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Autore: veronica85    13/04/2023    9 recensioni
Si dice spesso che i padri non siano portati per occuparsi dei figli. Sarà vero? Zuko avrà modo di scoprirlo durante una giornata dedicata a prendersi cura della sua piccola Izumi? Riuscirà a cavarsela da solo o avrà bisogno di aiuto? E nel secondo caso, qualcuno giungerà in suo soccorso? Leggete se volete scoprirlo.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izumi, Katara, Zuko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera/notte/giorno a chiunque leggerà questo mio primo e unico esperimento in questo fandom. Ho voluto provare a scrivere qualcosa perché oggi è il compleanno di una persona che è molto appassionata di questo fandom da almeno due anni e ho pensato di farle un regalo così, sperando le faccia piacere. E quindi proviamo a scrivere sui suoi personaggi preferiti, dopo la fine dell’ultimo libro dedicato ad Aang e dopo la fine della ricerca intrapresa da Zuko e Azula (della quale non so una beata fava, a parte che c’è stata). E quindi, ecco Anto, spero che questo esperimento ti piaccia. Buon compleanno! 

 

 

Era proprio vero che non si smetteva mai di conoscere una persona, sospirò Zuko osservando sconsolato la porta che si chiudeva dietro sua moglie. Lui e Mai si erano sposati poco dopo essere tornati dalla ricerca di sua madre e ora, due anni dopo e con una figlia di appena dieci mesi della quale prendersi cura, il dominatore del fuoco non poteva fare a meno di chiedersi cosa gli avesse detto il cervello per spingerlo a prendere una simile decisione. I primi tempi erano stati perfetti, turbati solo dalla necessità di produrre un erede che permettesse la sopravvivenza della stirpe dei Dominatori del Fuoco. Mai si era piegata senza discutere e dopo solo pochi mesi di tentativi, gli aveva annunciato di portare in grembo l’agognato erede. Zuko aveva vissuto la gravidanza di sua moglie diviso tra l’ansia, la gioia e la paura di non farcela.  In quel periodo, anche Katara ed Aang erano stati in attesa del loro primogenito e lui aveva ringraziato la sua buona stella per questa fortunata coincidenza che gli aveva permesso di confrontarsi con le uniche persone con cui si trovava veramente a suo agio e alle quali non aveva timore di mostrarsi esattamente per come era, certo che non lo avrebbero giudicato. La nascita di Izumi lo aveva reso l’uomo più felice della Terra, al punto che aveva ridotto al minimo indispensabile la presenza di balie e babysitter, preferendo passare più tempo possibile con la sua bambina. Sua moglie non aveva condiviso questo desiderio, rifiutandosi perfino di allattare al seno la piccola Izumi e scaricandola ad una balia senza il minimo rimorso. E così Zuko aveva cercato di fare anche da madre alla bambina, perché non le mancasse quella figura che lui si era visto portare via troppo presto e sapesse che nel mondo ci sarebbe sempre stato qualcuno che la amava. E se tutto fino a quel momento era andato discretamente era stato anche grazie a Katara e Aang, che si erano sempre detti molto disponibili ad aiutarlo.  

Inizialmente lui aveva cercato di evitare di dipendere troppo da loro: i sentimenti che aveva cominciato a provare per Katara anni prima, assopitisi dopo i rispettivi matrimoni, avevano minacciato di ripresentarsi con la stessa forza di quando aveva avuto soltanto sedici anni e rischiare di perdere i suoi due amici più cari solo perché non riusciva a controllarsi era l’ultima cosa che desiderava. Beh, comunque, in realtà il problema non si poneva troppo di frequente perché era stato talmente preso in quell’ultimo periodo, specie da quando Izumi aveva cominciato a gattonare, che aveva avuto a malapena il tempo di pensare a Katara… anche se a volte si trovava a desiderare che lei fosse lì, a condividere con lui i piccoli grandi traguardi della sua bambina, che non erano mai interessati a sua moglie, a dargli un consiglio quando si trovava in difficoltà… che fosse lei la madre di Izumi, perché la sua bambina meritava il meglio e lei lo era.  

Mentre era assorto in quei pensieri, il suono del pianto di Izumi lo riportò alla realtà: sembrava davvero disperata. Allungò il passo, raggiungendo in un battibaleno la cameretta della sua bambina e chinandosi sulla sua culla «Che succede, amore di papà? Un altro dentino infame?» ipotizzò. Da mesi, ormai, Izumi aveva cominciato a mettere i dentini, producendo fiumi di lacrime, solitamente asciugate dalla balia di turno o da una babysitter. Ma quel giorno aveva detto a tutti i domestici che potevano prendersi un permesso, che ci avrebbe pensato lui, in fondo Izumi aveva più di un anno e non dipendeva più in tutto da un’unica persona, quanto poteva essere difficile? Si diede dell’idiota due ore dopo: neanche cullarla e prenderla in braccio aveva prodotto risultati soddisfacenti, la sua povera figliola sembrava inconsolabile. Ecco, quello era uno dei momenti in cui avrebbe proprio avuto bisogno di Katara, lei, oltre ad essere una madre, era anche una straordinaria guaritrice, avrebbe certamente saputo cosa fare. Ma non poteva disturbarla per una sciocchezza simile, avrebbe fatto la figura del totale incompetente e lei lo avrebbe guardato con un’espressione che lo avrebbe fatto sentire in colpa una settimana e… e però Izumi non smetteva di piangere e il suo benessere era più importante di qualsiasi sega mentale, decise impulsivamente, mentre le sue mani emanavano aria calda sufficiente ad evitare che la sua piccola si raffreddasse, avvolgendola in un invisibile bozzolo.  

Raggiungere la casa di Katara richiese soltanto pochi istanti: per sua fortuna, la ragazza era presente e gli aprì immediatamente. «Zuko! Che ci fai da queste parti? E questa è la piccola Izumi, vero? Entrate» lo accolse con un dolcissimo sorriso. Zuko lo ricambiò, grato: ora che erano lì sarebbe sicuramente andato tutto a posto. «Sono venuto a chiederti un consiglio perché non so più che fare: piange ininterrottamente da più di due ore e cullarla non ha risolto niente, il pannolino non è bagnato e ha mangiato quindi… a volte piange un po’quando ha mal di pancia, ma mai così tanto… volevo chiamare un guaritore e poi ho pensato…» esitò impacciato grattandosi la testa.  

«Hai fatto bene a portarmela» gli sorrise Katara sollevando la piccola principessa tra le braccia e posandole una mano sul pancino «Vediamo di capire qual è il problema, che ne dici, tesoro?» tubò, abbassando il tono di voce e sistemandola vicino al cuore. Si addentrò nelle stanze da letto del piano superiore, tallonata da Zuko, impaziente di capire cosa avesse la sua bambina di così grave da renderla inconsolabile fino a quel punto: neanche il suo giocattolo preferito era servito a tranquillizzarla, e questo lo aveva preoccupato oltre misura. Nel frattempo, Katara aveva adagiato Izumi sul letto, spogliandola e controllandole il pannolino, passandole una mano sulla pancia, un’espressione concentrata sul volto alla ricerca di ciò che poteva creare disagio alla bambina.  

«Allora piccola, cosa c’è che non va? Non sembra essere il pancino, né una colica... altrimenti papà lo avrebbe capito... vediamo un po’...». Zuko, intanto le osservava da dietro le spalle di lei, intenerito dal tono di voce, dai modi e dalla sensazione di calore che gli dava la presenza di Katara ogni volta che si vedevano e non potendo smettere di desiderare che quella scena rappresentasse la normalità, anziché una sporadica eccezione. «Oh, ma qui abbiamo ben due dentini! Esclamò la dominatrice dell’acqua distogliendo il signore del fuoco dalle sue riflessioni, e qui un puntino bianco che secondo me sarà un altro dentino… e ce n’è uno anche qui… che ne dici di un massaggino? Proviamo? propose infine, allungando un dito e iniziando a massaggiare delicatamente le gengive della bambina che, finalmente, cominciò a calmarsi. Katara si voltò verso Zuko per un momento: «Prendimi quel giocattolo morbido a forma di zucca: questa piccola ha bisogno di mordere qualcosa, due denti nuovi non sono uno scherzo. E la gengiva è appena tagliata, quindi potrebbe volerci qualche giorno prima che compaiano. Dovrai sentirla strillare per un po’, vero, piccola? Ma il tuo papà ti vuole tanto bene e avrà tanta, tanta pazienza» concluse sorridendo e facendole una leggera carezza sulla testolina, mentre si accingeva a rivestirla. 

 «Mordere qualcosa di morbido le darà sollievo. Questo potete tenerlo: è stato regalato a Bumi, ma lui lo detesta, lo tira sempre il più lontano possibile, sono sicura che sarà felice di liberarsene» concluse rivolgendo un sorriso luminoso al Signore del Fuoco, che non poté fare a meno di ricambiarla 

«Vuoi un tè? Così le diamo il tempo di calmarsi, prima che torniate a casa» gli propose con la sua solita, disarmante semplicità. E dopo che lui ebbe accettato, sembrò ad entrambi naturale sedersi a fare due chiacchiere per la successiva mezz’ora, recuperando il tempo perduto. Giunto il momento di tornare a palazzo, Zuko coprì bene, nuovamente la sua bambina, voltandosi poi verso colei che quel giorno ed in altre occasioni era stata la sua salvezza  

«Allora, grazie ancora, per tutto. E se avessi bisogno di qualcosa, tu o Aang, per voi o per Bumi, non farti problemi» 

«Lo terrò presente, ti ringrazio. E magari possiamo organizzarci nelle prossime settimane, quando non avranno problemi coi denti, per farli giocare insieme: mi piacerebbe che fossero amici». 

«Si, anche a me», asserì Zuko rivolgendole un sorriso luminoso. Katara era riuscita a trasformare anche quella giornata, cominciata decisamente male, in una ricca di gioia e serenità. E come sempre, ogni volta che la vedeva, il cuore di Zuko si scaldava, riempiendosi di sentimenti che non avrebbe mai potuto esprimere a parole ma che rendevano la sua vita molto migliore. Forse, un giorno, avrebbe potuto condividerli con lei, rifletté, mentre il sole tramontava distorcendo le ombre e lui si avviava sulla strada di casa, la figlia in braccio e in cuore il desiderio che giornate come quella potessero ripetersi più di frequente, senza incidenti. 

   
 
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