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Autore: EleonoraParker    16/04/2023    0 recensioni
"Allora, Daozhang, in passato andavi da solo a caccia notturna?"
"No."
"Allora con chi?"
"...io lo chiamerei un caro amico."
"Ed era buono come te?"
"Più buono di me. É un uomo onesto dal cuore nobile."
"Allora, Daozhang, dov'è questo tuo amico? Adesso che sei in questo stato, perché non è venuto a cercarti?"
"Non so dove si trovi in questo momento, ma spero… dai, per stasera basta. Non sono affatto bravo a raccontare storie, è imbarazzante."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: A-Qing, Song Lan/Song Zichen, Xiao XingChen, Xue Yang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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You're a gift upon this exhausting path of life
I'll continuously wash and shine our love so it won't rust away.
Our meeting was short like a drunken affair,
but it was real.
 
This is what we call fate,
it's something we can't deny
Will I ever experience another day as glorious as today?
 
 
"Allora, Daozhang, in passato andavi da solo a caccia notturna?"
"No."
"Allora con chi?"
"...io lo chiamerei un caro amico."
 
"Song Lan...stai bene?"
Vi era una punta di preoccupazione nella sua voce, vedendo l'altro tanto silenzioso da che si erano messi in cammino, e curvo su sé stesso, qualche passo innanzi a lui nella marcia, ancora ad esaminarsi le nocche escoriate estraendone le ultime schegge di legno rimaste.
Song Zichen grugnì in risposta, senza rallentare né voltarsi.
"Dovresti lasciarmi medicare quella mano, potrebbe infettarsi così."
Provò ancora. Non era la prima volta che glielo proponeva, ma fu la prima in cui ottenne risposta.
"Non è necessario, sto benissimo!"
tacque per qualche secondo, ma Xiao XingChen capì che non aveva ancora finito.
"Starei ancora meglio se quel farabutto non si fosse scansato e il mio pugno si fosse scontrato con la sua faccia piuttosto che con il legno, così che fosse quella, adesso, a sanguinare, e non la mia mano!"
sbottò infatti subito dopo, rabbioso.
Xiao XingChen trattenne il riso che gli sorse spontaneo sentendolo parlare con quel tono, per rispetto nei suoi confronti, ma non poté evitare che le sue labbra si deformassero in un sorriso, nel riconoscere ancora quel suo caratteristico temperamento, segnale -per altro- del fatto che stesse davvero bene come affermava.
"Forse se non avessi provato a colpirlo ora non saresti ferito."
suggerì, con calma ed una punta di ironia.
"Forse se lui avesse tenuto la bocca chiusa anziché blaterare idiozie, non avrei desiderato colpirlo!"
ribatté l'altro.
Allora, Xiao XingChen si permise finalmente di ridere.
"Song Lan, ti ho detto tante volte di non farci caso. La gente dice molte cose poco carine, non puoi colpirli ogni volta..."
"Esatto, la gente parla davvero troppo!" lo interruppe Song Lan : "proprio per questo ci vuole chi insegni loro a tacere!"
L'altro, conoscendo la sua testardaggine e sapendo di non poterlo comunque convincere, si limitò ad inclinare il capo scuotendolo leggermente, con quel lieve sorriso ancora sulle labbra, continuando a camminare.
Ci fu silenzio per un po'. Poi, la voce di Song Zichen gli giunse nuovamente, molto bassa.
"E poi, loro non sanno niente di te."
Xiao XingChen sollevò la testa, lo fissò per qualche momento, poi sorrise di nuovo.
"Beh, nonostante la mia reputazione sia buona nella maggior parte dei casi, non vuol dire che rappresenti l'opinione di tutti. Suppongo che agli occhi di molti appaia ancora strano e... più che altro straniero, il fatto che io venga da una lontana montagna, residenza di una cultrice immortale, isolata dal resto del mondo."
Song Zichen allora si fermò. Scosse la testa e poi, finalmente, si girò a guardarlo.
"Che importa? Che importa da dove vieni? Importa quello che fai, importa la persona che sei."
Era sincero, ed improvvisamente del tutto dimentico della sua mano sanguinante.
Xiao XingChen, fermatosi a sua volta, si limitò a stringersi nelle spalle.
"Non per tutti è così. E poi...sai, a volte credo sia solo un espediente per liberarsi di rancori repressi. "
"Tsk! Rancori repressi? E che tipo di rancori repressi dovrebbero nutrire nei tuoi confronti?" sbottò nuovamente Song Zichen.
"Non nello specifico nei miei confronti. Ma, sai, a volte semplicemente non si è contenti della propria vita, della propria condizione o posizione, e se c'è qualcuno di più conosciuto o apparentemente fortunato... ce la si prende con quella persona perché si crede abbia una vita migliore della propria. E forse è vero, chissà."
Spiegò con calma Xiao XingChen, solo per ottenere dall'altro una negazione con il capo.
"Non li giustifica comunque ad insultarti. Se non sono alla tua altezza, non è certo colpa tua."
L'altro non poté che ridere nuovamente a quelle parole, per poi avvicinarsi a lui e posargli una mano sul braccio, guidandolo gentilmente verso il bordo del sentiero che stavano percorrendo, invitandolo poi a sedersi su di un masso poco più avanti nell'erba, all'ombra di un ciliegio.
"Non voglio tu faccia cose tanto avventate per me. Ora non pensarci più, avanti. Fermiamoci per un po'."
Seppur con un sospiro ed un vago sguardo di disapprovazione, probabilmente più costruito che reale, Song Zichen si lasciò guidare e sedette, evitando, almeno per il momento, di ritornare sulla questione.
Dopo pochi istanti, Xiao XingChen estrasse dalla manica delle erbe medicinali, la sua borraccia di acqua ed una fascia di tessuto bianca.
Poi, prese delicatamente la mano ferita dell'altro tra le sue e, con un solo sguardo fuggevole al suo viso, iniziò a medicarla con cura.
Lui si irrigidì, in un ultimo cenno di resistenza, guardandolo quasi sorpreso per un momento, per poi rilassarsi e lasciarlo fare senza dire una parola.
 
L'aria era tiepida quella mattina, e l'odore dei fiori di ciliegio che iniziavano a sbocciare delicato e piacevole.
Lo ricordava ancora dopo anni, Xiao XingChen.
Quando andavano a caccia notturna insieme, solitamente, si mantenevano comunque in un clima rilassato e privo di preoccupazioni: sapevano di essere abili, e ancor di più di poter contare l'uno sull'altro. E poi, non capitavano quasi mai creature estremamente feroci sul loro cammino.
Nonostante questo però, era inevitabile che si sviluppasse un po' di tensione dal tenere i sensi sempre all'erta, motivo per cui quell'atmosfera estremamente rilassante risultava, dopo gli ultimi avvenimenti, ancora più piacevole. Inevitabilmente, dopo qualche minuto di silenzio, entrambi finirono per sorridere leggermente, senza un motivo preciso, scambiandosi, di tanto in tanto, fugaci occhiate.
Ad un tratto, mentre Xiao XingChen avvolgeva la striscia di tessuto attorno alla sua mano, Song Zichen gli chiese:
"XingChen, perché credi la gente dia così tanta importanza alle origini di qualcuno?"
Lui lo guardò per un momento: aveva udito qualcosa di strano in quel suo tono basso, quasi come se la questione lo riguardasse personalmente, tuttavia non osò chiedere, convinto del fatto che, se l'altro avesse voluto farglielo sapere, glielo avrebbe detto da sé.
Poi, tornò a guardare la fasciatura su cui stava lavorando, assicurandola per bene.
"Credo che, nell'ideale comune, le origini di una persona determinino chi é. Anche se di quelle origini non è, ovviamente, responsabile. Anche se fa di tutto per distanziarsene... sai, penso si creda che abbiano comunque influenza."
Song Zichen lo guardò.
"E tu cosa credi?"
"Io credo che... nulla determini una persona più delle sue intenzioni. E che forse è vero, a volte le origini possono influire sul proprio modo di pensare, ne ho fatto personalmente esperienza, ma... penso  non sia l'unica cosa che conta. E soprattutto, non per tutti."
L'altro annuì.
"Già, sono d'accordo. Per non parlare delle scuole di coltivazione basate sui clan e quindi principalmente sulle famiglie. Perché differenti individui, solo perché condividono lo stesso sangue, dovrebbero avere le stesse potenzialità in ambito di coltivazione spirituale? Privando invece, molto spesso, qualcuno di realmente capace o volenteroso della possibilità di coltivare le proprie abilità."
Xiao XingChen si trovò d'accordo.
"Già, è davvero ingiusto."
"Non è solo ingiusto, è inaccettabile!"
Esclamò Song Zichen, battendo la mano sinistra sulla superficie del masso su cui era seduto.
Nuovamente, l'altro non poté evitare di ridere.
"Song Lan, hai deciso di ferirti anche l'altra mano?"
Solo allora realizzarono, contemporaneamente, che la sua mano destra, quella ferita, nonostante ormai la fasciatura fosse stata completata, si trovava ancora tra quelle di Xiao XingChen.
Song Zichen, con una punta di imbarazzo, la ritirò, notando però subito dopo delle tracce rosse sulla candida veste bianca dell'altro.
"XingChen, mi dispiace, ho finito per macchiarti la veste. Ti avevo detto che non c'era bisogno di medicarmi…"
Iniziò, ma l'altro non lo lasciò finire. Scosse la testa, allisciando la stoffa con le dita.
"Non fa niente. Piuttosto dimmi, se ritieni la questione di cui parlavamo inaccettabile… cosa credi si potrebbe fare a riguardo?"
Lo vide sollevare lo sguardo sul paesaggio circostante per qualche momento prima di rispondergli.
"...L'unica soluzione sarebbe dimostrare alle persone cos'é che conta davvero nell'ambito della coltivazione spirituale. Ma, accecati dai pregiudizi come sono, non vedo come lo si potrebbe fare. Insultano persino te, nonostante l'evidenza della tua bravura…"
Xiao XingChen sorrise affettuosamente:"non dovresti difendermi con tale impeto e decisione, Song Lan."
"E invece si." ribatté subito lui:" sei mio amico, certo che devo. E poi, non sarai mio familiare, ma riconosco che il tuo sia un talento di gran lunga superiore a quello di un qualsiasi individuo di un qualsiasi ramo della mia famiglia. Come ho appena detto, é questo che conta."
"Song Lan…" stava per contraddirlo nuovamente quando lui lo interruppe.
"Anzi, credo di aver capito come potremmo fare a risolvere questa questione. Almeno in parte."
Il suo tono era estremamente serio, ma Xiao XingChen avrebbe ricordato di aver visto autentiche scintille di entusiasmo nei suoi occhi, in quel momento.
Rimase ad ascoltarlo, incuriosito dalle sue parole.
"Dovremmo fondare una nuova scuola di coltivazione, io e te. E, dal momento che ne saremo noi i fondatori, non sarà basata su legami di sangue o di qualsivoglia natura, ma solo sul talento personale. Non adesso ma...magari tra qualche tempo avremo esperienza a sufficienza per poter insegnare a chiunque abbia del potenziale, a prescindere da chi sia. Cosí, quando anche i più umili diventeranno imbattibili grazie ad insegnamenti validi come quelli che tu darai loro, potremo dimostrare ciò in cui crediamo: non sono le origini a fare le persone."
E probabilmente, in un qualsiasi altro momento, se detta da una qualsiasi altra persona, quell'idea gli sarebbe sembrata folle ed eccessivamente ambiziosa, ma c'era una tale sincerità e convinzione nell'espressione di Song Zichen, che Xiao XingChen poté solo sussurrare, ancora perso in quel discorso e nei pensieri che ne erano derivati:" una nostra scuola di coltivazione, dici? Un'idea audace…"
Non significava necessariamente negativa e l'altro lo capí.
"Già, audace. Non sarà facile, ma...dopotutto, tu non puoi più tornare sulla montagna, no? Non staresti voltando le spalle a nulla. Ed io...beh, è da tempo che i miei rapporti con il tempio di BaiXue non sono ottimi, e d'altra parte gli ho appena traditi giudicandoti più bravo di tutti loro, quindi…"
Rise appena, e non capitava spesso, a Xiao XingChen, di sentirlo ridere.
"Allora, cosa ne pensi, potremmo provarci un giorno?"
Xiao XingChen ci pensò. Era davvero un'idea audace. Ma d'altra parte, il discorso di Song Zichen aveva senso: se ci fossero davvero riusciti...sarebbe stata una bella ed ottima cosa.
Così, soprattutto spinto da quell'entusiasmo momentaneo, annuí, e guardandolo gli sorrise.
"Si. Penso che potremmo, un giorno."
Song Zichen gli sorrise a sua volta, ed improvvisamente gli parve che non sarebbe stato poi cosí difficile riuscire in quell'impresa,  se avrebbe avuto lui al suo fianco.
"Come potremmo chiamarla allora?" gli chiese.
L'altro ci pensò per un po', poi disse: "dal momento che non ci basiamo sui legami di sangue, non dovrebbe contenere i nostri nomi. Penso che qualcosa come… "Luna distante che fa brillare la neve" sarebbe meglio. E cosí che la gente ci chiama e ci ricorda, no?"
Xiao XingChen, luna brillante e brezza gentile. Song Zichen, neve distante e gelido freddo.
Si, era cosí che la gente li ricordava.
Xiao XingChen sorrise.
"Ma cosí..nessuno saprà che la luna ha bisogno di riflettersi sulla neve, per brillare."
L'altro scosse appena la testa.
"Non ce n'è bisogno, perché la neve non saprebbe neanche di poter rilucere, se non fosse per la luna."
Restando in silenzio, si guardarono.
Era sciocco perdersi in quei complimenti ed in quei giochi di parole, sciocco per uomini della loro età, ma potevano permetterselo perché sapevano che ogni parola era ciò che sinceramente pensava colui che la pronunciava. E perché in fondo, l'idea che avevano l'uno dell'altro era persino migliore di quanto fossero in grado di esprimere.
Xiao XingChen fu il primo a scuotersi e, deglutendo l'improvviso imbarazzo, disse: "credo dovremmo mangiare qualcosa adesso, visto che ci siamo fermati."
Song Zichen distolse lo sguardo, un'espressione indecifrabile sul suo viso, mentre annuiva appena e sussurrava semplicemente:" dovremmo." accettando poi il panino al vapore passatogli dall'altro.
Rimasero in silenzio fin quando non ebbero finito di mangiare.
Poi Xiao XingChen parlò di nuovo: "Song Lan, lo ricordi il giorno in cui ci siamo conosciuti?"
L'altro tornò a guardarlo ed annuí.
"Certo che lo ricordo. Ero appena finito in un'accesa disputa con il mio maestro e proprio allora tu arrivasti al tempio BaiXue per chiedere ospitalità. Perché?"
"Cosa…" inizió Xiao XingChen, per poi modificare la frase che stava per pronunciare:" ...quale fu la tua prima impressione di me?"
Song Zichen sorrise:" sinceramente? Ti trovai insopportabile. Insomma, nessuno ti conosceva e tu ti ritenevi già in diritto di intrometterti nella disputa tra me ed il mio maestro. Pensai: chi si crede di essere?"
Xiao XingChen rise a quelle parole.
"Non mi stavo intromettendo, volevo solo cercare di calmarvi e fare chiarezza."
"Dunque ti stavi intromettendo."
"No, io…" si fermò e lo guardò, le sopracciglia alzate. Poi sorrise, arrendendosi:" e va bene, mi stavo intromettendo."
"Tendi a farlo spesso, con questioni molto più gravi e...sai, penso che questa sarà la tua rovina."
Xiao XingChen non poté che sorridere leggermente.
"Non posso farci niente, non tollero ingiustizie, crimini impuniti o incomprensioni. I fiori di ghiaccio sono simboli di serenità, dovrebbero crescere ovunque."
Disse, posando una mano sull'elsa della sua spada.
"E poi...non mi importa se sarà la mia rovina, o se dovrò percorrere la mia strada da solo...non smetterò di fare quello che reputo giusto."
Song Zichen sorrise, probabilmente sapendo di non potergli far cambiare idea, e dopo un minuto all'incirca, quando sembrava che non avrebbe detto più nulla, rispose: "Non sarai solo."
Xiao XingChen si voltò, stupito. Poi, un sorriso si allargò lentamente sul suo viso. Sempre di più, dolce, affezionato.
Cercò la sua mano, allora, e vi poggiò la propria sopra in un impulso improvviso.
"Grazie, Song Lan. Sei un caro amico."
E Song Zichen ricambiò ancora quel sorriso, per poi rispondere, con finto tono offeso.
"Come, dopo che mi sono rotto una mano per te, sono solo un caro amico?!"
"Non ti sei rotto una mano…"
"Quasi!"
"E allora cosa vorresti essere?"
E risate e falsa condiscendenza si fusero in un dolce ricordo di primavera al profumo di fiori di ciliegio.
 

 
Promise me that when this moment's over and we meet again
we can put everything in the past and stand by each other
 
"Ed era buono come te?"
"Più buono di me. É un uomo onesto dal cuore nobile."
 
Non c'era fumo, no, tra i resti della distruzione che aveva inondato il tempio di BaiXue. Non c'era cenere, né carboni ardenti. Solo una nebbia bianca e sottile, a riempire ogni spazio ed offuscare la vista. Una coperta di umido gelo per i tanti corpi esanimi, sfigurati , torturati, dall'essenza distrutta.
E poi, sangue.
Sangue in pozze, sangue sulle pareti, sangue sulla carne, sangue dagli occhi. Il più ardente fuoco cremisi che potesse esistere.
Al centro di tutto, solo un uomo. Chinato sulla sua spada - a sostenersi ad essa per non toccare il suolo - e sul cadavere del suo maestro.
Solo un uomo.
Un uomo che non meritava quell'immonda sofferenza. Un uomo rimasto quasi solo.
Quasi, non del tutto.
Xiao XingChen si fece strada, con passi malfermi, tra ciò che era rimasto dagli abitanti del tempio di BaiXue, fino a lui.
Lo vedeva, ansante, a rubare vita all'aria, la vita che aveva abbandonato quel luogo e i suoi abitanti, e che sembrava sul punto di abbandonare anche lui.
Lo raggiunse, senza sapere cosa dire, cosa pensare, solo il vuoto più profondo nel cuore e nella mente.
Il suo passo leggero non lo annunciò fino all'ultimo, fino a che non gli fu accanto.
Allora, inaspettatamente, quel corpo piegato e distrutto, ma non ancora spezzato, si rizzò, scattò in piedi, ed a lui diresse la spada senza esitazione alcuna, in un batter d'occhio.
"Muori, Xue Yang!" lo sentí urlare, mentre si gettava nella sua direzione con tutto il suo peso.
Altrettanto rapidamente, Xiao XingChen estrasse ShangHua e parò il colpo con prontezza, resistendo tuttavia alla sua potenza con difficoltà.
"Song Lan, sono io, Xiao XingChen" disse allora, la voce più bassa e timorosa del previsto.
Song Zichen si immobilizzò per un momento, riducendo istintivamente la potenza del suo attacco. Respirò pesantemente, una, due volte, in un silenzio che terrorizzò Xiao XingChen persino più delle sue urla.
Gli diede però occasione di vedere il suo viso, gli occhi tenuti aperti a malapena, il sangue che scorreva lungo le guance.
"Song Lan…" iniziò, sussurrando, alla ricerca di risposte, ma allora l'altro parve tornare in sé.
La sua bocca si deformò in un ringhio assassino, la sua spada si sollevò ancora, per poi abbattersi nuovamente nella stessa direzione.
"Xiao XingChen… è tutta colpa tua!" urlò contemporaneamente.
Xiao XingChen parò ancora il colpo, e fu sul punto di chiedergli cosa fosse accaduto quando realizzó.
Xue Yang.
Ecco cosa era accaduto al tempio di BaiXue: Xue Yang.
Non poteva essere altri che lui.
Appena ebbe parato il suo colpo, Song Lan caricò nuovamente, cercando ancora di colpirlo. I suoi colpi, sebbene poderosi, sembravano casuali, dati alla cieca.
Un terribile timore si insinuò in Xiao XingChen: quel modo di colpire, quegli occhi arrossati...Xue Yang aveva accecato molti membri del clan Chen prima di ucciderli, solo per il gusto di vederli soffrire, poteva essere che…
"Song Lan…" riprovò allora, ma ancora una volta lui lo interruppe.
"Ha detto che questo è un regalo per te! Sei contento? Sei contento adesso!?" gridò, ghiacciando il sangue nelle vene di Xiao XingChen.
Dunque era cosí, Xue Yang si era vendicato su di lui sterminando gli abitanti del tempio di BaiXue, la casa di Song Zichen.
D'improvviso comprese perfettamente la sua rabbia, e non ebbe il coraggio di aprir bocca.
"Ti avevo detto di starne fuori, e invece tu hai dovuto dargli la caccia lo stesso, vero?! Perché non sei capace di non immischiarti nelle faccende degli altri, e ora altri pagano il prezzo delle tue azioni!"
Gli sbraitò ancora una volta contro Song Zichen, cercando nuovamente di colpirlo.
E certo, Xiao XingChen non avrebbe mai voluto che nulla di tutto quello accadesse. Aveva dato la caccia a Xue Yang perché aveva le capacità per farlo, aveva capacità persino superiori a quelle di molti altri e lo sapeva, e c'era chi aveva bisogno di aiuto e giustizia.
Non avrebbe mai potuto immaginare che la sua crudeltà si sarebbe spinta al punto da eliminare l'intero clan di un suo amico, il suo più caro, unico amico, solo per vendicarsi di lui, l'unico in grado di catturarlo.
Eppure, in questo caso che importanza avevano le intenzioni?
Di fronte al profondo dolore di Song Zichen, di fronte all'evidenza delle conseguenze delle sue azioni… che senso avrebbe avuto cercare di discolparsi?
Era vero, era colpa sua.
Riuscì ancora una volta a parare il colpo, ma la sua rinnovata, sorprendente potenza, lo fece retrocedere di qualche passo.
Tuttavia, c'era qualcosa di più importante dei sensi di colpa in quel momento. Non sapeva se lui lo avrebbe ascoltato, ma valeva la pena tentare.
"Song Lan, i tuoi occhi…"
"Già, i miei occhi. Sono cieco adesso, non è forse evidente?"
Un altro potente fendente giunse a sottolineare quell'affermazione, facendo retrocedere l'altro ancora di un passo.
"Song Lan, io...mi dispiace." esalò in un sussurro, non sapendo cos'altro dire, non sentendosi in grado di dire altro, con quel nodo a strozzargli la gola, e tuttavia sentendo di dover dire qualcosa.
Ma lui non glielo permise comunque.
"Ti dispiace?! Se ti fosse davvero importato mi avresti dato retta! Hai accettato di andare incontro alla tua rovina e mi hai trascinato con te, hai trascinato tutti noi!"
Un altro fendente.
"Avevano ragione, non avresti mai dovuto lasciare la montagna!"
Un altro.
"Vorrei non averti mai conosciuto!"
Un altro ancora.
Xiao XingChen li parò tutti, ma gelide coltellate raggiunsero ugualmente il suo cuore ad ogni sua parola. Sapeva che erano rabbia e dolore a parlare in quel modo, sperava che Song Zichen non avrebbe mai pensato per davvero quelle cose, ma faceva male ugualmente. Molto più che male.
Ad ogni colpo, ad ogni passo indietro, si sentiva più vicino ad un profondo baratro. Il baratro che segnava la fine, senza possibilità di ritorno, di qualcosa di vero, di profondo, per lui meraviglioso. Qualcosa di unico.
Il suo cuore aveva già iniziato a sprofondarvi, e presto il suo corpo lo avrebbe seguito, lo sentiva.
"Dovresti colpirmi, Xiao XingChen, o sarò io a farlo. Anche se non posso più vedere, posso ancora riuscirci!"
Ma Xiao XingChen, a quel punto, lasciate scorrere le ultime lacrime sulle proprie guance, all'ennesimo fendente parato, sentì di aver raggiunto il limite.
Respinta la sua spada, calò la propria. Poi parlò, con voce straordinariamente ferma.
"No. Non lo farò."
"Perché?!" urlò Song Zichen, esasperato, sofferente, quasi supplichevole.
"Non puoi vedere, non incrocerò la mia spada con la tua."
Tacquero per alcuni secondi, la brezza gentile e la neve distante, ed un soffio di vento portò via con sé i residui delle loro lacrime di sale e di sangue, mischiandole.
Poi, Song Zichen parlò, il freddo gelido che Xiao XingChen non aveva mai riconosciuto in lui, finalmente a palesarsi.
"Uccidimi e sarà tutto più semplice."
Lui non rispose, lasciò, invece, cadere la sua spada.
Il clangore che produsse scontrandosi con il pavimento risuonò nei dintorni ormai deserti come il crollo dell'ultima difesa, e la rottura dell'ultimo legame.
Song Zichen levò la spada. Poi, con un urlo, corse verso di lui, la rabbia e la disperazione a distorcere il suo viso, a non renderlo più sè stesso.
Era cosí che doveva andare, era giusto così.
Xiao XingChen rimase immobile in attesa del colpo che, sebbene non avrebbe potuto rimediare al danno subito, avrebbe forse fatto qualcosa per aiutare quello che, nonostante tutto, restava e sarebbe sempre rimasto suo amico.
Chiuse gli occhi, scegliendo di non assistere a quel doloroso momento.
Ma quando già poteva sentire il freddo della lama contro la gola questa, miracolosamente, si fermò.
E con essa parve fermarsi il tempo, scandito solo da pesanti, costretti respiri.
Poi, ancora ad occhi chiusi, Xiao XingChen lo percepì allontanarsi. Non trovò il coraggio di aprirli finché non udì un secondo clangore di spada e, con esso, un singhiozzo. Pieno, terribile, inimmaginabile.
Aprì gli occhi in tempo per vedere Song Zichen cedere e cadere sulle ginocchia. Accorse e lo sostenne, impedendogli di finire sul pavimento imbrattato di sangue, scivoloso.
Piangeva, Song Lan. Piangeva la morte di chi lo aveva cresciuto, piangeva ogni litigio che aveva avuto con il suo maestro ed il modo in cui da tutti loro si era allontanato. Piangeva come non aveva mai pianto, dolorose lacrime di sangue, stringendo tra i pugni la bianca veste di Xiao XingChen.
L'ultimo appiglio, nel buio e nel dolore.
Lui non parló, la mente troppo offuscata, il cuore troppo straziato. Lo strinse, e attese solo che tutto, in qualche modo, finisse.
Ma inaspettatamente non dovette aspettare a lungo. Prima che potesse accorgersene, l'altro smise di piangere e perse i sensi, cadendo in un nulla di stanchezza, buio e dolore.
Xiao XingChen guardò il suo viso: non era rilassato, no, non era neanche lontanamente sereno. Ma era bello, era puro, era onesto, cosí come nobile era il suo cuore. Macchiò il candore delle sue maniche per asciugare le ultime tracce che qualche lacrima di sangue vi aveva lasciato.
E allora capì quello che doveva fare.
"Mi dispiace, Song Lan…" sussurrò, ed era vero. Non gli era mai dispiaciuto così tanto.
Forse le sue parole erano state in parte ingiuste, ma comunque non avrebbe mai potuto perdonarsi l'aver causato la morte del suo intero clan, e la perdita della sua vista.
Gli dispiaceva soprattutto, forse egoisticamente, che tutto quello li avesse portati a quel punto di non ritorno, il principio di quel baratro. Che avesse annullato, in poco tempo, ciò che loro avevano costruito in anni, e ciò che ancora avrebbero potuto costruire, insieme, negli anni a venire.
Gli dispiaceva di aver perso il suo amico, il migliore che avesse mai avuto.
E gli dispiaceva non aver modo, non averlo davvero, per rimediare.
C'era solo una cosa che poteva fare, solo una cosa che ancora poteva donargli per aiutarlo. A quel punto, tutto ciò che gli era rimasto: sè stesso.
Avrebbe dato sè stesso per potergli restituire anche solo la minima parte di ciò che gli aveva portato via. Per poter ottenere il suo perdono.
E se quella minima parte era la vista, allora gli avrebbe donato i suoi occhi.
 

 
Even though this cannot last,
I won't resent it because nothing is forever
This is what we call fate,
it's something we can't deny
Will I ever experience another day as glorious as today?
 
"Allora, Daozhang, dov'è questo tuo amico? Adesso che sei in questo stato, perché non è venuto a cercarti?"
"Non so dove si trovi in questo momento, ma spero…"
 
 
Faceva freddo. Sapeva solo questo, sentiva solo questo ormai. Faceva freddo, e faceva male. Stava provando un dolore che un tempo non avrebbe mai neanche immaginato di poter conoscere. Era ormai un dolore sordo, perché forse lui stesso, lentamente, stava diventando insensibile ad esso, ma perpetuo, pungente e penetrante; partiva dal luogo in cui, un tempo, giacevano i suoi occhi, ed arrivava al cervello, fino alla sua anima. E non era solo quello. C'era un dolore ancora più grande ed opprimente dentro di lui. Colpiva il suo petto, senza pietà, facendogli desiderare che fosse vuoto anche quello, come ormai vuote erano le sue orbite.
Ogni tanto, percepiva del sangue scivolargli lungo le guance, ne sentiva l'odore, ed immaginava che il dolore alla testa dovesse essere, in quel momento, ancora più forte, ma non era così. O almeno, lui non poteva accorgersene, perché quelli erano i momenti in cui il dolore nel petto diventava dirompente, insostenibile. Allora doveva fermarsi.
Camminava senza meta, giù, sempre più giù lungo il versante della montagna, tra erba e terra e rocce con cui le sue mani violentemente si scontravano quando, in quella camminata strascicata e pietosa, i suoi piedi urtavano un ostacolo ed il suo corpo perdeva l'equilibrio. I palmi erano ormai martoriati, ma il loro dolore era nulla in confronto al resto.
Aveva cercato di andare in fretta, più in fretta possibile, lontano da quella montagna da cui un giorno era voluto scappare, affamato di mondo, spaventato dall'idea di rimanervi per sempre, e su cui ora avrebbe disperatamente voluto restare, terrorizzato all'idea di non poterla più rivedere.
Ancora di più, di dover affrontare nuovamente tutto il resto, tutto ciò che c'era oltre quella, fino alla fine dei suoi giorni.
Lontano da lui, che avrebbe dormito ancora per un paio di giorni, che tuttavia, se non fosse andato svelto, non sarebbero stati abbastanza per non farsi trovare.
E conosceva Song Zichen, sapeva che lo avrebbe cercato. Per riversare su di lui la sua rabbia, ancora più forte e disperata dopo quello che Xiao XingChen aveva fatto. Forse per chiedergli scusa, eroso dal senso di colpa, dopo quello che Xiao XingChen aveva fatto.
Prima o poi, lo avrebbe fatto. Ma sperava di essere già sufficientemente lontano, allora, per non farsi trovare. Perché la realtà era che lui non voleva essere trovato, consapevole che quanto aveva fatto non era stato solo per lui, no, ma anche per sé stesso. Perché non avrebbe avuto altro modo di sopravvivere al senso di colpa se non gli avesse dato tutto il possibile, rimediando a ciò a cui poteva ancora rimediare. Perché aveva sperato che, così facendo, quel dolore sconvolgente  al petto sarebbe diminuito.
Però così non era stato, anzi.
Ci aveva sperato fino all’ultimo secondo, fino all’ultimo sguardo che aveva dedicato al suo corpo inerme, profondamente addormentato, il suo ultimo sguardo in assoluto, l’ultima cosa che aveva visto, prima di perdere i sensi a sua volta. Ma al suo risveglio, nel silenzio, nell’aria tersa e frizzante, nel nuovo, insostenibile dolore, aveva scoperto che non era così.
Però, almeno qualcosa era stato fatto, prova ne era il buio, il nulla, che non era neppure oscurità, era totale mancanza di percezione, un vuoto che per il resto della vita avrebbe portato con sé.
Aveva allungato, allora, le mani sul terreno e, a tentoni, aveva trovato l’altro. Aveva risalito le sue braccia con i palmi, la paura a far tremare le mani, e poi raggiunto il suo viso, i suoi occhi. E aveva sentito, allora, una benda fresca e pulita sotto le dita. Un morbido tessuto, seta della delicatezza dei bachi della montagna dell’immortale, che da anni non toccava. Aveva dunque capito che Lei gli aveva concesso il suo ultimo dono d’addio, l’ultimo saluto, nonostante tutto. Andare via era stata una sua scelta, una scelta che Lei non condivideva - e a ragione, con il senno di poi- ma non aveva mai serbato rancore nei suoi confronti per questo. Dopotutto, era la prima ad invitarli a prendere la propria strada, a seguire il proprio cuore.
Solo che, poi, non avrebbero più potuto fare ritorno.
Ma adesso, che tutto era stato e tutto era distrutto, andava bene così.
Il suo unico e grande rammarico era non aver potuto vedere il viso di Song Zichen un’ultima volta mentre lo lasciava per sempre.
Gli sarebbe piaciuto potergli dedicare un ultimo addio guardandolo negli occhi. O quantomeno in viso.
Dopotutto, era diventato la persona più importante per lui, negli ultimi anni. Doveva esserlo, se era arrivato persino a dargli i suoi occhi.
E quando si fermava, quando il suo corpo si rifiutava di procedere su quella strada apparentemente infinita per l’immenso dolore al petto, ripensava a questo.
Ripensava a quanto stesse perdendo e a quanto avesse già perso e fatto perdere. Era terribile. Ma forse, Song Zichen non era come lui. Anzi, sicuramente non lo era. Ciò che Xiao XingChen aveva fatto era stato semplicemente dargli la possibilità di andare avanti e forse, un giorno, di dimenticare. Dimenticarsi persino di lui, se fosse stato necessario. Lui poteva farlo, sapeva che ne sarebbe stato in grado. Anzi, era certo che lo avrebbe fatto. E quella certezza aveva appena salvato entrambi. O almeno aveva salvato, per il momento, la loro vita, perché quello che il futuro avrebbe riservato per la loro anima, la gioia o la lenta e dolorosa disintegrazione, nessuno poteva prevederlo.
Eppure, nel nome di quell'unica certezza, Xiao XingChen trovava il coraggio di rialzarsi e riprendere a camminare, non importava cosa sarebbe successo o dove sarebbe arrivato: Song Zichen non avrebbe dovuto vederlo.
Lui non doveva sapere, o forse avrebbe rinunciato a dimenticare, e non era quello che Xiao XingChen voleva, non era quello ciò per cui si era sacrificato. Ed era forse ciò che faceva più male.
Lo conosceva al punto da sapere che, vere o false che fossero state le ultime parole che gli aveva rivolto, lui se ne sarebbe sentito in colpa. Ma non doveva essere cosí, non più.
Song Zichen aveva già scontato persino colpe che non erano le sue. Era il suo turno adesso.
Così si trascinava avanti, sostenendosi a quel bastone di fortuna che aveva afferrato lungo la strada come fosse l'unica cosa in grado di impedirgli di affogare tra le ondate di dolore, e continuare il suo cammino, lento, malfermo, patetico e disperato.
Ricordò d'improvviso le parole di Song Zichen quando gli aveva detto che, alla fine, non sarebbe stato solo. Nonostante quello, sorrise.
Non lo era, infatti. Non era solo. Avrebbe portato il suo ricordo con sé per sempre e dovunque, l'ultima immagine conservata nella sua mente, ogni conversazione, ogni risata, ogni sogno condiviso. Tutto, perché lui era la cosa migliore che gli fosse mai capitata. E non importava dove sarebbe stato, nei seguenti anni di miseria, Xiao XingChen semplicemente sperava che sarebbe stato sempre bene.
E in fondo sperava, tenendolo segreto persino a sé stesso, anche se non avrebbe dovuto, di poterlo rincontrare un giorno.
 

 
There's so much i want to say,
but you probably already know
When we meet again some time in the future
Please don't let go again
 
"Dai, per stasera basta. Non sono affatto bravo a raccontare storie, è imbarazzante."
 
Già, meglio fermarsi. Meglio smettere perché, realizzò Xiao XingChen, dopotutto quella era una storia che davvero non si poteva raccontare. Perché era troppo, ogni momento di essa avrebbe meritato di essere narrato e descritto, ma era anche troppo breve perché, seppur molti, in fondo quei momenti erano stati ancora troppo pochi.
Non poteva, non voleva narrarla. Faceva troppo male, e non sarebbe servito a nulla se non a risvegliare quell'ormai da tempo sopita speranza, a sua volta inutile e persino pericolosa, di poterlo rivedere.
Erano sufficienti i ricordi, a riempire la sua mente ora che non vi potevano essere nuove immagini a farlo.
 Cercava, a volte, di immaginare dove l'altro potesse trovarsi, ma non riusciva mai a visualizzare un unico posto. Ve ne erano sempre una moltitudine a susseguirsi, nebulosi e sfocati -da troppo tempo non vedeva i colori per ricordarli propriamente- perché non credeva esistesse, in fondo, un posto dove Song Lan sarebbe potuto rimanere per sempre, soprattutto da quando il tempio di Baixue era stato distrutto. Perché lui era troppo per un unico luogo, era ovunque, movimento, viaggio e scoperta, eppure anche ritorno e casa.
Avrebbe probabilmente continuato a girare il mondo fino alla sua dipartita. Lo avrebbero fatto insieme, se solo avessero potuto.
E a volte Xiao XingChen non poteva impedirsi di credere che forse, in qualche modo, Song Lan lo stava ancora cercando.
Non gli piaceva questa prospettiva, non avrebbe voluto che fosse così. Lui voleva che Song Lan vivesse una nuova vita, al sicuro, lontano da lui e dalle disgrazie che portava.
Eppure al tempo stesso c'erano volte in cui, nonostante cercasse di convincersi a non farlo, non poteva che sperare. E non sapeva, con esattezza, cosa sperasse.
Sperava di poter avere indietro almeno parte di ciò che aveva perduto.
Sperava, forse, di essere davvero da lui trovato, anche se era praticamente impossibile: Xiao XingChen non era più il rinomato giovane cultore. Certo, aiutava ancora coloro che, in un momento di necessità, incrociavano la sua strada, ma non rivelava mai loro il suo nome e non rivelava mai nulla sulla sua identità.
E quando non cacciava mostri era invisibile. Fin quando non serviva, nessuno lo notava.
Era solo un povero cieco, un'altra delle tante vittime della spietata natura o, ancora peggio, dell'umana crudeltà: passava inosservato nel suo candore. Sperava questo fosse sufficiente a non farsi trovare.
Quanto clemente -o forse spietato- sarebbe dovuto essere, il fato, per far sì che, tra tanti che erano stati i tempi e i luoghi delle loro vite, loro due finissero per reincontrarsi?
Anche se era stato proprio il fato, dopotutto, quel fato clemente e spietato al tempo stesso, ad unirli e a separarli in primo luogo.
E nonostante questo sperava di rivederlo, o meglio, di udire di nuovo la sua voce, un giorno, seppur distratto, seppur per caso.
Avrebbe potuto essere lui stesso a cercarlo, certo. Non dubitava che, nonostante la cecità, se avesse operato con impegno ci sarebbe riuscito, ma non voleva. Non voleva vanificare gli sforzi di un tale sacrificio, e dopotutto non se ne sentiva neanche in diritto.
E poi, in fondo ora si era sistemato.
Senza che avesse potuto neanche accorgersene, in una casa di bare di una città sperduta nello Shoudong, umida e fredda, quasi deserta, aveva costruito qualcosa di simile ad una famiglia, e non lo aveva fatto da solo.
Aveva una ragazzina, ora, quasi una sorella minore, di cui prendersi cura: A-Qing, cieca come lui, ma che con la sua spontaneità, la sua allegria e schiettezza, pareva vedere molto più di quanto lui avrebbe mai potuto imparare ad intuire. Era a volte un po'capricciosa, ma chi non lo era stato, alla sua età?
Aveva un nuovo amico, ormai quasi un compagno di vita, sempre presente, sempre d'aiuto, apparentemente senza alcun impegno né preoccupazione al mondo. Qualcuno dal nome sconosciuto, di cui sentiva però di potersi fidare. Qualcuno che era stato in grado di farlo ridere dopo anni di tristezza, e continuava a farlo.
Non poteva lasciarli, non voleva lasciarli. Dopotutto, se la sua strada e quella di Song Lan erano destinate a non incrociarsi più, e se era meglio che le cose restassero cosí, tanto valeva vivere del possibile, limitandosi al semplice sperare, e sognare, l'impossibile.
Così pose fine al suo racconto, Xiao XingChen, ma per alcuni momenti dopo non riuscì a percepire ciò che gli altri due si stavano dicendo: troppo lontana la sua mente, troppo impegnata a ripercorrere ciascuno di quei momenti quasi come non fossero mai andati via davvero.
Finì il suo racconto e scosse appena la testa, rassegnandosi all'inevitabilità di quei pensieri e di quelle speranze, dettati dalla curiosità, dal dolore, ma soprattutto dall'affetto.
Dopotutto, principalmente sperava che Song Lan stesse bene.
Egoisticamente, era costretto ad accettare anche quel desiderio disperato di sentire ancora una volta la sua voce.
Senza poter sapere che, una volta trovatosi ad un passo dal sentirla, Song Lan l'avrebbe persa per sempre.
Senza sapere che, la volta seguente in cui si sarebbero visti, come fossero due anime dannate, due metà di un unico destino, una nuova tragedia che in fondo nelle loro vite si era già insinuata li avrebbe trascinati entrambi nella polvere, rendendoli l'uno l'ultima meta dell'altro. Per l'ultima volta.
 

The love we couldn't have in this life

The fate we couldn't live in this life

When we meet again some time in the future

Please don't let go of me.


//Grazie per aver letto questa breve (e triste) storia che ho voluto dedicare a due bellissimi personaggi dallo sfortunato destino quali Xiao Xingchen e Song Zichen. Partendo dal dialogo riportato in corsivo, presente nell'audiodrama durante il racconto degli eventi della città di Yi, ho voluto immaginare come dovesse essere stata la loro amicizia e, ancor di più, la loro separazione. Spero di aver reso giustizia a personaggi tanto profondi e nobili e spero la storia vi sia piaciuta. 
I versi in inglese invece sono una traduzione della canzone 'Fate (인연)'  di Lee Sun Hee (이선희), che trovo tremendamente adatta alla loro storia. 

 
   
 
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