più difficile. C’erano gli ingressi delle case, le classi dei professori, le scale che si muovevano per conto loro e poi, Violet si imbatté nella biblioteca.
Era sempre stata amante dei libri, a sei anni già leggeva quelli di medicina di suo padre. A otto aveva inventato la sua prima pozione (un semplice unguento). A dieci aveva fatto esplodere il seminterrato di casa.
Sorrise a quel ricordo. Ritrovarsi tra tutti quei testi la fece sentire meno sola. Forse era finalmente arrivato il momento di riprendere le sue invenzioni e sperimentarle nella sua materia preferita: pozioni.
Le lezioni sarebbero iniziate di lì a qualche settimana e l’atmosfera era vibrante. Era come se la scuola sapesse che di lì a poco i suoi corridoi si sarebbero riempiti di giovani scalpitanti adolescenti.
Hogwarts era davvero un luogo speciale.
 
Non fu difficile per Violet riconoscere Draco Malfoy.
La quiete che aveva assaporato nelle settimane precedenti era svanita il giorno prima, quando gli studenti delle quattro case avevano invaso il castello.
Tra loro, Malfoy era la persona che chiunque evitava di incrociare.
Anche lei stava avendo non poche difficoltà a socializzare.
I primi tentativi di conversazione con altri ragazzi erano stati pessimi. Alcuni credevano che si stesse prendendo gioco di loro, altri invece la guardavano con compassione.
L’unica ragazza immune da quelle idiozie era la sua compagna di stanza, Luna Lovegood. Una ragazza singolare ma molto intelligente e divertente.
Prima ancora che le dicesse che non poteva parlare aveva detto:
«Perché non provi ad imparare il linguaggio dei segni? Sono sicura che ti affaticherebbe di meno».
Non ci aveva mai pensato. Solo che allenarsi mentre teneva d’occhio il suo compagno di scuola era assai complicato perciò, per il momento, sfogliava qualche pagina solo prima di andare a letto.
Aveva trovato quel vecchio libro in biblioteca e, oltre a quello, la sua curiosità l’aveva portata a fare ricerche sulla famiglia Malfoy.
Una cosa in particolare l’aveva scioccata ed era quasi sicuramente ciò che sua zia aveva omesso di raccontarle quando le aveva affidato quel compito.
Eppure, osservando quel ragazzo, non riusciva a provare odio nei suoi confronti.
Gli altri studenti sparlavano continuamente di lui.
Che era un traditore, un vile e non meritava di stare tra quelle mura.
Si era dovuta trattenere dal prendere a pugni in faccia uno di loro quando aveva tirato in mezzo la preside, che secondo lui non poteva permettere che uno come Draco Malfoy fosse prefetto.
Alcuni ipotizzavano addirittura che fosse stato lui ad uccidere Silente e avesse portato Harry Potter tra le grinfie del signore Oscuro.
Il peggiore di tutti fu un Grifondoro, quando disse che lui e la sua famiglia dovessero stare tutti ad Azkaban.
Quei pochi che sembravano immuni dalle dicerie venivano influenzati, facendo sì che il ragazzo venisse isolato ancora di più.
Suo padre le aveva insegnato a non giudicare mai un libro dalla copertina. Anche se, in effetti, questa copertina aveva una famiglia di Mangiamorte alle spalle e la fama di bullo detestabile.
Erano stati anni difficili per tutti e, se quel ragazzo era tornato, significava che meritava di stare ad Hogwarts tanto quanto gli altri. Inoltre, se sua zia aveva deciso così, per Violet era sufficiente.
Questo credeva.
Il Serpeverde si recava tutti i pomeriggi in riva al lago, da solo. Per fortuna c’erano un sacco di alberi dove poteva arrampicarsi e osservarlo senza farsi scoprire.
Alcuni giorni sembravano interminabili e così, per impegnare il tempo, Violet disegnava scorci del paesaggio. Di fronte a loro c’era un piccolo isolotto e dietro, imponente, il castello.
A volte disegnava anche lui. Anche se non lo vedeva da vicino, i suoi lineamenti erano perfetti.
Il suo viso era pallido e la pelle liscia come una porcellana. I capelli sottili e così chiari da sembrare color della neve. Era alto, slanciato ed emanava un’aria da nobile. Era un soggetto perfetto, con l’acqua che rifletteva sul viso candido. A volte leggeva mentre altre stava semplicemente ad osservare le placide acque.
Mentre lo osservava, ricordò che, secondo alcuni, non aveva mai abbandonato il lato oscuro.
Nei suoi occhi Violet vedeva solo tristezza e nient’altro.
Sentì un nodo allo stomaco. Guardare una persona così sola e non poter fare nulla per aiutarla la fece sentire impotente.
Un giorno cambiò tutto.
Malfoy era seduto come al solito sulla sponda del lago e Violet disegnava nascosta su un albero.
D’un tratto, un gruppo di ragazzi gli si avvicinarono.
Violet riconobbe tra loro il Grifondoro che più di tutti lo scherniva. Iniziarono ad insultarlo. Il serpeverde non reagì ne parlò e questo parve farli innervosire ancora di più.
Gli lanciarono l’incantesimo Diffindo che lo tagliò in varie parti del viso. Malfoy continuò a rimanere impassibile, salvo alzarsi per guardarli meglio.
Violet era paralizzata.
«Dove sono i tuoi amici mangiamorte, Malfoy?» lo derise il grifondoro.
Levò la bacchetta e pronunciò l’incantesimo Incendio. La veste del serpeverde prese a bruciarsi in varie parti ma ancora il ragazzo non reagì.
Poi ancora Diffindo e lo ferirono alle braccia.
Sapeva di dover stare nascosta ma, quando vide uno di loro alzare la bacchetta, si lanciò giù dall’albero.
Prima che potessero colpirlo di nuovo, si era messa davanti a Malfoy recitando l’incantesimo Protego. Non potendo parlare aveva sviluppato in maniera esponenziale gli incantesimi mentali e lo scudo riparò entrambi.
«Levati di mezzo» le ordinò un corvonero. «Uno come lui non merita di stare qui».
Quando capirono che non si sarebbe mossa, non si fecero problemi ad alzare di nuovo le bacchette.
Pessimo errore.
Viollet non aveva un duello come si deve da un sacco di tempo. Era ora di sgranchire i muscoli.
«Stupeficium
«Incendio
«Diffindo
Li evitò tutti. Lasciò che si stancassero un po’ prima di fare la sua mossa.
Expelliarmus’
Una serie di bacchette volarono ovunque.
Il grifondoro ne prese una dritta in testa e lanciò un gridolino.
Violet non potè fare a meno di ridacchiare. Era da tempo che non si divertiva così. Scapparono a gambe levate mentre li salutava agitando la mano.
Per un attimo si era scordata di aver appena rovinato l’effetto sorpresa e che, dietro di lei, c’era la persona che avrebbe dovuto “tenere d’occhio da lontano”.
Si prese un secondo per prendere coraggio e voltarsi.
L’espressione sul volto di Draco Malfoy era indecifrabile. Dovette ammettere che da vicino era ancora più bello, poi l’espressione del suo viso si fece dura come quella di un vecchio.
Perdeva sangue dai tagli sul volto e aveva la veste strappata.
Violet, con l’aiuto della bacchetta, fece comparire delle parole che librarono nell’aria.
‘dovresti andare in infermeria’
«Non ho bisogno del tuo aiuto».
Fu l’unica cosa che le disse prima di andarsene.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Crysta