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Autore: scrappedprincess    13/09/2009    1 recensioni
Prima fanfic pubblicata spero vi piaccia ^w^. Scritta per un concorso scolastico del mio liceo su ''La donna e la guerra''. Classificatosi al 3° posto.
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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''Al mio Dio,che odio tanto''

 

 

A piedi nudi avanzo lentamente verso l'immensa distesa scura del mare,affondando nella sabbia umida della notte.Passo dopo passo le lacrime scivolano dagli occhi,rigano le guance arrossate per il freddo,per poi morire sulle labbra lasciando solo un sapore salato che si mischia all'odore della salsedine dell'aria.I ricordi si fanno strada nella mia mente sovrastando ogni altro pensiero,scivolano lenti per poi travolgermi in un vortice di sensazioni.Una lettera nelle mie mani e una foto:io e la mia bambina.

Ricordi di una vita ormai abbandonata affollano la testa,riecheggiano come musiche di un folle compositore,riempiono il cuore e scacciano,anche per un solo istante,le paure del presente troppo doloroso e di un futuro troppo incerto.

Immagini senza fine si susseguono nella mente,riaprendo le ferite ancora fresche da cui scorre nuovamente vivo il sangue cremisi,i colori si mescolano e le parole si fondono in un turbine di nostalgia ed amara dolcezza.Sento ancora la sua presenza al mio fianco,il suo caldo abbraccio,il suo sguardo curioso su di me,come avrei voluto dirle che l'amavo,come avrei voluto raccontarle di quelle notti in cui restavo sveglia a guardarla mentre dormiva serena.

Mia figlia,la mia vita.

Una bambina dai lunghi ricci neri,dal viso aggraziato:una bambola dai lineamenti gentili e dagli occhi smeraldini,vispi,vivi.Quegli occhi che spesso mi scrutavano con tenerezza,quegli occhi che sapevano infondermi calore,lo stesso calore che mi dava quando si accoccolava sul mio seno e si lasciava cullare dal mio respiro.Lei era la scintilla che faceva battere il mio cuore,la mia gioia.

Era la mia bambina...

Ajat Hallah,miracolo di Dio,così la chiamai in onore di suo padre,tanto fedele alla sua religione da abbandonare la giovane moglie e la figlia neonata per combattere per la salvezza della patria,sacrificandosi per quella delle sue donne.

''Un giorno diventerò come papà.''mi diceva con il sorriso ingenuo di chi non capisce,''Proteggerò la mamma dai cattivi!''.E continuava a non comprendere per quale motivo ogni volta che lo dicesse io piangevo,mi abbracciava e mi consolava in silenzio inebriandomi del suo tenero odore di bambina.

Purtroppo,abbandonò troppo presto l'infanzia:diventò una giovane donna,alta e fiera,con il suo burqua turchese che metteva in risalto gli splendidi occhi.Il suo desiderio di seguire le orme del padre non era mai svanito,anzi col tempo si era rafforzato.L'innocenza era scivolata via dal suo sguardo,lasciando posto alla consapevolezza dai dolori della vita,della crudezza della realtà,della cattiveria della guerra.E proprio in quello sguardo io rivedevo suo padre,la sua determinazione,la sua bontà,la sua fede,la sua pazzia.Ajat voleva giustizia,voleva riscattare la nostra popolazione da una situazione di totale decadenza,voleva vendetta.

''Il mondo è malato,bisogna purificarlo.Hallah è l'unico capace di questo,e noi sulla terra dobbiamo seguire il suo volere,attuare il suo progetto.'',mi disse,''Io sono nata per questo,tutti noi lo siamo.Seguirò il mio destino,morirò se necessario,proteggerò te e la mia gente.Mamma,io non ho paura.''.

Erano discorsi troppo duri per una diciottenne,troppo difficili da capire per il cuore di una madre.

''Secondo il Corano il martire maschio verrà accolto in paradiso da settandue splendide vergini,invece la donna martire sarà la responsabile,la direttrice,l'ufficiale delle altre.Sarà la più bella tra le belle.Io ci riuscirò,io sarò ricordata per sempre,io sarò una shaid.''.

E con queste parole mi lasciò,abbandonò la nostra casa a soli diciannove anni per arruolarsi nell'esercito islamico...

Per un attimo il paesaggio che mi circonda mi distrae dai miei pensieri: le onde danzano nell'oscurità infrangendosi armoniosamente sulla riva,ritirandosi immediatamente per poi ricominciare all'infinito.Il vento freddo accarezza il mio viso,ormai,solcato da leggere rughe e un brivido sale lungo la schiena attraversando velocemente la pelle.Come vorrei dimenticare,come vorrei porre fine al dolore dilaniante che mi preme sul cuore,vorrei ma non posso.Non potrò mai.

Mi abbandono sulla sabbia,le ginocchia al petto,la fronte poggiata su di esse.Dopo un po' di tempo riapro gli occhi ,riprendendo a camminare lungo il gelido litorale.Scruto il cielo stellato che si fonde nell'immensa distesa d'acqua del mare alla ricerca di un orizzonte sempre più lontano ed irraggiungibile.Fa sempre più freddo,vento soffia forte alzando leggeri mulinelli di granelli dorati,nella mia mano stringo ancora la lettera sigillata da un francobollo straniero,consegnata poche ore fà.La paura di aprirla è troppa,la consapevolezza di ciò che potrebbe esserci scritto fa scaturire in me un profondo senso d'ansia.Cerco di farmi coraggio e tremando apro quella busta proveniente dall'America,rileggo il nome del mittente per l'ennesima volta:Ajat Hallah.

All'interno un piccolo ciondolo d'oro,quello che il padre aveva donato alla piccola prima di partire per la guerra dalla quale non sarebbe mai più tornato, ed una lettere scritta a mano con una grafia dolce e tonda quasi infantile che dice:

 

Cara madre,

sicuramente sarai sorpresa di aver ricevuto questa lettera.Ho poco tempo per scriverti purtroppo,forse non avrei neanche dovuto ma ne sentivo davvero il bisogno.So bene che speravi in un futuro diverso per me,so che volevi che continuassi gli studi, magari all'estero,in Italia, e che mi trovassi un buon marito.Sai,forse nel profondo del mio cuore lo desideravo anche io,ma sappiamo entrambe che il mio destino è diverso: è inciso nel mio spirito,sulla mia pelle e nella mia mente dalla nascita.Lo stesso Hallah ha scelto per me questa sorte: egli mi ha ritenuta degna di combattere nel suo esercito in una guerra in cui solo la fede può portare alla vittoria,in cui la salvezza del paese dipende solo dai nostri sacrifici e dal nostro valore.

Domani salirò sul mio aereo,così finalmente, potrò portare a termine il mio compito su questa terra e sia tu che papà potrete essere davvero orgogliosi di me.

Mamma ti chiedo solo di non piangere per me lacrime sporche di dolore ma sorridi poichè tua figlia si è battuta dolorosamente per il tuo bene e per quello di tutta la popolazione..

Ti saluto per l'ultima volta,cara madre,ricorda che ti amo.

Tua figlia

Ajat Hallah.

 

Come può una madre non impazzire dal dolore leggendo tali parole?

Mi dispiace,ma non potrò esaudire il desiderio della mia bambina,non riesco a trattenere le lacrime dai miei occhi.Non riesco ad affrontare la realtà,continuo a sperare che sia solo un sogno ingannatore e che svegliandomi la troverò ancora tra le mie braccia teneramente addormentata.

Come si può continuare a vivere quando si ha perso tutto quello per cui valeva la pena andare avanti?

Mi dispiace,ma adesso non riesco più a credere in quel Dio che tanto il mio caro marito ha amato,non posso più sostenere gli ideali per i quali la mia famiglia si è sacrificata.

Come può il mondo restare indifferente dinanzi allo sterminio di un'intera popolazione,al suicidio folle di ragazzi innocenti colmi d'odio e allo stesso tempo di speranza?Vorrei chiederlo al mio Dio questo,vorrei sapere il perchè di tanta sofferenza,cosa abbiamo fatto di male per meritarci cio'?

Il sole sta sorgendo all'orizzonte infuocando l 'oscuro cielo con i suoi scarlatti raggi,le stelle piano piano si spengono con dolcezza ed io resto qui,seduta aspettando che la mia bambina riesca a tornare da me,che il mondo riesca a ribellarsi al mio Dio,che odio tanto.

  
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