«Non preoccuparti… Ti ho insegnato tutto ciò che devi sapere. Puoi farcela! Abbi fiducia in te!»

Di fronte a quelle parole NC8429 non riusciva a smettere di tremare.

Pochi minuti prima si era fermato, esausto e impaurito. La paura di non essere adatto per quella situazione lo aveva divorato completamente: avrebbe voluto chiudere gli occhi e pregare affinché qualche cellula cancerosa lo colpisse in pieno per concedergli una morte il più possibile indolore… finché non si era trovato in quella situazione nella quale mai si era augurato che arrivasse.

Il suo senpai era stato catturato da una cellula cancerosa, proprio da colui dal quale era partito tutto quel processo di devastazione: quel feroce nemico lo teneva stretto a sé, pronto a divorarlo per prendere quel poco ossigeno che aveva con sé.

Ma, in un atto di coraggio, il suo senpai glielo aveva affidato, lasciandolo cadere tra le mani.

«Lo affido a te…! Ora vai… così potrai vivere…»

NC8429 non avrebbe mai immaginato che proprio il suo senpai gli avrebbe affidato un compito così importante. In tutta la sua vita si era sentito troppo inadeguato anche per svolgere i compiti più semplici come il trasporto dell'ossigeno: per quanto amasse studiare e apprendere nuove cose del suo lavoro, si era sempre sentito inesperto e incapace di affrontare da solo situazioni complicate, come quelle nelle quali erano capitati i loro senpai e colleghi di lavoro.

Affidare l'ossigeno a lui non era solo un grande atto di coraggio, perché in qualsiasi momento la cellula cancerosa avrebbe potuto riprendersela senza che arrivasse dritto tra le sue braccia.

Quell'atto era un passaggio di consegne in un momento delicato delle vite di tutte le cellule di quel mondo: un gesto di totale affidamento e di fiducia, un modo per dire - non solo a parole: «Tu ce la farai. Mi fido di te».

«Vai!»

Poi la fuga, mentre intorno a lui tutto divenne sempre più nero e tetro.

NC8429 non si voltò. Non poteva permettersi di farlo, non in quel momento in cui aveva tra le mani la speranza di quel mondo.

Come avevano fatto i suoi predecessori, ora era lui a dover raccogliere il coraggio per andare avanti e fare del proprio meglio per affrontare tutte le avversità.

Quel giorno, egli aveva imparato il significato di essere un senpai.

Essere un senpai significava proprio questo: avere coraggio, sconfiggere quel mostro e collaborare con le altre cellule per ricostruire quel mondo ormai a pezzi.

E lui, a caro prezzo, lo era appena diventato.

Da quel momento in poi, doveva essere lui a infondere alle altre cellule quella forza necessaria per continuare a vivere nonostante tutto, anche per chi non c'era più.