Mihael rivolse a Kaito un sorriso di
incoraggiamento,
cercando di metterlo a suo agio. Gli era già grato per aver
accettato di
assecondare il suo desiderio, e non voleva assolutamente che il ragazzo
ne
ricavasse un’esperienza spiacevole. Lentamente, Kaito si
sfilò la maglietta,
poi le scarpe e anche i pantaloni. Mihael rimase in attesa, studiando
quel
bellissimo corpo che si svelava sotto i suoi occhi. Sulle guance del
più grande
si diffuse un rossore di imbarazzo:-… Devo
togliere… qualcos’altro?
Il ragazzo scosse il capo, cercando
di non apparire troppo
autoritario:-Solo se ti senti a tuo agio. Non fare cose che non vuoi.
Il biondo si guardò.
Essere lì, seminudo, davanti al suo
migliore amico, doveva essere una strana esperienza per lui, che non si
era mai
trovato in situazioni simili. Per un istante, Mihael ripensò
alla sua prima
volta, qualche anno prima, ma archiviò immediatamente il
ricordo. Quella relazione
gli aveva fatto più male che bene. E avrebbe fatto di tutto
per proteggere
Kaito da un destino analogo.
Esitante, Kaito lo raggiunse sul
letto, facendo cigolare le
molle. Si stese supino, le braccia abbandonate lungo i fianchi. Mihael
si portò
sopra di lui, guardandolo fisso negli occhi:-Se faccio qualcosa che non
ti
piace, che ti mette a disagio… dimmelo subito. Okay?
Il ragazzo annuì,
contraendo la mascella:-Va bene. Te lo
dico.
Mihael allungò la mano,
facendola scivolare sulle dita dell’amico.
Era meglio procedere per gradi, partendo dalle zone più
avvezze al contatto
fisico. Accarezzò lentamente le lunghe dita snelle di Kaito,
studiandole con
attenzione, memorizzando ogni dettaglio. Le unghie lisce, ma un
po’
rosicchiate. Le nocche ossute. Il callo alla base del dito medio,
causato
dall’anello che il giovane uomo indossava sempre, e quello
sulla seconda
falange, lasciato dall’uso continuo delle penne, in
università. La pelle del
dorso della mano era liscia, ad eccezione di un paio di graffi, e
c’erano anche
alcune piccole cicatrici, più chiare, ma impossibili da
carpire usando solo il
tatto. L’indice di Mihael scivolò sul palmo della
mano destra di Kaito,
seguendo la linea del destino. Per un istante, il giovane dai capelli
color
dell’aurora desiderò di saper leggere quelle
linee, poter capire il significato
dei segni sul corpo della persona che amava, ma poi scosse il capo,
preferendo
l’ignoranza al dolore. Continuò a muovere la mano,
sentendo le ossa del polso.
Erano deformate, Kaito aveva fatto una brutta caduta tempo addietro e
nemmeno l’operazione
chirurgica era riuscita a riportarlo alla normalità. Le
abilità manuali del
giovane non ne avevano risentito così tanto, e il suo sogno
di diventare un
chirurgo era ancora abbordabile. La cicatrice lasciata
dall’intervento era in
rilievo, e scintillava pallida sulla pelle eburnea.
Kaito sussultò, quando il
polpastrello di Mihael scivolò
sulle vene bluastre. Il più piccolo lo guardò
preoccupato:-Vuoi che smetta?
-No, no, è che…
sei ghiacciato. Prima non me n’ero accorto,
scusami.
Il sorriso dell’aspirante
chirurgo sembrava sincero, anche
se negli occhi restava traccia della tensione. Mihael
annuì:-Scusami. Ci metto
un attimo, risolvo il problema e torno.
Prima che l’altro potesse
rispondere, il giovane schizzò in
bagno. Si lavò le mani con l’acqua calda (al
momento era a corto di idee), poi
se le asciugò sommariamente con l’asciugamano.
Voleva solo tornare in camera e
finire quello che aveva iniziato, sempre che Kaito non avesse cambiato
idea. Quando
rientrò nella stanza, l’oggetto dei suoi desideri
aveva cambiato posizione: ora
era seduto, con la schiena premuta contro i due cuscini. Si stava
rosicchiando
di nuovo le unghie, ma smise non appena incrociò gli occhi
smeraldo del più
giovane.
-Davvero, Kaito. Se non vuoi, va
bene. Non sentirti…
obbligato a farlo, solo perché sono stato io a chiederlo.
Una luce divertita passò
negli occhi grigi del giovane
uomo:-Non credere di avere tutto questo ascendente su di me, Mihael.
È vero,
sono nervoso, ma sono anche curioso.
-Ora ho le mani più calde?
Mihael appoggiò le dita
sull’addome del compagno, sotto il diaframma.
Le fece scivolare verso il basso, esplorando l’addome,
assaporando la
sensazione dei muscoli duri sotto la pelle liscia. Kaito fremette sotto
il suo
tocco, ma non si lamentò e, dopo un attimo di esitazione, il
giovane Arclight riprese
a concentrarsi su quel corpo caldo. Mosse le mani lentamente,
accarezzandogli i
fianchi, poi la base della schiena, infine tornò indietro,
stuzzicando
delicatamente l’ombelico. I peli di Kaito erano radi e quasi
invisibili, e per
un istante Mihael rimpianse di non poter esplorare anche il pube
dell’amico, ma
non voleva turbare quel momento così intimo con delle
richieste fuori luogo. Sentì
Kaito irrigidirsi, quando mosse le mani verso il basso, sfiorando
accidentalmente l’elastico dei suoi boxer, e si ritrasse.
L’improvviso contatto
con il tessuto sintetico lasciò Mihael scontento, e fu
costretto a lasciar
vagare le mani sulle pelvi di Kaito, imparando a memoria il modo in cui
le ossa
premevano contro la pelle. Sollevò lo sguardo verso il
biondo:-Scusami. Non
volevo, davvero. Te la senti di… continuare?
La risposta fu un cenno
d’assenso, accompagnato da un
grugnito. Mihael riportò le dita sull’addome di
Kaito, massaggiandolo
delicatamente, fino a quando l’espressione del giovane uomo
non si rilassò. Controvoglia,
il ragazzo dai capelli color dell’aurora interruppe il
contatto fisico, spostando
le mani sulle cosce del più grande. I muscoli erano tesi,
fin troppo, e il
giovane passò lunghi minuti a scioglierli, muovendo
delicatamente i
polpastrelli sulla pelle. Si concentrò maggiormente sul lato
esterno, Kaito era
già abbastanza turbato e Mihael non voleva aggravare la
situazione. Cambiò
nuova zona, accarezzando il polpaccio, e quando il biondo mosse la
gamba, ne
approfittò per passare le dita nell’incavo del
ginocchio, sentendo i tendini subito
sotto la pelle. Li seguì con le dita fin dove
poté, fino a quando i muscoli
sodi e ben torniti non li sostituirono, e a quel punto fece scivolare i
polpastrelli sullo stinco, dal ginocchio fino alla caviglia. Kaito si
lasciò sfuggire
uno strano verso, mentre Mihael gli accarezzava le piante dei piedi,
dove la
pelle era più coriacea.
-Mihael. Scusami, ma…-
l’aspirante chirurgo inspirò
profondamente, mentre un lieve rossore gli tingeva le
guance:-… Soffro il
solletico.
Mihael ridacchiò
sottovoce, interrompendo il contatto:-E me
lo dici adesso? Se l’avessi saputo prima, non ti avrei mai
chiesto… tutto
questo.
Kaito intrecciò le dita
sull’addome:-È solo ai piedi, non fa
niente. È che… a volte mi dimentico. Non capita
spesso che qualcuno ti chieda… tutto
questo, per usare le tue parole.
Il ragazzo annuì,
sorridendo. Stava per chiedere a Kaito
cosa ne pensasse, di tutto quello, ma
l’altro si protese verso di lui, allungando
una mano fino a sfiorargli il volto:-Mihael…
posso…
-Certamente.
Le dita affusolate del più
grande gli accarezzarono le
spalle, scivolando lungo il deltoide e sopra le scapole, infine scesero
verso
la base della schiena, premendo contro la spina dorsale. Sembrava che
Kaito gli
stesse contando le vertebre una ad una. Mihael prese ad armeggiare con
il primo
bottone della camicia, voleva sentire il contatto diretto con la pelle,
senza
la stoffa in mezzo, ma si fermò quando il biondo gli
afferrò i polsi, con
delicatezza.
-Scusami, Mihael… non ce
la faccio. Sarebbe… troppo.-
sussurrò l’amico, seppellendo il viso
nell’incavo del collo del giovane
Arclight. Il suo respiro bollente gli fece accapponare la pelle, mentre
lo
costringeva ad abbassare le braccia, tenendole contro i fianchi. Per un
istante, Mihael temette che Kaito volesse leccarlo, ma il giovane uomo
si
staccò da lui, guardandolo dritto negli occhi:-Stai bene? Ti
sei irrigidito di
colpo.
-Non è niente, davvero.
Mihael ignorò lo sguardo
sospettoso del futuro medico, e
intrecciò le dita con le sue:-Te lo direi, se stessi male.
-Mmmh…
Kaito tornò ad
accarezzarlo, facendo correre le dita nei
capelli lisci del giovane. Mihael sussultò, quando il
polpastrello del compagno
scivolò dietro l’orecchio, sfiorando una zona
particolarmente sensibile, ma lo
tranquillizzò subito con un sorriso. Il più
grande gli si avvicinò ancora,
inclinando la testa di lato, mentre gli passava il pollice sulle
labbra:-Sai,
mi sono sempre chiesto… come sarebbe stato il mio primo
bacio.
Il rosa cercò di non
cambiare espressione, odiava i baci,
erano osceni, ma non lo avrebbe mai detto a Kaito. Se davvero voleva
baciarlo,
non lo avrebbe fermato, era… giusto che
sperimentasse. Del resto, aveva
sopportato senza batter ciglio tutto
quello che Mihael aveva voluto fare.
Kaito ridusse ulteriormente
la distanza che li separava e, dopo un’ultima esitazione,
Mihael si costrinse a
dischiudere le labbra. Chiuse gli occhi, cercando di non serrare i
pungi,
ignorando la goccia di sudore freddo che gli scivolava lungo la schiena.
-Domani devi alzarti presto per
andare in università,
giusto?
Mihael riaprì gli occhi,
sorpreso:-Uhm… sì, esatto.
Kaito si allontanò da lui,
tirando fuori dal cassetto del
comodino la maglietta che usava a mo’ di pigiama:-Allora ti
conviene dormire,
Mi. Non puoi permetterti di perdere il treno perché sei
stanco e non riesci ad
alzarti.
Il giovane annuì confuso,
sfiorandosi le labbra. Non riusciva
a credere che Kaito si fosse fermato. Quasi leggendogli nel pensiero,
il più
grande sorrise:-Non sono tanto ansioso di trovare una risposta alla mia
domanda,
in tutta onestà. Buonanotte, Mihael.
-Buonanotte, Kaito, e…
grazie. Di tutto.
Angolo autrice
Mmm… non so esattamente
cosa dire, su questa fanfiction. L’idea
originale era scrivere di questa bizzarra coppia, con Mihael asessuale
e Kaito
aromantico e asessuale, e forse in futuro ne scriverò un
seguito, ma al momento
ho davvero troppe altre storie in corso per poter pensare di iniziarne
una nuova.
Quindi… spero che questo strano esperimento vi sia piaciuto!
Hime