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Autore: Ladyhawke83    02/04/2023    5 recensioni
Questa storia si richiama agli episodi di Sailormoon S, la stagione anni 90, ed è ambientata prima dell’episodio della cattedrale e dei talismani ritrovati.
Non scrivo praticamente mai fem/slash/Yuri, non so come sia venuta questa One shot, ma io la coppia Haruka/Michiru la amo da sempre, da prima ancora di sapere che fossero una vera coppia. Ho sempre amato il loro rapporto così forte e così vero, nonostante gli ostacoli e difficoltà.
Questa storia è stata scritta per il Secret Santa del gruppo Facebook “prompts are The Way”.
Spero che sia gradita e mi spiace per l’immenso ritardo, diciamo che come dice Calmoniglio ne “Le 5 leggende”, Pasqua è la festa più importante”, quindi questo è più un Secret Easter in realtà... Buona lettura!
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
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Come dune di sabbia

 

È strano, come ogni cosa, di notte, assuma connotati più indefiniti, meno pesanti, più morbidi, avvolgenti nel loro silenzio e nelle sfumature dei blu, neri e grigi. Tante sono a disagio nell’oscurità, ma Haruka no, lei l’oscurità e il buio se li sentiva dentro, quindi non era turbata dalla notte, quanto piuttosto dai suoi stessi incubi. Il divano dell’appartamento con cui viveva ormai da due anni con Michiru la ospitava ormai da alcune notti. Di solito si alzava in punta di piedi per non svegliare Michiru e sgattaiolava nel soggiorno, trattenendo quasi il respiro, nel timore che lei la sentisse e si mettesse a farle domande scomode, Haruka sapeva che se avesse incrociato i suoi occhi non avrebbe più potuto mentirle. Si sentiva in colpa, ma non voleva condividere con Michiru i suoi turbamenti, non ora che lei aveva ritrovato un po’ di pace: la musica e i concerti di violino che lei teneva da solista, sembravano davvero aver ridato luce al verde mare del suo sguardo.

Quella notte Haruka era un po’ più inquieta del solito, e non sapeva dire se fosse perché era sola in casa, dato che Michiru doveva tenere uno dei suoi spettacoli, o perché il sogno era tornato a tormentarla.

Più che un sogno sembrava una nefasta premonizione sulla fine del mondo e sulla morte delle guerriere Sailor, in particolare quella di Sailor Moon.

Haruka sognava di fallire, di non trovare in tempo i talismani, e di non riuscire a salvare né Michiru, né Usagi.

Usagi, Haruka quasi la invidiava, non per il potere no, lei era l’incarnazione della principessa Serenity e lei, in quanto guerriera del sistema solare esterno aveva il compito di proteggerla, ma ancora di più Haruka in quanto Sailor Uranus aveva il dovere di proteggere il mondo, non importava a quale prezzo. ma la dolcezza di Usagi, e il voler sempre vedere il buono in ogni cosa e persona, quella no non riusciva proprio a compre degli, ma doveva essere bello vivere circondati da pensieri di luce, piuttosto che da un’ombra scura che risucchia ogni speranza, che mina ogni certezza, avvertire sotto la pelle qualcosa che fa sì che più ci si avvicina alla soluzione più ci si sente sprofondare nell’abisso dell’inevitabile.

Quella notte Haruka si era destata urlando e, per fortuna, Michiru non era ancora rientrata, altrimenti si sarebbe agitata troppo.

La guerriera si guardò le mani nel buio della stanza, dalla grande finestra panoramica filtrava una debole luce fredda, troppo bassa per vedere nitidamente i contorni delle sue stesse dita, ma sufficiente per percepirne il movimento lento nell’aria.

Sangue.

Haruka per alcuni istanti fu convinta di vedere volare del sangue sulle sue mani, mani imbrattate, mani feroci, mani assassine, mani senza pena, senza tregua, mani capaci, mani che cercano velocità, brivido, suono, vento e potere.

Sarebbe stata capace di sacrificare vite umane, amici, legami, persone, pur di trovare i talismani nascosti da qualche parte in un cuore, strapparli dall’energia vitale del suo ignaro possessore e così evocare la leggendaria Coppa Lunare che avrebbe salvato tutti? Tutti meno coloro che, sfortunatamente, serbassero in se stessi i potenti talismani.

Michiru glielo aveva detto tempo prima: “Se tu sei con me, ce la faremo. sono così felice di non essere più sola a portare questo peso, con te al mio fianco io non ho più paura di portare a termine la missione”.

Haruka non aveva paura, non più. Dopo essersi risvegliata come una guerriera Sailor, aveva abbandonato la sua vecchia vita, la sua vecchia “forma”, prima cercava la velocità, il brivido, le grandi altezze, ora la velocità era lei, il vento rispondeva al suo richiamo. L’ultima volta che aveva avuto paura era stata quella in cui aveva incontrato Sailor Neptune, prima ancora di sapere che fosse Michiru, prima ancora di sentire di appartenerle. Questo era prima, quando ancora si comportava da arrogante e da egoista... Ora c’era lei, Michiru, c’era la testolina buffa, Usagi e c’era il loro potere contro i nemici annidati nell’istituto Mugen, le temibili Witches5 e l’apocalisse che incombeva su tutti loro se Sailor Saturn si fosse risvegliata.

Eppure nonostante razionalmente Haruka sapesse di star facendo tutto il possibile, si sentiva sporca, come se se sognare il sangue sulle sue mani, lo facesse poi diventare un segno reale e indelebile.

Lei non voleva sacrificare nessuno per la “missione”, non voleva ammetterlo eppure era così, eppure doveva. Non poteva fuggire, per quanto fosse andata lontano, o veloce con la sua moto, sapeva che o lo avrebbe fatto lei, o lo avrebbe fatto Michiru e Haruka non voleva che la sua dolce Michiru si sporcasse per un mondo che non avrebbe più avuto senso senza la sua presenza gioiosa e innocente.

Quando si era innamorata di Michiru?

Haruka non lo sapeva, ma adesso che le viveva accanto giorno e notte, aveva potuto scorgere l’abisso e il dolore, il peso troppo grande da portare per una così giovane donna, piena di talento e di amore.

Era lo stesso per lei, ma portare in due lo stesso fardello sembrava più facile.

Forse si erano amate per disperazione? Per consolazione? Forse Michiru si sarebbe stancata di aspettare, forse sarebbe andata fino in fondo alla missione senza di lei? Oppure non avrebbe più potuto guardarla o toccarla se Haruka si fosse davvero spinta troppo in là sporcandosi le mani con le vite innocenti solo perché lo diceva il loro destino? 

Haruka si lasciò sfuggire un sospiro amaro, ma anche divertito, ripensando alla gelosia di Michiru, per il bacio dato a Sailormoon, ma quello non era che un gesto di affetto, un istinto di protezione, un impulsò banale, niente a che vedere con quello che davvero Haruka provava solo a vedere spuntare il sorriso sul volto di Michiru. Una tempesta di vento e nuvole nel cuore, uno sfarfallio potente nelle orecchie e un’irresistibile voglia di tenerla fra le braccia, stretta a sé, come se nulla le potesse toccare.

Questo, era per lei Michiru: casa, immenso cielo e amore.

Se solo fosse stata capace di esprimerlo anche a parole...

“Ehi! Dove sei finita coi tuoi pensieri? In un luogo dove non posso raggiungerti?”.

La voce calda e un po’ stanca di Michiru riscosse Haruka dal dormiveglia in cui era scivolata.

“Ehi, straniera... già di ritorno? Come è andata la serata?”.

“Diciamo tutto bene... ma tu cosa ci fai sul divano alle 2 del mattino? Abbiamo un letto, ed è comodo sai? Ed è ancora più comodo quando ci sei tu a scaldarmelo, mentre io sono fuori a sorbirmi tanti inutili e ipocriti complimenti”.

“Hanno cercato ancora di comprare la tua musica e il tuo tempo?”. Haruka sapeva già la risposta. Tutti volevano Michiru, la famosa e talentuosa, nonché ricca violinista giapponese. La ragazza prodigio, la dea del violino, la bellissima pittrice.

Era impossibile non innamorarsi di quelle note suonate dalle sue mani, di quei suoi occhi profondi come il mare d’inverno, di quel suo modo gentile, ma distaccato di sorridere e guardare al mondo. Tutti volevano un pezzo dell’incantesimo di Michiru per sé, ma solo Haruka aveva il privilegio di vederla e averla davvero.

“Sì, come sempre. Sono come falene attratte da una luce, ma quella luce non sono io, loro non mi vedono davvero... Ma adesso non mi va di parlare”.

Michiru si chinò su Haruka, che nel frattempo si era messa seduta e la baciò. Non era un bacio della buonanotte, no, era molto di più. Un invito inequivocabile. Michiru non chiedeva, Michiru si prendeva quello che voleva, e Haruka la lasciava fare, tra le due molti pensavano che fosse Haruka quella forte, quella sicura di sé, quella intraprendente, in realtà era vero il contrario. Michiru era la roccia, lo scoglio contro cui si infrangevano le onde del mare e che il vento può solo accarezzare, ma non scalfire, avvolgere, ma non possedere mai del tutto.

Questo era Michiru, ma solo in privato, e solo con lei. 

Nessuna delle due voleva pensare, quella notte.

Haruka fece scivolare le mani sul suo corpo, fino ad accarezzarle i fianchi, fasciati fin troppo stretti da quel suo bellissimo, ma ridondante abito da sera.

Michiru le si mise a cavalcioni e continuando a baciarla le scompigliò i corti capelli biondi.

“Dovresti tagliarli, sono lunghi. Se continui così inizieranno a farti la corte anche i ragazzi... E io ho già troppo da fare a tenere lontane le ragazze...”.

Haruka rise contro l’incavo tra il suo collo e la spalla, la pelle di Michiru era fresca e lievemente azzurrina nella fioca luce del soggiorno,  Michiru sospirò. Anticipazione, attesa e desiderio e amore, quello era il loro rapporto.

“Lo sai che la mia anima è solo tua, che ti appartengo come il vento che trasporta il sapore del mare. Il tuo canto e il tuo sapore sono l’unica cosa che conosco bene e che desidero”.

Haruka le fece scivolare giù il vestito e il corpo di Michiru le si mostrò in tutto il suo splendore: lei era una sirena, uscita dal profondo del mare, solo per lei, per Haruka Tenou. Una ragazza qualunque era stata Haruka, tanto talento, senza regole e senza un futuro certo, da quando aveva incontrato Michiru, però, aveva trovato una casa, uno scopo e l’amore, quello vero, quello che non ha paura di essere e di farsi sentire.

“Come sei romantica stasera Ruka...”

“Ho solo voglia di sognare insieme a te...”

“E allora vieni, lascia che scacci via i tuoi incubi Ruka...”.

Per quella notte Haruka tenne lontano il pensiero, la colpa, il sangue, il destino incerto e ci fu solo la dolcezza e il calore delle braccia, delle labbra e della pelle di Michiru.

Sapeva che tutto sarebbe cambiato presto, come dune di sabbia su una spiaggia, impossibile fermare il sento scivolare dei granelli uno sull'altro, ma per quella notte si abbandonò al dolce cullare delle onde di piacere di Michiru, e della pace.
Quella pace a cui anelava, ma che sentiva di non meritare.

 

 

***

 

Note: questa storia si richiama agli episodi di Sailormoon S, la stagione anni 90, ed è ambientata prima dell’episodio della cattedrale e dei talismani ritrovati.

Non scrivo praticamente mai fem/slash/Yuri, non so come sia venuta questa One shot, ma io la coppia Haruka/Michiru la amo da sempre, da prima ancora di sapere che fossero una vera coppia. Ho sempre amato il loro rapporto così forte e così vero, nonostante gli ostacoli e difficoltà.

Questa storia è stata scritta per il Secret Santa del gruppo Facebook “prompts are The Way”. 

Spero che sia gradita e mi spiace per l’immenso ritardo, diciamo che come dice Calmoniglio ne “Le 5 leggende”, Pasqua è la festa più importante”, quindi questo è più un Secret Easter in realtà...
Lasciatemi un parere se vi va. 
Vostra Ladyhawke83 

   
 
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